(di
Piero Montanari - pubblicato su Globalist.it
Conosciamo
i fatti: la Fca, Fiat Chrysler Automobiles, la Company fondata da
Marchionne dopo aver acquisito il marchio americano, è
stata accusata dall’Agenzia per la protezione ambientale Usa (Epa)
di aver violato la normativa del “Clear
Air Act”,
che
consiste
nella legge sulle emissioni degli Usa. L’accusa mossa alla Fca
riguarda circa 104 mila veicoli ed era arrivata il 12 gennaio,
facendo crollare immediatamente il titolo in Borsa. Ora la Fiat
Chrysler, se la violazione verrà accertata, rischia una multa che
potrebbe essere pari fino a 44.539 dollari per veicolo, con una cifra
massima di 4,63 miliardi di dollari circa.
Il
commento di Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca è
stato: “Abbiamo la coscienza pulita, nessuno qui è così stupido”.
Speriamolo,
caro Sergio, anche perché ti avvisai per tempo, quando scegliesti
questo marchio che
sembrava il 'brand' di un prodotto farmaceutico, piuttosto che quello
di costruttori di auto. Dissero che era minimalista, essenziale,
maiuscolo, assertivo. Mah, io continuo a dire brutto che più brutto
non si poteva concepire, tanto è triste, scolorito, banale.
Ti
dissi anche, e non mi hai voluto dare retta, che si sarebbe scatenato
il mondo dei media sui doppisensi che questo acronimo ha subito
indotto: sul web c’è chi scrisse testualmente: “Chissà se la
FCA continuerà a fare automobili a CZO?” Un giusto interrogativo
al quale non hanno dato una risposta convincente gli acuti
responsabili del marketing, e ora gli ingegneri preposti alle
emissioni dei due modelli incriminati.
Caro
Sergio, ora c'è il rischio che si avveri sul serio il cattivo
auspicio, anche se non ce lo auguriamo, soprattutto per i nostri
operai sempre in bilico lavorativo. Speriamo che tu non abbia davvero
taroccato la Fca, alla cui genuinità e qualità, in questo momento
drammatico del mondo, è una delle cose alle quali teniamo di più.
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