di Piero Montanari
Se le feste di Natale venissero due volte l'anno, sarei morto da un pezzo o, almeno, avrei vissuto la metà dei miei anni, viste le abbuffate passate - delle quali porto ancora le conseguenze - e quelle che mi aspettano minacciose dietro l'angolo. Mentre i miei trigliceridi si fregano le mani soddisfatti e il colesterolo stappa una bottiglia di Cristal Rosè Louis Roederer (500 euro all'ingrosso), anch'io vittima consapevole della tradizione, sono in attesa del cenone con i parenti iper-mandibolati, e del pranzo e della cena del 25, e dei pranzi e delle cene che nei prossimi giorni attenteranno definitivamente alla mia misera esistenza.
Se le feste di Natale venissero due volte l'anno, sarei morto da un pezzo o, almeno, avrei vissuto la metà dei miei anni, viste le abbuffate passate - delle quali porto ancora le conseguenze - e quelle che mi aspettano minacciose dietro l'angolo. Mentre i miei trigliceridi si fregano le mani soddisfatti e il colesterolo stappa una bottiglia di Cristal Rosè Louis Roederer (500 euro all'ingrosso), anch'io vittima consapevole della tradizione, sono in attesa del cenone con i parenti iper-mandibolati, e del pranzo e della cena del 25, e dei pranzi e delle cene che nei prossimi giorni attenteranno definitivamente alla mia misera esistenza.
La butto giù troppo dura? Forse, ma il ricordo dei passati Natali di quando ero un bimbo - direbbe Sordi - mi assalgono in un tourbillon di pensieri carichi di nostalgia e di visioni care. Mentre mi asciugo una lacrimuccia virtuale, cerco di capire cosa ha peggiorato nel corso della vita, la mia visione delle feste più attese, quando, tanto tempo fa, ci si ritrovava a condividerle con estremo piacere all'interno della famiglia.
Poi l'ho capito, ma non dopo aver letto "La morte della famiglia" di David Cooper (ricordate, lo psichiatra "marxista esistenziale" degli anni '70?) anche se la lettura di quel libro, responsabile di una marea di divorzi 40 anni fa, diede uno scossone niente male alla mie certezze già vacillanti.
Una di queste si alimentava del luogo comune "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi" che già mi procurava orticarie ai primi vagiti della mia coscienza giovanile, ma che subito rifiutai da adulto.
Perché con i miei, chi lo ha detto? E se me ne voglio andare in giro per il mondo a Natale e non a Pasqua? A chi devo rendere conto? Feste comandate, e chi le comanda, la religione, la Chiesa?
Acrimonie giovanili, sospinte dalla scadenza ineluttabile degli avvenimenti, cui il Natale - Santo o non santo - fa fede.
Una di queste si alimentava del luogo comune "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi" che già mi procurava orticarie ai primi vagiti della mia coscienza giovanile, ma che subito rifiutai da adulto.
Perché con i miei, chi lo ha detto? E se me ne voglio andare in giro per il mondo a Natale e non a Pasqua? A chi devo rendere conto? Feste comandate, e chi le comanda, la religione, la Chiesa?
Acrimonie giovanili, sospinte dalla scadenza ineluttabile degli avvenimenti, cui il Natale - Santo o non santo - fa fede.
Oggi, se non fosse per le abbuffate esiziali, neanche varrebbe più la pena di ribellarsi al Natale, tanto sei perdente, vince quasi sempre lui, non ostante le crisi economiche e quelle esistenziali, col codazzo di sensi di colpa che si trascina dietro, la "conta" degli affetti, di chi ci vuole bene e a chi, questo benedetto bene, rivolgiamo.
Buon Natale a tutti, comunque sia, però io faccio fatica.
Buon Natale a tutti, comunque sia, però io faccio fatica.
1 commento:
mi necessita aggiungere una cosa:
dopo aver letto le parole del sig. Governi una lucina si è accesa.
Credo che il suo modo di sentire il Natale sia quello giusto, quello che purtroppo le persone come me fanno fatica a far emergere in un momento, non proprio felice, della loro vita.
grazie di cuore!
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