di Piero Montanari
Fa davvero specie la lettera dei consiglieri capitolini del M5s indirizzata al presidente della As Roma James Pallotta, nella quale gli suggeriscono di fare del Flaminio, il delizioso e piccolo stadio storico che versa da anni in condizioni di abbandono, lo stadio della Roma.
Progettato dall'architetto Antonio Nervi , lo stesso di tante splendide opere del dopoguerra a Roma, come l'adiacente Palazzetto dello Sport, la Stazione Termini, il Palazzo dello Sport (ideato da Marcello Piacentini ed edificato dal figlio di Antonio, Pier Luigi) e molte altre, fu realizzato tra il 1957 e il 1958 e inaugurato poi nel 1959. Costruito sull'area dello Stadio Nazionale dedicato al Grande Torino, venne deciso, in corso d'opera e non senza molte polemiche, di chiamarlo non più Stadio Torino, ma Flaminio, per renderlo identificabile a chi non fosse romano.
Continua a far specie che i consiglieri pentastellati, autori di questa proposta, non sappiano che in base all'articolo 10 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004, lo stadio Flaminio è un bene di interesse artistico e storico sotto tutela dal 2008, quando compì mezzo secolo.
Per fortuna nostra gli eredi di Pier Luigi Nervi, attraverso la fondazione che porta il suo nome, hanno la proprietà intellettuale e i diritti morali sullo Stadio Flaminio, tanto da aver espresso molti pareri contrari ai piani di ristrutturazione presentati dal Comune di Roma per restituirgli la bellezza di un tempo.
Figuriamoci se la Fondazione Nervi permetterebbe ad uno stadio di interesse culturale, per giunta incapace di supportare un flusso prevedibile di 50, 60 mila tifosi romanisti, di essere stravolto e manipolato per farne lo stadio della Roma, considerando anche la zona di straordinario interesse storico come quella nella quale è situato, che verrebbe irrimediabilmente compromessa da opere di prevedibile adeguamento.
Sono moderatamente favorevole alla costruzione del nuovo stadio della A.S. Roma, al di là di tutte le polemiche che sta suscitando il progetto che lo vorrebbe a Tor di Valle (cementificazione selvaggia di un'area considerata verde, richiamo al pericolo di cedimenti del terreno sottostante, infrastrutture con forte impatto ambientale, interessi economici trasversali e non chiari). C'è da dire che tutto questo costo, vicino al miliardo di euro, sarebbe sostenuto in toto dalla società di Pallotta e offrirebbe migliaia di posti di lavoro, considerando improbabile che i rischi di un importante progetto come questo non vengano valutati con l'attenzione che meritano.
Ossessionati dal risparmio a tutti i costi, che li spinge ad andare contro tutto e tutti e che rivela un vero disturbo compulsivo, gli amici consiglieri del M5s, prima di fare una così evitabile ed inutile figuraccia con la richiesta a Pallotta, avrebbero dovuto documentarsi meglio, perdendo così una buonissima opportunità per tacere su ciò che non sanno o forse non intendono sapere.
Fa davvero specie la lettera dei consiglieri capitolini del M5s indirizzata al presidente della As Roma James Pallotta, nella quale gli suggeriscono di fare del Flaminio, il delizioso e piccolo stadio storico che versa da anni in condizioni di abbandono, lo stadio della Roma.
Progettato dall'architetto Antonio Nervi , lo stesso di tante splendide opere del dopoguerra a Roma, come l'adiacente Palazzetto dello Sport, la Stazione Termini, il Palazzo dello Sport (ideato da Marcello Piacentini ed edificato dal figlio di Antonio, Pier Luigi) e molte altre, fu realizzato tra il 1957 e il 1958 e inaugurato poi nel 1959. Costruito sull'area dello Stadio Nazionale dedicato al Grande Torino, venne deciso, in corso d'opera e non senza molte polemiche, di chiamarlo non più Stadio Torino, ma Flaminio, per renderlo identificabile a chi non fosse romano.
Continua a far specie che i consiglieri pentastellati, autori di questa proposta, non sappiano che in base all'articolo 10 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004, lo stadio Flaminio è un bene di interesse artistico e storico sotto tutela dal 2008, quando compì mezzo secolo.
Per fortuna nostra gli eredi di Pier Luigi Nervi, attraverso la fondazione che porta il suo nome, hanno la proprietà intellettuale e i diritti morali sullo Stadio Flaminio, tanto da aver espresso molti pareri contrari ai piani di ristrutturazione presentati dal Comune di Roma per restituirgli la bellezza di un tempo.
Figuriamoci se la Fondazione Nervi permetterebbe ad uno stadio di interesse culturale, per giunta incapace di supportare un flusso prevedibile di 50, 60 mila tifosi romanisti, di essere stravolto e manipolato per farne lo stadio della Roma, considerando anche la zona di straordinario interesse storico come quella nella quale è situato, che verrebbe irrimediabilmente compromessa da opere di prevedibile adeguamento.
Sono moderatamente favorevole alla costruzione del nuovo stadio della A.S. Roma, al di là di tutte le polemiche che sta suscitando il progetto che lo vorrebbe a Tor di Valle (cementificazione selvaggia di un'area considerata verde, richiamo al pericolo di cedimenti del terreno sottostante, infrastrutture con forte impatto ambientale, interessi economici trasversali e non chiari). C'è da dire che tutto questo costo, vicino al miliardo di euro, sarebbe sostenuto in toto dalla società di Pallotta e offrirebbe migliaia di posti di lavoro, considerando improbabile che i rischi di un importante progetto come questo non vengano valutati con l'attenzione che meritano.
Ossessionati dal risparmio a tutti i costi, che li spinge ad andare contro tutto e tutti e che rivela un vero disturbo compulsivo, gli amici consiglieri del M5s, prima di fare una così evitabile ed inutile figuraccia con la richiesta a Pallotta, avrebbero dovuto documentarsi meglio, perdendo così una buonissima opportunità per tacere su ciò che non sanno o forse non intendono sapere.
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