di Piero Montanari
Il 1° marzo 2013 - dopo le fatidiche politiche del 24 e 25 febbraio - si svolgeranno le elezioni per decidere gli organismi interni della Siae, la Società Italiana degli Autori ed Editori, commissariata da quasi due anni, elezioni per le quali il sottosegetario di stato del governo Monti, Paolo Peluffo, sentenziò pochi mesi fa: "Diventerà realtà una delle forme più aberranti di democrazia: quella per cui il voto di un ricco autore vale molto di più del voto degli altri. Ci sarà un meccanismo di voto ponderato in base al quale ogni associato, in regola con il pagamento dei contributi associativi, ha diritto ad esprimere in Assemblea un voto come singolo nonchè un numero di voti pari ad ogni euro di diritti d'autore percepiti dalla Siae nell'anno precedente".
Ipse dixit, il buon Peluffo, ma poi firmò il decreto che approvò questo statuto e quindi queste "aberranti e antidemocratiche" elezioni che si stanno per svolgere, il Porcellum della Siae.
Con questo statuto non si potrà assicurare una equilibrata rappresentanza di tutti i professionisti, compresi quelli di musica classica, jazz e generi di nicchia, il cui reddito è di per sé più modesto.
E' il discorso che da molti mesi portiamo avanti inascoltati, cioè che Calvino, Moravia o Malipiero, se fossero vivi, non verrebbero rappresentati in Consiglio di Sorveglianza Siae, perché vendono poco, mentre l'autore XYZ, che nell'ultimo anno ha fatto un unico grande successo, o spopolato nelle feste di piazza e venduto una valanga di CD (o di brani su iTunes) viene rappresentato, perchè il suo apporto vale centinaia di migliaia (se non milioni) di voti.
Questo è lo scenario davvero aberrante che si presenterà il 1° marzo nell'unico giorno utile per votare, a Roma, costringendo i quasi 100 mila autori sparsi in tutto il Paese (ma in quanti andranno?) a recarsi, a proprie spese, al Palazzo dei Congressi, accreditarsi dalle 8 alle 11, altrimenti non si potrà più votare, per poi presenziare all'Assemblea e finalmente apporre le loro affaticate firme sotto le liste preferite. Oppure (e qui la Siae è stata magnanima) delegare qualcuno a votare per loro, ma con firma autenticata da notaio o segretario comunale.
Questo fatto della delega ha scatenato tutti i candidati nelle liste per il Consiglio di Sorveglianza della Siae, ad una caccia senza tregua all'autore più ricco che non vuole recarsi alle urne il 1° marzo prossimo, cercando di accaparrarsi la sua firma, tra promesse e lusinghe.
Sono stati visti scappare per le città, inseguiti dal candidato con delega, penna e notaio ateltico: Zucchero, Vasco, Baglioni, Battiato, Vianello, Giovanotti e i più veloci: Tiziano Ferro, Gigi D'Alessio, Biagio Antonacci Ligabue, ma anche l'ignoto autore del Pulcino Pio (sic!), che nessuno conosce, appunto, simbolo ormai di questa incredibile farsa elettorale, al quale, sembra, sia stata proposta addirittura la poltrona di presidente della Siae.
Io voterò (piccolo spot elettorale) per le liste CREA, i cui componenti - tutti professionisti di vaglia - assicurano, una volta dentro la Siae, di voler cambiare questo statuto antidemocratico, e ripristinare l'assegno di professionalità ai vecchi autori, un piccolo emolumento di 600 euro mensili, frutto di versamenti personali di tutta una vita, e tagliato inesorabilmente e inopinatamente dai commissari governativi, che se ne andranno, finalmente e se dio vuole, il giorno 2 marzo prossimo venturo.
Ipse dixit, il buon Peluffo, ma poi firmò il decreto che approvò questo statuto e quindi queste "aberranti e antidemocratiche" elezioni che si stanno per svolgere, il Porcellum della Siae.
Con questo statuto non si potrà assicurare una equilibrata rappresentanza di tutti i professionisti, compresi quelli di musica classica, jazz e generi di nicchia, il cui reddito è di per sé più modesto.
E' il discorso che da molti mesi portiamo avanti inascoltati, cioè che Calvino, Moravia o Malipiero, se fossero vivi, non verrebbero rappresentati in Consiglio di Sorveglianza Siae, perché vendono poco, mentre l'autore XYZ, che nell'ultimo anno ha fatto un unico grande successo, o spopolato nelle feste di piazza e venduto una valanga di CD (o di brani su iTunes) viene rappresentato, perchè il suo apporto vale centinaia di migliaia (se non milioni) di voti.
Questo è lo scenario davvero aberrante che si presenterà il 1° marzo nell'unico giorno utile per votare, a Roma, costringendo i quasi 100 mila autori sparsi in tutto il Paese (ma in quanti andranno?) a recarsi, a proprie spese, al Palazzo dei Congressi, accreditarsi dalle 8 alle 11, altrimenti non si potrà più votare, per poi presenziare all'Assemblea e finalmente apporre le loro affaticate firme sotto le liste preferite. Oppure (e qui la Siae è stata magnanima) delegare qualcuno a votare per loro, ma con firma autenticata da notaio o segretario comunale.
Questo fatto della delega ha scatenato tutti i candidati nelle liste per il Consiglio di Sorveglianza della Siae, ad una caccia senza tregua all'autore più ricco che non vuole recarsi alle urne il 1° marzo prossimo, cercando di accaparrarsi la sua firma, tra promesse e lusinghe.
Sono stati visti scappare per le città, inseguiti dal candidato con delega, penna e notaio ateltico: Zucchero, Vasco, Baglioni, Battiato, Vianello, Giovanotti e i più veloci: Tiziano Ferro, Gigi D'Alessio, Biagio Antonacci Ligabue, ma anche l'ignoto autore del Pulcino Pio (sic!), che nessuno conosce, appunto, simbolo ormai di questa incredibile farsa elettorale, al quale, sembra, sia stata proposta addirittura la poltrona di presidente della Siae.
Io voterò (piccolo spot elettorale) per le liste CREA, i cui componenti - tutti professionisti di vaglia - assicurano, una volta dentro la Siae, di voler cambiare questo statuto antidemocratico, e ripristinare l'assegno di professionalità ai vecchi autori, un piccolo emolumento di 600 euro mensili, frutto di versamenti personali di tutta una vita, e tagliato inesorabilmente e inopinatamente dai commissari governativi, che se ne andranno, finalmente e se dio vuole, il giorno 2 marzo prossimo venturo.
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