L'AUTORE

domenica 24 gennaio 2016

25 anni dalla morte di Dino Viola, grande Presidente della AS Roma

Sport

25 anni fa moriva Dino Viola, il Presidente dell'orgoglio giallorosso

Sono passati 25 anni da quando un tumore all'intestino lo ha portato via. Il ricordo di Piero Montanari

PIERO MONTANARI
martedì 19 gennaio 2016 15:51

Dino Viola

Dino Viola


di Piero Montanari

Il 19 luglio del 1982, durante il raduno della AS Roma a Villa Dora Pamphili, il presidente allora in carica pronunciò queste parole che i tifosi non dimenticheranno mai: "Abbiamo le carte in regola per poter dare alla città di Roma lo scudetto giallorosso che aspetta da 40 anni".

Questo Presidente, che da allora si guadagnò la "P" maiuscola, era Dino Viola, un ingegnere meccanico di Massa Carrara che si innamorò perdutamente della Roma e ne venne ricambiato con altrettanta intensità, non solo per gli 11 anni e otto mesi della sua gestione, ma ancora oggi è palpabile tra i tifosi giallorossi l'affetto che circonda la sua memoria.

Entrò nei quadri dirigenziali della società già dai primi anni '70, rilevandola poi nel 1979. Va detto, ad onor del vero, che Viola fu amato e rispettato anche dalla gente laziale di Roma, che ha sempre riconosciuto in lui un leale avversario sportivo e una persona di alto profilo morale.

Quello scudetto poi arrivò come annunciato, ed era quella una Roma straordinaria, allenata da un ex grande calciatore, Niels Liedholm, che divenne un allenatore di altrettanta abilità, con un profilo umano caratterizzato da signorilità ed etica sportiva, doti oggi rare nel mondo del pallone.

Era la fantastica Roma del capitano Agostino Di Bartolomei, di Bruno Conti, di Ciccio Graziani, di Ancellotti di Falcao, una Roma fortissima che quel giorno di maggio, pareggiando 1 a 1 in casa del Genoa, consegnò nelle mani del Presidente il suo secondo scudetto della storia. "Vi abbraccio tutti - disse ai tifosi all'Olimpico, accorsi in massa per osannare il Presidente e la squadra prima dell'ultima gara contro il Torino - siete la forza di questa Roma!".

Sotto la guida di Dino Viola la Roma raggiunse risultati mai ripetuti nella sua Storia, neanche con un altro grande ed amato presidente, Franco Sensi che, con 15 anni, fu in carica più a lungo di tutti. Viola raggiunse con la sua amata Roma la finale di Coppa Campioni, che fu disputata proprio all'Olimpico contro il Liverpool, in una drammatica partita persa ai rigori, due dei quali sbagliati proprio dai suoi figli più rappresentativi, Bruno Conti e Graziani, in una partita che segnò per sempre il suo cuore e quello dei tifosi.

Viola fu un presidente illuminato, immaginò prima di tutti uno stadio solo per la sua squadra e i suoi tifosi, e creò la Polisportiva Roma, che comprendeva sezioni di altri sport, oltre il Calcio: Calcetto, Ciclismo, Nuoto, Hockey su prato, Baseball, Tennis Tavolo, Pattinaggio, Sport Handicap ed altri. Il suo amore per la Roma fu - forse - secondo solo a quello per sua moglie Flora che lo sostituì alla presidenza dopo la sua morte, avvenuta per un tumore il 19 gennaio del 1991.

A Trigoria il Comune gli ha dedicato il Piazzale Dino Viola, e nel 2010 fu organizzata una mostra monografica per ricordare questo grande Presidente: "Dino Viola, il Presidente dell'orgoglio giallorosso".

domenica 17 gennaio 2016

Claudio Baglioni tour Alè ò-ò, estate 1982

Uno dei tour di Claudio più belli, sicuramente il primo in tutti gli stadi e i palasport italiani. Suonammo anche a Venezia su un palco nell'acqua e riaprirono, per l'occasione, il vecchio Arsenale militare  chiuso da oltre cento anni. Il pubblico, normalmente sui prati degli stadi, quella sera era sulle barche. Fu per noi la serata più affascinante.

sabato 16 gennaio 2016

I Grandi Protagonisti Rai Tre

I GRANDI PROTAGONISTI

Nel 2015 è iniziato un nuovo programma per Rai Tre, che prenderà il posto di Ritratti, andato in onda per più di sessanta puntate e tutt'oggi trasmesso dalla Rai, dal titolo I GRANDI PROTAGONISTI. Abbiamo realizzato già quattro puntate: Mondaini-Vianello, Lucio Dalla, Pierangelo Bertoli e Mike Bongiorno, già trasmesse da Rai Tre. 
Ideato da Giancarlo Governi, la regia è di Silvio Governi,  le musiche sono mie con la collaborazione di Danilo Mosetti. Questo è un frame della sigla di testa, ovviamente quando passa il mio nome...


mercoledì 13 gennaio 2016

La morte a 69 anni di David Bowie

Culture

Morte e resurrezione di David Bowie

Dopo una dura battaglia contro il cancro. Addio alla leggenda del rock e icona indiscussa della musica mondiale. Il ricordo di Piero Montanari.

PIERO MONTANARI
lunedì 11 gennaio 2016 22:11

Morte e resurrezione di David Bowie. Il comento di Piero Montanari

Morte e resurrezione di David Bowie. Il comento di Piero Montanari

di Piero Montanari

"E' morto Bowie, è morto il Re del Rock" "Se n'è andato il Duca Bianco"... La notizia della morte di David Bowie, annunciata come al solito dai social sembrava, stamattina, il solito 'fake' dei soliti necrofili a caccia di click. Stavolta, oltre a stropicciarci gli occhi, abbiamo iniziato, increduli, a scorrere le testate dei quotidiani on line e tutti la riportavano come reale, compresa la sua pagina di wikipedia, dove si legge tristemente che Lui "è stato un cantautore polistrumentista, attore e compositore britannico".

L'incredulità lascia il posto allo sgomento e al tentativo di non crederci. "Ma come - pensiamo - ha appena lanciato due giorni fa "Blackstar", il suo nuovo album". E' il 28esimo, l'ultimo purtroppo, nel quale attraverso un video, bendato come Lazzaro, ci regala un brano (Lazarus, appunto) dove lui canta nella solita straordinaria atmosfera ipnotica che solo lui sapeva creare, e le note drammatiche ed apocalittiche nella voce, probabilmente la sua fine e la fine di un mondo, ma anche la sua resurrezione:" Guardate qui, sono in paradiso/ ho cicatrici che non possono essere viste/ho un dramma che non può essere rubato/tutti mi conoscono, adesso. Guarda qui, amico mio/ io sono in pericolo/non ho niente da perdere/sono così sballato che il mio cervello turbina/è caduto il mio cellulare in basso/non è proprio come me?"

Nulla faceva presagire la morte imminente di questa grandissima Leggenda della musica, che ha attraversato gli ultimi 50 anni regalandoci suggestioni musicali difficili da commentare con poche semplici parole. Bowie era un ricercatore colto, e tutti i generi musicali da lui affrontati nel corso della sua lunga carriera erano come segnati da uno stigma che solo il suo immenso talento era capace di infondere.

Il Duca è stato ed è un modello di riferimento per più generazioni di artisti che hanno letteralmente bevuto alla sua fonte inesauribile di suggestioni sonore e testi di grande spessore letterario, e siamo certi che Bowie entrerà anche nella storia della letteratura mondiale. Personalmente l'ho amato tantissimo, ed il suo penultimo album di marzo 2013, The next day, è stato per me una rivelazione, con il singolo Where are we now, che è il manifesto sull'incapacità dell'Uomo di capire sé stesso e il percorso per raggiungere un ideale futuro radioso. "Had to get the train From Potsdamer Platz/You never knew that/That I could do that/Just walking the dead"...posso farlo attravesando la morte.

I suoi album di quasi 50 anni fa sono ancora pietre miliari del rock psichedelico, anarchico, colto, iperrealista, mitteleuropeo, con invenzioni di suoni irraggiungibili e canzoni che chiamarle canzoni è riduttivo, perchè sono Opere tout court: Space Oddity, The Man Who Sold The World, Ziggy Stardust (The Rise and The Fall...), Aladdin Sane, ma anche Heroes, Scary Monsters e quel Let's Dance del 1983 che ci fece fare un balzo sulla sedia perchè il Duca si confrontava inaspettatamente con la "leggera" Dance, la Disco Music, ed anche lì abbiamo appreso alcune lezioni di stile e suggestioni magiche.

Soffriva di un cancro da 19 mesi e questa notizia non era molto divulgata, tanto che la sua morte ci ha trovati davvero increduli e sgomenti. Aveva annunciato anche il ritiro definitivo ed irrevocabile dalle scene, che già disertava dal 2006.

Come nella sua ultima opera Lazarus, David - amico di Gesù - risorgerà dalla sua morte, ne siamo certi. E già lo ha fatto, secondo noi, perchè David Robert Jones da Londra, 8 gennaio 1947, in Arte David Bowie, la sua immortalità se l'era già guadagnata da vivo e la sua fine ce lo consegna, come Lazzaro, vivo e presente nelle nostre anime e Mito che è diventato subito Leggenda.

venerdì 8 gennaio 2016

Quella volta che registrai con Pino Daniele Napule è

Culture

Quella volta che registrai con Pino Daniele Napule è

Era il 1977, suonare con Pino Daniele fu per me una sorpresa e un'emozione. Oggi penso che quel disco fu un miracolo di equilibrio e dolcezza. [Piero Montanari]

PIERO MONTANARI
martedì 5 gennaio 2016 13:12

La copertina di Napule è

La copertina del 45giri di Napule è

di Piero Montanari

È già passato un anno dalla drammatica notizia della morte di Pino. Si sapeva che era molto malato da tempo, ma non immaginavamo se ne andasse così, senza un filo di preavviso per farci assorbire meglio la brutta botta, anche se avevamo capito che la sua malattia era diventata il suo maledetto count down. Se n'è andato con la discrezione e lo stile che ha caratterizzato tutta la sua esistenza, da grande musicista e da grande uomo.
Era un ragazzo poco più che ventenne invece quando lo incontrai la prima volta, quel giorno di luglio del 1977 allo studio di registrazione Quattrouno di Claudio Mattone. In quel momento mi chiamavano spesso a suonare nei dischi come 'session man' e all'epoca facevo anche parte del trio jazz di Amedeo Tommasi con Roberto Spizzichino alla batteria, e tutti e tre eravamo insegnanti alla scuola St. Louis di Roma per i nostri rispettivi strumenti.
Claudio Poggi, il produttore di Terra mia di Pino, ci chiamò in blocco per registrare questo disco, che aveva avuto già una prima stesura con altri musicisti dell'area napoletana i quali, in quel momento, costituivano l'avanguardia assoluta della musica italiana. Basti pensare a De Piscopo, James Senese, Joe Amoruso, Gigi De Rienzo, Rino Zurzolo, Vitolo, Jermano, Avitabile, tutti grandi strumentisti e con dentro una forza musicale straordinariamente ribelle che solo Napoli aveva e poteva dare ai suoi figli.
Pino si presentò con una chitarra acustica in una mano e l'altra tesa verso di me: "Piacere Pino" mi disse, con la sua aria impacciata e quella voce strana e un po' afona, e pensai subito: "Chissà come farà a cantare con questa voce...". Amedeo ci diede delle partiture che aveva scritto con gli accordi del brano. Ci mettemmo ai rispettivi posti e indossammo le cuffie, attaccai il mio Fender Precision all'amplificatore e cominciai a provare il basso. Tommasi prese posto al piano elettrico Yamaha e provava gli accordi di Napule è, mentre Spizzichino iniziava a fare i suoni della batteria attraverso la sapienza professionale del fonico Franco Finetti in regia. Pino, finiti i check dei nostri strumenti, prese la sua chitarra classica ed iniziò a provare il brano. "Questo qui suona bene, senti che tocco e che begli accordi mette" pensai, mentre si snodavano tra le sue dita Do 7 + e Fa 7 + che costituivano l'inizio del brano.
Ma quando incominciò a cantare Napule è fu per me una sorpresa e un'emozione fortissima. La voce afona di Pino si trasformò in un canto ricco di pathos e di melismi blues, una cosa che non avevo ancora mai sentito, se non parzialmente da James Senese di "Campagna" con Napoli Centrale. Dentro il suo canto c'era di tutto: la Napoli classica, il blues delle radici, B.B.King, e chissà quali altre straordinarie cose che il cuore di quel ragazzone del quartiere Porto si portava dentro e comunicava con la sua musica.
Continuammo quelle sedute d'incisione che collimarono con un altro pezzo divertentissimo e pieno di swing, Tazzulella 'e cafè, che Pino suonò con una Gibson Les Paul attaccata ad un effetto tipo wah-wah- che comandava con un tubo dalla bocca. Questo brano divenne poi il suo primo grande successo, anche perché Arbore e Boncompagni, ad Alto Gradimento, iniziarono a trasmetterlo senza sosta.
La registrazione di Napule è venne fuori una bellissima cosa, con tutta quella carica emotiva che Pino ci aveva infuso durante la registrazione del brano. Ancora oggi, risentendolo, mi sembra un miracolo di equilibrio, di dolcezza, di sentimento. Aver potuto partecipare a questo miracolo, poi, è stata una delle fortune della mia vita, e ancora oggi sono pieno di gratitudine per essere stato lì, quel giorno di luglio di quarant'anni fa a suonarlo con Pino.
Questa la fantastica versione in cui suona l'autore del pezzo, Piero Montanari.

domenica 3 gennaio 2016

Il futuro della musica, dopo la fine del vinile e dei cd.

Culture

Il futuro della Musica? Un rubinetto digitale

Un tempo c'erano i dischi in vinile, poi le cassette e i cd. Adesso scarichiamo tutto dalla Rete

PIERO MONTANARI
sabato 2 gennaio 2016 12:48

Il futuro della musica

Il futuro della musica
di Piero Montanari

Non si vendono più dischi? Trovi gratis o quasi sulla Rete tutto l'ascoltabile umano? Questo fa arrabbiare (e morire artisticamente) molti di noi che vivono di musica e di diritti. Ma molti intentano ormai cause legali. L'ultimo della lista che ha iniziato in questi giorni un'azione giudiziaria collettiva contro Spotify (il servizio svedese che "affitta" milioni di brani musicali a milioni di utenti che pagano, per tutti, 9,99 euro al mese di abbonamento), è il cantautore e avvocato David Lowery, fondatore dei Camper Van Beethoven. E mentre c'è chi cede tutti i Beatles (13 album più raccolte), qualcuno resiste, come Adele, combatte, come Neil Young (che ha un suo player) o cerca un'alternativa (Jay-Z). Tutto questo mi riporta ad un articolo che scrissi mesi fa, inevitabilmente carico di nostalgia per i bei tempi vissuti tra vinile e cd.

Ho imparato ad ascoltare la musica grazie ai dischi di jazz e di classica che la mia "illuminata" sorella comperava, non si sa con quali soldi, agli inizi degli anni '50, con una guerra finita da poco, povertà e tutto da ricostruire.


Avevo quattro o cinque anni e, pur non sapendo ancora leggere, individuavo i brani dalla forma delle etichette sui pesantissimi 78 giri e non ne sbagliavo uno. Li posavo delicatamente e li suonavo sul piatto del mastodontico giradischi di metallo inserito nel mobile di radica, unica tecnologia a disposizione insieme alla radio con le manopolone da posto di comando del Nautilus di Verne.

Almeno fino a quando, come d'incanto nel 1954, mio padre non fece apparire in casa un televisore Royal Eagle, anch'esso di radica, dal peso di un piccolo elefante e dal costo di un anno di stipendio medio di un operaio.

. Quando arrivarono i cosiddetti "extended play", dischi piccoli con quattro canzoni, due per facciata, e poi i magnifici e lunghi 33 giri, ero già grandicello, e iniziai a leggere le note di copertina che i 78 giri non avevano, essendo imbustati senza nessuna stampa, cosa che poi non ho mai smesso di fare.

. Fu così che imparai a conoscere tutto quello che che esisteva oltre l'Artista: le sale di registrazione, i produttori musicali, le case discografiche, il management, in quale bar si rifornivano per i beveraggi, i parenti e le persone a cui dedicavano i dischi e infine, oltre all'"orchestra diretta da", i musicisti che partecipavano alla seduta di registrazione.



Li conoscevo tutti, molti erano grandi jazzisti che si prestavano anche a fare i turnisti in sala per gli artisti pop od altri generi musicali, grazie al loro smisurato talento. Fu anche per loro che mi innamorai di questo mestiere e volli farlo a tutti i costi.

Oggi l'infinita tecnologia della quale disponiamo e che ha mandato in pensione anche l'ultimo dei supoporti musicali "fisici", il CD, ci permette di accedere, aprendo un ideale rubinetto, a flussi inarrestabili di musica liquida e liquefatta della quale, a malapena, conosciamo il titolo del brano e l'artista e spesso neanche quello. Tutto sconosciuto, impersonale, indecifrabile; non si sa chi suona, chi produce, dove è stato realizzato il lavoro, che strumentazione hanno usato, in una solitudine che sconforta l'anima e alla quale puoi solo parzialmente fare fronte utilizzando un'altra mostruosità tecnologica, Shazam, un'app. che in pochi secondi ti dice cosa stai ascoltando e basta. 



Siamo costretti a citare ancora il famoso saggio del 1936 di Walter Benjamin "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica" dove, tra le tante straordinarie intuizioni da vero visionario, l'Autore dice: "La riproduzione ripete l'opera d'arte sottraendole l'autenticità, che ne costituiva nel passato la caratteristica fondamentale, l'essenza stessa dal punto di vista della fruizione, che si trasforma in consumo. Da evento irripetibile l'opera si trasforma attraverso la moltiplicazione delle riproduzioni"

. Lo stesso Benjamin poi, commentando un quadro di Klee, Angelus Novus, ci racconta che quell'angelo ha lo sguardo spalancato nel passato e ne osserva le sue macerie, mentre è in procinto, con le ali dispiegate, di fare un balzo nel futuro, sostenuto e irrimediabilmente sospinto da una ineluttabile tempesta che Benjamin chiama Progresso. 



Il vento del Progresso non ce lo siamo fatti scappare, abbiamo volato grazie a lui, ma ora dobbiamo fermarci e riflettere perchè quelle macerie non ci sotterrino anzitempo.

Lilli Greco e Rca: un binomio storico

Culture

Lilli Greco e Rca, un binomio storico

Amico di molti musicisti e autori, ricordato e amato da tutti nel mondo delle spettacolo. Ecco un suo ricordo

PIERO MONTANARI
martedì 22 dicembre 2015 17:10

Lilly Greco al pianoforte

Lilly Greco al pianoforte
di Piero Montanari

Giovedì 17 e venerdì 18 dicembre è andato in onda su Rai Tre "Il mondo a 45 giri", un programma che ha raccontato (per alcuni che non l'hanno gradito, solo malamente provato a raccontare) il fantastico mondo della Rca Italiana, la casa discografica che per quasi 50 anni è stato il polo di riferimento della musica pop nel nostro Paese e che ha creato e lanciato artisti importanti. In tanti hanno contribuito a questo successo: musicisti, arrangiatori, autori di canzoni, grafici, addetti stampa, produttori artistici. Vorrei ricordare uno di loro, uno che nelle rievocazioni del programma non ha avuto molto spazio ma che, per importanza e talento, meriterebbe un programma a sé: Lilli Greco.

Italo "Lilli" Greco, per molti un nome sconosciuto ma per tanti di noi, musicisti e autori, un amico e un grande e unico produttore musicale, papà di tanti artisti con i quali aveva lavorato, soprattutto nella Rca italiana di via Tiburtina, la casa discografica che oggi non c'è più, ma che tanto ha rappresentato per la musica pop del nostro paese.

Lilli è stato un musicista produttore unico nel suo modo di considerare la musica leggera e di proporla attraverso gli artisti da lui prodotti, che puntualmente diventavano un'estensione dei suoi pensieri musicali e soprattutto filosofici.

Ricordiamone alcuni degli inizi, tra i quali molti scoperti dal talento di Lilli Greco: Jimmy Fontana, Gianni Morandi, Rita Pavone, Edoardo Vianello, Patty Pravo, Gabriella Ferri; ma anche Riccardo Cocciante, da lui lanciato insieme a Paolo Dossena con il quale aveva fondato una casa discografica, la Delta.

In seguito, nel periodo più intenso dei cantautori, il suo lavoro con Francesco De Gregori, Antonello Venditti e Paolo Conte, risultò assolutamente fondamentale per il successo di questi artisti. Addirittura - ed ero personalmente uno dei musicisti di quei dischi - Conte fu convinto a forza da Lilli a scrivere per sè e non solo per altri e anche a cantare, fatto determinante per lo straordinario successo del cantautore di Asti.

Ci sono persone che sono in grado di cambiarti il modo di vedere e di approcciare la vita in tutte le sue sfaccettature, e Lilli era uno di questi. Sempre pronto a contrastare i luoghi comuni, le banalità e a sorriderci su, i nostri lavori in sala di registrazione si trasformavano in kermesse dove si passava dalle barzellette alla filosofia, dalle jam session (era uno straordinario pianista) ai giochi mentali più assurdi. Poi si suonava e si registrava e le atmosfere che Lilli evocava venivano fuori prepotentemente, ad affermare la sua genialità.

Con lui ho lavorato molto ed ho partecipato a molti dischi: da Paolo Conte a Francesco De Gregori, da Gabriella Ferri, a Jimmy Fontana, e quando mi telefonava per invitarmi ad una registrazione alla Rca o in altri studi ero sempre felice, perché sapevo che c'era da divertirsi. E da imparare.

Per capire la filosofia di Lilli, un piccolo aneddoto: una volta, registrando con Paolo Conte, la base della canzone non veniva bene secondo Lilli, non c'era atmosfera, non gli piaceva, era - secondo lui - banale. Si rivolse a me dritto negli occhi e mi disse: "Piero, a che stai a pensà mentre suoni, alla mensa della Rca o alla signora Bruna che ti porta la pasta? Qui siamo nel 1940, in un altro mondo, qui c'è Humphrey Bogart con i capelli pieni di brillantina tutti tirati indietro! Hai capito come devi sonà er basso? Co' la brillantina in testa!"

Abitava a Grottaferrata, vicino a me, dove si era ritirato da qualche tempo dopo aver lasciato con dispiacere - mi raccontava - la sua casa al mare, e per questa vicinanza avevamo ripreso i contatti e qualche volta ero andato a trovarlo. La sua morte, avvenuta il 14 ottobre del 2012, è stata una grave e dolorosa perdita. Grazie di tutto, Lilli, ti abbiamo voluto bene.

La morte di John Lennon

Culture

Gli ultimi istanti di vita di John Lennon, musicista pacifista

Ho voluto ricordare gli ultimi istanti di John Lennon, musicista e pacifista, nei difficili giorni che il mondo sta vivendo in questo momento. [Piero Montanari]

PIERO MONTANARI
lunedì 7 dicembre 2015 12:52

Nella foto, John Lennon

Nella foto, John Lennon
di Piero Montanari

L'8 dicembre di trentacinque anni fa moriva John Winston Lennon, l'inventore dei Beatles, colpito da quattro colpi di pistola sparatigli dal venticinquenne Mark Chapman davanti al Dakota Building, la lussuosa residenza newyorkese di Lennon e di sua moglie Yoko Ono.

Erano le 22:51 e i due stavano rincasando da una giornata passata negli studi di registrazione per realizzare l'album, poi uscito postumo, "Double Fantasy". Chapman, un povero demente innamorato folle di Lennon (l'amore malato che uccide) era da tempo appostato davanti al residence non proprio per vedere il suo idolo, ma per ammazzarlo. Chissà quale strano cortocircuito nella sua testa maledetta gli intima di estrarre la pistola, chiamare John e dirgli: "Ehi, Mr. Lennon! Sta per entrare nella Storia!"

Spara cinque colpi a ripetizione, Lennon si accascia al suolo in una pozza di sangue. Quattro colpi lo raggiungono al petto e all'addome e uno di questi gli perfora l'aorta. Lennon fa due passi, barcolla e prima di cadere in terra fa in tempo a dire: "Mi hanno sparato". Sua moglie gli è sopra e lo sostiene, arriva una pattuglia di polizia che lo porta a gran velocità al Roosvelt Hospital, dove viene dichiarato morto 11 minuti dopo l'esecuzione.

Chapman rimase seduto in strada a leggere per la centesima volta il suo libro preferito, "Il giovane Holden", la sua ossessione, l'ossessione di tanti giovani assassini seriali, in attesa della polizia. A chi gli chiedeva se aveva capito cosa avesse fatto, rispondeva tranquillamente: "Si, ho appena sparato a John Lennon".

Nonostante la riconosciuta infermità mentale e la sua accusa fosse stata derubricata ad omicidio di secondo grado, Mark Chapman fu condannato all'ergastolo con una pena supplementare di 20 anni (mi piacerebbe capire questa come fa a scontarla, forse, con il Karma, in una prossima vita). A tutt'oggi le sue richieste di libertà vigilata sono state sempre respinte e alloggia nelle carceri di Attica (N.Y.)

Ho voluto ricordare gli ultimi istanti del grande Beatle, straordinario musicista e pacifista, nei difficili giorni che il mondo sta vivendo in questo istante della sua storia umana, con la pace che non è più solo espressione simbolica o ideale da perseguire, ma la priorità assoluta per garantire la sopravvivenza, non di un popolo o una razza, bensì di tutto il genere umano.

Il resto dell'eccezionale esistenza di John Lennon ce lo racconta la sua musica e ogni suo brano, grazie alla qualità innovativa della sua scrittura, che è un compendio di melodie semplici ed immortali, impegno civile ed avanguardia culturale, soprattutto dopo l'incontro che John ebbe con sua moglie Yoko Ono, musa che di certo lo influenzò profondamente, indicandogli altre strade da percorrere, ma che lo portarono inevitabilmente a separarsi dai Beatles.

Premio alla Cultura

PREMI SPECIALI

A BENEMERITI DELLA CULTURA

(Trofeo di Cristallo e Medaglia d’oro del Presidente dell’Ass. Cult. “P. Raffaele Melis O.M.V.”)

Musicista Regista Maestro PIERO MONTANARI
Roma

Premio “Francesco Di Lella”

“Per avere contribuito con la musica e la regia all’evoluzione ed all’affermazione di attori e cantanti di chiara fama nazionale ed internazionale, lasciando un segno vivo nel panorama cinematografico e musicale italiano, senza mai desistere anche in un periodo così difficile ed arduo come l’attuale.”

Firmato Augusto Giordano, Getulio Baldazzi, P.Ezio Bergamo, Rita Tolomeo, Maurizio Pallottí, Domenico Di Lella, Maria Fichera, Gianni Farina, Rita Pietrantoni, Paola Pietrantoni, Domenico Gilio.

Il premio sarà conferito il 13 giugno 2010 alle ore 16 al teatro S. Luca, in via Lorenzo da' Ceri 136 - Roma.

Esce il cofanetto della mitica trasmissione!

Esce il cofanetto della mitica trasmissione!
Finalmente nelle librerie "L&H:2 Teste senza cervello", libro e Dvd con la summa delle puntate migliori e, udite udite, dialoghi ANCHE IN ORIGINALE . Lo abbiamo presentato da MelBookStore il 30 giugno 09. C'era Italo Moscati, persona di straordinaria cultura e spessore umano. Con quella di Giancarlo le due 'memorie' si intersecavano a meraviglia! Due teste con parecchio cervello...SE TI INTERESSA COMPRARLO, CLICCA SULL'IMMAGINE!

Al Parco di S. Sebastiano

Al Parco di S. Sebastiano
Con Guido De Maria e Giancarlo Governi, i padri di SUPERGULP!

Celebriamo SUPERGULP!

Celebriamo SUPERGULP!
Talk Show con Giancalo e Guido al "Roma Vintage Festival", 16 giugno 2009 dedicato allo storico programma Rai

Celebriamo Gabriella Ferri

Celebriamo Gabriella Ferri
Con Giancarlo

...e Rino Gaetano

...e Rino Gaetano
Con Giancarlo

...ancora Rino

...ancora Rino

Con sua sorella Anna Gaetano e Giancarlo

Con sua sorella Anna Gaetano e Giancarlo
In omaggio a Rino, quella sera ho cantato "I love you Maryanna", primo disco di Rino, prodotto da me e da Antonello Venditti nel 1973. Con Rino feci un tour nel 1979. Alla batteria c'era Massimo Buzzi, alle chitarre Nanni Civitenga e Rino e io al basso. Il 'road manager' era Franco Pontecorvi che oggi vive come me sui Castelli Romani e vende occhiali.

Serata Supergulp

Serata Supergulp
Venerdì 17 luglio '09 al Parco S. Sebastiano (Caracalla) all'interno di Roma Vintage, verrà ripetuta la serata dedicata alla genesi del mitico programma televivivo. Parteciperanno Giancarlo Governi, Guido De Maria e Piero Montanari (me stesso...). Appassionati intervenite!

Un giovane promettente...

Un giovane promettente...
Luca, il giorno che si è vestito bene per il suo saggio di pianoforte. Sarà pur vero che "ogni scarrafone è bello a mamma soia", ma ci saranno pure degli scarrafoni universalmente belli, o no?

Maggio 2008: un piacevole incontro

Maggio 2008: un piacevole  incontro
Dopo più di vent'anni ho rivisto l'amico Giorgio Ariani, grande attore e voce ufficiale Italiana di Oliver Hardy (Ollio). Nel 1985 realizzammo la sigla di "2 Teste senza cervello" e Giorgio, con Enzo Garinei (Stanlio) doppiò una marea di film della coppia per i quali realizzai le musiche.

Una gita al "Giardino dei Tarocchi"

Una gita al "Giardino dei Tarocchi"
A Capalbio (Gr.) c'è un posto magico da visitare, con opere d'arte tra ulivi e macchia mediterranea, opera dell'architetta Niky De St. Phalle che ha realizzato in 20 anni un percorso di magnifiche statue ispirate ai Tarocchi, le magiche carte che predicono il futuro...Dato il suo nome, è meta di "sole" e personaggi cosiddetti " taroccati". Wanna Marchi e sua figlia sono state spesso viste aggirarsi tra le magnifiche statue!

Diana Nemi 2007/2008

Diana Nemi 2007/2008
Da sx alto: Samuele, Emanuele, Federico R., Lorenzo, Matteo, Edoardo, il Mister Eugenio Elisei. Sotto:Simone, Luca, Daniele, Valerio, Riccardo, Federico C.

Luca e Pedro 'Piedone' Manfredini

Luca e Pedro 'Piedone' Manfredini
Col mio "idolo" calcistico di ieri

Luca e Francesco Totti

Luca e Francesco Totti
Col suo "idolo" calcistico di oggi

Luca Montanari

Luca Montanari
Il calciatore. Questa stagione, la prima di campionato con i pulcini della "Diana Nemi", è capocannoniere. Ha messo a segno ben 43 reti e tutte senza rigori, ma ventidue su calci piazzati!

Luca Montanari

Luca Montanari
Nel momento della premiazione

Daniele Serafini

Daniele Serafini
La premiazione

A S D Diana Nemi Pulcini '98. Anno 2006 -'07

A S D Diana Nemi Pulcini '98. Anno 2006 -'07
Da sx della foto: Samuele, Matteo, Riccardo,Federico, Wulnet, Carlo, Luca, Daniele. Seduto con il pallone, una vera pestilenza, Federico Rosselli. Dobbiamo dire grazie alla pazienza infinita del Mister Eugenio Elisei, che più volte ha pensato di mollare la squadra e dedicarsi alle missioni in Angola - E' meno faticoso - mi ha detto, disperato, alla fine di un allenamento.

Allenamenti anno 2007-2008

Allenamenti anno 2007-2008
Il mio secondo figlio unico...

Matteo Montanari

Matteo Montanari
Il mio primo figlio unico...

Ado e Sania Montanari

Ado e Sania Montanari
The Peter's Sisters

La Roma tra la "B" e la "A" 1951-1952

La Roma tra la "B" e la "A" 1951-1952
Memmo Montanari (primo a dx nella foto) con i suoi tifosi in una trasferta della Roma. La foto è stata scattata al ritorno da Verona il 22 giugno 1951. Solo dopo quella partita la Roma ebbe la certezza di tornare in serie A

Memmo Montanari, capo dei tifosi, in azione nel suo poderoso incitamento alla squadra.

Memmo Montanari, capo dei tifosi, in azione nel suo poderoso incitamento alla squadra.
Mio padre, che si diceva fosse danaroso, quando morì era povero. Qualcuno nel nostro quartiere Celio racconta ancora che comprava i giocatori alla Roma...

Mio padre al centro dei vip della Roma

Mio padre al centro dei vip della Roma
Ricordo questa foto da sempre. Quella che avevamo in casa aveva un ritocco fatto a mano da non so chi (forse mio padre stesso). Il "pittore" aveva dipinto a tutti pantaloncini da calcio e gambe nude! In quel periodo glorioso nasce il giornale "Il Giallorosso" che contribuì attivamente alla ricostruzione della Roma. Fu fondato da mio padre, Angelo Meschini (capi storici di allora del tifo romanista) e dai fratelli Mario e Peppino Catena (soci della Roma) con la collaborazione dell'avvocato Alberto Saccà, con cui mio padre, nei miei ricordi da piccolo, aveva rapporti conflittuali.

Il Giallorosso

Il Giallorosso
Testata del giornale dei tifosi della Roma fondato da mio padre nel 1952. Ero piccolino e ricordo quel giorno che mi fece vedere le bozze...ricordo la finestra della mia camera sulla Piazza, al civico 4, ed il Colosseo davanti.

Pop & Jazz History

Pop & Jazz History
Sonorizzazione

1970 Pop Maniacs

1970 Pop Maniacs
Qui ci sono anche le musiche di Spyderman e i Fantastici Quattro che feci nel 1977 per Supergulp!

Il Pianeta Totò

Il Pianeta Totò
Fotogramma della sigla di Mario Sasso per la prima trasmissione di Rai 2 sul grande attore. Gli occhi di Totò si muovevano a tempo con una mia tarantella che si trasformava via via in rock sulle note di Malafemmena.

Laurel & Hardy

Laurel & Hardy
Logo originale della trasmissione

Laurel & Hardy

Laurel & Hardy
Un fotogramma della sigla di "Due teste senza cervello". Ci lavorò a lungo il videoartista Mario Sasso, alla SBP di Roma, con Virginia Arati che dipingeva elettronicamente 'frame by frame', con un computer costosissimo della Quantel che si chiamava appunto Paintbox. Credo che questa sigla sia stata la prima in Tv ad essere realizzata con questa straordinaria tecnica.

Il mio recording studio

Il mio recording studio
La regia

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La sala di ripresa

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la regia

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La regia

Il ritorno di Ribot 1991

Il ritorno di Ribot 1991
Uno sceneggiato interpretato dal grande cantante e attore franco-armeno Charles Aznavour e Delia Boccardo, diretto da Pino Passalacqua per Rai1 e Antenne2 con la colonna sonora composta da me.

Processo di famiglia di Nanni Fabbri, 1992 per Rai1

Processo di famiglia di Nanni Fabbri, 1992 per Rai1
Alessandra Martinez, protagonista del film in due puntate con la mia colonna sonora.

Le Gorille

Le Gorille
Serie TV franco anglo italiana che riprende dei film del 1957-58 con Lino Ventura. Il personaggio è Geo Paquet, agente segreto francese, Di questa serie ho musicato 2 episodi, per la regia di Maurizio Lucidi e Duccio Tessari

Top model

Top model
Film con D'Amato

Top model

Top model
Stesso film uscito in Grecia

Top girl

Top girl
Film sequel di D'Amato. Beh, dopo tutte ste top, non poteva mancare la girl!

High finance woman

High finance woman
Altro film di D'Amato con le mie musiche