di Piero Montanari
Nel cuore di Campo Marzio, il rione romano dove fu ammazzato Giulio Cesare e vicinissimo a Piazza di Spagna c’è una trattoria, Otello alla Concordia, che ha una curiosa tradizione storica: negli anni del nascente Cinema italiano faceva credito (“buffo”, come si dice da noi) ai poveri ed affamati cineasti ma anche cineastri (pardon) che di lì a poco sarebbero diventati stelle di prima grandezza: parlo di Manfredi, Gassmann, Scola, Dino Risi, Monicelli, Ugo Pirro, Cecchi D’Amico, Giorgio Arlorio, Age, Scarpelli, Piero De Bernardi, Tonino Delli Colli, Citto Maselli, Ugo Gregoretti…tutti, praticamente. Il vecchio Otello aveva visto giusto a “prestare” matriciane e saltimbocca a questi straordinari personaggi, alimentando, nel vero senso della parola, quella che sarebbe diventata la Grande Cultura Cinematografica Italiana. Non faccio fatica a dire che Otello dovrebbe avere un premio alla memoria per aver fornito carboidrati e proteine a questi emeriti cervelli.
Morto lui le figlie, soprattutto Gabriella Caporicci, hanno istituito, ormai da più di 15 anni, il “mercoledì del Cinema”: cena a prezzo fisso, due sale con i tavoli attacati e, unico passaporto d’ingresso, appartenere al “rutilante mondo dello spettacolo”. Ecco che il ristorante ha ricominciato a vivere di quei personaggi che 50 anni prima lo frequentavano da giovani e spiantati scrittori, attori, sceneggiatori, registi. Immaginate quanti film e quante idee sono circolate tra carbonare e involtini di Otello, idee che sono diventate film meravigliosi e pezzi di storia incancellabile.
Presentato dall’amico Torossi, come sempre ben introdotto, anni fa iniziai ad andare a queste cene, prima con un po’ di timidezza e poi diventando amico di tutti i commensali, bontà loro. Mi sedevo vicino a Gassmann o a Scola o a Monicelli ed ascoltavo piacevolmente le storie e i ricordi che si raccontavano tra una portata e l’altra, nella piacevolezza del convivio e l’allegria che ti regala il buon cibo.
Quando arrivava Mario Monicelli, con quelle improbabili magliette alla marinara, dritto come un fuso e lo sguardo altero, mi divertivo a provocarlo: “Maestro – gli dissi una volta ammiccando - ha sentito che il governo suggerisce agli anziani di rifugiarsi nei luoghi freschi con questo caldo?” E lui cupo: “Certo, adesso passo le giornate al supermercato a fare un cazzo! Bella stronzata davvero!”
Grande Monicelli! Era uno degli ultimi che avevo visto da Otello, insieme a Ettore Scola e Giorgio Arlorio e, rarissimamente, Ugo Gregoretti.
Piano piano gli altri se ne sono andati tutti, ed è facile immaginare perché ho smesso di frequentare il mercoledì di Otello, e non certo per la paura di confrontarmi con la morte.
La stessa che non ha avuto Mario, che ha scelto di morire e di vivere come gli è parso e piaciuto, in maniera straordinaria, lasciandoci più soli, davvero tanto più soli, ma molto, molto più ricchi.
Grazie Maestro, ti voglio bene!
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