di Piero Montanari
Ivano Fossati è uno degli autori italiani di canzoni che preferisco. L'ho anche frequentato per aver suonato in un paio di occasioni con lui ai tempi de "La mia banda suona il rock", un album del 1979 che lo consacrò definitivamente al successo.
Ieri, 2 ottobre 2011, il 60enne artista genovese (nato nella città ligure il 21 settembre del 1951) ospite a "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, ha annunciato che, col disco "Decadancing" (il titolo un presagio?) in uscita a giorni e l'imminente tour, abbandonerà la sua carriera discografica e, con tutta probabilità, anche quella in tour. Lo ha fatto purtroppo nel peggiore dei modi, cantando con una band di inutili esagitati dietro di lui e con un playback che, a dirla tutta, il bravo artista ci poteva risparmiare.
Sinceramente dispiaciuti e rispettosi delle scelte di Fossati, cercheremo di analizzare le ragioni per le quali quasi tutti i grandi cantautori italiani, al compimento del 60esimo anno di età, come fosse una dead line pericolosa, entrano in una crisi artistico-esistenziale nera e sembra abbiano voglia di mollare tutto.
Claudio Baglioni (Roma, 16 maggio 1951):
Settimane fa girava insistentemente la voce del suo imminente ritiro dalle scene, addirittura corredata da storie più o meno fantasiose, come quella che si sarebbe chiuso in qualche convento a meditare, o che si sarebbe dedicato esclusivamente e francescanamente a fare del bene al prossimo suo. Da me interrogato via sms sulla questione (vanto un'antica amicizia e collaborazione con Claudio) mi ha testualmente risposto: "Caro Piero, finchè ci va bene tiriamo innanzi, per dirla con Amatore Sciesa". Il messaggio sibillino, a pare mio, manifesta chiaramente la fine o un calo sensibile di entusiasmo, se non una dichiarata depressione. Mi aspetto presto da Baglioni qualche annuncio a sensazione.
Renato Zero (Roma, 30 settembre 1950):
Renato non è certo nuovo ad annunci di ritiro dalle scene. Ne ricordo uno del 1990 che fece seguito, però, alla pubblicazione di un lavoro discografico dopo tre anni di assenza, "Quando non sei più di nessuno" e quindi, la ripresa dei concerti per la gioia del popolo dei sorcini.
Ora sembra faccia sul serio, ed ha detto che vuole smettere ad libitum, per dedicarsi ad altre faccende, comprarsi una enorme casa al centro di Roma, screditare definitivamente le "voci" della sua presunta omosessualità e andarci a convivere con la sua famiglia e la "vecchia" fidanzata, Lucy Morante.
Fu dopo questo annuncio che coniai per lui il termine "eteropensionato".
Però ancora resistono coriacemente abbarbicati alle loro canzoni: Venditti, Francesco De Gregori, con la sua chitarra e la fedele caciottella sulla testa, ma anche la generazione dei settantenni: Lucio Dalla, , Guccini, Vecchioni, Paolo Conte e dei quasi ottantenni Gino Paoli, Vianello, solo per citarne alcuni in attività. Poche cose sembrano fare più gli ultrasessantenni Battiato, Bennato, Pino Daniele, Minghi.
Che la depressione sia lo Stargate dei sessant'anni ma anche il segno dei tempi che stiamo vivendo? Io credo prorprio di si.
Ieri, 2 ottobre 2011, il 60enne artista genovese (nato nella città ligure il 21 settembre del 1951) ospite a "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, ha annunciato che, col disco "Decadancing" (il titolo un presagio?) in uscita a giorni e l'imminente tour, abbandonerà la sua carriera discografica e, con tutta probabilità, anche quella in tour. Lo ha fatto purtroppo nel peggiore dei modi, cantando con una band di inutili esagitati dietro di lui e con un playback che, a dirla tutta, il bravo artista ci poteva risparmiare.
Sinceramente dispiaciuti e rispettosi delle scelte di Fossati, cercheremo di analizzare le ragioni per le quali quasi tutti i grandi cantautori italiani, al compimento del 60esimo anno di età, come fosse una dead line pericolosa, entrano in una crisi artistico-esistenziale nera e sembra abbiano voglia di mollare tutto.
Claudio Baglioni (Roma, 16 maggio 1951):
Settimane fa girava insistentemente la voce del suo imminente ritiro dalle scene, addirittura corredata da storie più o meno fantasiose, come quella che si sarebbe chiuso in qualche convento a meditare, o che si sarebbe dedicato esclusivamente e francescanamente a fare del bene al prossimo suo. Da me interrogato via sms sulla questione (vanto un'antica amicizia e collaborazione con Claudio) mi ha testualmente risposto: "Caro Piero, finchè ci va bene tiriamo innanzi, per dirla con Amatore Sciesa". Il messaggio sibillino, a pare mio, manifesta chiaramente la fine o un calo sensibile di entusiasmo, se non una dichiarata depressione. Mi aspetto presto da Baglioni qualche annuncio a sensazione.
Renato Zero (Roma, 30 settembre 1950):
Renato non è certo nuovo ad annunci di ritiro dalle scene. Ne ricordo uno del 1990 che fece seguito, però, alla pubblicazione di un lavoro discografico dopo tre anni di assenza, "Quando non sei più di nessuno" e quindi, la ripresa dei concerti per la gioia del popolo dei sorcini.
Ora sembra faccia sul serio, ed ha detto che vuole smettere ad libitum, per dedicarsi ad altre faccende, comprarsi una enorme casa al centro di Roma, screditare definitivamente le "voci" della sua presunta omosessualità e andarci a convivere con la sua famiglia e la "vecchia" fidanzata, Lucy Morante.
Fu dopo questo annuncio che coniai per lui il termine "eteropensionato".
Però ancora resistono coriacemente abbarbicati alle loro canzoni: Venditti, Francesco De Gregori, con la sua chitarra e la fedele caciottella sulla testa, ma anche la generazione dei settantenni: Lucio Dalla, , Guccini, Vecchioni, Paolo Conte e dei quasi ottantenni Gino Paoli, Vianello, solo per citarne alcuni in attività. Poche cose sembrano fare più gli ultrasessantenni Battiato, Bennato, Pino Daniele, Minghi.
Che la depressione sia lo Stargate dei sessant'anni ma anche il segno dei tempi che stiamo vivendo? Io credo prorprio di si.
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