Ho scritto queste tre cartelline sulla barzelletta (ma tu dici: con tutto quello che hai da fare, ti metti pure a perdere tempo con la critica della barzelletta? Embè! Non possono essere cazzi mia?), e le dedico a uno dei miei "fornitori abituali".
Ciao
Giancarlo
Alzi la mano il barzellettaro (così si chiama chi racconta le barzellette, e non barzellettiere, come si sente dire in qualche trasmissione televisiva) che non si è mai sentito fare la domanda : "Chi inventa le barzellette ?". Già, chi le inventa .. E questo è il primo mistero legato alla barzelletta. Il secondo è l'etimologia della parola. Tutti i dizionari della lingua italiana parlano di etimo incerto: lo Zingarelli, il Devoto-Oli, persino il monumentale Vocabolario della Enciclopedia Italiana. Soltanto l'ultimo uscito, il DISC, azzarda un'ipotesi: forse dal francese bergerette, pastorella, un nome derivato dalla antica origine villereccia della barzelletta che era una "breve e rapida canzone a ballo popolare, composta di settenari e ottonari...". Qualcosa che faceva divertire i villici di alcuni secoli fa e che alla fine del secolo scorso si trasformò in qualcosa che faceva divertire i borghesi. Perché la barzelletta così come la conosciamo, e la pratichiamo oggi, ha poco più di un secolo.
Alla prima domanda (chi le inventa ?) non cerca di rispondere neppure Achille Campanile che nel 1961 redasse un dotto e semiserio, alla sua maniera, Trattato delle barzellette "con florilegio, silloge, repertorio, divisione per materie, enciclopedia alfabetica e storica, ad uso delle scuole, Università, famiglie, comunità, signore sole, viaggiatori, tipi sedentari e professori della Sorbona". Seguono alcune centinaia di pagine in cui si danno consigli ai barzellettari ma nessuna risposta all'annoso quesito.
Posso azzardarne una io, partendo dal fatto che la barzelletta si tramanda oralmente, come anticamente - prima cioè della meccanizzazione, e della standardizzazione, della comunicazione con dischi, libri, film, giornali ecc. - si tramandavano le canzoni, i racconti e persino le notizie. Nella tradizione orale, si sa, il portatore, colui cioè che ha ricevuto e che passa ad altri, non trasmette fedelmente ma aggiunge o modifica qualche cosa, per cui passando di bocca in bocca, la barzelletta assume sempre più forma di racconto umoristico, di piccola sceneggiatura, di sketch comico. Le canzoni popolari avevano un autore originario la cui identità era sempre ignota, ma gli autori diventavano centinaia e migliaia mano a mano che la canzone veniva trasmessa. Così avviene per la barzelletta.
A me è capitato di inventare qualche barzelletta di sana pianta, dando corpo di racconto ad una battuta, di averla trasmessa ai miei fornitori o clienti abituali (di barzellette, si intende) e di essermele viste ritornare, a distanza di mesi ed anche di anni, arricchite e migliorate o anche svilite e impoverite. Sono gli effetti della 'tradizione orale' : come si dice, le barzellette bisogna saperle raccontare. Infatti, ci sono barzellette anche su chi non le sa raccontare. Come quella del marito che se ne fa insegnare una da un amico, famoso barzellettaro, per fare bella figura con la moglie che gli rimprovera di fare sempre meschine figure nei salotti che frequentano. L'amico glie ne insegna una facile facile. «Tu, quando arrivi a casa, le dici "sai, chi è in vin di vita ?", lei ti domanderà subito "chi ?" con apprensione, e tu, ridendo, le risponderai "il sedere", perché il sedere è... alla fine della vita». Il marito durante tutto il tragitto ripete mentalmente la barzelletta, impaziente di far finalmente ridere la consorte. Ma non appena la moglie gli viene ad aprire, con la faccia di circostanza, le dice : «Indovina chi è morto !». Lei : «Chi è morto ?». «Il culo !» risponde pronto il marito che non sa raccontare le barzellette.
Le barzellette sono di vario genere : quelle 'sporche' (le più gettonate), quelle scolastiche, quelle religiose, quelle sui matti, quelle sui carabinieri (le stesse che i francesi attribuiscono ai belgi e gli americani ai polacchi), quelle sugli avari che possono essere genovesi, scozzesi o ebrei (questi ultimi sono i più grandi inventori di barzellette di cui loro stessi sono protagonisti), quelle politiche e via di seguito. Ma la struttura è sempre la stessa e spesso si ripresenta aggiornata dopo essersene stata acquattata per anni nella memoria. Come quella che mi ha raccontato un mio "fornitore" abituale recentemente, che comincia così : «Al funerale di Prodi, vanno le vedove di D'Alema, Berlusconi e Fini... come continua non me la ricordo ma comincia benissimo !». Io mi sono ricordato, e l'ho detto al mio "fornitore", che anni fa la stessa barzelletta circolava in questa versione : «Al funerale di Andreotti, vanno le vedove di Craxi e di Forlani...». Chissà se cento anni fa si raccontava dei funerali di Giolitti a cui partecipavano le vedove di Crispi, e di Zanardelli... La storia non ce lo tramanda ma se così fosse stato non ci meraviglieremmo.
La struttura della barzelletta, come dicevo, si ripete ma si ripetono anche gli archetipi (che sono il cretino, il cornuto, il gabbato, il furbo e così via), come nelle favole, altre storie tramandate oralmente, tanto da far sostenere allo studioso russo Propp che gli uomini, in ogni parte del mondo e in ogni epoca, si sono raccontati sempre la stessa favola. Come pure ci siamo raccontati sempre la stessa barzelletta, intorno alla quale si è sfogata la creatività popolare, che nella barzelletta ha il suo ultimo campo di azione, nell'era della globalizzazione della comunicazione.
Giancarlo Governi
La mia risposta, caro Giancarlo
Bella, fratè! (saluto dei rappers romani, "Hip-hop" all'amatriciana((ovviamente sai che l'hip-hop è il movimento culturale nato nei ghetti neri delle grandi città americane, da cui scaturisce il canto-denuncia-cazzeggio-chiacchierato che è il rap)) )
Gradevole il tuo saggetto sulla barza. A tal proposito ti mando un apologo (a volte sostituisce la barzelletta, ma con un sottofondo più sacrale e morale, ad uso dei più inclini alla cultura e meno volgare in senso lato).
Mi auguro che qualche "goodtimer" (buontempone) non te l'abbia già mandato, ma ne dubito fortemente.
Un abbraccio
Piero
Un cavallo depresso si sdraia e non vuole più saperne di rialzarsi.
Il fattore disperato, dopo aver provato di tutto, chiama il veterinario.
Questi, arrivato in loco, visita l'animale e dice al fattore:
"Casi così sono gravi; l'unica è provare per un paio di giorni a dargli
queste pillole: Se non reagisce sarà necessario abbatterlo".
Il maiale ha sentito tutto e corre dal cavallo:
"Alzati, alzati, altrimenti butta male!!!"
Ma il cavallo non reagisce e gira la testa di lato.
Il secondo giorno il veterinario torna e somministra nuovamente le
pillole, dicendo poi al fattore "Non reagisce: aspettiamo ancora un po'ma, credo, non ci sia alcunchè da fare."
Il maiale ha sentito tutto e corre ancora dal cavallo
“Devi ASSOLUTAMENTE reagire: guarda che altrimenti sono guai!!!".
Ma il cavallo niente. Il terzo giorno il veterinario verifica l'assenza di progressi e, rivolto al fattore: "Dammi la carabina: è ora di abbattere quella povera bestia." Il maiale corre disperato dal cavallo:
"Devi reagire, è l'ultima occasione, ti prego, stanno per ammazzarti!!!"
Il cavallo allora si alza di scatto e comincia a correre, saltare gli ostacoli ed accennare passi di danza.
Il fattore è felicissimo e rivolto al veterinario gli dice:
"Grazie... Grazie!!! Lei è un medico meraviglioso, ha fatto un
miracolo! Dobbiamo assolutamente fare una grande festa:
Su, presto, ammazziamo il maiale!!!"
Morale Zen:
FATTI SEMPRE I CAZZI TUOI!
1 commento:
Bella, fratè! (saluto dei rappers romani, "Hip-hop" all'amatriciana((ovviamente sai che l'hip-hop è il movimento culturale nato nei ghetti neri delle grandi città americane, da cui scaturisce il canto-denuncia-cazzeggio-chiacchierato che è il rap)) )
Gradevole il tuo saggetto sulla barza. A tal proposito ti mando un apologo (a volte sostituisce la barzelletta, ma con un sottofondo più sacrale e morale, ad uso dei più inclini alla cultura e meno volgare in senso lato).
Mi auguro che qualche "goodtimer" (buontempone) non te l'abbia già mandato, ma ne dubito fortemente.
Un abbraccio
Piero
Un cavallo depresso si sdraia e non vuole più saperne di rialzarsi.
Il fattore disperato, dopo aver provato di tutto, chiama il veterinario.
Questi, arrivato in loco, visita l'animale e dice al fattore:
"Casi così sono gravi; l'unica è provare per un paio di giorni a dargli
queste pillole: Se non reagisce sarà necessario abbatterlo".
Il maiale ha sentito tutto e corre dal cavallo:
"Alzati, alzati, altrimenti butta male!!!"
Ma il cavallo non reagisce e gira la testa di lato.
Il secondo giorno il veterinario torna e somministra nuovamente le
pillole, dicendo poi al fattore "Non reagisce: aspettiamo ancora un po'ma, credo, non ci sia alcunchè da fare."
Il maiale ha sentito tutto e corre ancora dal cavallo
“Devi ASSOLUTAMENTE reagire: guarda che altrimenti sono guai!!!".
Ma il cavallo niente. Il terzo giorno il veterinario verifica l'assenza di progressi e, rivolto al fattore: "Dammi la carabina: è ora di abbattere quella povera bestia." Il maiale corre disperato dal cavallo:
"Devi reagire, è l'ultima occasione, ti prego, stanno per ammazzarti!!!"
Il cavallo allora si alza di scatto e comincia a correre, saltare gli ostacoli ed accennare passi di danza.
Il fattore è felicissimo e rivolto al veterinario gli dice:
"Grazie... Grazie!!! Lei è un medico meraviglioso, ha fatto un
miracolo! Dobbiamo assolutamente fare una grande festa:
Su, presto, ammazziamo il maiale!!!"
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