Insulti
sui social: ora basta, o i documenti per iscriversi o fuori.
(di
Piero Montanari - Pubblicato su Globalis.it e
ilquotidianodellazio.it)
La
peggiore delle perversioni di facebook è che chiunque può dire ciò
che pensa. Ma è la cosa per la quale questo famosissimo e
diffusissimo social è nato – si potrebbe ribattere – mettere in
contatto tutti con tutti e lasciare che ognuno esprima la propria
opinione su ciò che più gli aggrada, il suo dissenso e il suo
assenso, il suo “mi piace” o il suo “non mi piace”, il dito
pollice su oppure verso, come gli imperatori e la plebe romana quando
decidevano della vita o della morte di qualche disgraziato nelle
arene.
Vivi
o muori, ti amo o ti odio, e tutto questo per il bene della
democrazia, parolona oggi sulla bocca anche dei nipotini di Hitler o
dei cuginetti di Stalin, parola abusata del suo significato più alto
e nobile, quello più depredato, il governo del popolo.
Ah,
ma che bella la democrazia sui social, soprattutto quando viene
espressa con parole tipo “troia, puttana, o frasi più articolate
come: “Ti aprirei il cervello, la calotta cranica per pisciarci
dentro, almeno posso regolare il livello di piscio che hai dentro la
tua testa”, oppure, continuando il festival della democrazia: “Per
Natale voglio stare chiuso in una stanza con te, soli tu ed io...
solo noi e la mia accetta: partirei col taglio delle mani...” E
tutte indirizzate ad una donna, una delle tante che se non vengono
stuprate o uccise, vengono fatte oggetto di insulti vomitevoli come
questi, come la Presidente della Camera Laura Boldrini, rea di non
andare a genio a qualcuno.
Ah,
evviva la democrazia, evviva Salvini che la definì “bambola
gonfiabile”, evviva il simpatico Grillo che chiese ai suoi cosa
avrebbero fatto alla Boldrini se fosse stata in auto con loro. Ma è
la democrazia della Rete, qualcosa si dovrà pur pagare per questa
meravigliosa libertà! A nulla vale il famoso monito di Umberto Eco,
che così si espresse poco prima di morire “I
social permettono alle persone di restare in contatto tra loro, ma
danno anche diritto di parola a legioni di imbecilli che prima
parlavano al bar dopo un bicchiere
di vino e ora hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”.
Però
una soluzione ci sarebbe: se è vero che la maggior parte di questi
imbecilli apre un profilo con uno pseudonimo ed inizia a sputare in
faccia alla gente senza poter essere perseguito dalla legge,
basterebbe soltanto richiedere la fotocopia del proprio documento di
identità per poter far parte del social, e forse ci penserebbero su
un po' prima di insultare. E' anche vero che qualcuno, magari tra i
più incauti o i più temerari o solo tra i più scemi, insulta e
minaccia anche col proprio nome e cognome, ma questo è un altro
discorso.
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