di Piero Montanari
È da un paio di giorni che sui social network si è diffusa a macchia la notizia della morte di Tullio De Piscopo, il bravo percussionista napoletano celebre per i suoi brani dance anni '90, "Andamento lento" su tutti.
La notizia, per fortuna, si è rivelata "fake", un falso, una bufala della Rete ed è stata smentita prontamente da molti suoi amici, dalla pagina dei fan di facebook e dallo stesso Tullio, che dice di stare benissimo. Lo immaginiamo, da buon napoletano, scatenarsi in risate liberatorie e scaramantici gesti apotropaici. "Mi allunga la vita", ha detto semplicemente, rispolverando la vecchia diceria che chi viene dato per morto e non lo è, vive più a lungo. Era successo anche a Eduardo De Filippo e Lino Banfi.
Di sicuro, da partenopeo d.o.c., Tullio saprà che nella Smorfia Napoletana (la serie numerica che spiega gli accadimenti umani da giocarsi poi al lotto) la sua morte presunta potrebbe essere rappresentata prima dal 47 (O' muorte che parla) ma anche dal n° 30 (O' burlone muorte) se non addirittura dal 72 (O' muorte pe' finta) che nel caso di Tullio, a pensar male, potrebbe essere il vero numero di tutta questa storia, forse inventata proprio dal protagonistra per farsi pubblicità.
Dopo aver appreso la notizia - ancora non smentita - della morte di Tullio, ho incominciato a preoccuparmi seriamente di dover parlare un'altra volta della fine di un artista, in quest'anno che ha visto la scomparsa di tantissimi protagonisti del mondo dello spettacolo; e poi Tullio è un amico col quale ho suonato spesso e il dispiacere sarebbe stato davvero grande.
La falsa notizia mi rallegra, anche alla luce di qualche collega che mi ha lusingato per come ho - diciamo così - trattato precedentemente la materia, ed esortato ad occuparmi del suo necrologio, nel deprecato caso in cui, immaginando il tutto sottolineato da una gigantesca 'grattata'.
La notizia, per fortuna, si è rivelata "fake", un falso, una bufala della Rete ed è stata smentita prontamente da molti suoi amici, dalla pagina dei fan di facebook e dallo stesso Tullio, che dice di stare benissimo. Lo immaginiamo, da buon napoletano, scatenarsi in risate liberatorie e scaramantici gesti apotropaici. "Mi allunga la vita", ha detto semplicemente, rispolverando la vecchia diceria che chi viene dato per morto e non lo è, vive più a lungo. Era successo anche a Eduardo De Filippo e Lino Banfi.
Di sicuro, da partenopeo d.o.c., Tullio saprà che nella Smorfia Napoletana (la serie numerica che spiega gli accadimenti umani da giocarsi poi al lotto) la sua morte presunta potrebbe essere rappresentata prima dal 47 (O' muorte che parla) ma anche dal n° 30 (O' burlone muorte) se non addirittura dal 72 (O' muorte pe' finta) che nel caso di Tullio, a pensar male, potrebbe essere il vero numero di tutta questa storia, forse inventata proprio dal protagonistra per farsi pubblicità.
Dopo aver appreso la notizia - ancora non smentita - della morte di Tullio, ho incominciato a preoccuparmi seriamente di dover parlare un'altra volta della fine di un artista, in quest'anno che ha visto la scomparsa di tantissimi protagonisti del mondo dello spettacolo; e poi Tullio è un amico col quale ho suonato spesso e il dispiacere sarebbe stato davvero grande.
La falsa notizia mi rallegra, anche alla luce di qualche collega che mi ha lusingato per come ho - diciamo così - trattato precedentemente la materia, ed esortato ad occuparmi del suo necrologio, nel deprecato caso in cui, immaginando il tutto sottolineato da una gigantesca 'grattata'.
Nessun commento:
Posta un commento