di Piero Montanari
Anche Amy Winehouse è morta per gli eccessi di alcol e droga, e la sua fine, purtroppo tragicamente scontata, era stata prevista a breve perfino da sua madre, e suo padre aveva già scritto l'epitaffio per la figlia.
Una storia che fa raccapriccio questa di Amy, cronaca di una morte annunciata e avvicinata ad altrettante morti tragiche e famose: Brian Jones, asmatico chitarrista degli Stones, morto affogato di droga e alcol nell' acqua nella sua piscina, Jimi Hendrix, soffocato dal suo vomito, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain, una sfilza di overdosi, il "Club dei 27", come viene brutalmente e tristemente chiamato questo gruppo di musicisti della 'rock area' che non arrivano a festeggiare il 27mo compleanno, e che negli ultimi 40 anni si sono distinti per il grande talento e i grandi eccessi.
Ma vengono in mente tanti altri straordinari personaggi che hanno unito questo talento ad una vita senza freni e dissoluta. Ricordo, anche per averci suonato insieme, il grande, grandissimo trombettista americano Chet Baker, la fantastica "tromba bianca" che visse suonando divinamente ma entrando ed uscendo dagli ospedali per disintossicarsi dalle dipendenze. Il 13 maggio 1988, non ancora sessantenne, Chet morì cadendo dalla finestra di un albergo di Amsterdam, spinto giù dalla "scimmia" che stava sulla sua spalla e che non l'aveva mai abbandonato.
Ma anche lo straordinario "inventore" del be-bop, Charlie Parker, immortalato dal magnifico film prodotto da Clint Eastwood, "Bird", dove si racconta la storia di questo geniale sassofonista morto a trentaquattro anni per gli eccessi di alcol e droghe. E l'elenco continuerebbe tristemente lungo.
Stane storie di quel genio e sregolatezza che la società dei "normali" considera inevitabile tra gli artisti, luoghi comuni banali e incongrui, come quello che indica la sofferenza dell'anima viatico essenziale per la creazione dell'opera. Nulla di più falso, lo posso testimoniare. Se stai male non "esce" niente, il dolore e la sofferenza sono i più grandi anestetici della creativitá.
È la condizione umana che è sofferenza già in sè e non risparmia nessuno, e tutti noi che ci portiamo dietro in ogni istante della vita questo fardello, sappiamo che l'unica cosa che possiamo fare è un passo dopo l'altro in avanti. Le anime fragili, ahimè, soccombono, e cercano di distruggere sè stessi per annullare questo dolore, per loro evidentemente più insopportabile che per altri.
Purtroppo, così egoisticamente facendo, ci priveranno per sempre del'irripetibile straordinarietà del loro talento.
Musicista, bassista, compositore, autore di musiche per il cinema e la televisione, produttore discografico ed editore con VIVAVOCE MUSIC. Ha suonato con i più grandi artisti della scena pop e jazz: LITTLE TONY, ZERO, BAGLIONI, DE GREGORI, GAETANO, DANIELE, ARBORE, CONTE, MINGHI, CAPUTO, GRAZIANI, MUSSOLINI, T.SCOTT e moltissimi altri. Un po' di storia di ieri e di oggi tra arte, musica e spettacolo.
lunedì 25 luglio 2011
Addio al padre degli Lp
di Piero Montanari
A 94 anni muore, nella sua casa in Florida, Alex Steinweiss, il rivoluzionario inventore delle copertine dei dischi. Quando, nel 1939 e appena ventenne, entrò alla Columbia Records, le copertine dei pesantissimi dischi in vinile esistevano già, ma erano di carta squallida e di colore verde, marrone, o beige e, secondo il giovane Alex: "Tristi da far paura e senza nessun appeal per i consumatori".
La storia di questo grafico rivoluzionario fu raccolta in un'intervista al New York Times nel 1990, nella quale Alex racconta di come il suo primo disco con copertina policroma, una rivisitazione dell'Eroica di Ludwig van Beethoven, fece salire le vendite dello stesso di quasi il 900%, non ostante le obiezioni dei capi di allora della Columbia Records, che temevano costi aggiuntivi esorbitanti per le copertine colorate.
Alex Steinweiss ne realizzò, da quel momento, oltre 2500 per album di classica, jazz e pop per Columbia, Decca, Everest e London e molte di queste ricercatissime dai collezionisti di vinile. Tra queste spiccano le copertine di "Rhapsody in Blue" di George Gershwin, e di "Sonata per pianoforte n. 5" di Beethoven. In quest'ultima appariva il famoso prisma multicolor ripreso in seguito dai Pink Floyd per lo strafamoso album "Dark side of the moon". Quel prisma rappresentava un dovuto omaggio al genio grafico di Steinwess.
"Smisi la mia attività nel 1972, a 54 anni - racconta l'Artista - quando ero in una sala d'attesa di una casa discografica, col mio vestito giacca e cravatta, e si sedette accanto a me un capellone" (negli anni 60 e 70 questo era l'epiteto con il quale venivano chiamati i ragazzi ye-ye, beat e poi punk dall'establishment, ndr). "Aveva un giubotto di cuoio, qualche spillona infilata nella pelle e i capelli a cresta rossi: capii che ero davvero fuori moda e me ne andai." Strano per un grande artista innovatore come lui non fiutare l'aria del cambiamento e non rientraci di nuovo.
Finì la sua carriera dipingendo quadri con uno pseudonimo.
Pensando al 94enne Alex Steinweiss e alla sua straordinaria intuizione, rivedo con nostalgia le belle copertine dei vinili (ce n'erano pure di orrende, ovvio) che mi sono passate tra le mani e che erano una porta magica per quello che sarei andato ad ascoltare. Oggi che tutto questo è morto e sepolto, come i Long Play di Alex, che sopravvivono solo nelle discoteche di qualche sparuto collezionista, aspettiamo fiduciosi un altro "messia" che riporti colore e fantasia alla Musica.
A 94 anni muore, nella sua casa in Florida, Alex Steinweiss, il rivoluzionario inventore delle copertine dei dischi. Quando, nel 1939 e appena ventenne, entrò alla Columbia Records, le copertine dei pesantissimi dischi in vinile esistevano già, ma erano di carta squallida e di colore verde, marrone, o beige e, secondo il giovane Alex: "Tristi da far paura e senza nessun appeal per i consumatori".
La storia di questo grafico rivoluzionario fu raccolta in un'intervista al New York Times nel 1990, nella quale Alex racconta di come il suo primo disco con copertina policroma, una rivisitazione dell'Eroica di Ludwig van Beethoven, fece salire le vendite dello stesso di quasi il 900%, non ostante le obiezioni dei capi di allora della Columbia Records, che temevano costi aggiuntivi esorbitanti per le copertine colorate.
Alex Steinweiss ne realizzò, da quel momento, oltre 2500 per album di classica, jazz e pop per Columbia, Decca, Everest e London e molte di queste ricercatissime dai collezionisti di vinile. Tra queste spiccano le copertine di "Rhapsody in Blue" di George Gershwin, e di "Sonata per pianoforte n. 5" di Beethoven. In quest'ultima appariva il famoso prisma multicolor ripreso in seguito dai Pink Floyd per lo strafamoso album "Dark side of the moon". Quel prisma rappresentava un dovuto omaggio al genio grafico di Steinwess.
"Smisi la mia attività nel 1972, a 54 anni - racconta l'Artista - quando ero in una sala d'attesa di una casa discografica, col mio vestito giacca e cravatta, e si sedette accanto a me un capellone" (negli anni 60 e 70 questo era l'epiteto con il quale venivano chiamati i ragazzi ye-ye, beat e poi punk dall'establishment, ndr). "Aveva un giubotto di cuoio, qualche spillona infilata nella pelle e i capelli a cresta rossi: capii che ero davvero fuori moda e me ne andai." Strano per un grande artista innovatore come lui non fiutare l'aria del cambiamento e non rientraci di nuovo.
Finì la sua carriera dipingendo quadri con uno pseudonimo.
Pensando al 94enne Alex Steinweiss e alla sua straordinaria intuizione, rivedo con nostalgia le belle copertine dei vinili (ce n'erano pure di orrende, ovvio) che mi sono passate tra le mani e che erano una porta magica per quello che sarei andato ad ascoltare. Oggi che tutto questo è morto e sepolto, come i Long Play di Alex, che sopravvivono solo nelle discoteche di qualche sparuto collezionista, aspettiamo fiduciosi un altro "messia" che riporti colore e fantasia alla Musica.
Allevi, l'intoccabile "impostore"
di Piero Montanari
Il vespaio sollevato dall'articolo dell'esimio M° Biscione su questi 'file', riguardo il successo insiegabile di Giovanni Allevi, merita una riflessione più attenta ed approfondita, come solo le riflessioni sanno essere.
Sembra che Allevi muova grandi consensi in un discreto pubblico che lo segue, compra la sua musica e va ai suoi concerti, ma anche forti dissensi tra i musicisti di livello che cercano di spiegare e soprattutto spiegarsi quali elementi possano aver contribuito all'affermazione del "fenomeno" Allevi.
Basterebbe ricordare le imitazioni riuscitissime di cui parla Biscione (nomen omen pure per lui, a proposito di serpenti...) di Checco Zalone o dell'eccellente Bollani, per capire quanto ridicolo possa essere il personaggio in questione, ma anche quanto le imitazioni siano per l'imitato, un segno del suo successo. - Ma lui è così veramente - dicono. Appunto, dico io, proprio per questo.
Qualcuno ha tirato in ballo anche l'invidia che Allevi suscita in molti suoi colleghi. Forse c'è chi mastica "amaro", come dei fan del pianista affermano, anche se mi sembra un'emerita scemenza pensare che il grande Uto Ughi, possa essere invidioso di Allevi quando lo critica. Sicuramente chi ha successo, soprattutto del genere non meritato, può provocare, nei colleghi meno fortunati, sentimenti d'invidia più o meno profonda, lo si è detto. Brutta cosa ma umana. L'invidia è di sicuro dannosa e soprattutto inutile, senza via d'uscita per chi la prova, il quale farebbe bene a darsi una calmata, per non mettere a rischio psiche e vie biliari. Ma è assolutamente umana e dato che viene annoverata tra i sette vizi capitali dalla Chiesa, qualcosa di "buono" dovrà pur contenere.
Poi se uno si confessa dal prete per aver provato invidia verso Giovanni Allevi, se la cava con un paio di Ave Marie, se trovi quello proprio rigido rigido.
Il vespaio sollevato dall'articolo dell'esimio M° Biscione su questi 'file', riguardo il successo insiegabile di Giovanni Allevi, merita una riflessione più attenta ed approfondita, come solo le riflessioni sanno essere.
Sembra che Allevi muova grandi consensi in un discreto pubblico che lo segue, compra la sua musica e va ai suoi concerti, ma anche forti dissensi tra i musicisti di livello che cercano di spiegare e soprattutto spiegarsi quali elementi possano aver contribuito all'affermazione del "fenomeno" Allevi.
Basterebbe ricordare le imitazioni riuscitissime di cui parla Biscione (nomen omen pure per lui, a proposito di serpenti...) di Checco Zalone o dell'eccellente Bollani, per capire quanto ridicolo possa essere il personaggio in questione, ma anche quanto le imitazioni siano per l'imitato, un segno del suo successo. - Ma lui è così veramente - dicono. Appunto, dico io, proprio per questo.
Qualcuno ha tirato in ballo anche l'invidia che Allevi suscita in molti suoi colleghi. Forse c'è chi mastica "amaro", come dei fan del pianista affermano, anche se mi sembra un'emerita scemenza pensare che il grande Uto Ughi, possa essere invidioso di Allevi quando lo critica. Sicuramente chi ha successo, soprattutto del genere non meritato, può provocare, nei colleghi meno fortunati, sentimenti d'invidia più o meno profonda, lo si è detto. Brutta cosa ma umana. L'invidia è di sicuro dannosa e soprattutto inutile, senza via d'uscita per chi la prova, il quale farebbe bene a darsi una calmata, per non mettere a rischio psiche e vie biliari. Ma è assolutamente umana e dato che viene annoverata tra i sette vizi capitali dalla Chiesa, qualcosa di "buono" dovrà pur contenere.
Poi se uno si confessa dal prete per aver provato invidia verso Giovanni Allevi, se la cava con un paio di Ave Marie, se trovi quello proprio rigido rigido.
martedì 12 luglio 2011
Brunetta che sposa la Biondina
Bella coppia, no?
di Piero Montanari
In questo scorcio di calda estate, dove accadono cose talmente gravi che, generalmente, succedono d'inverno: il crollo della borsa di Milano, con i risparmiatori fregati e gli investitori internazionali che speculano sul "barcone Italia" scricchiolante e in procinto di non reggere più il mare (consentiteci per via del caldo metafore balneari), dove il Presidente del Consiglio, non ostante lo sconticino, deve pagare 560ml di euro per il Lodo Mondadori alla Cir di De Benedetti, suo vecchio nemico ed antagonista economico e politico: "Tessera n.1 del PD, con questi soldi finanzierò loro la campagna elettorale - mastica duro Berlusconi - che rischia, finalmente, di diventare un po' povero come noi - anche se - ha sostenuto il Grande Multato - non c'è da preoccuparsi, tengo botta." E te credo, aggiungo io, mentre gli ricordo - la memoria ad una "certa" flippa - il numero della sua di tessera, quella della P2, la 1816.
In questo scorcio di calda estate, dicevo, sopraffatti da notize di spessore invernale (ribadisco, l'estate accade sempre poco ma in questa non sembra proprio), dove il "semplificatore" Roberto Calderoli ci annuncia dal Varesotto, attraverso uno dei tanti sabba leghisti, che: "Non c'è Roma che tenga, il 23 luglio, alle ore 11:30, aprono i ministeri, il mio, quello di Bossi e quello di Tremonti, a Monza. Alla faccia di chi non li voleva!" Non pago, Il ministro Calderoli ha poi fatto sapere che lunedì porta al tavolo della Lega Nord sulla manovra, una proposta di taglio delle pensioni del 5/10%. Ma bene, non aspettavamo altro.
In questo scorcio di calda estate, però, una notizia campeggia sopra tutte e rimette a posto le cose: Brunetta si sposa anzi, per depistare i precari coi forconi da lui insultati con "l'Italia peggiore" che tanto avrebbero voluto rendergli omaggio, fa finta di sposarsi, li dribbla, poi si risposa e fa il pranzo a Ravello, dove ha una villa di 200mq, undici stanze frontemare, con pizza e mozzarella, ma anche zuppa di polipo, raviolini di vongole e risotto con colatura di alici, pomodori appassiti e Calamari. E ci sono tutti i suoi fedeli amici: Angelino Alfano, Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi e Gasparri, Fabrizio Cicchitto, testimone con Sacconi, tutti i suoi compagnucci della parrocchietta, insomma.
Ma eccola la notizia estiva, ce l'abbiamo: Brunetta che sposa la Biondina, la 48enne Titti Giovannoni Coscialunga, che quando il suo Renatino è triste, se lo prende in braccio e lo culla, beato lui, con i trenta centimetri che passano tra loro e che li separano da una coppia normale. Si, proprio lui, Brunetta, il momento più basso della nostra Repubblica, il "cretino" per Tremonti (chissà perché non c'era al matrimonio?) proprio lui, in questo scorcio di calda estate, che ci regala finalmente l'unica, vera e tanto sospirata notizia estiva.
In questo scorcio di calda estate, dicevo, sopraffatti da notize di spessore invernale (ribadisco, l'estate accade sempre poco ma in questa non sembra proprio), dove il "semplificatore" Roberto Calderoli ci annuncia dal Varesotto, attraverso uno dei tanti sabba leghisti, che: "Non c'è Roma che tenga, il 23 luglio, alle ore 11:30, aprono i ministeri, il mio, quello di Bossi e quello di Tremonti, a Monza. Alla faccia di chi non li voleva!" Non pago, Il ministro Calderoli ha poi fatto sapere che lunedì porta al tavolo della Lega Nord sulla manovra, una proposta di taglio delle pensioni del 5/10%. Ma bene, non aspettavamo altro.
In questo scorcio di calda estate, però, una notizia campeggia sopra tutte e rimette a posto le cose: Brunetta si sposa anzi, per depistare i precari coi forconi da lui insultati con "l'Italia peggiore" che tanto avrebbero voluto rendergli omaggio, fa finta di sposarsi, li dribbla, poi si risposa e fa il pranzo a Ravello, dove ha una villa di 200mq, undici stanze frontemare, con pizza e mozzarella, ma anche zuppa di polipo, raviolini di vongole e risotto con colatura di alici, pomodori appassiti e Calamari. E ci sono tutti i suoi fedeli amici: Angelino Alfano, Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi e Gasparri, Fabrizio Cicchitto, testimone con Sacconi, tutti i suoi compagnucci della parrocchietta, insomma.
Ma eccola la notizia estiva, ce l'abbiamo: Brunetta che sposa la Biondina, la 48enne Titti Giovannoni Coscialunga, che quando il suo Renatino è triste, se lo prende in braccio e lo culla, beato lui, con i trenta centimetri che passano tra loro e che li separano da una coppia normale. Si, proprio lui, Brunetta, il momento più basso della nostra Repubblica, il "cretino" per Tremonti (chissà perché non c'era al matrimonio?) proprio lui, in questo scorcio di calda estate, che ci regala finalmente l'unica, vera e tanto sospirata notizia estiva.
Sinceri omaggi alla sposa.
martedì 5 luglio 2011
Ma quanto vale un Michele Sant'euro?
Lo vedremo mai così?
di Piero Montanari
Campeggia su tutti i giornali di questa e della passata settimana la diatriba intercorsa tra Santoro e Mentana, in seguito al "niet" verso il conduttore di Annozero da parte di Telecom Italia Media, società del gruppo Telecom e proprietaria della rete televisiva La7, che non se l'è sentita di dare totale carta bianca al giornalista: "Il Dott.Santoro voleva riservarsi il diritto, una volta individuato il tema della trasmissione, di modificare, anche in senso profondo, l`eventuale premessa, gli ospiti in studio, la scaletta, i filmati da trasmettere e quanto altro fosse necessario per gestire in totale autonomia il programma da Lui condotto, senza alcun ragionevole preavviso". Insomma, la questione poneva "ingiustificati rischi legali di natura penale e civile non del tutto manlevabili, in capo all'Editore che non si è ritenuto di correre". Per La7 sarebbe come camminare a piedi nudi su una lama di un rasoio.
La rottura della trattativa del passaggio di Santoro a La7 ha sollevato un polveroso muro di strascichi polemici, dentro cui c'è Mentana che dice:" Santoro chiedeva assoluta libertà, ma qualsiasi giornalista non può dire o scrivere quel che gli pare. Esistono obblighi di legge". Risponde acidamente Santoro al collega direttore: "Come è noto, Enrico Mentana non si è mai incatenato per la libertà di informazione, anche quando aveva promesso di farlo. Pur nutrendo nei suoi confronti una enorme stima professionale, ritengo che abbiamo nei confronti del potere (economico, politico ed editoriale) atteggiamenti molto distanti. Il che ci rende diversamente liberi".
Risponde Mentana: "Quello di portarti qui a La7, caro Michele, anche se mi dai del "diversamente libero", l'ho fatto proprio per amor di libertà, con l'idea che una rete libera possa ospitare tutte le voci di chi sa fare informazione. Certo non ne avrei tratto alcun vantaggio, se non quello di contribuire ancor di più a far crescere La7."
Intanto, come un macigno (per lui che l'ha dichiarato), rimane la promessa di Santoro fatta nell'ultima puntata di Annozero, e cioè che tornerà in Rai a fare la sua trasmissione anche al costo di un euro a puntata. Ma chi ci crede? Io neanche un po'.
Quindi suggerisco vivamente ai dirigenti di Viale Mazzini di ribattezzare la nostra moneta con il nome di Sant'euro, nuovo conio da spendere in Rai al posto degli ormai superati "gettoni d'oro". "Complimenti, lei è il primo concorrente ad aver vinto 5 Sant'euro! Che fortuna!"
Ma quanto vale un Sant'euro? Attendiamo curiosi le vostre valutazioni. Io le mie le ho già fatte.
Perdere la Ventura non è una sventura
Presto insieme su Sky
di Piero Montanari
E' vero che assistiamo ogni giorno allo smembramento della Rai, alla sua cannibalizzazione da parte delle altre emittenti. Chissà se Santoro, dopo il disaccordo con La7, tornerà a Rai 2 a fare, come promesso, Annozero a un euro. Che poi non sarebbe neanche vero, perché magari lui percepisce un euro ma la trasmissione ne costa 7-800 mila a puntata.
Poi c'è il duo Fazio-Saviano che si sta spostando anch'esso in altri lidi (lido Telecom, ovviamente) per fare la loro scomoda "Vieni via con me", tanto sgradita ai politicanti, camorristi, mafiosi e affini. Però Fazio mantiene, da bravo gattopardino, il piede sulla staffa "Che tempo che fa."
C'è posto, tra i pezzi di ricambio transfughi dalla Rai, anche per Super Simo Sventura, (le tre "S" che uccidono) che approderà da Quelli che il calcio, ad un X Factor 'de noantri' su Sky, insieme al "misurato" Morgan, che ne ha confermato l'inizio, a partire dal prossimo autunno, sulle antenne di Radio 2, a "Un giorno da pecora".
Il "modesto" Morgan ha avuto anche da ridire su Vasco Rossi ed il suo, tutto sommato, inutile annuncio di dimissioni da rockstar, cosa che sinceramente anche a me risulta incomprensibile. Ma che avrà voluto dire?
"Io ho fatto concerti in teatri come il Petruzzelli, la Fenice e La Scala, non so se lui li ha fatti. - prosegue il venefico cantante di Muggiò - A me interessa la musica, non il rombo di San Siro - e conclude Morgan - Vasco è un grandissimo chansonnier, spero che ora che ha rinunciato a fare la rockstar possa scrivere delle chanson, cosa che lui è in grado di fare. Ci tengo a dire che ho trovato un po' infelici le sue dichiarazioni, per due motivi: uno, perche' la carriera della rockstar non esiste: c'e' la vita della rockstar. E poi uno che lo dice di sé è abbastanza squallido".
Senti chi parla? Morgan che dà lezioni di modestia a qualcuno, sembra un vero paradosso. Continuo a chiedermi (ma neanche poi tanto) quali canzoni abbia scritto così importanti per avere tutto questo credito. E' un eccellente "self seller", un ottimo ex marito di Asia Argento, un padre disperato che si appella a Napolitano per vedere la figlia, ma anche un "paraculo" che non azzecca due accordi di fila sul piano. Ma siamo certi che non gli gioverebbe un passetto indietro? La sua simpatia, da zero, salirebbe a uno. Come quella, d'altra parte, che muove intorno a sé Simona Ventura.
Se non fosse per la diaspora di cui sopra, ci farebbe piacere sapere che i due transfughi, oltre ad andare via dalla Rai, ne restino pure da essa e per lunga pezza lontano.
Segno che qualcosa di buono, tutto sommato e nel marasma generale, sta succedendo.
Poi c'è il duo Fazio-Saviano che si sta spostando anch'esso in altri lidi (lido Telecom, ovviamente) per fare la loro scomoda "Vieni via con me", tanto sgradita ai politicanti, camorristi, mafiosi e affini. Però Fazio mantiene, da bravo gattopardino, il piede sulla staffa "Che tempo che fa."
C'è posto, tra i pezzi di ricambio transfughi dalla Rai, anche per Super Simo Sventura, (le tre "S" che uccidono) che approderà da Quelli che il calcio, ad un X Factor 'de noantri' su Sky, insieme al "misurato" Morgan, che ne ha confermato l'inizio, a partire dal prossimo autunno, sulle antenne di Radio 2, a "Un giorno da pecora".
Il "modesto" Morgan ha avuto anche da ridire su Vasco Rossi ed il suo, tutto sommato, inutile annuncio di dimissioni da rockstar, cosa che sinceramente anche a me risulta incomprensibile. Ma che avrà voluto dire?
"Io ho fatto concerti in teatri come il Petruzzelli, la Fenice e La Scala, non so se lui li ha fatti. - prosegue il venefico cantante di Muggiò - A me interessa la musica, non il rombo di San Siro - e conclude Morgan - Vasco è un grandissimo chansonnier, spero che ora che ha rinunciato a fare la rockstar possa scrivere delle chanson, cosa che lui è in grado di fare. Ci tengo a dire che ho trovato un po' infelici le sue dichiarazioni, per due motivi: uno, perche' la carriera della rockstar non esiste: c'e' la vita della rockstar. E poi uno che lo dice di sé è abbastanza squallido".
Senti chi parla? Morgan che dà lezioni di modestia a qualcuno, sembra un vero paradosso. Continuo a chiedermi (ma neanche poi tanto) quali canzoni abbia scritto così importanti per avere tutto questo credito. E' un eccellente "self seller", un ottimo ex marito di Asia Argento, un padre disperato che si appella a Napolitano per vedere la figlia, ma anche un "paraculo" che non azzecca due accordi di fila sul piano. Ma siamo certi che non gli gioverebbe un passetto indietro? La sua simpatia, da zero, salirebbe a uno. Come quella, d'altra parte, che muove intorno a sé Simona Ventura.
Se non fosse per la diaspora di cui sopra, ci farebbe piacere sapere che i due transfughi, oltre ad andare via dalla Rai, ne restino pure da essa e per lunga pezza lontano.
Segno che qualcosa di buono, tutto sommato e nel marasma generale, sta succedendo.
Roma violenta: pestato a morte perchè faceva rumore
La targa del Rione Monti a Roma
di Piero Montanari
Si chiama Alberto Bonanni, ha 29 anni e suona la chitarra. Ha quasi trovato la morte pestato a sangue senza motivo, per una banalissima lite di strada, e per giunta nello storico Rione Monti, quartiere antichissimo e civilissimo di Roma. La Suburra, come viene chiamato, il posto dove andavano i plebei, a due passi dal Colosseo e dal Quirinale, dove hanno da sempre vissuto artisti, poeti spiantati, attori ed intellettuali, in un clima di socialità e tolleranza. Monicelli ci abitava da sempre e ne era un'istituzione, come il Presidente Napolitano che lo aveva persino immortalato con un documentario.
Monti, per me che sono del Celio, è l'altra parte del mio quartiere. Ci andavo spessissimo tanti anni fa, a mangiare la pizza, o ad insegnare il basso elettrico per cinque anni, nella prestigiosa scuola musicale St. Louis che contribuii a fondare e che prima era a via del Cardello e poi a Via dell'Angeletto. La stessa scuola che trentanni dopo ha frequentato il giovane Alberto per imparare a suonare bene lo strumento che adorava.
Si tira tardi e si fa rumore nel Rione Monti, pullula di vita, è pieno di pub, di ristoranti multietnici, di vinerie, come accade di trovarne sempre nei centri storici delle città. I giovani vi si riversano in massa, spinti dalla bella stagione e dalla voglia di stare insieme. Non è facile viverci per chi ci abita, questo è certo: se vuoi dormire ti devi mettere i tappi alle orecchie e la confusione dura fino al mattino, quando poi magari ti devi alzare per andare a lavorare ed hai dormito poco. Non è Monti quel che si dice un quartiere residenziale, e quello che un tempo sembrava un posto economico per stare, oggi è diventato esclusivo per chi riesce a comprarsi una costosa casa e ristrutturarla, mettendo in preventivo, però, parcheggi difficili e sonni difficilissimi.
Sembra sia andata così: uno di questi esasperati e stressati condòmini ha iniziato una lite dalla finestra per il rumore, inveendo contro il gruppo nel quale era Alberto Bonanni, poi è sceso con un bastone e li ha inseguiti (rendiamoci conto!). I ragazzi sono fuggiti, ma un'altra banda - sembra fossero quattro - li ha raggiunti ed aggrediti alle spalle. Alberto ha avuto la peggio perché si è beccato il casco da moto di uno degli energumeni sulla faccia. Caduto a terra, come un cane, hanno continuato a malmenarlo fino a ridurlo in coma. Alberto, soccorso poco dopo, è stato condotto in ospedale ed ancora (30 giugno, ore 14:30) non ha ripreso conoscenza. Sappiamo che i suoi genitori hanno dato l'assenzo per l'espianto degli organi. Questo "orrore" mi ricorda la morte di uno dei miei idoli, Jaco Pastorius, il più eclettico bassista elettrico del mondo, ucciso a botte da un buttafuori in un locale della Florida.
Alemanno dichiara: "Questo gravissimo atto di violenza deve trovare una risposta ferma da parte delle Istituzioni. Nell'esprimere tutta la nostra solidarietà ai familiari della vittima annuncio che l'amministrazione di Roma Capitale si costituirà parte civile contro gli aggressori". Ed anche: "Un ringraziamento agli uomini della polizia di Roma capitale e alla Questura, che hanno assicurato alla giustizia due degli aggressori e un pressante invito a tutti gli ordini inquirenti affinché anche gli altri vengano al più presto individuati ed arrestati".
Alberto Bonanni era, fino ad oggi purtroppo, uno sconosciuto musicista che sperava di diventare un professionista famoso. Mentre ci auguriamo possa riprendersi del tutto dall'infame pestaggio, lo voglio ricordare con un brano dove suona su youtube così, come tanti ragazzi desiderosi di notorietà.
Monti, per me che sono del Celio, è l'altra parte del mio quartiere. Ci andavo spessissimo tanti anni fa, a mangiare la pizza, o ad insegnare il basso elettrico per cinque anni, nella prestigiosa scuola musicale St. Louis che contribuii a fondare e che prima era a via del Cardello e poi a Via dell'Angeletto. La stessa scuola che trentanni dopo ha frequentato il giovane Alberto per imparare a suonare bene lo strumento che adorava.
Si tira tardi e si fa rumore nel Rione Monti, pullula di vita, è pieno di pub, di ristoranti multietnici, di vinerie, come accade di trovarne sempre nei centri storici delle città. I giovani vi si riversano in massa, spinti dalla bella stagione e dalla voglia di stare insieme. Non è facile viverci per chi ci abita, questo è certo: se vuoi dormire ti devi mettere i tappi alle orecchie e la confusione dura fino al mattino, quando poi magari ti devi alzare per andare a lavorare ed hai dormito poco. Non è Monti quel che si dice un quartiere residenziale, e quello che un tempo sembrava un posto economico per stare, oggi è diventato esclusivo per chi riesce a comprarsi una costosa casa e ristrutturarla, mettendo in preventivo, però, parcheggi difficili e sonni difficilissimi.
Sembra sia andata così: uno di questi esasperati e stressati condòmini ha iniziato una lite dalla finestra per il rumore, inveendo contro il gruppo nel quale era Alberto Bonanni, poi è sceso con un bastone e li ha inseguiti (rendiamoci conto!). I ragazzi sono fuggiti, ma un'altra banda - sembra fossero quattro - li ha raggiunti ed aggrediti alle spalle. Alberto ha avuto la peggio perché si è beccato il casco da moto di uno degli energumeni sulla faccia. Caduto a terra, come un cane, hanno continuato a malmenarlo fino a ridurlo in coma. Alberto, soccorso poco dopo, è stato condotto in ospedale ed ancora (30 giugno, ore 14:30) non ha ripreso conoscenza. Sappiamo che i suoi genitori hanno dato l'assenzo per l'espianto degli organi. Questo "orrore" mi ricorda la morte di uno dei miei idoli, Jaco Pastorius, il più eclettico bassista elettrico del mondo, ucciso a botte da un buttafuori in un locale della Florida.
Alemanno dichiara: "Questo gravissimo atto di violenza deve trovare una risposta ferma da parte delle Istituzioni. Nell'esprimere tutta la nostra solidarietà ai familiari della vittima annuncio che l'amministrazione di Roma Capitale si costituirà parte civile contro gli aggressori". Ed anche: "Un ringraziamento agli uomini della polizia di Roma capitale e alla Questura, che hanno assicurato alla giustizia due degli aggressori e un pressante invito a tutti gli ordini inquirenti affinché anche gli altri vengano al più presto individuati ed arrestati".
Alberto Bonanni era, fino ad oggi purtroppo, uno sconosciuto musicista che sperava di diventare un professionista famoso. Mentre ci auguriamo possa riprendersi del tutto dall'infame pestaggio, lo voglio ricordare con un brano dove suona su youtube così, come tanti ragazzi desiderosi di notorietà.
Da youtube i Cani in classifica
Posso scomodare il 'socio-profeta' Walter Benjamin ed il suo saggio più famoso "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica"? Lo faccio, e lo faccio per raccontare una storia di straordinaria ordinarietà.
Nel saggio, scritto per altro nel 1936 e quindi, in pieno 'medioevo tecnologico' se così possiamo dire, il filosofo sostiene una cosa impensabile per quel periodo, e cioè che: "L'introduzione, all'inizio del XX secolo, di nuove tecniche per produrre, riprodurre e diffondere, a livello di massa, opere d'arte ha radicalmente cambiato l'atteggiamento verso l'arte sia degli artisti sia del pubblico". Una previsione fantastica, quasi mistica, rispetto a quello che sarebbe poi accaduto davvero. Ecco la storia stra - odinaria.
C'è un ragazzetto di un quartiere 'bene' di Roma che, come tanti della sua età, ama la musica e scrive canzoni nella sua cameretta. Fin qui tutto normale, però lui pensa di essere bravo, anche se vuole che glielo dicano gli altri, ma si vergogna (come tanti) di suonarle ad un pubblico vasto. Allora che fa il giovane Niccolò? (questo il suo nome, il suo cognome non è dato di sapere). Si cambia nome in "I Cani" (autoironico? pericoloso, però.), gira un video amatoriale senza alcuna pretesa come fan molti, e lo pubblica.
Racconta: " L'idea era quella di non apparire ma solo perché non ero sicuro che la mia musica piacesse. Così, un anno fa ho cominciato a scrivere canzoni, ma senza mai suonarle davanti a una platea. Pensavo che se l'avessi fatto, sarei stato fischiato. Sono brani nati spontaneamente, in camera mia, e di cui ero geloso come per un diario. Sono stati un paio di amici a convincermi a far girare in Rete le mie canzoni. Ho creato allora un profilo con lo pseudonimo su Facebook e ho girato due video amatoriali che ho caricato su Youtube. Poi, spontaneamente, è partita questa storia degli 883 come una leggenda metropolitana".
Si, perché all'improvviso la Rete ha cominciato il tam-tam, e si era sparsa la voce che questo de I Cani era un side project di Max Gazzè (cui somiglia molto) o degli 883. Quindi Niccolò, in attesa del suo primo tour, spopola in Rete ed è la rivelazione musicale italiana del 2011: oltre 60mila contatti su Youtube e "Il sorprendente album d'esordio dei Cani", il suo primo disco pubblicato anche in versione digitale lo scorso 3 giugno, già arrivato al 9 posto della classifica di iTunes e tuttora al secondo gradino della classifica "alternativa".
Subito dopo Lady Gaga e davanti a Fabri Fibra, Afterhours e Subsonica. Ed il disco è anche gradevole, a chi piace il genere, che alla fine poi è quello che conta e aggiunge valore alla furba - o fortunata - operazione di marketing.
Nel saggio, scritto per altro nel 1936 e quindi, in pieno 'medioevo tecnologico' se così possiamo dire, il filosofo sostiene una cosa impensabile per quel periodo, e cioè che: "L'introduzione, all'inizio del XX secolo, di nuove tecniche per produrre, riprodurre e diffondere, a livello di massa, opere d'arte ha radicalmente cambiato l'atteggiamento verso l'arte sia degli artisti sia del pubblico". Una previsione fantastica, quasi mistica, rispetto a quello che sarebbe poi accaduto davvero. Ecco la storia stra - odinaria.
C'è un ragazzetto di un quartiere 'bene' di Roma che, come tanti della sua età, ama la musica e scrive canzoni nella sua cameretta. Fin qui tutto normale, però lui pensa di essere bravo, anche se vuole che glielo dicano gli altri, ma si vergogna (come tanti) di suonarle ad un pubblico vasto. Allora che fa il giovane Niccolò? (questo il suo nome, il suo cognome non è dato di sapere). Si cambia nome in "I Cani" (autoironico? pericoloso, però.), gira un video amatoriale senza alcuna pretesa come fan molti, e lo pubblica.
Racconta: " L'idea era quella di non apparire ma solo perché non ero sicuro che la mia musica piacesse. Così, un anno fa ho cominciato a scrivere canzoni, ma senza mai suonarle davanti a una platea. Pensavo che se l'avessi fatto, sarei stato fischiato. Sono brani nati spontaneamente, in camera mia, e di cui ero geloso come per un diario. Sono stati un paio di amici a convincermi a far girare in Rete le mie canzoni. Ho creato allora un profilo con lo pseudonimo su Facebook e ho girato due video amatoriali che ho caricato su Youtube. Poi, spontaneamente, è partita questa storia degli 883 come una leggenda metropolitana".
Si, perché all'improvviso la Rete ha cominciato il tam-tam, e si era sparsa la voce che questo de I Cani era un side project di Max Gazzè (cui somiglia molto) o degli 883. Quindi Niccolò, in attesa del suo primo tour, spopola in Rete ed è la rivelazione musicale italiana del 2011: oltre 60mila contatti su Youtube e "Il sorprendente album d'esordio dei Cani", il suo primo disco pubblicato anche in versione digitale lo scorso 3 giugno, già arrivato al 9 posto della classifica di iTunes e tuttora al secondo gradino della classifica "alternativa".
Subito dopo Lady Gaga e davanti a Fabri Fibra, Afterhours e Subsonica. Ed il disco è anche gradevole, a chi piace il genere, che alla fine poi è quello che conta e aggiunge valore alla furba - o fortunata - operazione di marketing.
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Premio alla Cultura
PREMI SPECIALI
A BENEMERITI DELLA CULTURA
(Trofeo di Cristallo e Medaglia d’oro del Presidente dell’Ass. Cult. “P. Raffaele Melis O.M.V.”)
Musicista Regista Maestro PIERO MONTANARI
Roma
Premio “Francesco Di Lella”
“Per avere contribuito con la musica e la regia all’evoluzione ed all’affermazione di attori e cantanti di chiara fama nazionale ed internazionale, lasciando un segno vivo nel panorama cinematografico e musicale italiano, senza mai desistere anche in un periodo così difficile ed arduo come l’attuale.”
Firmato Augusto Giordano, Getulio Baldazzi, P.Ezio Bergamo, Rita Tolomeo, Maurizio Pallottí, Domenico Di Lella, Maria Fichera, Gianni Farina, Rita Pietrantoni, Paola Pietrantoni, Domenico Gilio.
A BENEMERITI DELLA CULTURA
(Trofeo di Cristallo e Medaglia d’oro del Presidente dell’Ass. Cult. “P. Raffaele Melis O.M.V.”)
Musicista Regista Maestro PIERO MONTANARI
Roma
Premio “Francesco Di Lella”
“Per avere contribuito con la musica e la regia all’evoluzione ed all’affermazione di attori e cantanti di chiara fama nazionale ed internazionale, lasciando un segno vivo nel panorama cinematografico e musicale italiano, senza mai desistere anche in un periodo così difficile ed arduo come l’attuale.”
Firmato Augusto Giordano, Getulio Baldazzi, P.Ezio Bergamo, Rita Tolomeo, Maurizio Pallottí, Domenico Di Lella, Maria Fichera, Gianni Farina, Rita Pietrantoni, Paola Pietrantoni, Domenico Gilio.
Il premio sarà conferito il 13 giugno 2010 alle ore 16 al teatro S. Luca, in via Lorenzo da' Ceri 136 - Roma.