Oggi se n'è andato un' icona in bianco e nero della mia adolescenza radiotelevisiva, un presentatore e pianista elegante e simpatico, ironico e misurato, assolutamente non banale. Si chiamava Lelio Luttazzi ed aveva 87 anni.
Se n' era andato, in realtà, molto tempo prima di morire, isolandosi nella sua casa di Ceri, vicino Roma, a guardare la televisione seduto sul divano.
La sua vita fu distrutta a causa di una drammatica storia di cocaina che lo vide protagonista delle cronache, una trentina di anni fa, insieme all'amico Walter Chiari. Uno scandalo che fece grande rumore e per il quale venne espulso dal dal mondo dello spettacolo, anche se poi venne riconosciuta la sua estraneità ai fatti, assurdamente, come per Enzo Tortora.
Non ne morì di dolore, come accadde al suo collega, ma la sua vita fu irrimediabilmente segnata da questo fatto, anche se Lelio tornò a suonare il jazz che tanto amava, insieme al batterista Roberto Podio, cui si deve l'insistenza per il suo momentaneo ritorno. Fiorello lo invitò spesso ne suoi show ed anche Fabio Fazio lo fece esibire nella sua trasmissione.
Ma Luttazzi, che già aveva di sè come artista scarsa considerazione non ostante il successo, faticava ad uscire dal salotto casalingo, e il suo understatement genetico lo obbligava a praticare modestia e nichilismo.
Nato a Trieste aveva per la sua città un amore profondo, divendone cittadino onorario e tornandoci a vivere, da ospite d'onore, gli ultimi anni della sua vita.
Se n' era andato, in realtà, molto tempo prima di morire, isolandosi nella sua casa di Ceri, vicino Roma, a guardare la televisione seduto sul divano.
La sua vita fu distrutta a causa di una drammatica storia di cocaina che lo vide protagonista delle cronache, una trentina di anni fa, insieme all'amico Walter Chiari. Uno scandalo che fece grande rumore e per il quale venne espulso dal dal mondo dello spettacolo, anche se poi venne riconosciuta la sua estraneità ai fatti, assurdamente, come per Enzo Tortora.
Non ne morì di dolore, come accadde al suo collega, ma la sua vita fu irrimediabilmente segnata da questo fatto, anche se Lelio tornò a suonare il jazz che tanto amava, insieme al batterista Roberto Podio, cui si deve l'insistenza per il suo momentaneo ritorno. Fiorello lo invitò spesso ne suoi show ed anche Fabio Fazio lo fece esibire nella sua trasmissione.
Ma Luttazzi, che già aveva di sè come artista scarsa considerazione non ostante il successo, faticava ad uscire dal salotto casalingo, e il suo understatement genetico lo obbligava a praticare modestia e nichilismo.
Nato a Trieste aveva per la sua città un amore profondo, divendone cittadino onorario e tornandoci a vivere, da ospite d'onore, gli ultimi anni della sua vita.
2 commenti:
Se avesse avuto un decimo di ciò che gli spettava ( o se avesse avuto un centesimo della grancassa del "GRANDE BARO" ) ogi parleremmo di Luttazzi come del più grande uomo di spettacolo italiano dalla fine della guerra. Grazie Lelio per la tua mitezza, e per il grande insegnamento che ci hai lasciato (soltanto a noi privilegiati che lo abbiamo saputo cogliere) e riposa in pace.
Charlie P.
Il polipo è ITALIANO? non si doveva chiamare Paul ma dovevamo mettergli noi il nome io o pensato a Lippi se fra quattro anni si trovera vivo! se la merckel non se lo mangia prima! dovro giocarmi tutte le partite che prevedera!a indovinato il 100%
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