Si fa fatica a
riconoscere oggi Paolo Villaggio, il grande attore comico, creatore
di una delle maschere satiriche più intelligenti e divertenti degli
ultimi 50 anni, il ragionier Fantozzi, che tra libri e film ci ha
fatto ridere amaramente per decenni col suo sfortunato impiegato a
cui crolla sempre addosso la vita.
Fatichiamo a riconoscere
in questo attore, oggi malato di tristezza e dallo sguardo pieno di
malinconia, il professor Kranz, prestigiatore cattivo e disumano, che
insultava gli spettatori correndo tra le scale televisive di Quelli
della domenica. Una comicità nuova si disse, paradossale,
iperbolica, una comicità mai vista prima di Villaggio, che
condensava con un lessico televisivo e cinematografico assolutamente
fuori dagli schemi, un modo rivoluzionario di essere attore.
Oggi a lui, ormai 85
enne, è difficile leggergli nello sguardo queste straordinarie doti
che ce lo hanno fatto amare per tanto tempo. E' vero che la
vecchiaia, come diceva Philip Roth, non è una battaglia ma un
massacro, ma la cattiveria proverbiale di Villaggio sembra essersi
trasformata in una triste bonarietà, circondato dai suoi 120 chili
trattenuti a stento nei suoi caffettani che ormai sono la sua divisa
d'ordinanza.
Mi si è stretto il cuore
vedendolo implorare un po' di vicinanza a suo figlio Pier Francesco
detto Piero, che di dolori deve avergliene dati parecchi, ma che ora
ha scritto un libro e cerca in televisione un momento di visibilità.
Dice di suo padre che è un vecchio egoista megalomane, che è stato
assente per tutta la vita e che mai si è curato di lui, che di
bisogni ne aveva a iosa, in una vita piena di travagli, tra viaggi
iniziatici in India e in America e periodi di disintossicazione dalle
droghe e dall'alcol a San Patrignano.
In una di queste sue
apparizioni, da Barbara D'Urso, mentre sponsorizzava il suo libro dal
titolo profetico “Non mi sono fatto mancare niente” (Mondadori),
Piero Villaggio ha mostrato un video dov'era con suo padre che lo
implorava quasi piangendo di stargli vicino, di non abbandonarlo, di
vedere una partita di calcio in televisione o mangiare qualcosa
insieme, in un momento umanamente davvero triste, uno di quelli che
vanno per la maggiore nelle trasmissioni “gossippare” nelle quali
si indulge e si fa scempio del dolore altrui.
Villaggio me lo voglio
ricordare cattivo e intelligente, temuto per i suoi giudizi tranchant
e un po' stronzo, colto e grande attore con Fellini e Ermanno Olmi,
anche se ormai, per dirla ancora come Roth, la sua battaglia si sta
trasformando in un massacro.
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