B.B. King è stato un artista monumentale, seminale. Chi volesse sapere cos'era il blues, doveva passare attraverso la sua straordinaria musica. [Piero Montanari]
di Piero Montanari
Faceva vibrare la sua chitarra con una tecnica inventata da lui che fu poi imitata da tutti: le dita della mano sinistra si fissavano su una nota del fraseggio, trascinando velocemente la corda da una parte all'altra della tastiera incrociandola, passando poi alla successiva con la stessa modalità. Qualcuno chiamò questo modo di suonare col nome di un uccellino, forse per il cinguettio musicale.
B.B. King è stato un artista monumentale, certo, ma profondamente seminale, perchè la sua musica, il suo blues così semplice, che portava con sè l'impronta del dna, della genesi, era nel tempo divenuto assolutamente virale: chi volesse sapere cos'era il blues, suonarlo, parlarne, scriverne, o semplicemente ascoltarlo per capire cosa fosse, doveva passare attraverso lui, King, il Re.
E tanti lo hanno cercato questo incontro con Sua Maestà il Blues, gli artisti più grandi di ogni genere musicale: l'elenco è lunghissimo, tutti hanno desiderato suonarci o cantarci insieme, per essere benedetti da lui e dalla sua Lucille, l'inseparabile Gibson Custom ES 335 che la leggenda vuole essere stata salvata da un incendio dallo stesso B.B.: da Eric Clapton e Jeff Back, che ne impararono totalmente la lezione chitarristica, agli U2 con i quali fece un tour memorabile, ma anche i nostri Pavarotti, Zucchero, Bennato, e il grandissimo Pino Daniele che gli si avvicinava molto con il fraseggio sullo strumento.
B.B. si concedeva a tutti, sempre sorridente, sempre accogliente, come una magnifica "Dama della Buona Società del Blues" alla quale tutti facevano inchini di rispetto, tutti dedicavano una parola di elogio, un riconoscimento di paternità ma anche di maternità. E lui, per contro, faceva vibrare la sua Lucille che, altra leggenda, si dice portasse anche a letto, e con la quale eros e musica si mescolavano in un abbraccio infinito, senza soluzione di continuità.
La sua morte ce lo consegna già leggenda immortale, un "libro" che l'Umanità dovrà aprire ogni volta che si parlerà di blues, per sapere cos'era questa musica incredibile, fatta di 12 battute a ciclo continuo, sulle quali si costruisce ogni volta un pensiero musicale nuovo, fino a passarle al tuo compagno che ti suona accanto e che prende il testimone e le ripassa a sua volta, in un giro di blues che non finirà mai, come mai finirà il suo grande patriarca, Riley B., detto B.B. King.
Faceva vibrare la sua chitarra con una tecnica inventata da lui che fu poi imitata da tutti: le dita della mano sinistra si fissavano su una nota del fraseggio, trascinando velocemente la corda da una parte all'altra della tastiera incrociandola, passando poi alla successiva con la stessa modalità. Qualcuno chiamò questo modo di suonare col nome di un uccellino, forse per il cinguettio musicale.
B.B. King è stato un artista monumentale, certo, ma profondamente seminale, perchè la sua musica, il suo blues così semplice, che portava con sè l'impronta del dna, della genesi, era nel tempo divenuto assolutamente virale: chi volesse sapere cos'era il blues, suonarlo, parlarne, scriverne, o semplicemente ascoltarlo per capire cosa fosse, doveva passare attraverso lui, King, il Re.
E tanti lo hanno cercato questo incontro con Sua Maestà il Blues, gli artisti più grandi di ogni genere musicale: l'elenco è lunghissimo, tutti hanno desiderato suonarci o cantarci insieme, per essere benedetti da lui e dalla sua Lucille, l'inseparabile Gibson Custom ES 335 che la leggenda vuole essere stata salvata da un incendio dallo stesso B.B.: da Eric Clapton e Jeff Back, che ne impararono totalmente la lezione chitarristica, agli U2 con i quali fece un tour memorabile, ma anche i nostri Pavarotti, Zucchero, Bennato, e il grandissimo Pino Daniele che gli si avvicinava molto con il fraseggio sullo strumento.
B.B. si concedeva a tutti, sempre sorridente, sempre accogliente, come una magnifica "Dama della Buona Società del Blues" alla quale tutti facevano inchini di rispetto, tutti dedicavano una parola di elogio, un riconoscimento di paternità ma anche di maternità. E lui, per contro, faceva vibrare la sua Lucille che, altra leggenda, si dice portasse anche a letto, e con la quale eros e musica si mescolavano in un abbraccio infinito, senza soluzione di continuità.
La sua morte ce lo consegna già leggenda immortale, un "libro" che l'Umanità dovrà aprire ogni volta che si parlerà di blues, per sapere cos'era questa musica incredibile, fatta di 12 battute a ciclo continuo, sulle quali si costruisce ogni volta un pensiero musicale nuovo, fino a passarle al tuo compagno che ti suona accanto e che prende il testimone e le ripassa a sua volta, in un giro di blues che non finirà mai, come mai finirà il suo grande patriarca, Riley B., detto B.B. King.
Nessun commento:
Posta un commento