(Pubblicato su www.globalist.it il 9 settembre 2011)
di Piero Montanari
Ci voleva pure il Giro Ciclistico della Padania adesso, per passare un'altra mano di ridicolo alla povera e bistrattata Italia, da questo parterre di posticci, improvvisati politicanti dell'ultima sgrullata, i quali, non paghi di Miss Padania, Radio Padania, Telepadania, il giornale La Padania, in un delirio quotidiano di secessionismo e di insulti al popolo italiano, e poi di diti medi alzati, e di acque del Po nelle ampolle e di insulti al Risorgimento, ai morti ammazzati per l'Unità d'Italia, si inventano un improbabile Giro Ciclistico della Padania, per regalarci un altro assaggio di miseria umana, ulteriore manifestazione del piccolo pensiero leghista.
Il Giro della Padania, organizzato dalla Federazione Ciclistica Italiana e quindi non F.C.P. (Federazione Ciclistica Padana) e dal Coni, Comitato Olimpico Nazionale Italiano, e quindi non dal C.O.N.P. (Comitato Olimpico Nazionale Padano) e dal sottosegretario leghista Michelino Davico, presidente della Monviso-Venezia, è partito martedì scorso non senza polemiche e, purtroppo - ma c'era da aspettarselo - tafferugli, schiaffi, spintoni e un poliziotto ferito, per altro, da un'auto dell'organizzazione.
Mentre i ciclisti, capitanati dalle star Ivan Basso e Sacha Modolo, chiedono il normale svolgimento della corsa e garanzie per la loro incolumità - giustamente aggiungo - Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, e un gruppo di militanti blocca la seconda tappa con sit-in in mezzo alla strada. Siamo davvero alla tragedia comica.
E non potevamo farci mancare il 'fine pensiero' dell'ex campione del mondo di ciclismo, Francesco Moser, che ha inaugurato la manifestazione, e che in un'intervista dice: "Ma cosa vogliono questi 'comunisti' con tutte quelle bandiere rosse? Senza tutto questo casino nessuno si sarebbe accorto che c'era il giro della Padania". E aggiunge, in un moto d'orgoglio: "La Padania esiste, è inutile far finta di niente, quindi è giusto che la corsa si chiami così." E poi rincara la dose: "I comunisti organizzano da una vita corse ciclistiche come il Giro delle Regioni o il Gran premio della Liberazione e nessuno ha mai detto niente."
Penso in tutta franchezza che forse qualche testolina dovrebbe saltare, tra chi ha promosso il Giro della Padania e chi ne ha avallato il nome, se non altro per semplici motivi di ordine pubblico. E mi riferisco a Petrucci, Presidente del Coni e a Renato di Rocco, presidente della Federciclismo che non si sono resi conto di aver dato il placet ad una bieca operazione di regime.
E con le tappe non siamo ancora arrivati alle "terre rosse".
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