L'AUTORE

giovedì 30 dicembre 2010

Elton John, quattro genitori e una pop star



di Piero Montanari                              

Tutti sanno dell’omosessualità della grande pop star inglese Elton John, lui non ne ha mai fatto mistero e a noi frega davvero pochissimo perché, da bravi volteriani illuministi un po’ storico-materialisti e culturalmente “comunisti”, siamo soprattutto antropocentrici, ci interessa l’Uomo in quanto tale, il suo pensiero, la sua filosofia le sue molteplici sfaccettature ma non c’interessa, di contro, ciò che fa nel suo letto e con chi se la spassa, a meno che non ricopra cariche istituzionali e che, attraverso una vita sociale smodata, non sia ricattabile e quindi pericoloso per la sicurezza dello Stato. Insomma, per farla breve, a Berlusconi o chi per lui, non è concesso né andare in giro ad adescare soldati nei bagni pubblici e né invitare mignottelle d’altobordo nelle sue alcove istituzionali. Così come all’ex presidente della Regione Lazio Marrazzo che si faceva una vita extra con i trans e la cocaina. Ma lui si è dimesso, correttamente e Berlusconi no. Ma questo è un altro discorso.
Elton fa le cose in perfetta regola: si sposa nel 2005 col suo vecchio compagno David Furnish, col quale viveva dal 1993,  ma solo dopo che la civile Gran Bretagna ha detto si alle unioni gay e, siccome dalla vita ha avuto tutto, talento, soldi e fortuna, ha deciso di avere anche un figlio, che gli mancava per chiudere il bel cerchio della sua esistenza. Madre Natura, che non è corruttibile col danaro, lo ha quindi obbligato a prendere un utero in affitto, considerata la legge inglese che non permette la fecondazione in vitro. Ed ecco che, la notte di Natale, così come il messianico bambinello, nasce Zachary Dwight John, figlio del 63enne Reginald Kenneth Dwight (il vero nome di Elton) e di David Furnish.


E sapete qual è l'aspetto divertente e un pò curioso di questa storia? E’ che Elton ha stracciato tutti i record di confusione parentale, perché in un istante è diventato: papà, “mamma”, nonno e “nonna”, considerata anche l’età. Qualche probleminodiorientamento per il futuro del piccolo Zachary?                         globalist.it

Morgan a Napolitano: rivoglio mia figlia!


di Piero Montanari

Morgan il Cantante, per differirlo dal suo più famoso omonimo il Pirata, è quello strano artista canuto con una parte dei capelli protesi da un lato, come se soffiasse sulla sua faccia un ideale vento perenne da est ad ovest. E’ un dandy post litteram, si veste alla maniera di Oscar Wilde e di Oscar Giannino (il giornalista che miagola), partecipa come critico ai talent show, ha un parlare intenso ed elegante, sciorina critiche con aria saccente, dall’alto dei suoi “successi” come cantante dei vecchi Blu Vertigo e in seguito solista ma, soprattutto come marito di Asia Argento, la trasgressiva figlioletta di Dario, il re italiano del cinema horror-thriller.
Però, vi giuro, se mi chiedessero di canticchiare una sua canzone, magari la più famosa, andrei in crisi, muto come un pesce. Perché Marco Castoldi Morgan, da Muggiò, Milano, è uno di quei personaggi che devono la loro fama più al presenzialismo sui media che alla loro arte che poi sarebbe tutta da verificare. Ma non importa, Morgan è uno che si vende bene e sa che è sufficiente, per alimentare la sua fama,  che si vedano foto sui giornali scandalistici mentre ispeziona l’ennesimo tatuaggio osè della ex moglie, o che dica stupidamente, in un’intervista al giornale Max e poi smentendo su decine di trasmissioni, che: “Il crack è una grande ficata e drogarsi è bello perché esalta la creatività”.  'Sta scemata, però,  l’ha pagata cara perché, per averla detta, fu espulso dalla rosa dello scorso festival di Sanremo che davvero sarebbe servito alla sua carriera di cantante, ma, soprattutto e a seguito di ciò, la ex moglie gli ha tolto la facoltà di vedere la loro figliola di 9 anni, Anna Lou, adducendo il fatto che Morgan non si è mai premurato di "rassicurare la bambina" su questa spiacevole intervista.
 Asia Argento, quindi, ottiene l’affidamento esclusivo di Anna Lou e se ne parte per gli Usa a Natale con la piccola, e Morgan, imbaccalito, imbufalito e disperato che fa? Ma scrive al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che di cacchi in questo momento ce ne ha pochissimi,  chiedendogli di intervenire. Non è la prima volta che Morgan scrive al Presidente. Successe anni fa quando gli fu negato e poi accordato il Teatro Romano di Verona per un suo concerto. Anch’io, l’altro giorno ho preso una multa ingiustissima di euro 38 per divieto di sosta a Castel Gandolfo, e sto meditando, nel mio piccolo, di appellarmi a Napolitano.
 Stabilitò ciò, bisogna pur dire che Asia Argento non è proprio Madre Teresa di Calcutta. Ama molto imbarazzare, fare personaggio e lo fa benissimo. Negli ultimi anni ha scandalizzato il pubblico per il bacio appassionato che dà a un rottweiler nel film "Go Go Tales" e ha girato scene di masturbazione in un altro, "Boarding Gate", dicendo candidamente che lei lo fa ogni giorno (minchia che ferormoni!) anche non per lavoro, diciamo.
Nel frattempo, tra un giochino erotico e un tatuaggio esotico, 'Suor Asia' ha avuto il tempo di risposarsi col signor Civetta (sic!) e mettere al mondo un’altra creaturella, Nicola Giovanni, nato il 15 settembre del 2008. Mr. Civetta è avvisato... 

venerdì 24 dicembre 2010

Auguri a tutti da me e da Stanlio&Ollio



















Disegno originale di Benedetto "Ency" Gemma

mercoledì 15 dicembre 2010

Letterina di Natale a Berlusconi


di Piero Montanari

Caro Berlusconi,
ieri ho avuto veramente paura che quella gentaglia alla Camera dei deputati capitanata dal traditore Fini e da Bocchino (ogni volta che lo nomino ho un sussulto) potesse far cadere il tuo governo che tanto ha fatto e fa per l’Italia. Sarebbe potuta essere la fine di un glorioso periodo, iniziato 16 anni fa, e l’inizio di un incubo per la nostra democrazia azzoppata, stuprata, involgarita, depauperata, inginocchiata, prona, malconcia e minacciata dai comunisti e dai loro nuovi alleati che prima erano fascisti, mussoliniani, repubblichini di Salò, razzisti, antiebrei, antimarocchini, antiextracomunitari antitutti  e ora vanno a braccetto coi compagni. Ma in che mondo!
Mamma mia, che paura ho avuto ieri, e meno male che c’erano in aula  dei comunisti che si sono ravveduti, folgorati da qualche S.Paolo sulla strada di Damasco. Meritano proprio di essere  ricordati e va tributato loro un plauso:
Scilipoti Domenico, eletto nell ‘ IdV del compagno Di Pietro, Massimo Calearo e Bruno Cesario che costituiscono il Movimento di Responsabilità Nazionale (sic!), il sig. Razzi, ex IdV anche lui, le signore Maria Grazia Siliquini e Catia  "senzaKappa"Polidori  che alla fine hanno votato per te. Sono certo che, grazie a questo improvviso ravvedimento, passeranno un eccellente Natale pieno di amore e soprattutto di cose buone da mettere in tavola.
Che rischio ha corso la nostra povera Italia! Ora, finalmente, con questa ritrovata energia e grazie alle teste pensanti che si sono con te schierate e che hanno fugato una crisi di governo al buio, senza vie d’uscita, che avrebbe potuto gettarci sul lastrico, ora sì che potremo festeggiare i 150 di Unità d’Italia assieme al suo splendido popolo, sovrano, legittimo unico e solo propietario della res publica, che vota, che elegge i suoi rappresentanti, che giudica, che manda a casa chi ruba, i disonesti, gli affamatori, gli impiccioni, i farabutti, chi tenta di disunire il Paese, chi lo vuole scisso, involgarito, impoverito e inginocchiato.
Ecco, questo grande popolo che ti ha eletto, oggi in attesa del Natale, ringrazia sentitamente tutti coloro che hanno contribuito a salvare il tuo governo e a rendere questo paese uno dei migliori del mondo!
Salutandoti con affetto e augurandoti buone feste dopo lo scampato pericolo, consentimi, caro Berlusconi, solo qualche piccola richiesta che mi piacerebbe trovare sotto l’albero:
1)    Un nuovo cd di tue canzoni con la musica e gli arrangiamenti di Mariano Apicella. Sai, sono un musicista e il tuo vecchio album “Meglio ‘na canzone” che ho tanto apprezzato, ormai lo conosco a memoria e non mi basta più.
2)    Qualche nuova ragazza che tu “salvi” e poi lanci nel mondo dello spettacolo. Non so perché ma quelle tue sono le più brave e dopo che le hai "toccate" tu diventano oro. A proposito, complimenti per le quote rosa del tuo governo: sono tutte delle gran gnocche! (altro che la Rosi Bindi...)
3)    In virtù di ciò ti prego di “lanciare” la nipote di Mubarak che mi piace tantissimo ma che non ho più visto in tv.

Come vedi, sono stato poco esigente, perché tutto quello che desideravo lo hai già esaudito te.
Grazie ancora e Buone Feste

mercoledì 8 dicembre 2010

30 anni fa, gli ultimi istanti di John Lennon


di Piero Montanari

L’8 dicembre di trent’anni fa moriva John Winston Lennon, l’inventore dei Beatles, colpito da quattro colpi di pistola sparatigli dal venticinquenne Mark Chapman davanti al Dakota Building, la lussuosa residenza newyorkese di Lennon e di sua moglie Yoko Ono.
Erano le 22:51 e i due stavano rincasando da una giornata passata negli studi di registrazione per realizzare l’album, poi uscito postumo, “Double Fantasy”. Chapman, un povero demente innamorato folle – è il caso di dirlo - di Lennon (l’amore che uccide)  era da tempo appostato davanti al residence non proprio per vedere il suo idolo, ma per ammazzarlo. Chissà quale strano cortocircuito nella sua testa maledetta gli intima di estrarre la pistola, chiamare John e dirgli: “Ehi, Mr. Lennon! Sta per entrare nella storia!” Spara cinque colpi a ripetizione, Lennon si accascia al suolo in una pozza di sangue. Quattro colpi lo raggiungono al petto e all’addome e uno di questi gli perfora l’aorta. Lennon fa due passi, barcolla e prima di cadere in terra fa in tempo a dire: “Mi hanno sparato”. Sua moglie gli è sopra e lo sostiene, arriva una pattuglia di polizia che lo porta a gran velocità al Roosvelt Hospital, dove viene dichiarato morto 11 minuti dopo l’esecuzione.
Chapman rimase seduto in strada leggendo la sua copia del libro “Il giovane Holden” in attesa della polizia. A chi gli chiedeva se avesse capito cosa aveva fatto, rispondeva: “Si, ho appena sparato a John Lennon”


Non ostante la riconosciuta infermità mentale e la sua accusa fosse stata derubricata ad omicidio di secondo  grado, Mark Chapman fu condannato all’ergastolo con una pena supplementare di 20 anni (mi piacerebbe capire questa come fa a scontarla, forse, con il Karma, in una prossima vita). A tutt’oggi le sue richieste di libertà vigilata sono state sempre respinte e alloggia nelle carceri di Attica (N.Y.)
Ho voluto ricordare gli ultimi istanti del grande Beatle perché il resto della sua straordinaria esistenza ce lo trasmette la sua musica in ogni momento, con la eccezionalità della sua scrittura che è un compendio inimitabile di melodie semplici ed  immortali, impegno civile ed avanguardia culturale, soprattutto in seguito all’incontro con la sua musa “separazionista” Yoko Ono, che di certo lo influenzò nell’indicargli altre strade da percorrere.
Per questo tanti beatlesiani della prima ora, come il sottoscritto, non ce l'hanno molto in simpatia.
A tal proposito suggerisco una “performance” di Yoko al Moma di New York. Sappiatemi dire...

martedì 7 dicembre 2010

Presentazione del CD di "Laurel & Hardy, Due Teste senza cervello"

Il giorno 9 dicembre 2010 alle ore 19 
presso la Biblioteca Enzo Tortora a Roma (zona Testaccio) e precisamente in via Nicola Zabaglia 27, verrà presentato il cofanetto con due CD che contengono tutte le musiche che ho composto nel 1985 per questo storico programma che con Giancarlo Governi realizzamo per RaiUno e che tanto successo ha avuto.
Il disco è stato fortemente voluto dalla "Tenda Italiana i Figli del deserto" che poi è l'unico fan club riconosciuto della Coppia. 
Il lavoro ha avuto una gestazione lunghissima per le difficoltà economiche e di normale burocrazia. Sono sincero: se non fosse stato per il presidente del club Tiziano Medici e per Benedetto Gemma, attivissimo "producer" e collezionista nonchè memoria storica di Stanlio e Ollio, il disco non avrebbe mai visto la luce.
Voglio ricordare e ringraziare anche Sigle Tv. net e la Digitmovies che hanno collaborato fattivamente a questo progetto.
Tendenzialmente non sono uno che 'se la tira ma' ho scoperto che questa mia musica ha moltissimi fans che 25 anni fa, da piccoli, guardavano il programma e le comiche da me sonorizzate. Proprio questa musica, evidentemente, dha fatto breccia e se la sono portata dietro per anni nel cuore, non l'hanno mai dimenticata, addirittura pensando che fosse "originale", nel senso di appartenere ai vecchi film di Laurel & Hardy. Poi hanno scoperto che il compositore era italianissimo, si chiamava Piero Montanari, che non era passato a miglior vita e che poteva tranquillamente essere contattato.

Ecco che nasce il progetto, con una tiratura limitata a 1000 copie, di nicchia - come si dice quando i dischi non si vendono tanto - ed ecco che lo andiamo a presentare come si deve. Ci sarà ovviamente Giancarlo Governi, l'autore del programma, Nuccio Di Staso, il montatore storico delle musiche, ci saranno i ragazzi della Tenda e ci sarò io, di certo emozionatissimo. 
Il CD, per chi lo volesse acquistare, si trova in internet e viene distribuito dalla Digitmovies (eccovi un sito: www.beatrecords.it/shop-search.asp?idprodotto=SPDM003)

lunedì 6 dicembre 2010

Tra Mozart e Apicella



di Piero Montanari

O tempora, o mores! Chiedo aiuto a Cicerone perché mai la sua frase contro Catilina si sposa con questo “momentino” cultural-storico che stiamo passando, altro che ha ddà passà ‘a nuttata!
Per fortuna nostra c’è rimasta un po’ d’ironia da spendere come antitodo alle miserie umane che giornalmente attaccano le ultime povere nostre gloriose sinapsi, abbarbicate a ricordi felici, di quando la tv era di qualità, di quando la musica era di qualità, di quando il teatro era di qualità, di quando l’Arte era di qualità…
Pensavo, data l’età, di aver assistito a tutto lo scempio e l’orrore del mondo ma, date retta ai proverbi saggi, al peggio non c’è mai fine.
Non credevo alle mie orecchie e occhi l’altra sera quando, a Striscia hanno mandato in onda la prima riunione ufficiale del gruppo di Pionati (ex giornalista rai) chiamata, con grande fantasia Alleanza di Centro per l’Italia, che sosterrà Berlusconi alle prossime elezioni. A parte che è stata scelta l’attrice Debora “sens’acca” Caprioglio come responsabile alla cultura (avete capito bene). Ma il clou del surreale è stato raggiunto quando, partendo le prime note dell’inno, si sono alzati tutti in piedi per cantarlo, stile karaoke (o care oche, nello specifico).
Parte una musichetta lemme lemme che più che un inno sembra un pezzo da ballo slow dei centri anziani, cantato dall’autore Mariano Apicella – si, proprio lui, il menestrello di corte -  che intona la sua imperdibile composizione con voce “impostata” da pianobar e cercando un’interpretazione da cantante ‘vero’ (l’inno, per essere incisivo richiede cori massicci e nessuna interpretazione).
Striscia, col veleno che la contraddistingue, ha giustamente mostrato questa ignobiltà che ha in seguito incominciato ad impazzare sulla rete, diventendo uno dei clic più importanti. L’orrido attrae più del bello noi umani, che sovente, in maniera patologica, indulgiamo sulle mostruosità, anche se sfumate con l’ironia come questa.
Suggerisco a tutti  di andare su internet e digitare “inno alleanza di centro” per avere conferma di ciò che dico (poi se vi piace sono problemi vostri… ma me lo dovete scrivere).
Alcune note biografiche del “nostro” compositore. Da Wikipedia leggiamo:
Mariano Apicella (Napoli, 14 settembre 1962) è un cantante italiano, divenuto noto per essere l'interprete delle canzoni scritte dal politico e imprenditore italiano Silvio Berlusconi.
Fan di Peppino Gagliardi e Roberto Murolo, prima di incontrare Berlusconi si esibiva in un ristorante di Abu Dhabi. Poi ha viaggiato per il Medio Oriente, la Corea e la Cina.
Nel 2003 ha inciso un album di musica napoletana, Meglio 'na canzone, in cui canta le canzoni scritte da Silvio Berlusconi.
E una constatazione amara:
Nel 1770 Mozart soggiorna a Napoli, capitale europea della musica, alla corte di Ferdinando IV di Borbone dove venne poco o nulla considerato.


Nel 2000 c’è l’incontro epocale tra Apicella e Berlusconi, alla corte del quale Apicella viene molto considerato.
O tempora, o mores!

mercoledì 1 dicembre 2010

Il mio ricordo di Mario Monicelli


di Piero Montanari

Nel cuore di Campo Marzio, il rione romano dove fu ammazzato Giulio Cesare e vicinissimo a Piazza di Spagna c’è una trattoria, Otello alla Concordia, che ha una curiosa tradizione storica: negli anni del nascente Cinema italiano faceva credito (“buffo”, come si dice da noi) ai poveri ed affamati cineasti ma anche cineastri (pardon) che di lì a poco sarebbero diventati stelle di prima grandezza: parlo di Manfredi, Gassmann, Scola, Dino Risi, Monicelli, Ugo Pirro, Cecchi D’Amico, Giorgio Arlorio, Age, Scarpelli, Piero De Bernardi, Tonino Delli Colli, Citto Maselli, Ugo Gregoretti…tutti, praticamente. Il vecchio Otello aveva visto giusto a “prestare” matriciane e saltimbocca a questi straordinari personaggi, alimentando, nel vero senso della parola, quella che sarebbe diventata la Grande Cultura Cinematografica Italiana. Non faccio fatica a dire che Otello dovrebbe avere un premio alla memoria per aver fornito carboidrati e proteine a questi emeriti cervelli.
Morto lui le figlie, soprattutto Gabriella Caporicci, hanno istituito, ormai da più di 15 anni, il “mercoledì del Cinema”: cena a prezzo fisso, due sale con i tavoli attacati e, unico passaporto d’ingresso, appartenere al “rutilante mondo dello spettacolo”. Ecco che il ristorante ha ricominciato a vivere di quei personaggi che 50 anni prima lo frequentavano da giovani e spiantati scrittori, attori, sceneggiatori, registi. Immaginate quanti film e quante idee sono circolate tra carbonare e involtini di Otello, idee che sono diventate film meravigliosi e pezzi di storia incancellabile.
Presentato dall’amico Torossi, come sempre ben introdotto, anni fa iniziai ad andare a queste cene, prima con un po’ di timidezza e poi diventando amico di tutti i commensali, bontà loro. Mi sedevo vicino a Gassmann o a Scola o a Monicelli ed ascoltavo piacevolmente le storie e i ricordi che si raccontavano tra una portata e l’altra, nella piacevolezza del convivio e l’allegria che ti regala il buon cibo.
Quando arrivava Mario Monicelli, con quelle improbabili magliette alla marinara, dritto come un fuso e lo sguardo altero, mi divertivo a provocarlo: “Maestro – gli dissi una volta ammiccando - ha sentito che il governo suggerisce agli anziani di rifugiarsi nei luoghi freschi con questo caldo?” E lui cupo: “Certo, adesso passo le giornate al supermercato a fare un cazzo!  Bella stronzata davvero!”
Grande Monicelli! Era uno degli ultimi che avevo visto da Otello, insieme a Ettore Scola e Giorgio Arlorio e, rarissimamente, Ugo Gregoretti.
Piano piano gli altri se ne sono andati tutti, ed è facile immaginare perché ho smesso di frequentare il mercoledì di Otello, e non certo per la paura di confrontarmi con la morte.
La stessa che non ha avuto Mario, che ha scelto di morire e di vivere  come gli è parso e piaciuto, in maniera straordinaria, lasciandoci più soli, davvero tanto più soli, ma molto, molto più ricchi.
Grazie Maestro, ti voglio bene!

Lo “scetavajasse” o “sveglia – bagasce"


 di Piero Montanari

Ah la musica percussiva! Il suo ascolto ti porta immediamente ab ovo, alle origini primordiali dell’Uomo, come primo esempio di musica concettuale nella Storia. Nasce dal “tum tum” del battito cardiaco e si diffonde tra le tribù primigenie come forma di comunicazione, ben prima della parola e subito dopo i grugniti. Ah, quanto amo la musica percussiva! I miei amici più cari, nella mia carriera di bassista, sono sempre stati i batteristi, con i quali o sempre fatto comunella in tour.
In questi giorni si sente molto parlare dell’epiteto che Mara Carfagna ha lanciato contro Alessandra Mussolini, facendola infuriare a morte: vajassa! Questa parola in italiano arcaico, ha il significato di fantesca, serva, ma che in napoletano, invece, rappresenta un insulto ben più forte, perché vajassa è “donna volgare e incline al pettegolezzo e alla rissa." Quindi ecco svelato il motivo di cotanta incazzatura dell’onorevole Alessandra, che il napoletano lo conosce bene, date le sue origini.


Che c’entrano gli strumenti a percussione con le donne volgari e pettegole (leggi pure: bagasce)? Presto detto, perché si parla di uno di questi in particolare: lo “scetavajasse” (in dialetto napoletano: sceta = sveglia, vaiasse = domestiche), come cita il dizionario -  è uno strumento della musica popolare dell'Italia meridionale, costituito nella forma più tipica da due bastoncini di legno, di cui uno liscio e l'altro dentellato, eventualmente con una serie di piattini metallici sul lato opposto alla dentellatura. Lo sfregamento del secondo bastone sul primo (usualmente tenuto con la mano sinistra da un capo e l'altro capo che poggia sulla spalla), provoca il caratteristico suono. Si accompagna generalmente ad altri strumenti quali il putipù, le triccheballacche e la caccavella. –
Ora sappiamo che lo “scetavajasse” era quello strumento percussivo rumorosissimo che serviva ai padroni per richiamare l’attenzione delle servette che, o riposavano, o erano ad altre faccende affaccendate.


Pare, dico pare, che in una delle email venute fuori dalla gola profonda di Wikileaks, si parli proprio di una armadio nella villa di Silvio Berlusconi, pieno zeppo di “scetavajasse” di tutti i tipi e di tutte le epoche. Si dice anche che il Presidente ne sia un grande intenditore ed un dotto collezionista.

mercoledì 24 novembre 2010

Pino Daniele e l' "Uomo Nero", il nuovo CD


di Piero Montanari

Oggi esce il 25mo album di Pino Daniele, il cantautore partenopeo e parte americano, se così posso dire, parafrasando Totò. Si chiama "Boogie Boogie Man”, e il cd , contiene 10 successi “rivisitati”  e due inediti, tra cui quello che dà il titolo al disco. Dice di questo lavoro una nota della Sony Music, che ha pubblicato il lavoro:
"Il brano, venato di blues e ispirato al "boogie" dei primi anni '70, e' uno dei due inediti del disco che - precisa la nota - si compone di dodici brani, in cui sono racchiusi indimenticabili capolavori che hanno segnato la vita artistica di Daniele, ed e' impreziosito da grandi duetti. Mina, Battiato, Biondi e J-Ax sono le voci particolari della musica italiana con cui Daniele duetta nel disco, rispettivamente in "Napule e'", "Chi tene o' mare", "Je so' pazzo" e "Siente fa accussi". Quest'ultimo brano e' una versione di "Yes I know my way" con nuovi arrangiamenti e un nuovo testo (scritto in collaborazione con lo stesso J-Ax)".
Quindi un cd di vecchi successi, se i escludono i due inediti. E’ questa ormai una consuetudine degli artisti plus agée, e cioè quella di dare una ‘lucidatina all’argenteria’ piuttosto che rimettersi faticosamente a scavare in miniera e cercare nuovi filoni.
Dice testualmente Pino, confermando ciò che penso: ”Prima le canzoni muovevano delle idee, potevano cambiare le cose. Negli ultimi dieci anni sembra che la cultura dia fastidio, invece è necessaria per affrontare periodi come questo e tenere vive le idee e le proprie radici. Alla fine saranno gli artisti a salvare la situazione, sono più seri delle istituzioni. Con questo disco non mi frega niente di scalare classifiche, mi sono voluto divertire a rivisitare i mie brani più famosi e a farlo con artisti che stimo: Mina, Mario Biondi, J-Ax (ex Articolo 31), oltre che musicisti come Mel Collins al sax, il batterista ex Weather Report Omar Hakim, il bassista Matthew Garrison".


Insomma, un divertissement a dispetto di ciò che Pino afferma riguardo al suo passato, quando, secondo lui, la musica muoveva le idee (oltre che i ricordi) e aveva anche il compito - che forse noi tutti le avevamo affidato - attraverso i testi delle canzoni e le strutture musicali desuete e innovative, quello di cambiare il corso delle cose. Ma si era negli anni ’70, pulsioni giovanili e idee rivoluzionarie andavano a braccetto, e quel tempo è davvero passato per il Nostro. Il “Masaniello incazzato nero” di “Je so pazzo” ha lasciato il posto ad un sessantenne ormai ricco e sazio che si diverte a suonare in giro per il modo ( Tour negli Usa, unico ospite italiano al Crossroads Guitar Festival organizzato da Eric Clapton e svoltosi il 26 giugno di quest'anno a Chicago) senza aver più nulla da dire se non “Facimme ‘o blues”.

Ho suonato con lui nel suo primo Lp, bellissimo, “Terra mia” e in brani come “Napule è” e “Tazzulella ‘e cafè”, due straordinari modi di raccontare Napoli, il disagio della gente, l’amore per la sua città. Pino era semplicemente geniale ed aveva fatto una commistione tra blues e tradizione partenopea con grande intuizione, insieme ad altri, come Napoli Centrale o la Nuova Compagnia di Canto Popolare per altri versi. Ma lui era la punta di diamante.
Ho “amato” fortemente Pino e per lui ho avuto davvero una “cotta musicale” Ricordo che, dopo aver lavorato insieme e prima che scoppiasse il suo successo, mi telefonava spesso chiedendomi di lavorare in sala d’incisione come turnista, cosa che io a quel tempo facevo con continuità. Era povero e non immaginava che di lì a poco gli sarebbero caduti addosso una pioggia di soldi!

L’ho rivisto saltuariamente nei suoi spettacoli ed ho seguito la sua carriera di questi ultimi trent’anni, apprezzando certi suoi brani davvero ispirati (“Anna verrà” o “Quando”) e “disprezzandone” altri dove sembrava di ascoltare il peggior Christopher Cross.
Una curiosità: Boogie Man per gli anglosassoni è il personaggio di fantasia che si evoca per spaventare i bambini piccoli o farli addormentare con le angosce. E’ il corrispondente del nostro “Uomo Nero”. Chissa se Pino avrà voluto dire qualcosa?

P.R.M. (Postilla Ritardataria Maliziosetta): Più ascolto la title track del cd, "Boogie boogie man", e più mi sembra "On the road again", successo mondiale del gruppo dei Canned heat  di Alan Wilson del 1968, soprattutto nell'arrangiamento che è tale e quale. Vabbè ispirarsi ma stavolta Pino ha esagerato un pò nel riciclo...

domenica 21 novembre 2010

Vi ricordate Fiorenzo Fiorentini?



di Piero Montanari

“Ritratti” è un programma di Rai3 che va in onda da molti anni e si occupa di personaggi che hanno fatto la storia del cinema, dello spettacolo, della tv o dello sport, spesso non ricordati come dovrebbero, o il più delle volte abbandonati tra le nebbie melmose dell’oblio, in questo Paese dalla memoria ipotrofica.
A “Ritratti”, bontà di Giancarlo Governi che ne è l’autore con Leoncarlo Settimelli, partecipo come musicista e la frequentazione con i miei amici autori mi ha fortemente sensibilizzato riguardo i personaggi dimenticati di cui sopra. Tant’è che, come ho saputo che ci sarebbe stato, nella sala del Carroccio in Campidoglio, un memorial su Fiorenzo Fiorentini, ho voluto partecipare.
Ho incontrato, tra i tanti ospiti, sua moglie Lilla, attrice bravissima, che ha ricordato il loro primo incontro, il suo biografo che,  a causa della balbuzie dell’attore romano, ha messo un tempo infinito per sbobinare il nastro dove erano raccolte le sue memorie.

Conoscevo Fiorentini da bambino, quando, nella storica trasmissione radiofonica Radio Campidoglio diretta da Giovanni Gigliozzi dal 1947 al 1952, e poi Campo de’ fiori, faceva uno straordinario personaggio “er Sor du’ fodere”, che invitava tutti a “pijà ‘n foijo e scrive a radio Campidoijo,” sul quale foijo potevi lamentarti di quello che ti pareva, straordinario prodromo di radio interattiva.

 Paroliere (scrisse con Jannacci il successo “Vengo anch’io…no tu no!”, ma anche “Cento campane”, sigla dello storico sceneggiato “Il segno del comando” ) attore di varietà e di teatro, ma proveniente dall’avanspettacolo, Fiorenzo Fiorentini viene ricordato soprattutto per le sue partecipazioni al cinema, spesso in ruoli secondari, ma fortemente caratterizzati dalla sua bravura: ladruncolo romano, regazzetto di comitiva, personaggio comico e divertente, in quel cinema degli anni ’50 e ’60 che ricalcava la scia  del Neorealismo e faceva nascere la Commedia italiana.
Magrissimo, con la faccia affilata e gli occhi sporgenti, la bocca serrata e la recitazione essenziale, davvero fortemente balbuziente ma miracoloso  e perfetto “fine dicitore” quando si calava nella parte (ci sarebbe da studiare questa curiosità) Fiorenzo Fiorentini, è il degno erede della comicità di Petrolini, anzi, come spesso hanno molti affermato, lui era Petrolini. Per anni ha interpretato il repertorio del grande attore romano, restituendocelo in una maniera personalissima ma sempre coerente.

Francesco Rutelli, ospite del memorial (l’attore, morto nel 2003 per un aneurisma cerebrale, avrebbe compiuto 90 anni)  prendendo la parola ha detto – tra l’altro – una cosa assolutamente condivisibile: Fiorentini era grande ma, come molti grandi non lo sapeva, o forse non gli importava più di molto. La sua umiltà e l’uso basso del suo profilo non gli hanno consentito di emergere come avrebbe dovuto, di essere annoverato tra i più grandi dello spettacolo italiano, di avere, se non in casi rarissimi, la parte che gli competeva, quella del protagonista.

martedì 16 novembre 2010

Perchè Fazio & Saviano sbancano le serate Tv

 

di Piero Montanari

Fantastico! Risultato, storico senza precedenti per Rai 3 con il programma "Vieni via con me", ieri alla sua seconda puntata.
La trasmissione condotta da Fabio Fazio e Roberto Saviano, che ha avuto tra i suoi ospiti Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani, è stato seguito da ben 9.032.000 telespettatori e il 30,20% di share. Un dato di ascolto eccezionale, mai raggiunto da Rai 3, neanche in occasione di partite di calcio importanti. Praticamente un italiano su tre davanti alla tv vedeva "Vieni via con me"!  Spreco un altro aggettivo: incredibile!
Uno spatiacque? La televisione è cambiata o sta cambiando? Non lo so, forse, ma urge un piccolo ragionamento.
La prima cosa è che tutti quelli che si sono scocciati di vedere becero qualunquismo televisivo propinato quasi sensa soluzione di continuità  in questo periodo socio-culturale così infimo e alla deriva, con un Presidente del Consiglio che ha letteralmente trasmesso il suo micropensiero alle sue televisioni e, dove ha potuto, in quella pubblica, e  che ha dettato l'agenda culturale degli ultimi vent'anni, ebbene, tutti quei "carbonari" catodici sazi e schifati al limite dell'indigestione di Avetrane, Grandi Fratelli, Pupi e Papi, Ruby, D'Addarie e compagnie cantanti (Apicella, mio dio, vi prego aiutatemi!) ieri sera hanno fatto quadrato, scaldandosi intorno al fuocherello della trasmissione di Fazio e Saviano, mentre Fini e Bersani leggevano il loro compitino di cosine piuttosto banalucce, diciamolo,  che tutti ma proprio tutti noi dovremmo  conoscere: l'elenco dei valori quelli sani  (anche a destra ce ne sono) delle due opposte filosofie. Se non altro dopo la splendida canzone di Gaber "Destra Sinistra" - che consiglio a tutti di andarsi a riascoltare - e che fa questo elenco di valori prendendoli e prendendoci tutti sonoramente per il culo , non certo per ricordarceli.


Mentre guardavo Saviano che ci spiegava come nascono e ramificano le mafie (soprattutto nel nord, a Milano, per la "goduria" di Formigoni e c.) o mentre ascoltavo da Beppino Englaro declamare l'elenco tristissimo dei diritti di un malato allo stadio finale, avevo davvero un turbinio di pensieri che si affollavano nel cervello, mandando una serie di corto circuiti ai quali ho dovuto opporre un "Mantra", altrimenti avrei  perso il senso dell'orientamento."  Ma come possibile - pensavo - che si debbano ribadire concetti così logici, normali, sereni, umani e che ci si debba far su addirittura una trasmissione televisiva in prima serata, e che questa abbia anche avuto strascichi polemici, interrogazioni, divieti etc?" Non solo, il giorno dopo scopro che ha fatto pure 9milioni e 32mila spettatori!
Qual'è il Mantra che ho recitato? Eccolo:
"Fortunato è¨ il popolo che non ha bisogno di eroi ma anche di trasmissioni televisive come queste!"
Poi mi sono sentito meglio e sono andato a dormire.

Postilla musicale:
Finalmente Cristiano De Andrè, che ieri era ospite (se chiudevi gli occhi sentivi Fabrizio, tale e quale) ha capito cosa deve fare della sua vita e del suo talento: andare in giro a cantare le canzoni del padre. Meno male.

lunedì 15 novembre 2010

Renato Zero: da vecchio scelgo le donne

di Piero Montanari

Non è colpa mia, mi tocca riparlare di Renatino Zero che, da quando ha compiuto sessant’anni, è una specie di fiume in piena e racconta sempre più volentieri ( ma non ne ha mai fatto mistero ) della sua vita privata.
In occasione dell’uscita del suo ultimo lavoro discografico, c’è un brano inedito dal titolo “Segreto Amore” dedicato, a suo dire, alla “donna” della sua vita, il suo più grande amore eterosessuale, Lucy Morante, che fu sua compagna per un lungo periodo, una trentina di anni fa.
Nei miei ricordi personali c’è anche un altro amore etero - Enrica Bonaccorti a parte - degli inizi della carriera di
Renato, quando ci frequentavamo anche come amici: lei era Antonietta Boselli, detta Tony, alla quale Renato dedicò anche una canzone che, mi pare, divenne un 45 giri (“Tony Tony Tony”…)

 Lucy e Renato li ricordo molto bene insieme. Lei è la sorella di Massimo Morante, storico chitarrista e co-fondatore dei Goblin, il gruppo di progressive-rock romano che fece successo partecipando alla colonna sonora del film di Dario Argento “Profondo rosso”, insieme ad altri musicisti dell’area romana, Agostino Marangolo, Fabio Pignatelli, Claudio Simonetti, Walter Martino. Anche Lucy tentò una carriera di artista ma sensa sucesso e così divenne per lungo tempo l’ombra di Renato - che invece di successo stava iniziando ad averne molto - occupandosi di lui in qualità di accompagnatrice, agente, amante, confidente, Pr ed amica del cuore, ma sempre defilata, in disparte.

Oggi, quindi, Renato fa un outing alla rovescia e dice:” Se devo pensarmi negli anni a venire, mi penso al fianco di una donna. La donna è il rifugio. Ho perso da poco mia mamma (una signora romana molto simpatica, la vera “autrice” di Renato ndr.) che per me è sempre stata un modello di femminilità. C'è la femmina inebriante, ma c'è prima ancora la donna che ti sta vicino, che ti è madre, sorella, amica. La donna fa meno paura dell'uomo, è più rassicurante, si apre senza bisogno di carte di credito o passepartout. L'uomo è più ermetico, è conquista, possesso, competizione, disponibilità senza limiti. Essere uomini è un impegno massacrante. La donna è meno aggressiva, anche perché con la sua forza tranquilla ha saputo raggiungere la parità e anche ruoli di comando. Non ho mai cercato donne-tigri, ferine, ma donne serene, spiritose»

“Tout passe tout casse, tout lasse et tout se remplace, sostiene un cinico ed elegante proverbio francofono. Finisce l’epoca della trasgressione per il più trasgressivo dei nostri artisti: basta con gli accoppiamenti promisqui e la sessualità disordinata.  Il tempo (kronos) ha fatto la sua parte ed ha aggiustato tutto (kairos): un bel paio di pantofole dorate, uno schermo televisivo 3D da 120 pollici Dolby surround, una bella casa da 500mq (che sta cercando) nel centro storico della capitale e la vecchia Lucy vicino…
Alla fine, in vecchiaia, si dismettono i panni del coriaceo “triangolare del sesso” e si mettono quelli panciuti e più tristanzuoli, forse, ma più consigliabili dell’etero pensionato.
Benvenuto tra noi, Renatino!

giovedì 11 novembre 2010

Ora Borghezio attacca pure Piedigrotta





di Piero Montanari

Una notizia curiosa è apparsa in questi giorni sulla stampa italiana: Mario Borghezio, l’euro–fascio–razzi-lego deputato che tanto lustro dà all’Italia sullo scranno di Bruxelles, ha messo in moto un’interrogazione a seguito anche di un’indagine della magistratura, sull’uso e l’abuso di fondi europei strutturali per il sud, spesi dal comune di Napoli per pagare Elton John, la grande pop-star inglese, in una sua apparizione alla festa di Piedigrotta (avete presente? Budubum, trick e track e  castagnole) l’ 11 settembre del 2009.
Elton è uno dei cantanti più ricchi del mondo perché non disdegna andarsene in giro ad accaparrarsi tutti i cachet possibili: canta in ogni dove, in tutte le situazioni, da solo col piano, in due col percussionista, con il gruppo, con la filarmonica di Berlino etc., a seconda di quanti soldi gli danno. Un artista “modulare ed acchiappone" per quanto eccellente, potremmo dire.
Insomma, a Piedigrotta si è beccato euro 750mila e questa cosa a Borghezio non è andata giù, non solo per il presunto utilizzo dei soldi pubblici, che poi è tutto da verificare, ma anche perché trattasi di Napoli. Sappiamo cosa disse a Pontida solo un anno prima: “Vogliono mettere il becco persino nei rifiuti di Napoli. È pur vero, che una soluzione semplice, per noi patrioti padani ci sarebbe... Basterebbe regalare la Campania e il Sud alla corona di Spagna: erano già Regno delle Due Sicilie, se lo tengano pure ! Noi non siamo affezionati alla munnezza di Napoli!” Ed anche il pittoresco aforisma: “ Gli immigrati che annegano inquinano le acque di Lampedusa".
Insomma, un vero Padre della Patria e un grande “amico” del Sud. Vogliamo metterci pure che Elton John è omosessuale? Ci ricordiamo le lezioni di fascismo di Borghezio. Uno stralcio?: “…quindi trovare dei responsabili che possano catalizzare l'odio (il terrone, l'islamico, l'omosessuale, il “nemico interno”, possibilmente comunista) ed offrire semplicistiche soluzioni…” Ce n’è tanta da sguazzarci dentro e fare un bel bagno d’idiozia.
Vediamo come va a finire, senza però dimenticare ciò che hanno detto gli organizzatori della festa di Piedigrotta, riguardo l’esibizione dell’occhialuta pop-star: “ Bisogna considerare il beneficio d’immagine che abbiamo ottenuto per Napoli e dintorni con Elton John…”
Beneficio d’’immagine? E la “munnezza”? Le canzoni passano, ma la merda rimane, coriacemente abbandonata tra le vie di Napoli!

lunedì 8 novembre 2010

Franco Califano chiede aiuto


di Piero Montanari

Mi ha davvero sorpreso la richiesta di aiuto economico allo Stato che Franco Califano detto “er Califfo” o semplicemente Maestro, autore di splendide canzoni, ha inoltrato in questi giorni attraverso il senatore Domenico Gramazio del PdL. Ha detto di essere caduto dalle scale di casa e di essersi rotto tre vertebre, cosa che, nel futuro, gli impedirà di fare  serate e concerti, sua principale fonte di reddito.
“Sono povero – ha detto Califano – ho sperperato tutto in una vita dissoluta ed ora non ce la faccio a mantenermi. Sono stato una cicala, ho avuto più di mille donne (e quelle costano n.d.r.), macchine di lusso, Ferrari, Maserati, Mercedes. Poi devo pagare l'affitto, non ho mai comperato una casa perché non pensavo di stare mai in un posto solo. Abitavo in alberghi a cinque stelle, come l’Excelsior o il Grand Hotel di Roma. Certo – ricorda il Califfo – rimorchiavo attrici famose e mica le potevo portà nei bugigattoli! In più, da "Califfo", avevo la ‘corte’ da mantenere, amici che mi chiedevano aiuto e soldi, e io sono stato sempre disponibile e generoso con tutti.”
Conosco molto bene Franco, abbiamo spesso lavorato insieme. Ricordo con lui uno splendido concerto a Viareggio, alla Bussola di Bernardini, una delle sue prime apparizioni, perché allora non amava esibirsi in pubblico. Quella sera, nella platea gremita, suonammo le sue più belle canzoni scritte per altri: “Minuetto” e “La nevicata del ‘56” per Mia Marini, “La musica è finita” per Ornella Vanoni, “Un grande amore e niente più” per Peppino Di Capri, “Una ragione di più” per Reitano. Ne scrissi anche una con lui,  “I sogni de Purcinella” per i Vianella (Edoardo Vianello e Wilma Goich) che nei primi anni ’70 costituirono un duo roman-nazional-popolare di grande successo.
“Nonostante tutto ciò - sostiene il Califfo - i diritti Siae sono scarsi, appena 20mila euro l’anno che oggi non mi permettono neanche di pagare i debiti.”
Qualcuno ha poi spiegato al Califfo che potrà inoltrare richiesta per la Bacchelli (legge n. 440 dell'8 agosto 1995) che prevede l'erogazione di un contributo straordinario vitalizio a quei cittadini che si sono distinti nel mondo della cultura, dell'arte, dello spettacolo e dello sport, ma che versano in situazioni di povertà. Ricordo che anche Umberto Bindi (che con lui scrisse "La musica è finita") usufruì di questa legge, ma non ne potè godere perché morì prima.
Ma tanti altri hanno ricevuto il sostegno della Bacchelli, i meno fortunati e previdenti che il rutilante mondo dello spettacolo ha triturato e poi abbandonato, pratica troppo spesso in uso, in questo paese dalla memoria corta e dei "tagli" alla Cultura.
In più l’autore di “Tutto il resto è noia” si aspetta un risarcimento dallo Stato italiano per essere, secondo lui ingiustamente, finito dietro le sbarre “der Coeli”, lo "storico" carcere romano. Una prima volta nel 1970 per possesso di stupefacenti, nella storia dov’era coinvolto anche Walter Chiari, e una seconda sempre per stupefacenti (er vizzietto…) e per porto d’armi abusivo.
Un ricordo divertente con lui: eravamo in sala di registrazione per realizzare un suo Lp e, in un momento di pausa in regia lo vidi passarsi una moneta da 100 lire tra un dito e l’altro della mano con una velocità sorprendente! Gli chiesi come avesse imparato e lui, rivolto verso me  rispose con un sorriso beffardo e l’espressione di chi la sa lunga: “ A Pierì, pe ffa questo c’ho messo un anno de Regina Coeli!”
Una vita bella e dissoluta ed una fine ingloriosa per il nostro poeta maudi “all’amatriciana”. Auguriamogli che possa superare i suoi problemi. Auguri Maestro!

giovedì 4 novembre 2010

Rino Gaetano, 60 anni e una storia (III ed ultima parte)

Mi piace riportare qui sotto un ricordo di Rino di un amico comune che lo ha conosciuto ed apprezzato. Suggerisco di leggere la prima e la seconda parte che troverete nel sommario.
(III ed ultima parte)

 di Richard Milella
Per quanto mi riguarda, in quei pochi giorni che passai con Rino in giro per teatri non ricordo di averlo visto fumare o bere particolarmente, era sempre con la sua Ovation in mano e, molto timido, parlava pochissimo. Quindi alcuni particolari sembrano forzature ad uso e consumo di certa stampa o subordinati a esigenze televisive riguardo la fiction.
Quello che mi resta è il ricordo di un personaggio sicuramente unico, un musicista che scoprii per caso ascoltando, "Ma il Cielo è Sempre più Blu" (rovinato ora dall'indecente riproposta della Ferreri...) che venne inizialmente censurata perché conteneva alcune frasi che non potevano essere diffuse tipo queste: Chi tira la bomba/chi nasconde la mano e chi canta Baglioni/chi rompe i coglioni.
Ma amai alla follia "Sfiorivano le Viole", una delle più belle canzoni italiane d'amore; poiché Rino si stava rendendo conto di scrivere un piccolo capolavoro, volle autosbeffeggiarsi, inserendo a conclusione del brano una serie di onirici “non-sense” che, secondo lui, dovevano abbassare il tono lirico del pezzo ma che invece ottennero l'effetto opposto, dando allo stesso un senso di completezza e di unicità, con quel tipico marchio di fabbrica alla “Rinogaetano”, parole comunque che denotano un importante bagaglio culturale di questo mancato geometra...
 il marchese La Fayette ritorna dall'America
importando la rivoluzione e un cappello nuovo
mentre io oh ye aspettavo te….
Otto von Bismarck-Shonhausen per l'unità germanica
si annette mezza Europa….
Michele Novaro incontra Mameli e insieme scrivono un pezzo
tuttora in voga mentre io oh ye aspettavo….
 Si riproporrà poi lo stesso dilemma con "Resta Vile Maschio, Dove Vai?", con chiari richiami alla Battisti (e la presenza di Mogol per il testo lo conferma), un'altra delle canzoni d'amore ironico-surreali a doppia lettura con finale a sorpresa tutto da interpretare, pronto a sradicare e scontrarsi con le seriose ideologie vetero-becero-femministe che infestavano l'ordinaria quotidianità di quegli anni.
 SFIORIVANO LE VIOLE – Rino Gaetano
Un episodio tormentato la prematura tragica fine di Rino che, a 30 anni il 2 giugno 1981, pochi giorni prima del matrimonio, alle quattro di un caldo mattino romano, cozzò violentemente con l'auto contro un camion proveniente dal senso opposto, la Volvo 343 che aveva acquistato da poco dopo averne distrutta una identica qualche mese prima in un incidente analogo senza conseguenze. Una sciagura molto simile a quella di Fred Buscaglione, personaggio che il calabrese amava e di cui sembrava la naturale e aggiornata continuazione, un calvario cantato dallo stesso Rino in una premonitoria canzone inedita di inizi carriera al FolkStudio, La Ballata di Renzo, dove si racconta il sinistro di questo amico che morì a seguito del rifiuto di ricovero dopo il pellegrinaggio dell'ambulanza in diversi ospedali; la stessa identica sorte, circostanza sorprendemente simile, che toccò poi a Rino Gaetano, autore della canzone !!!
Come non credere allora che Rino fosse un Veggente se vent'anni prima aveva scritto pagine che poi ritroveremo addirittura nell'epoca di Mani Pulite, (ascoltate attentamente Capofortuna del 1978 e ditemi se non è il ritratto sputato e impressionante di un noto “mi-consenta”, personaggio d'oggi...) parole che anticipavano il futuro prossimo, terribilmente più attuali ora che allora, sottilmente ironico, pungente, mordace, canzonatorio, a volte tagliente ma sempre con il coraggio civile di fare “nomi e cognomi”.
E' sepolto a Roma, e chi vuole andare a trovarlo, potrà farlo visitando il cimitero monumentale del Verano, entrando dall'ingresso che si affaccia sullo scalo S.Lorenzo ed arrivando al riquadro n.119, lasciando sulla sua tomba magari solo un fiore... una viola, questa volta non sfiorita.

LA BALLATA DI RENZO – Rino Gaetano

lunedì 1 novembre 2010

Rino Gaetano, 60 anni e una storia (II parte)


Rino venne un giorno in questo "cenacolo" artistico in compagnia dell’allora mio caro amico Venditti. Tra di noi si era creata una aura di simpatia e stima e ci frequentavamo spesso, in giro a far danni, o passando insieme le festività natalizie, tra casa mia al Colosseo e la sua a corso Trieste.  Aveva appena fatto “Roma Capoccia” per la IT e Antonello iniziava ad avere molto successo.
Anch’io in quel momento mi affermavo come bassista e come arrangiatore, quindi venne automatico che, una volta avuto l’ok da Vincenzo Micocci per produrre il 45 giri di Rino, Antonello ed io entrassimo in sala di registrazione collaborando insieme.
Ci avvalemmo della consulenza di Aurelio Rossitto, il fonico dello “Studio 38” e proveniente dalla “scuola” dell’RCA e lo coinvolgemmo nella realizzazione dei due brani. Infatti I love you Maryanna/Jacqueline, 45 giri di Kammamuri’s – Rino Gaetano, esce prodotto da RosVeMon, che poi sarebbe l’acronimo di Rossitto-Venditti e Montanari.
Chiamammo a suonare alcuni musicisti, ed il coro delle Babayaga, un gruppo di promettenti ragazze della Rca che all'epoca si prestavano per cantare in molti Lp di artisti in scuderia.
Feci l’arrangiamento dei brani, suonai il basso e le chitarre e Venditti il pianoforte. Antonello portò anche uno zampognaro che veniva per le feste di Natale sotto casa sua e gli facemmo suonare la zampogna, peraltro stonatissima che, se ci fate caso, entra ed esce ogni tanto dall’arrangiamento (molti credono si tratti di un arcaico sintetizzatore).
C’era un’atmosfera divertita e surriscaldata. Si scherzava e si rideva molto e Rino era straordinariamente naïf e simpatico, come sempre. Sinceramente non sapevo perché si volesse chiamare Kammamuri’s piuttosto che Rino Gaetano, ma doveva essere una delle sue piccole follie.

Rino stette fermo un po’ di tempo per scrivere e riflettere dopo quel primo 45 giri. Non ebbe molto successo nemmeno il seguente Lp “Ingresso Libero” e dovette aspettare il grande colpo di “Ma il cielo è sempre più blu” del 1975 per affermarsi definitivamente. Nel 1978 andò in Messico con Giacomo Tosti, dove la RCA aveva inaugurato i nuovi studi e servivano personaggi noti per reclamizzarli, e ritornò con “Ahi Maria” ed il suo 33 giri mexican-mariachi  molto divertente.
Volle fare un tour estivo promozionale l’anno successivo (1979) e mi chiese di entrare nella band. Desiderava tutti musicisti che, in qualche modo, avessero contribuito al suo successo. Alla batteria c’era Massimo Buzzi, alle chitarre Nanni Civitenga, io al basso e Rino alla chitarra acustica. Riproponemmo praticamente tutti i brani che avevano reso unico Rino, da “Berta Filava” a “Gianna”, “Ma Il Cielo è Sempre più Blu” a “Aida”, da “Mio Fratello è Figlio Unico” a “Nuntereggae Più” a “Spendi Spandi Effendi”.
Il road manager era Franco Pontecorvo, che poi ho avuto modo di rivedere perché abita vicino a me, sui Castelli Romani.

Rino era un personaggio semplice ed ironico, tenero e spontaneo con una gran voglia di essere in qualche modo “diverso” ed affermare questa diversità con la sua arte, nella quale credeva moltissimo, anche se a me sembrava  di una semplicità, eccessiva, quasi disarmante.
Poi capii che questa, l’ironia e il non-senso fecero una mistura esplosiva la cui detonazione è arrivata fino a noi oggi, facendo innamorare della sua musica le generazioni successive.
Il ritratto tracciato dalla fiction della Rai fa di Rino un depresso e alcolista, cosa vera solo in parte. Gli piaceva bere ma non credo ai livelli che ci hanno raccontato. Ho conosciuto il bravissimo attore che lo ha rappresentato così fedelmente, Claudio Santamaria, ed anche lui sostiene la stessa cosa, e cioè che Rino era godereccio ma non nella maniera distorta rappresentata nel film.
A luglio del 2009 c’è stata una serata celebrativa su di lui al Parco di S. Sebastiano, a Roma dove è intervenuta, oltre a Giancarlo Governi con il suo Ritratto di Rino Gaetano, anche sua sorella Anna ed il gruppo di suo nipote, che fa le cover dei suoi brani. Per l’occasione ho cantato “I love you Maryanna” che, finalmente e grazie alla sorella Anna, ho saputo non fosse dedicata alla marijuana ma alla nonna Marianna alla quale Rino era molto affezionato. (fine II parte)

Premio alla Cultura

PREMI SPECIALI

A BENEMERITI DELLA CULTURA

(Trofeo di Cristallo e Medaglia d’oro del Presidente dell’Ass. Cult. “P. Raffaele Melis O.M.V.”)

Musicista Regista Maestro PIERO MONTANARI
Roma

Premio “Francesco Di Lella”

“Per avere contribuito con la musica e la regia all’evoluzione ed all’affermazione di attori e cantanti di chiara fama nazionale ed internazionale, lasciando un segno vivo nel panorama cinematografico e musicale italiano, senza mai desistere anche in un periodo così difficile ed arduo come l’attuale.”

Firmato Augusto Giordano, Getulio Baldazzi, P.Ezio Bergamo, Rita Tolomeo, Maurizio Pallottí, Domenico Di Lella, Maria Fichera, Gianni Farina, Rita Pietrantoni, Paola Pietrantoni, Domenico Gilio.

Il premio sarà conferito il 13 giugno 2010 alle ore 16 al teatro S. Luca, in via Lorenzo da' Ceri 136 - Roma.

Esce il cofanetto della mitica trasmissione!

Esce il cofanetto della mitica trasmissione!
Finalmente nelle librerie "L&H:2 Teste senza cervello", libro e Dvd con la summa delle puntate migliori e, udite udite, dialoghi ANCHE IN ORIGINALE . Lo abbiamo presentato da MelBookStore il 30 giugno 09. C'era Italo Moscati, persona di straordinaria cultura e spessore umano. Con quella di Giancarlo le due 'memorie' si intersecavano a meraviglia! Due teste con parecchio cervello...SE TI INTERESSA COMPRARLO, CLICCA SULL'IMMAGINE!

Al Parco di S. Sebastiano

Al Parco di S. Sebastiano
Con Guido De Maria e Giancarlo Governi, i padri di SUPERGULP!

Celebriamo SUPERGULP!

Celebriamo SUPERGULP!
Talk Show con Giancalo e Guido al "Roma Vintage Festival", 16 giugno 2009 dedicato allo storico programma Rai

Celebriamo Gabriella Ferri

Celebriamo Gabriella Ferri
Con Giancarlo

...e Rino Gaetano

...e Rino Gaetano
Con Giancarlo

...ancora Rino

...ancora Rino

Con sua sorella Anna Gaetano e Giancarlo

Con sua sorella Anna Gaetano e Giancarlo
In omaggio a Rino, quella sera ho cantato "I love you Maryanna", primo disco di Rino, prodotto da me e da Antonello Venditti nel 1973. Con Rino feci un tour nel 1979. Alla batteria c'era Massimo Buzzi, alle chitarre Nanni Civitenga e Rino e io al basso. Il 'road manager' era Franco Pontecorvi che oggi vive come me sui Castelli Romani e vende occhiali.

Serata Supergulp

Serata Supergulp
Venerdì 17 luglio '09 al Parco S. Sebastiano (Caracalla) all'interno di Roma Vintage, verrà ripetuta la serata dedicata alla genesi del mitico programma televivivo. Parteciperanno Giancarlo Governi, Guido De Maria e Piero Montanari (me stesso...). Appassionati intervenite!

Un giovane promettente...

Un giovane promettente...
Luca, il giorno che si è vestito bene per il suo saggio di pianoforte. Sarà pur vero che "ogni scarrafone è bello a mamma soia", ma ci saranno pure degli scarrafoni universalmente belli, o no?

Maggio 2008: un piacevole incontro

Maggio 2008: un piacevole  incontro
Dopo più di vent'anni ho rivisto l'amico Giorgio Ariani, grande attore e voce ufficiale Italiana di Oliver Hardy (Ollio). Nel 1985 realizzammo la sigla di "2 Teste senza cervello" e Giorgio, con Enzo Garinei (Stanlio) doppiò una marea di film della coppia per i quali realizzai le musiche.

Una gita al "Giardino dei Tarocchi"

Una gita al "Giardino dei Tarocchi"
A Capalbio (Gr.) c'è un posto magico da visitare, con opere d'arte tra ulivi e macchia mediterranea, opera dell'architetta Niky De St. Phalle che ha realizzato in 20 anni un percorso di magnifiche statue ispirate ai Tarocchi, le magiche carte che predicono il futuro...Dato il suo nome, è meta di "sole" e personaggi cosiddetti " taroccati". Wanna Marchi e sua figlia sono state spesso viste aggirarsi tra le magnifiche statue!

Diana Nemi 2007/2008

Diana Nemi 2007/2008
Da sx alto: Samuele, Emanuele, Federico R., Lorenzo, Matteo, Edoardo, il Mister Eugenio Elisei. Sotto:Simone, Luca, Daniele, Valerio, Riccardo, Federico C.

Luca e Pedro 'Piedone' Manfredini

Luca e Pedro 'Piedone' Manfredini
Col mio "idolo" calcistico di ieri

Luca e Francesco Totti

Luca e Francesco Totti
Col suo "idolo" calcistico di oggi

Luca Montanari

Luca Montanari
Il calciatore. Questa stagione, la prima di campionato con i pulcini della "Diana Nemi", è capocannoniere. Ha messo a segno ben 43 reti e tutte senza rigori, ma ventidue su calci piazzati!

Luca Montanari

Luca Montanari
Nel momento della premiazione

Daniele Serafini

Daniele Serafini
La premiazione

A S D Diana Nemi Pulcini '98. Anno 2006 -'07

A S D Diana Nemi Pulcini '98. Anno 2006 -'07
Da sx della foto: Samuele, Matteo, Riccardo,Federico, Wulnet, Carlo, Luca, Daniele. Seduto con il pallone, una vera pestilenza, Federico Rosselli. Dobbiamo dire grazie alla pazienza infinita del Mister Eugenio Elisei, che più volte ha pensato di mollare la squadra e dedicarsi alle missioni in Angola - E' meno faticoso - mi ha detto, disperato, alla fine di un allenamento.

Allenamenti anno 2007-2008

Allenamenti anno 2007-2008
Il mio secondo figlio unico...

Matteo Montanari

Matteo Montanari
Il mio primo figlio unico...

Ado e Sania Montanari

Ado e Sania Montanari
The Peter's Sisters

La Roma tra la "B" e la "A" 1951-1952

La Roma tra la "B" e la "A" 1951-1952
Memmo Montanari (primo a dx nella foto) con i suoi tifosi in una trasferta della Roma. La foto è stata scattata al ritorno da Verona il 22 giugno 1951. Solo dopo quella partita la Roma ebbe la certezza di tornare in serie A

Memmo Montanari, capo dei tifosi, in azione nel suo poderoso incitamento alla squadra.

Memmo Montanari, capo dei tifosi, in azione nel suo poderoso incitamento alla squadra.
Mio padre, che si diceva fosse danaroso, quando morì era povero. Qualcuno nel nostro quartiere Celio racconta ancora che comprava i giocatori alla Roma...

Mio padre al centro dei vip della Roma

Mio padre al centro dei vip della Roma
Ricordo questa foto da sempre. Quella che avevamo in casa aveva un ritocco fatto a mano da non so chi (forse mio padre stesso). Il "pittore" aveva dipinto a tutti pantaloncini da calcio e gambe nude! In quel periodo glorioso nasce il giornale "Il Giallorosso" che contribuì attivamente alla ricostruzione della Roma. Fu fondato da mio padre, Angelo Meschini (capi storici di allora del tifo romanista) e dai fratelli Mario e Peppino Catena (soci della Roma) con la collaborazione dell'avvocato Alberto Saccà, con cui mio padre, nei miei ricordi da piccolo, aveva rapporti conflittuali.

Il Giallorosso

Il Giallorosso
Testata del giornale dei tifosi della Roma fondato da mio padre nel 1952. Ero piccolino e ricordo quel giorno che mi fece vedere le bozze...ricordo la finestra della mia camera sulla Piazza, al civico 4, ed il Colosseo davanti.

Pop & Jazz History

Pop & Jazz History
Sonorizzazione

1970 Pop Maniacs

1970 Pop Maniacs
Qui ci sono anche le musiche di Spyderman e i Fantastici Quattro che feci nel 1977 per Supergulp!

Il Pianeta Totò

Il Pianeta Totò
Fotogramma della sigla di Mario Sasso per la prima trasmissione di Rai 2 sul grande attore. Gli occhi di Totò si muovevano a tempo con una mia tarantella che si trasformava via via in rock sulle note di Malafemmena.

Laurel & Hardy

Laurel & Hardy
Logo originale della trasmissione

Laurel & Hardy

Laurel & Hardy
Un fotogramma della sigla di "Due teste senza cervello". Ci lavorò a lungo il videoartista Mario Sasso, alla SBP di Roma, con Virginia Arati che dipingeva elettronicamente 'frame by frame', con un computer costosissimo della Quantel che si chiamava appunto Paintbox. Credo che questa sigla sia stata la prima in Tv ad essere realizzata con questa straordinaria tecnica.

Il mio recording studio

Il mio recording studio
La regia

studio

studio
La sala di ripresa

studio

studio
la regia

studio

studio
La regia

Il ritorno di Ribot 1991

Il ritorno di Ribot 1991
Uno sceneggiato interpretato dal grande cantante e attore franco-armeno Charles Aznavour e Delia Boccardo, diretto da Pino Passalacqua per Rai1 e Antenne2 con la colonna sonora composta da me.

Processo di famiglia di Nanni Fabbri, 1992 per Rai1

Processo di famiglia di Nanni Fabbri, 1992 per Rai1
Alessandra Martinez, protagonista del film in due puntate con la mia colonna sonora.

Le Gorille

Le Gorille
Serie TV franco anglo italiana che riprende dei film del 1957-58 con Lino Ventura. Il personaggio è Geo Paquet, agente segreto francese, Di questa serie ho musicato 2 episodi, per la regia di Maurizio Lucidi e Duccio Tessari

Top model

Top model
Film con D'Amato

Top model

Top model
Stesso film uscito in Grecia

Top girl

Top girl
Film sequel di D'Amato. Beh, dopo tutte ste top, non poteva mancare la girl!

High finance woman

High finance woman
Altro film di D'Amato con le mie musiche