di Piero Montanari
Riquadro 119, piano terra, cappella quinta, loculo 10 del cimitero Verano di Roma. È la casa dove l'amico Rino Gaetano, straordinario cantautore col quale suonavo, nato a Crotone il 29 ottobre del 1950, riposa da quel tragico 2 giugno del 1981, dopo che, a due passi dalla sua casa di via Nomentana, finì la sua breve luminosissima vita contro un camion, in una afosa notte romana.
Chi ha visitato la sua tomba - e sono in tanti oggi - racconta che è piena di regali, di fiori freschi ogni giorno, una tomba che sembra la stanzetta di un adolescente. E non manca la scritta simbolica: «Sognare la realtà, vivere un sogno, cantare per non vivere niente».
Ebbene, la "stanzetta" di Rino qualcuno ha pensato bene di profanarla, probabilmente nella notte tra sabato e domenica, e portare via un ukulele, la piccola chitarra con la quale Rino si esibiva spesso, fatta di una pietra lucente, l'afyon, e commissionata da Anna Gaetano, sorella di Rino, ad un artista che la scolpì per cinquecentomila delle vecchie lire.
Leopoldo Lombardi, presidente dell'Afi e avvocato da sempre di Rino e di tanti artisti, sostiene l'ipotesi più logica, mentre si svolgono le indagini. E cioè che a saccheggiare la tomba del cantautore sia stato non un ammiratore feticista, bensì un estorsore, come nel caso grave di Mike Bongiorno e che, magari, vuole vendere il "cimelio" su internet o addirittura chiedere una sorta di riscatto alla sorella Anna.
Il mito di Rino Gaetano è cresciuto a dismisura negli ultimi trent'anni, vuoi per le indiscusse qualità artistiche del cantautore crotonese con le sue precognizioni musicali, vuoi perchè la morte prematura ci riconsegna, attraverso il tempo e con una sorta di mutazione straordinaria, personaggi di successo come miti. È accaduto per tanti artisti di valore morti prematuramente: Jim Morrison, Amy Winehouse, lo stesso Elvis Presley o James Dean, o addirittura Marilyn, dei quali il mondo non è mai riuscito a fare a meno.
Lo stesso mito che fa sorgere ogni giorno l'amore di tanti per Rino Gaetano, e che magari spinge un povero demente o un furbastro da quattro soldi, a rubare dalla sua "stanzetta" dove riposa da più di trent'anni, la sua fredda chitarra di pietra luminosa.
Riquadro 119, piano terra, cappella quinta, loculo 10 del cimitero Verano di Roma. È la casa dove l'amico Rino Gaetano, straordinario cantautore col quale suonavo, nato a Crotone il 29 ottobre del 1950, riposa da quel tragico 2 giugno del 1981, dopo che, a due passi dalla sua casa di via Nomentana, finì la sua breve luminosissima vita contro un camion, in una afosa notte romana.
Chi ha visitato la sua tomba - e sono in tanti oggi - racconta che è piena di regali, di fiori freschi ogni giorno, una tomba che sembra la stanzetta di un adolescente. E non manca la scritta simbolica: «Sognare la realtà, vivere un sogno, cantare per non vivere niente».
Ebbene, la "stanzetta" di Rino qualcuno ha pensato bene di profanarla, probabilmente nella notte tra sabato e domenica, e portare via un ukulele, la piccola chitarra con la quale Rino si esibiva spesso, fatta di una pietra lucente, l'afyon, e commissionata da Anna Gaetano, sorella di Rino, ad un artista che la scolpì per cinquecentomila delle vecchie lire.
Leopoldo Lombardi, presidente dell'Afi e avvocato da sempre di Rino e di tanti artisti, sostiene l'ipotesi più logica, mentre si svolgono le indagini. E cioè che a saccheggiare la tomba del cantautore sia stato non un ammiratore feticista, bensì un estorsore, come nel caso grave di Mike Bongiorno e che, magari, vuole vendere il "cimelio" su internet o addirittura chiedere una sorta di riscatto alla sorella Anna.
Il mito di Rino Gaetano è cresciuto a dismisura negli ultimi trent'anni, vuoi per le indiscusse qualità artistiche del cantautore crotonese con le sue precognizioni musicali, vuoi perchè la morte prematura ci riconsegna, attraverso il tempo e con una sorta di mutazione straordinaria, personaggi di successo come miti. È accaduto per tanti artisti di valore morti prematuramente: Jim Morrison, Amy Winehouse, lo stesso Elvis Presley o James Dean, o addirittura Marilyn, dei quali il mondo non è mai riuscito a fare a meno.
Lo stesso mito che fa sorgere ogni giorno l'amore di tanti per Rino Gaetano, e che magari spinge un povero demente o un furbastro da quattro soldi, a rubare dalla sua "stanzetta" dove riposa da più di trent'anni, la sua fredda chitarra di pietra luminosa.