(di
Piero Montanari)
E'
morto in seguito ad un cancro che da due anni lo minava, il
contrabbassista Gennaro “Rino” Zurzolo, uno tra i più importanti
esponenti di quella fantastica nidiata dei primi anni '70 che assunse
il nome di Neapolitan Power e che raggruppò il meglio della musica
nuova che Napoli stava mettendo in scena in quel momento.
Insieme
a Tony Esposito, Tullio De Piscopo, Enzo Avitabile, Rosario Jermano,
James Senese e Napoli Centrale, gli Osanna, Corrado Rustici, Ernesto
Vitolo, Toni Verde, Jenny Sorrenti (con i Saint Just) e suo fratello
Alan, La Nuova Compagnia di Canto Popolare, Pino Daniele, diede vita
ad un movimento musicale artistico e culturale i cui segnali ancora
oggi sono in grado di influenzare le scelte di tanti giovani artisti.
Rino
era un contrabbassista vero, aveva una formazione classica conseguita
al conservatorio di San Pietro a Maiella, ma a tredici anni era già
in pista a suonare e sperimentare con un gruppo prog
rock di future “all
stars”, perché i Batrocomiomachia (così si chiamavano) erano Enzo
Avitabile, grande sassofonista e cantante, Rosario Jermano,
percussionista eccellente, Paolo Raffone e un “certo” Pino
Daniele che di lì a poco avrebbe conquistato i cuori e le scene
artistiche con la sua musica che era una meravigliosa un'invenzione,
una commistione tra cultura napoletana, blues e rock.
In
questo fantastico circolo di musicisti eletti ci finii anch'io che,
insieme a Zurzolo, mi trovai a suonare in Terra Mia, il primo
meraviglioso e poetico Lp di Pino Daniele, nel quale mi volle –
bontà sua – il produttore Claudio Poggi, proponendomi di suonare
sulle due tracce più importanti del disco, Napule
è e 'Na
tazzulella 'e cafè,
fatto per il
quale Claudio avrà la mia gratitudine a vita.
Rino, lo conobbi in quella situazione e poi in altre, quando andavo a
trovare Pino Daniele nei concerti dal vivo, e mi beavo
dell'originalissimo suono che ne veniva fuori, la famosa miscela di
funky, blues, rock e Canta Napoli, dove Rino con Tullio De Piscopo
costituiva la colonna ritmica portante sulla quale Pino cantava e
suonava.
Rino è stato uno straordinario musicista, uno sperimentatore, un
virtuoso dello strumento, ma anche, e per fortuna, un bravo
insegnante e questo ci consola un po', perché ci dà la speranza che
la sua cultura e la sua scienza possano essere state infuse nei suoi
allievi, mentre la sua morte lo consegna già alla Storia, come uno
dei protagonisti di questi bellissimi e irripetibili anni di una
altrettanto irripetibile e bellissima musica.
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