di Piero Montanari
Ah la musica percussiva! Il suo ascolto ti porta immediamente ab ovo, alle origini primordiali dell’Uomo, come primo esempio di musica concettuale nella Storia. Nasce dal “tum tum” del battito cardiaco e si diffonde tra le tribù primigenie come forma di comunicazione, ben prima della parola e subito dopo i grugniti. Ah, quanto amo la musica percussiva! I miei amici più cari, nella mia carriera di bassista, sono sempre stati i batteristi, con i quali o sempre fatto comunella in tour.
In questi giorni si sente molto parlare dell’epiteto che Mara Carfagna ha lanciato contro Alessandra Mussolini, facendola infuriare a morte: vajassa! Questa parola in italiano arcaico, ha il significato di fantesca, serva, ma che in napoletano, invece, rappresenta un insulto ben più forte, perché vajassa è “donna volgare e incline al pettegolezzo e alla rissa." Quindi ecco svelato il motivo di cotanta incazzatura dell’onorevole Alessandra, che il napoletano lo conosce bene, date le sue origini.
Che c’entrano gli strumenti a percussione con le donne volgari e pettegole (leggi pure: bagasce)? Presto detto, perché si parla di uno di questi in particolare: lo “scetavajasse” (in dialetto napoletano: sceta = sveglia, vaiasse = domestiche), come cita il dizionario - è uno strumento della musica popolare dell'Italia meridionale, costituito nella forma più tipica da due bastoncini di legno, di cui uno liscio e l'altro dentellato, eventualmente con una serie di piattini metallici sul lato opposto alla dentellatura. Lo sfregamento del secondo bastone sul primo (usualmente tenuto con la mano sinistra da un capo e l'altro capo che poggia sulla spalla), provoca il caratteristico suono. Si accompagna generalmente ad altri strumenti quali il putipù, le triccheballacche e la caccavella. –
Ora sappiamo che lo “scetavajasse” era quello strumento percussivo rumorosissimo che serviva ai padroni per richiamare l’attenzione delle servette che, o riposavano, o erano ad altre faccende affaccendate.
Pare, dico pare, che in una delle email venute fuori dalla gola profonda di Wikileaks, si parli proprio di una armadio nella villa di Silvio Berlusconi, pieno zeppo di “scetavajasse” di tutti i tipi e di tutte le epoche. Si dice anche che il Presidente ne sia un grande intenditore ed un dotto collezionista.
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