(di Piero Montanari - pubblicato su Globalist.it)
La sua voce
non era classificabile tra le voci naturali del canto jazz, perché
spaziava dal baritono al mezzo soprano, al soprano leggero con
saltabecchi nel basso e nel falsetto, e il suo intenso
fraseggio “be bop”unico e fluente, esclusivo ed innovatore,
combinava il suo originalissimo stile canoro tra toni acuti e
subacuti con toni bassissimi e flautati, alternandoli fra loro con
agili e veloci melismi tecnici per creare un'iperattiva sorgente di
suoni, mai fuori del suo controllo. Vocalismi a volte eterei ma a
volte, invece, così potenti da imitare trombe e sassofoni, come si
usa fare nel canto “scat”, quello che imita i suoni
dell'orchestra e del quale erano maestri Armstrong e Ella Fitzgerald.
Questo era Al Jarreau, morto al
Los Angeles il 12 febbraio a 76 anni, dopo un ricovero per un non
precisato “esaurimento nervoso” a causa del quale aveva dovuto
annullare tutti i suoi impegni artistici. Una vita nella musica ed
icona mondiale dell'eccellenza del canto jazz, Alwyn Lopez, detto
"Al" Jarreau da Milwaukee, non aveva rivali e con la voce
poteva fare qualsiasi cosa. Così mi disse lui stesso una volta a
cena in un ristorante di Roma molti anni fa, quando venne per
promuovere un suo nuovo disco, Breakin' Away, che non era
propriamente un disco di jazz ma di pop. Me lo ritrovai
fortunatamente a fianco nel tavolo e gli chiesi subito perché –
lui che era un jazzista puro – avesse deciso di fare la scelta di
cantare musica pop. “I can sing everything i want” - posso
cantare qualsiasi cosa mi vada, rispose seccamente e un po'
scocciato, forse imbarazzato dalla mia domanda troppo diretta.
Ed era vero. In effetti, il figlio
del pastore della Chiesa Avventistica del Settimo Giorno, avrebbe
potuto cantare anche il vecchio elenco del telefono che avrebbe fatto
scalpore. Ammirato nel mondo, tutti i musicisti importanti lo
avrebbero voluto nelle loro session per suonare con lui. Venne anche
ospite a Sanremo nel 2012 e cantò Parla più piano di Rota con i
Matia Bazar, duettò anche con Checco Zalone, che tra l'altro suona
magnificamente il piano e ama il jazz. Ma, senza nulla togliere, gli
artisti con i quali collaborò avevano nomi più altisonanti: Quicy
Jones, Stevie Wonder, Lionel Richie, Michael Jackson, che lo
considerava un grande maestro.
Ci mancherà molto Al Jarreau,
anche se per fortuna resterà per sempre la sua musica. Forse muore
con lui l'ultima icona mondiale del canto jazzistico “scat” e un
immenso vocalist con una tecnica strabiliante, ineguagliabile,
paragonabile solo a quella di personaggi come Demetrio Stratos degli
Area, artisti che hanno superato il canto umano, esplorando territori
sconosciuti della voce e scalando vette musicali mai toccate da
nessuno.
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