L'AUTORE

venerdì 31 gennaio 2014

E Marchionne urlò: evviva la FCA!


Il nuovo logo della Fiat Chrysler Automobiles (ex Fiat)
Il nuovo logo della Fiat Chrysler Automobiles (ex Fiat)


di Piero Montanari

Dal momento in cui ho visto FCA, il nuovo logo acronimo della Fiat Chrysler Automobiles, la Company fondata da Marchionne dopo aver acquisito il marchio americano, ho iniziato a fare una serie di considerazioni che vorrei socializzare.

La prima è che sembra il marchio di un prodotto farmaceutico, piuttosto che quello di costruttori di auto. Dicono che è minimalista, essenziale, maiuscolo, assertivo. Mah, direi brutto che più brutto non si poteva concepire, tanto è tristanzuolo scolorito, banale.

Ma ecco invece come lo descrive il portavoce dello studio che lo ha creato, il noto Robilant & Associati: "Nel marchio le tre lettere vivono all'interno di una raffigurazione geometrica ispirata alle forme essenziali della progettazione automobilistica: la F, generata dal quadrato simbolo di concretezza e solidità; la C, che nasce dal cerchio, archetipo della ruota e rappresentazione del movimento, dell'armonia e della continuità; e infine la A, derivata dal triangolo, che indica energia e perenne tensione evolutiva".

Una bella descrizione per cercare di ammannirci una bruttura che dovrebbe nascere dal pensiero di professionisti del bello e della comunicazione, evidentemente in crisi creativa.
Perché poi - e questa è la seconda considerazione - ci sarà pur stato in un ufficio marketing della Fiat un pubblicitario, un grafico, un usciere che abbia detto in riunione o tra i corridoi: "Guardate che FCA forse potrebbe dare adito ad una interpretazione quanto meno pruriginosa, forse sarebbe meglio che scambiaste le lettere: AFC oppure CFA, oppure togliete Fabbrica e mettete Industria." E tutti gli devono aver risposto: No, va bene così, FCA è corretto, tra la F e la C non c'è mica la "I", e poi noi del nord usiamo la "G" non la "C" per indicare quella parte lì della donna."

All'annuncio del marchio FCA si è scatenato il mondo dei media sui doppisensi che questo acronimo ha subito indotto: sul web c'è chi ha scritto testualmente: "Chissà se la FCA continuerà a fare automobili a CZO?" Un giusto interrogativo al quale dovranno dare una risposta convincente gli acuti responsabili del marketing.

Se può essere di parziale consolazione, FCA non lo vedremo dietro (sarebbe meglio dire davanti) alle automobili prodotte in Olanda, dove anche lì gira parecchia FCA, come da consueta e banale sineddoche. Resteranno impressi sulle auto i soliti marchi del gruppo in attività: Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Chrysler, Jeep, Ram Trucks, Dodge e SRT, oltre al brand Mopar specialista in parti speciali e di ricambio. FCA lo vedremo solo sull'intestazione dei contratti, quando compreremo un auto, in fondo al libretto di istruzioni o sui progetti di rateizzazioni.

Insomma, per fortuna dietro l'auto delle nostre signore non ci sarà scritto a lettere cubitali l'equivocabile NUOVA FCA SUPER LUSSO, (magari pure 2000) che ad altro fa immediatamente pensare.

domenica 26 gennaio 2014

La vera storia di Riz Ortolani

di Piero Montanari
La morte del maestro Riz (Riziero ) Ortolani mi riporta ad una storia che ho sempre sentito raccontare nell'ambiente musicale, dai dettagli però fumosi e complessi, che riguardano il suo brano più famoso, More, colonna sonora del film Mondo cane di Gualtiero Iacopetti.

Questo film fu il capostipite di un filone di successo chiamato "mondo movie", documentari sensazionalisti che mostravano usi e costumi di varie etnie mel mondo, con la voce fuoricampo a commentare in maniera pseudo-sociologica le immagini spesso scabrose e violente di torture, donne che partoriscono davanti alla MdP per la prima volta, iniziazioni tribali e anche ammazzamenti vari. Ne seguirono altri, appunto, ma con molto meno successo del primo, che addirittura ebbe un premio al Festival di Cannes e una nomination all'Oscar nel 1963.

More, Il leitmotiv di Mondo Cane, di Ortolani e Nino Oliviero (l'altro musicista che collaborò alla stesura della colonna sonora del film) arrivò in America con la fortunata pellicola, tanto che Norman Newell, un paroliere americano, scrisse un testo e lo fece diventare una canzone che iniziò un percorso di successi a dir poco strepitoso. Venne incisa addirittura da Frank Sinatra, Nat "King" Cole, Doris Day, ma anche dall' orchestra di Kai Windig, che fece arrivare il brano al 18° posto in classifica nella Billboard Top 100 per 15 settimane, da Count Basie o dal grande pianista Errol Gardner. Insomma, divenne quello che si dice normalmente un "evergreen", un brano sempreverde, che viene eseguito continuamente nel tempo e da tanti artisti.

Il successo inatteso di More e la valanga di soldi che il brano incassava nel mondo, fece scoppiare le liti tra editori e compositori, soprattutto perché dalle altre parti del mondo i sub-editori si mangiavano la fetta più grande dei diritti, e alla Siae arrivavano briciole per i compositori italiani, Ortolani e Oliviero, ai quali si era aggiunto l'autore del testo in italiano, Marcello Ciorciolini (Ti guarderò nel cuore), che si vide scavalcato così dall'autore statunitense.

Iniziò una terribile e lunghissima causa che di sicuro minò la serenità di Riz Ortolani e di sua moglie, la cantante Katina Ranieri (la ricordo bene nelle sue apparizioni nella tv dei '60) e degli altri due autori italiani, ai quali, non ostante le nobili esecuzioni del loro brano e le vendite di dischi milionarie, arrivavano solo le briciole.

La causa si protrasse negli anni, tra acerrime battaglie di avvocati e furibonde sfuriate di Ortolani, e credo si risolse con parziale soddisfazione del Maestro, il quale però rimase molto scosso dalla storia. So per certo che ne parlava continuamente con veemenza e rabbia, e che gli comportò una sequela interminabile di viaggi negli Stati Uniti, dalla sua villa isolata sull'Aurelia, vicino al fiume Arrone.

sabato 18 gennaio 2014

Rino Gaetano, l'amico che non ci ha mai lasciato (II parte)

di Piero Montanari
Prosegue il racconto di come conobbi Rino, e l'inizio della nostra collaborazione artistica, che continuò con un tour bellissimo qualche anno dopo il nostro primo incontro presso l'Apollo Records di Vianello-Califano e la IT-Rca di Vincenzo Micocci.

Rino venne un giorno in questo "cenacolo" artistico in compagnia dell'allora mio caro amico Venditti. Tra di noi si era creata una certa stima e simpatia e ci frequentavamo spesso, in giro a far danni, o passando insieme le festività natalizie, tra casa mia al Colosseo e la sua a corso Trieste. Aveva appena fatto "Roma Capoccia" per la IT e Antonello iniziava ad avere molto successo.

Anch'io in quel momento mi affermavo come bassista e come arrangiatore, quindi venne automatico che, una volta avuto l'ok da Vincenzo Micocci per produrre il 45 giri di Rino, Antonello ed io entrassimo in sala di registrazione collaborando insieme alla sua realizzazione. Ci avvalemmo della consulenza di Aurelio Rossitto, il fonico dello "Studio 38" e proveniente dalla "scuola" dell'RCA e lo coinvolgemmo nella produzione dei due brani. Infatti I love you Maryanna/Jacqueline, 45 giri di Kammamuri's - Rino Gaetano, esce prodotto da RosVeMon, che poi sarebbe l'acronimo di Rossitto-Venditti e Montanari.

Chiamammo a suonare alcuni musicisti, ed il coro delle Babayaga, un gruppo di promettenti ragazze della Rca che all'epoca si prestavano per cantare in molti Lp di artisti in scuderia. Feci l'arrangiamento dei brani, suonai il basso e le chitarre e Venditti il pianoforte. Antonello portò anche uno zampognaro che veniva per le feste di Natale sotto casa sua, e gli facemmo suonare la zampogna, peraltro stonatissima che, se ci fate caso, entra ed esce ogni tanto dall'arrangiamento (molti credono si tratti di un arcaico sintetizzatore).

C'era un'atmosfera divertita e surriscaldata. Si scherzava e si rideva molto e Rino era straordinariamente naïf e simpatico, come sempre. Sinceramente non sapevo perché si volesse chiamare Kammamuri's piuttosto che Rino Gaetano, ma doveva essere una delle sue tante piccole follie, molte delle quali poi si rivelarono a posteriori genialate musicali e lessicali, quasi fossero intuizioni e pensieri premonitori di quello che sarebbe stata la società civile nei futuri decenni. Ora lo possiamo affermare con forza, allora pensavamo ad un gioco simpatico di un folletto che inventava filastrocche da "castigat ridendo mores".

Rino stette fermo un po' di tempo per scrivere e riflettere dopo quel primo 45 giri che passò quasi inosservato. Non ebbe molto successo nemmeno il seguente Lp "Ingresso Libero" e dovette aspettare il grande colpo di "Ma il cielo è sempre più blu" del 1975 per affermarsi definitivamente. Nel 1978 andò in Messico con Giacomo Tosti, dove la RCA aveva inaugurato i nuovi studi e servivano personaggi noti per reclamizzarli, e ritornò con "Ahi Maria", ed il suo 33 giri mexican-mariachi molto divertente.

Volle fare un tour estivo promozionale l'anno successivo (1979) e mi chiese di entrare nella band. Mi disse che desiderava lavorare con tutti musicisti che, in qualche modo, avessero contribuito al suo successo. Alla batteria c'era Massimo Buzzi, alle chitarre Nanni Civitenga, io al basso e Rino alla chitarra acustica. Riproponemmo praticamente tutti i brani che avevano reso unico Rino, da "Berta Filava" a "Gianna", "Ma Il Cielo è Sempre più Blu" a "Aida", da "Mio Fratello è Figlio Unico" a "Nuntereggae Più" a "Spendi Spandi Effendi". Il road manager era l'amico Franco Pontecorvi, che poi ho avuto modo di rivedere e con il quale si è riparlato dei bei tempi con Rino, perché abita vicino a me, sui Castelli Romani.

Rino era un personaggio semplice ed ironico, tenero e spontaneo con una gran voglia di essere in qualche modo diverso dagli altri cantautori, ed affermare questa diversità con la sua arte, nella quale credeva moltissimo, anche se a me sembrava di una semplicità, eccessiva, quasi disarmante. Poi capii che la sua ironia e il non-senso dei quali le sue canzoni erano intrise, fecero una mistura esplosiva la cui detonazione è arrivata fino a noi oggi, facendo innamorare della sua musica le generazioni successive che adorano Rino letteralmente.

Il ritratto tracciato dalla fiction della Rai fa di Rino un depresso e alcolista, cosa vera solo in parte. Gli piaceva bere, fare un po' il "ragazzaccio", ma non mi risulta ai livelli che ci hanno raccontato gli sceneggiatori della storia. Ho conosciuto il bravissimo attore che lo ha rappresentato così fedelmente, Claudio Santamaria, ed anche lui sostiene la stessa cosa, e cioè che Rino era godereccio ma non nella maniera distorta rappresentata nel film.

A luglio del 2009 c'è stata una serata celebrativa su di lui al Parco di S. Sebastiano, a Roma dove è intervenuta, oltre a Giancarlo Governi con il suo "Ritratto di Rino Gaetano", anche sua sorella Anna ed il gruppo di suo nipote, che fa le cover dei suoi brani. Per l'occasione ho cantato "I love you Maryanna" che, finalmente e grazie alla sorella Anna, ho saputo non fosse dedicata alla marijuana ma alla nonna Marianna alla quale Rino era molto affezionato.

mercoledì 15 gennaio 2014

Rino Gaetano, l'amico che non ci ha mai lasciato

di Piero Montanari
Oggi Rino Gaetano, il mitico cantautore crotonese, se non avesse incontrato quel maledetto camion Fiat 650D sulla corsia opposta alla sua sulla via Nomentana di Roma, alle 4 del mattino del 2 giugno 1981, ma soprattutto, se non fosse stato rifiutato da ben cinque ospedali - seppur prontamente soccorso - sarebbe ancora con noi, a deliziarci con le sue magiche filastrocche apparentemente "non sense". Rino purtroppo non c'è più ma fortunatamente di lui vive il ricordo dentro di me, presente e lancinante. Ho avuto con lui una storia di amicizia e professionale, che racconto inserendola nell'ambiente nel quale la sua particolare personalità artistica si è formata ed è esplosa. La sua morte prematura ce lo ha consegnato - a distanza di oltre trent'anni - mito dei nostri tempi, immortale e trasversale per tutte le culture e per tutte le generazioni, riscoperto da una moltitudine di ammiratori che lo adorano letteralmente. Molte persone sui social mi scrivono chiedendomi notizie di Rino, della sua vita privata, delle sue passioni, delle sue emozioni. Spero che questo racconto in due parti (pubblicherò in seguito la seconda) soddisfi la curiosità che questo straordinario personaggio ha animato nel cuore di tante persone che lo amano.

Nei primi anni '70 ero un assiduo frequentatore del Folkstudio, quando da Via Garibaldi si spostò a Via Gaetano Sacchi, sempre nel rione Trastevere e quando Giancarlo Cesaroni lo rilevò dal fondatore Harold Bradley, artista pittore e musicista. Il locale era un cantinone con ampi spazi (probabilmente un ex magazzino o bottegone di artigiano) dove c'era un grande ingresso ed una bella sala piena di vecchie sedie con il palco per esibirsi. Un luogo assolutamente grezzo e spoglio, come si usava all'epoca, dove la sostanza della proposta artistica prevaleva su quella estetica, cui non fregava nulla a nessuno.

Pareti ricoperte di iuta, tavolacci di legno per bere e panche sconnesse per sedersi. Sedie impagliate, faretti, manifesti alle pareti di artisti di riferimento, compreso Bob Dylan che vi si esibì nel 1962 di passaggio a Roma per andare a trovare la sua ragazza a Perugia. Si racconta che c'erano non più di 15 persone, ma questa è storia conosciuta. C'era una programmazione che combinava Jazz e musica folk, cantautori esordienti, i festival di jazz&folk a millecinquecento lire consumazione compresa. Tutti eravamo spettatori e protagonisti di volta in volta. Là ho suonato con jazzisti famosi e con cantanti esordienti solo per il gusto ed il piacere di esserci anch'io, non certo per soldi. Non esisteva a Roma ma nemmeno in Italia un altro locale così, ricco di speranze artistiche e politiche, pieno di energie nuove e rivoluzionarie, proprie del momento storico che stavamo vivendo.

Il Folkstudio vide un lento declino col cambiare delle cose. Probabilmente vinse su tutti i cambiamenti epocali, il "pescivendolo" che abitava sopra al locale, personaggio e spauracchio mitico, forse inventato da Giancarlo Cesaroni per farci abbassare il volume della musica. Non lo sapremo mai.

Roma in quel momento sembrava essere diventata il centro della discografia italiana, brulicava di iniziative e di personaggi più o meno validi, folli e strampalati in cerca di fortuna e visibilità, studi di registrazione, e la grande mamma RCA pronta ad accogliere, sperimentare, lanciare o buttare via. Sempre nei primi anni '70 eravamo uno sparuto gruppo di musicisti esordienti che cercavano opportunità lavorative (Roberto Conrado, Luigi Lopez, Loredana Bertè e la sorella Mia Martini, Renatino Zero, Amedeo Minghi, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Mimmo Locasciulli etc).

Suonavo nei concerti con Romano Mussolini e Tony Scott, ma mi piaceva anche molto la musica pop ed avevo il pallino di diventare un turnista in sala di registrazione. L'opportunità ci venne data dall'apertura di una di queste, lo "Studio 38" a via Guido Banti, nel quartiere 'chic' di Vigna Clara, con annessi uffici di una nuova etichetta discografica, la Apollo Records di Vianello (con il quale mi esibivo in tour) e Califano. Fortuna volle che l'altra parte degli uffici venne occupata dalla IT di Vincenzo Micocci (...Vincenzo io t'ammazzerò/ perché sei troppo stupido per vivere/ gli cantava "gentilmente" Alberto Fortis, per essere stato da lui ignorato come artista. ).

Mi sentii "come un pisello in un baccello" perché incominciai ad essere chiamato a suonare da tutti. Infatti iniziai con De Gregori (Alice non lo sa) proseguendo con Minghi (album Amedeo Minghi), Edoardo De Angelis, Renato Zero (No mamma, no, però nei grandi studi dell'RCA, alla quale sia la It che la Apollo erano affiliate), Rino Gaetano (I love you Maryanna) che produssi anche. Ma anche tanti altri come: Edoardo e Stelio (Lella), Daniela Goggi, I Vianella (Semo gente de borgata) etc. Insomma, quel posto era il fulcro dell'attività di molti giovani esordienti musicisti.

Ovviamente, considerate le giovani età e l'inesperienza, le sedute di registrazione spesso erano totalmente disorganizzate. Ricordo il primo giorno che ci riunimmo per registrare Alice non lo sa, nella più assoluta ingenuità eravamo solo in tre: Francesco De Gregori, il fonico Aurelio Rossitto ed io. Dissi a Francesco che sarebbe stato meglio chiamare qualcun altro, un batterista ed un chitarrista. Feci un po' di telefonate e nel pomeriggio si presentarono Massimo Buzzi e Jimmy Tamborrelli, cosicchè potemmo iniziare a lavorare sui brani. Ovviamente non c'erano direttori o arrangiatori, quindi ognuno di noi si prodigava ad organizzare la seduta e a mettere a posto i brani musicali. Spesso scrivevo le parti per gli altri musicisti ed inventavo l'arrangiamento, senza che questo fosse generalmente riconosciuto economicamente o, magari, ricordato nei crediti del disco. Ma allora funzionava così... (fine prima parte)

I vecchietti che salvano la serie A

di Piero Montanari
Se lo sport è metafora della vita, il calcio probabilmente ne è la rappresentazione più intensa, più popolare e più affascinante. Anche chi non ama questo sport o lo segue marginalmente, può cogliere in esso aspetti umani di straordinaria intensità drammaturgica.

Come la sfortunata storia del giovane talentuosissimo attaccante della Fiorentina e della Nazionale Italiana, Giuseppe "Pepito" Rossi, costretto per la terza volta, nella sua pur breve carriera, a fermarsi per un incidente grave al suo ginocchio destro, già operato tre volte, mentre stava disputando il derby toscano contro il Livorno due giorni fa. Forse si dovrà operare di nuovo, fermarsi per più di tre mesi. A rischio non soltanto la presenza al prossimo campionato mondiale ma anche la sua carriera.

Storie tristi e storie edificanti, come l'incredibile percorso esistenzial-professionale di tre "vecchietti" del pallone che, con la loro classe e capacità di superare l'età anagrafica, riescono a giocare ancora a livelli stratosferici e ad incidere fortemente nel campionato in corso. Inimmaginabile fino a qualche decennio fa, che si smetteva a trent'anni, e la durata della loro vita calcistica ad altissimi livelli sembra non finire mai. Eccoli i tre anziani moschettieri dell'italico pallone:

Francesco Totti (Roma, 27 settembre 1976) 38 anni da compiere, se gioca lui la Roma si illumina della sua luce, del suo talento, delle sue invenzioni di prima intenzione, dei suoi passaggi "no look" che incantano i tifosi e i cultori del bel calcio. Se gioca lui la partita diventa uno spettacolo di alta classe. Da poco rientrato dopo un infortunio piuttosto serio e con i tempi di recupero allungati causa età, contro la fortissima Juventus non ha potuto brillare come al solito. Sta comunque rimettendosi e c'è da credere che presto tornerà quello delle dieci vittorie consecutive e delle diciotto partite utili della Roma. Come farà il C.T. Prandelli a non portarlo al Mondiale?

Luca Toni (Pavullo nel Frignano, 26 maggio 1977) 37 anni, messo da parte per un periodo da tutti, quest'anno in forza alla cadetta Verona Hellas sembra rinascere, non ostante l'età e segna sempre (contro l'Udinese seconda doppietta consecutiva, 9 gol totali) caricandosi sulle spalle la sua squadra, rivelazione di questo campionato 2013-14. Se continua così sarà difficile per Prandelli non portarlo al Mondiale.

Miroslav "Miro" Klose (Opole, 9 giugno 1978) 36 anni, è il più giovane dei "vecchietti". La Lazio non sta certo brillando in questo campionato, la squadra ha avuto problemi seri col suo allenatore, allontanato dalla Società, col ritorno in panchina del vecchio Reja. La partita contro l'Inter era ricca di significati, bisognava vincerla. E chi ci pensa a dare la vittoria alla Lazio? A nove minuti dalla fine di una partita piuttosto scialba, ecco il guizzo di un grande campione che al volo segna uno dei suoi grandi gol, confermando l'importanza assoluta della sua presenza nella squadra, e tutto sempre non ostante il suoi 36 anni.

Anche se il declino inesorabile è ad attenderli là, dietro l'angolo, fanno bene al cuore le storie di uomini che, con la forza della loro passione, insegnano a non mollare mai, in barba alla loro età.

Premio alla Cultura

PREMI SPECIALI

A BENEMERITI DELLA CULTURA

(Trofeo di Cristallo e Medaglia d’oro del Presidente dell’Ass. Cult. “P. Raffaele Melis O.M.V.”)

Musicista Regista Maestro PIERO MONTANARI
Roma

Premio “Francesco Di Lella”

“Per avere contribuito con la musica e la regia all’evoluzione ed all’affermazione di attori e cantanti di chiara fama nazionale ed internazionale, lasciando un segno vivo nel panorama cinematografico e musicale italiano, senza mai desistere anche in un periodo così difficile ed arduo come l’attuale.”

Firmato Augusto Giordano, Getulio Baldazzi, P.Ezio Bergamo, Rita Tolomeo, Maurizio Pallottí, Domenico Di Lella, Maria Fichera, Gianni Farina, Rita Pietrantoni, Paola Pietrantoni, Domenico Gilio.

Il premio sarà conferito il 13 giugno 2010 alle ore 16 al teatro S. Luca, in via Lorenzo da' Ceri 136 - Roma.

Esce il cofanetto della mitica trasmissione!

Esce il cofanetto della mitica trasmissione!
Finalmente nelle librerie "L&H:2 Teste senza cervello", libro e Dvd con la summa delle puntate migliori e, udite udite, dialoghi ANCHE IN ORIGINALE . Lo abbiamo presentato da MelBookStore il 30 giugno 09. C'era Italo Moscati, persona di straordinaria cultura e spessore umano. Con quella di Giancarlo le due 'memorie' si intersecavano a meraviglia! Due teste con parecchio cervello...SE TI INTERESSA COMPRARLO, CLICCA SULL'IMMAGINE!

Al Parco di S. Sebastiano

Al Parco di S. Sebastiano
Con Guido De Maria e Giancarlo Governi, i padri di SUPERGULP!

Celebriamo SUPERGULP!

Celebriamo SUPERGULP!
Talk Show con Giancalo e Guido al "Roma Vintage Festival", 16 giugno 2009 dedicato allo storico programma Rai

Celebriamo Gabriella Ferri

Celebriamo Gabriella Ferri
Con Giancarlo

...e Rino Gaetano

...e Rino Gaetano
Con Giancarlo

...ancora Rino

...ancora Rino

Con sua sorella Anna Gaetano e Giancarlo

Con sua sorella Anna Gaetano e Giancarlo
In omaggio a Rino, quella sera ho cantato "I love you Maryanna", primo disco di Rino, prodotto da me e da Antonello Venditti nel 1973. Con Rino feci un tour nel 1979. Alla batteria c'era Massimo Buzzi, alle chitarre Nanni Civitenga e Rino e io al basso. Il 'road manager' era Franco Pontecorvi che oggi vive come me sui Castelli Romani e vende occhiali.

Serata Supergulp

Serata Supergulp
Venerdì 17 luglio '09 al Parco S. Sebastiano (Caracalla) all'interno di Roma Vintage, verrà ripetuta la serata dedicata alla genesi del mitico programma televivivo. Parteciperanno Giancarlo Governi, Guido De Maria e Piero Montanari (me stesso...). Appassionati intervenite!

Un giovane promettente...

Un giovane promettente...
Luca, il giorno che si è vestito bene per il suo saggio di pianoforte. Sarà pur vero che "ogni scarrafone è bello a mamma soia", ma ci saranno pure degli scarrafoni universalmente belli, o no?

Maggio 2008: un piacevole incontro

Maggio 2008: un piacevole  incontro
Dopo più di vent'anni ho rivisto l'amico Giorgio Ariani, grande attore e voce ufficiale Italiana di Oliver Hardy (Ollio). Nel 1985 realizzammo la sigla di "2 Teste senza cervello" e Giorgio, con Enzo Garinei (Stanlio) doppiò una marea di film della coppia per i quali realizzai le musiche.

Una gita al "Giardino dei Tarocchi"

Una gita al "Giardino dei Tarocchi"
A Capalbio (Gr.) c'è un posto magico da visitare, con opere d'arte tra ulivi e macchia mediterranea, opera dell'architetta Niky De St. Phalle che ha realizzato in 20 anni un percorso di magnifiche statue ispirate ai Tarocchi, le magiche carte che predicono il futuro...Dato il suo nome, è meta di "sole" e personaggi cosiddetti " taroccati". Wanna Marchi e sua figlia sono state spesso viste aggirarsi tra le magnifiche statue!

Diana Nemi 2007/2008

Diana Nemi 2007/2008
Da sx alto: Samuele, Emanuele, Federico R., Lorenzo, Matteo, Edoardo, il Mister Eugenio Elisei. Sotto:Simone, Luca, Daniele, Valerio, Riccardo, Federico C.

Luca e Pedro 'Piedone' Manfredini

Luca e Pedro 'Piedone' Manfredini
Col mio "idolo" calcistico di ieri

Luca e Francesco Totti

Luca e Francesco Totti
Col suo "idolo" calcistico di oggi

Luca Montanari

Luca Montanari
Il calciatore. Questa stagione, la prima di campionato con i pulcini della "Diana Nemi", è capocannoniere. Ha messo a segno ben 43 reti e tutte senza rigori, ma ventidue su calci piazzati!

Luca Montanari

Luca Montanari
Nel momento della premiazione

Daniele Serafini

Daniele Serafini
La premiazione

A S D Diana Nemi Pulcini '98. Anno 2006 -'07

A S D Diana Nemi Pulcini '98. Anno 2006 -'07
Da sx della foto: Samuele, Matteo, Riccardo,Federico, Wulnet, Carlo, Luca, Daniele. Seduto con il pallone, una vera pestilenza, Federico Rosselli. Dobbiamo dire grazie alla pazienza infinita del Mister Eugenio Elisei, che più volte ha pensato di mollare la squadra e dedicarsi alle missioni in Angola - E' meno faticoso - mi ha detto, disperato, alla fine di un allenamento.

Allenamenti anno 2007-2008

Allenamenti anno 2007-2008
Il mio secondo figlio unico...

Matteo Montanari

Matteo Montanari
Il mio primo figlio unico...

Ado e Sania Montanari

Ado e Sania Montanari
The Peter's Sisters

La Roma tra la "B" e la "A" 1951-1952

La Roma tra la "B" e la "A" 1951-1952
Memmo Montanari (primo a dx nella foto) con i suoi tifosi in una trasferta della Roma. La foto è stata scattata al ritorno da Verona il 22 giugno 1951. Solo dopo quella partita la Roma ebbe la certezza di tornare in serie A

Memmo Montanari, capo dei tifosi, in azione nel suo poderoso incitamento alla squadra.

Memmo Montanari, capo dei tifosi, in azione nel suo poderoso incitamento alla squadra.
Mio padre, che si diceva fosse danaroso, quando morì era povero. Qualcuno nel nostro quartiere Celio racconta ancora che comprava i giocatori alla Roma...

Mio padre al centro dei vip della Roma

Mio padre al centro dei vip della Roma
Ricordo questa foto da sempre. Quella che avevamo in casa aveva un ritocco fatto a mano da non so chi (forse mio padre stesso). Il "pittore" aveva dipinto a tutti pantaloncini da calcio e gambe nude! In quel periodo glorioso nasce il giornale "Il Giallorosso" che contribuì attivamente alla ricostruzione della Roma. Fu fondato da mio padre, Angelo Meschini (capi storici di allora del tifo romanista) e dai fratelli Mario e Peppino Catena (soci della Roma) con la collaborazione dell'avvocato Alberto Saccà, con cui mio padre, nei miei ricordi da piccolo, aveva rapporti conflittuali.

Il Giallorosso

Il Giallorosso
Testata del giornale dei tifosi della Roma fondato da mio padre nel 1952. Ero piccolino e ricordo quel giorno che mi fece vedere le bozze...ricordo la finestra della mia camera sulla Piazza, al civico 4, ed il Colosseo davanti.

Pop & Jazz History

Pop & Jazz History
Sonorizzazione

1970 Pop Maniacs

1970 Pop Maniacs
Qui ci sono anche le musiche di Spyderman e i Fantastici Quattro che feci nel 1977 per Supergulp!

Il Pianeta Totò

Il Pianeta Totò
Fotogramma della sigla di Mario Sasso per la prima trasmissione di Rai 2 sul grande attore. Gli occhi di Totò si muovevano a tempo con una mia tarantella che si trasformava via via in rock sulle note di Malafemmena.

Laurel & Hardy

Laurel & Hardy
Logo originale della trasmissione

Laurel & Hardy

Laurel & Hardy
Un fotogramma della sigla di "Due teste senza cervello". Ci lavorò a lungo il videoartista Mario Sasso, alla SBP di Roma, con Virginia Arati che dipingeva elettronicamente 'frame by frame', con un computer costosissimo della Quantel che si chiamava appunto Paintbox. Credo che questa sigla sia stata la prima in Tv ad essere realizzata con questa straordinaria tecnica.

Il mio recording studio

Il mio recording studio
La regia

studio

studio
La sala di ripresa

studio

studio
la regia

studio

studio
La regia

Il ritorno di Ribot 1991

Il ritorno di Ribot 1991
Uno sceneggiato interpretato dal grande cantante e attore franco-armeno Charles Aznavour e Delia Boccardo, diretto da Pino Passalacqua per Rai1 e Antenne2 con la colonna sonora composta da me.

Processo di famiglia di Nanni Fabbri, 1992 per Rai1

Processo di famiglia di Nanni Fabbri, 1992 per Rai1
Alessandra Martinez, protagonista del film in due puntate con la mia colonna sonora.

Le Gorille

Le Gorille
Serie TV franco anglo italiana che riprende dei film del 1957-58 con Lino Ventura. Il personaggio è Geo Paquet, agente segreto francese, Di questa serie ho musicato 2 episodi, per la regia di Maurizio Lucidi e Duccio Tessari

Top model

Top model
Film con D'Amato

Top model

Top model
Stesso film uscito in Grecia

Top girl

Top girl
Film sequel di D'Amato. Beh, dopo tutte ste top, non poteva mancare la girl!

High finance woman

High finance woman
Altro film di D'Amato con le mie musiche