La restituzione del Sogno
di Piero Montanari
Quattro anni fa, il giorno dopo la vittoria della Nazionale Italiana sulla Francia di ‘Toro’ Zidane ai mondiali di Germania, presi un aereo per la Tunisia con la mia famigliola, per una vacanza nell’Africa francofona. Ci portammo dietro una bandiera tricolore, una di quelle che si tirano fuori per l’occasione calcistica e per far venire l’orticaria a Bossi. Entrammo sull’aereo e, al primo “bonjour” della hostess la tirammo fuori squotendola davanti ai suoi occhi divertiti.
La notte prima non chiudemmo occhio, com’era giusto che fosse, perché Lippi ci aveva regalato un Sogno lungo ventiquattro anni, una vittoria mondiale che ci proiettava tra le più forti squadre del globo terracqueo.
Abbiamo vissuto, anche se con molti scricchiolii, quattro anni da Campioni, con l’orgoglio di essere i primi della classe e la Nazionale che - guai trovarsela davanti - .
Oggi, alla luce di questa ignomignosa cacciata dal Mondiale, con la classifica che parla chiaro: ultimi con davanti squadre che non troverebbero posto in una terza categoria, è facile prendersela con Lippi.
Anzi, è difficile perché, molto furbescamente, l’ha fatto lui per primo, addossandosi tutte le responsabilità dell’insuccesso e togliendoci il piacere nonché il diritto di criticarlo. Pure questo ci ha negato!
Variale, il giornalista con la lingua tra le più felpate d’Italia, gli ha detto che è un ‘vero uomo’ per come ha ammesso le sue pecche.
Invece penso che Lippi non sia così grande e così vero perchè ha rivoluto indietro il Sogno che era nostro e che ci regalò in Germania.
Mi consola solo una cosa: ora siamo pari e patta, non gli dobbiamo più nulla, - più nulla a pretendere – come diceva Totò sulla famosa lettera.
Addio Lippi, grazie di nulla e si accomodi, please.
di Piero Montanari
Quattro anni fa, il giorno dopo la vittoria della Nazionale Italiana sulla Francia di ‘Toro’ Zidane ai mondiali di Germania, presi un aereo per la Tunisia con la mia famigliola, per una vacanza nell’Africa francofona. Ci portammo dietro una bandiera tricolore, una di quelle che si tirano fuori per l’occasione calcistica e per far venire l’orticaria a Bossi. Entrammo sull’aereo e, al primo “bonjour” della hostess la tirammo fuori squotendola davanti ai suoi occhi divertiti.
La notte prima non chiudemmo occhio, com’era giusto che fosse, perché Lippi ci aveva regalato un Sogno lungo ventiquattro anni, una vittoria mondiale che ci proiettava tra le più forti squadre del globo terracqueo.
Abbiamo vissuto, anche se con molti scricchiolii, quattro anni da Campioni, con l’orgoglio di essere i primi della classe e la Nazionale che - guai trovarsela davanti - .
Oggi, alla luce di questa ignomignosa cacciata dal Mondiale, con la classifica che parla chiaro: ultimi con davanti squadre che non troverebbero posto in una terza categoria, è facile prendersela con Lippi.
Anzi, è difficile perché, molto furbescamente, l’ha fatto lui per primo, addossandosi tutte le responsabilità dell’insuccesso e togliendoci il piacere nonché il diritto di criticarlo. Pure questo ci ha negato!
Variale, il giornalista con la lingua tra le più felpate d’Italia, gli ha detto che è un ‘vero uomo’ per come ha ammesso le sue pecche.
Invece penso che Lippi non sia così grande e così vero perchè ha rivoluto indietro il Sogno che era nostro e che ci regalò in Germania.
Mi consola solo una cosa: ora siamo pari e patta, non gli dobbiamo più nulla, - più nulla a pretendere – come diceva Totò sulla famosa lettera.
Addio Lippi, grazie di nulla e si accomodi, please.
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