di Piero Montanari
Anche Antonello Venditti, il popolare cantautore romano e romanista, scende in campo contro la nuova dirigenza americana dell'A.S. Roma, con parole dure e significative, foriere del malcontento che serpeggia nell'ambiente giallorosso per il magro raccolto degli ultimi due campionati, collimato con la sconfitta in Coppa Italia, proprio inflitta della Lazio.
Quelle di Antonello sono parole dettate dall'amarezza per una cattiva - fin'ora - campagna acquisti e anche per una voce che gira nella capitale che vorrebbe il suo inno, da parte della nuova società giallorossa, prossimo ad essere sostituito, e questo dopo aver cambiato anche il logo della squadra, non senza molte polemiche.
"Sarebbe carino - dice ad una radio romana il cantautore - se si potesse essere più partecipi di questa Roma. La Roma si regge sul suo nome e tu non puoi presentarti da Papa Francesco con la maglia dei Boston Celtics. Non si riesce a dare il valore giusto a questa parola, a questa città". E ancora: "Sinceramente l'inno della Roma mi piacerebbe se lo togliessero, perché non lo trovo più identificativo della squadra che conoscevo io."
L'inno ufficiale della Roma è Roma (non si discute si ama) meglio conosciuta come Roma Roma Roma, con testo di Antonello Venditti e Sergio Bardotti e musica dello stesso Antonello insieme a Giampiero Scalamogna, noto col nome d'arte di Gepy & Gepy. Fu cantato per la prima volta allo stadio olimpico nel 1974 e da allora non è mai stato cambiato.
In realtà esiste un inno n°2 che è Grazie Roma, scritto per lo scudetto del 1982 e contenuta nell'album Circo Massimo, là dove dice, in un eccesso di pronomi personali piuttosto cacofonici: "Grazie Roma, che ci fai piangere e abbracciar(ci) ancora, grazie Roma, grazie Roma."
Devo ammettere una vecchia amicizia con Antonello, ed anche una simpatica collaborazione nella produzione del primo disco di Rino Gaetano, almeno quarant'anni fa. Poi ci siamo frequentati saltuariamente, anche in convivi gradevoli, prima di perderci di vista e poco prima che la sua voce iniziasse stranamente ad avere una mutazione antropofonica, scaturendo così nel nuovo stile belante che sinceramente non mi spiego. Vorrei dirgli - con l'occasione e con sincero affetto - di ritornare ai suoi esordi, alla bella voce stile Cat Stevens che sfoggiava in questo inno della Roma davvero esaltante, e di smettere soprattutto di colorarsi i capelli con un nero che in natura non esiste, neanche quando si era ragazzi.
Gli vorrei dire tutto questo, da amico romanista, senza offesa, e che condivido anche le sue amarezze per questa nuova proprietà dell'amata Roma, lontana anni luce dallo spirito che aleggia tra i suoi tifosi, anche loro in evidente e pericolosa crisi d'identità.
Gli vorrei dire di stare tranquillo, al caro Antonello, che il suo Roma Roma Roma , se non lo farà lui stesso come ha minacciato, nessuno lo toglierà mai, se non altro dai cuori dei tifosi.
Lo giuro sui suoi occhiali Ray Ban.
Quelle di Antonello sono parole dettate dall'amarezza per una cattiva - fin'ora - campagna acquisti e anche per una voce che gira nella capitale che vorrebbe il suo inno, da parte della nuova società giallorossa, prossimo ad essere sostituito, e questo dopo aver cambiato anche il logo della squadra, non senza molte polemiche.
"Sarebbe carino - dice ad una radio romana il cantautore - se si potesse essere più partecipi di questa Roma. La Roma si regge sul suo nome e tu non puoi presentarti da Papa Francesco con la maglia dei Boston Celtics. Non si riesce a dare il valore giusto a questa parola, a questa città". E ancora: "Sinceramente l'inno della Roma mi piacerebbe se lo togliessero, perché non lo trovo più identificativo della squadra che conoscevo io."
L'inno ufficiale della Roma è Roma (non si discute si ama) meglio conosciuta come Roma Roma Roma, con testo di Antonello Venditti e Sergio Bardotti e musica dello stesso Antonello insieme a Giampiero Scalamogna, noto col nome d'arte di Gepy & Gepy. Fu cantato per la prima volta allo stadio olimpico nel 1974 e da allora non è mai stato cambiato.
In realtà esiste un inno n°2 che è Grazie Roma, scritto per lo scudetto del 1982 e contenuta nell'album Circo Massimo, là dove dice, in un eccesso di pronomi personali piuttosto cacofonici: "Grazie Roma, che ci fai piangere e abbracciar(ci) ancora, grazie Roma, grazie Roma."
Devo ammettere una vecchia amicizia con Antonello, ed anche una simpatica collaborazione nella produzione del primo disco di Rino Gaetano, almeno quarant'anni fa. Poi ci siamo frequentati saltuariamente, anche in convivi gradevoli, prima di perderci di vista e poco prima che la sua voce iniziasse stranamente ad avere una mutazione antropofonica, scaturendo così nel nuovo stile belante che sinceramente non mi spiego. Vorrei dirgli - con l'occasione e con sincero affetto - di ritornare ai suoi esordi, alla bella voce stile Cat Stevens che sfoggiava in questo inno della Roma davvero esaltante, e di smettere soprattutto di colorarsi i capelli con un nero che in natura non esiste, neanche quando si era ragazzi.
Gli vorrei dire tutto questo, da amico romanista, senza offesa, e che condivido anche le sue amarezze per questa nuova proprietà dell'amata Roma, lontana anni luce dallo spirito che aleggia tra i suoi tifosi, anche loro in evidente e pericolosa crisi d'identità.
Gli vorrei dire di stare tranquillo, al caro Antonello, che il suo Roma Roma Roma , se non lo farà lui stesso come ha minacciato, nessuno lo toglierà mai, se non altro dai cuori dei tifosi.
Lo giuro sui suoi occhiali Ray Ban.
Nessun commento:
Posta un commento