di Piero Montanari
Sarebbe cosa normale e giusta, per chi lo desiderasse, poter programmare una passeggiata al centro di Roma, anche se in questi giorni di questo sofferto Natale di crisi, la città sembra meno civettuola di sempre, più austera, con meno luci e meno fronzoli, come ad indicare lo status di un malessere psicologico generale che sembra aver colpito le persone. Roma lo mostra questo malessere, a Natale 2013, non è la solita città che conosciamo.
Ma la passeggiata per i regali di Natale è condizionata dal bollettino sullo stato d'assedio della città, un po' come in guerra, quando c'era il coprifuoco e tutti dovevano rimanere chiusi in casa. Si consiglia sempre, prima di uscire, di consultare il numero verde del Viminale, per chiedere: "Posso uscire oggi? In quale zona c'è pericolo?" In subordine tenere sempre pronto il telefono della questura di zona o dei carabinieri per le ultime novità.
Oggi arrivano i Forconi divisi in troconi: arriva quello dell'ala dura, quello di Danilo Calvani e i suoi infiltrati, coreografato mirabilmente dal gruppo di Casapound che le promette dure a tutti, come dichiara il suo leader appena arrestato e subito rilasciato, Simone Di Stefano. Però poi, non ci faremo mancare l'altro troncone del forcone siciliano, guidato dall'imberrettato Ferro Mariano che, per paura di mischiarsi con gli oltranzisti del movimento, arriverà a Roma domenica per andare dal Papa, dice.
"Quindi, oggi niente Piazza del Popolo via del Corso e zone limitrofe, è molto pericoloso" - mi dice il questurino al quale mi sono rivolto per sapere se posso mettere il naso fuori di casa - "Vada domenica a fare i regali di Natale - mi consiglia -. "No, domenica c'è l'altra marcia su Roma - gli dico - meglio di no".
E non è che ci sono solo "i cattivi" a marciare su Roma. Roma è assediata da tutti, ogni giorno: si manifesta continuamente, qualsiasi categoria di persone abbia un problema o vanti un'ingiustizia viene a manifestare qui, anche giustamente, dico io: i malati a cui non vengono date le cure, i lavoratori delle migliaia di aziende in crisi, i gay, le casalinghe, gli autisti dei bus, i tassisti, i pensionati, gli statali, i parastatali. Tutti. E tutti i giorni.
E spesso lasciano questa povera, bellissima e unica città in uno stato di degrado che fa piangere il cuore. Chiunque abiti a Roma o la ami semplicemente, non può fare a meno di formulare almeno una volta al giorno il desiderio che ministri, ministeri, ambasciate doppie, politica, Stato, controstato e parastato se ne andassero finalmente e per sempre a quel paese.
Ma la passeggiata per i regali di Natale è condizionata dal bollettino sullo stato d'assedio della città, un po' come in guerra, quando c'era il coprifuoco e tutti dovevano rimanere chiusi in casa. Si consiglia sempre, prima di uscire, di consultare il numero verde del Viminale, per chiedere: "Posso uscire oggi? In quale zona c'è pericolo?" In subordine tenere sempre pronto il telefono della questura di zona o dei carabinieri per le ultime novità.
Oggi arrivano i Forconi divisi in troconi: arriva quello dell'ala dura, quello di Danilo Calvani e i suoi infiltrati, coreografato mirabilmente dal gruppo di Casapound che le promette dure a tutti, come dichiara il suo leader appena arrestato e subito rilasciato, Simone Di Stefano. Però poi, non ci faremo mancare l'altro troncone del forcone siciliano, guidato dall'imberrettato Ferro Mariano che, per paura di mischiarsi con gli oltranzisti del movimento, arriverà a Roma domenica per andare dal Papa, dice.
"Quindi, oggi niente Piazza del Popolo via del Corso e zone limitrofe, è molto pericoloso" - mi dice il questurino al quale mi sono rivolto per sapere se posso mettere il naso fuori di casa - "Vada domenica a fare i regali di Natale - mi consiglia -. "No, domenica c'è l'altra marcia su Roma - gli dico - meglio di no".
E non è che ci sono solo "i cattivi" a marciare su Roma. Roma è assediata da tutti, ogni giorno: si manifesta continuamente, qualsiasi categoria di persone abbia un problema o vanti un'ingiustizia viene a manifestare qui, anche giustamente, dico io: i malati a cui non vengono date le cure, i lavoratori delle migliaia di aziende in crisi, i gay, le casalinghe, gli autisti dei bus, i tassisti, i pensionati, gli statali, i parastatali. Tutti. E tutti i giorni.
E spesso lasciano questa povera, bellissima e unica città in uno stato di degrado che fa piangere il cuore. Chiunque abiti a Roma o la ami semplicemente, non può fare a meno di formulare almeno una volta al giorno il desiderio che ministri, ministeri, ambasciate doppie, politica, Stato, controstato e parastato se ne andassero finalmente e per sempre a quel paese.
Nessun commento:
Posta un commento