Va bene ci arrendiamo, il
Festival di Sanremo è vivo e lotta insieme a noi, e la battaglia non
ha storia, perché evidentemente l'ha vinta su tutti i fronti anche
quest'anno, con il suo 50,37% di ascolti che supera addirittura il
suo vecchio record dello scorso anno, quel 49,48% che già era
“incredibile dictu”.
La gente ha premiato la
strana accoppiata di presentatori, con Maria De Filippi e Carlo Conti
che sanciscono un televisivo compromesso storico che in Italia non
era mai riuscito a nessuno: un plauso al tuttologo presentatore
toscano che ha avuto la grande idea. Maria fa quello che sa fare
bene, sé stessa, col suo tipico profilo basso e intelligente e il
suo vocione, che quietano la ridondanza di ansie degli artisti sul
palco, dei suoni, fiori e luci dei quali Sanremo è portatore sano da
sempre, e a volte – come in tempi di disgrazie e crisi che mai ci
facciamo mancare – anche fuori luogo. Ma qui vengono in soccorso i
soccorritori di Rigopiano che aggiustano i sensi di colpa.
Noi che siamo da sempre i
critici della prima ora del Festival, siamo stati ancora una volta
sconfitti da un marchingegno che sembra mettere più o meno d'accordo
tutti, spettatori e attori, e faremmo la solita triste figura degli
snob a parlarne male, perché magari siamo quelli che preferiscono
altra musica o semplicemente la Musica alle canzoni scialbe, o un
altro genere di televisione a questa che il Festival propone con
irritante insistenza.
Abbiamo ululato alla luna
per anni, raccontando di Festival con artisti risibili, apparsi e
scomparsi in un nanosecondo dalla scena, e siamo andati in giro
ripetendo come un 'mantra' che
ormai Sanremo è divenuto uno spettacolone di varietà con brani che
difficilmente lasciano il segno, cerimoniale ormai inutile per
canzoni-regine, elette e quasi subito detronizzate, perché nessuno
le ricorda il giorno dopo. Abbiamo anche detto, in un ultimo afflato
di ardore rivoltoso, che il Festival è solo un Gran Bazar, dove
viene mostrato il meglio e il peggio del paese, tra canzoni diventate
ormai inutile corollario ad una manifestazione che tutto è meno che
musica, ma solo la celebrazione di uno degli ultimi fuochi della
televisione generalista.
Abbiamo
detto questo ed altro, e siamo stati ancora una volta smentiti e
inascoltati, perché gli italiani amano il Festival di Sanremo e lo
guardano, almeno la metà televisiva di loro, mentre l'altra metà si
domanda perché senza essere in grado di darsi una risposta logica. E
non venite adesso a dirmi “perché Sanremo è Sanremo!” che
m'incazzo.
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