Vi ricordate Laslo Toth? Un nome che ai più giovani dice poco o nulla.
Fu lui, il folle che il 21 maggio del 1972, nella basilica di San
Pietro, prese a martellate la Vergine Maria della Pietà, la famosissima
statua di Michelangelo con la Madonna che tiene in grembo il Cristo
morto, una delle più belle opere d'arte mai concepita.
L'uomo, un demente di origine ungherese ne ruppe alcune parti, al grido "Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte", finché non fu bloccato da un giovane carabiniere che era lì casualmente e che salvò la Pietà, bontà sua.
Mutatis mutandis, questa storia mi è tornata in mente oggi, quando ho letto dello scempio perpetrato ad un bellissimo murales di Francesco Totti (si, proprio lui, il capitano della Roma), che campeggia in un muro di uno dei quartieri più popolari e più romanisti, in senso tifologico, della capitale: il Rione Monti (io sono nato in quello attiguo, il Celio, infatti si chiama Celio-Monti) che è anche stato scelto come dimora da importanti artisti e uomini di cultura. Uno su tutti il compianto Mario Monicelli.
Ebbene, il murales di Totti, che fu sapientemente dipinto da un artista del genere al dì della vittoria della Roma nel campionato 2001-2002, ha subìto il taglio della testa e quello della. fascia di capitano. Insomma, una specie di Lazlo Toth probabilmente della Lazio, come da firme lasciate sotto il murales, che si è accanito contro l'effige del capitano che era su quel muro da più di dieci anni, in bella mostra e in uno dei suoi famosi gesti atletici.
Nessuno inorridisca, per carità, non pretendo di paragonare il murales di Totti alla Pietà michelangiolesca, me ne guardo bene, ma il gesto "blasfemo" e di odio che ha mosso la mano dell'anonimo detrattore potrebbe essere lo stesso. Un gesto iconoclasta e certamente non di pacificazione collettiva, proprio il giorno dopo le maglie "NO RACISM" indossate dai giocatori della Lazio contro il razzismo, e volute a seguito della bella iniziativa dell'amico Giancarlo Governi e del nostro Globalist.
L'uomo, un demente di origine ungherese ne ruppe alcune parti, al grido "Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte", finché non fu bloccato da un giovane carabiniere che era lì casualmente e che salvò la Pietà, bontà sua.
Mutatis mutandis, questa storia mi è tornata in mente oggi, quando ho letto dello scempio perpetrato ad un bellissimo murales di Francesco Totti (si, proprio lui, il capitano della Roma), che campeggia in un muro di uno dei quartieri più popolari e più romanisti, in senso tifologico, della capitale: il Rione Monti (io sono nato in quello attiguo, il Celio, infatti si chiama Celio-Monti) che è anche stato scelto come dimora da importanti artisti e uomini di cultura. Uno su tutti il compianto Mario Monicelli.
Ebbene, il murales di Totti, che fu sapientemente dipinto da un artista del genere al dì della vittoria della Roma nel campionato 2001-2002, ha subìto il taglio della testa e quello della. fascia di capitano. Insomma, una specie di Lazlo Toth probabilmente della Lazio, come da firme lasciate sotto il murales, che si è accanito contro l'effige del capitano che era su quel muro da più di dieci anni, in bella mostra e in uno dei suoi famosi gesti atletici.
Nessuno inorridisca, per carità, non pretendo di paragonare il murales di Totti alla Pietà michelangiolesca, me ne guardo bene, ma il gesto "blasfemo" e di odio che ha mosso la mano dell'anonimo detrattore potrebbe essere lo stesso. Un gesto iconoclasta e certamente non di pacificazione collettiva, proprio il giorno dopo le maglie "NO RACISM" indossate dai giocatori della Lazio contro il razzismo, e volute a seguito della bella iniziativa dell'amico Giancarlo Governi e del nostro Globalist.
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