di Piero Montanari
È inutile negare un inesorabile calo di ascolti per Sanremo, giunto ad un punto di non ritorno secondo noi. E stavolta non c'è neanche la complicità della controprogrammazione delle altre reti. I numeri parlano chiaro: la terza serata è stata vista da 7,673.000 spettatori (per uno share del 34.93%), con la prima parte a quasi 9 milioni (34,36%) e la seconda poco sopra i 4 (39,14%).
Se consideriamo lo scorso anno c'è una caduta di tre milioni di spettatori e quasi otto punti di share: un risultato che penalizza fortemente le aspettative di Fazio e soci. Proviamo a valutarne i motivi plausibili.
Il primo è che l'offerta televisiva è cambiata sensibilmente in questi ultimissimi tempi, e immaginare di incollare ancora tanti milioni di telespettatori per il Festival come un tempo accadeva, è pura follia. Non si tratta di controprogrammazione forte, ma di cambiamento sostanziale delle abitudini del telespettatore, che evidentemente non ritiene più Sanremo un evento imperdibile.
L'impianto del Festival è ben funzionante, Fazio è bravo, competente, misurato, spinge sulla Cultura e sulla Bellezza, cose per le quali fa continui spot. Luciana, piaccia o no, è un'irriverente Pierina sempre pronta a sparare una battuta, compresi i vaffanculo in primo piano televisivo. Le canzoni, quelle sono forse l'anello più debole di questa edizione, che per un festival di canzoni non è cosa da poco, ma forse neanche questo è il motivo del calo.
Non sarà che l'aver provato a trascinare pari pari la "nicchia colta" di Che tempo che fa sul palco dell'Ariston sia stato un esercizio di presunzione? Fazio sa benissimo che il popolo di Sanremo è molto variegato, ed è sempre stato in massima parte tutto l'opposto di quello che guarda Che tempo che fa, quindi cercare di far convivere i due "popoli" è forse è stato un tentativo ibrido che non ha pagato in termini di ascolto.
L'altra causa possibile del calo è il difficile momento storico che stiamo vivendo, politicamente ed economicamente, che di certo non aiuta un programma di evasione totale come da sempre è il Festival, con lo sfarzo delle sue scenografie e le spese ingenti, per altro più che ripagate dai rientri pubblicitari, ma forse per qualcuno altrettanto stridenti in ordine al periodo.
Ma diciamola tutta e fuor di denti: alla gente italiana di Sanremo gliene frega molto meno di prima, ma questo la Rai non lo dirà mai, stiamone certi.
Se consideriamo lo scorso anno c'è una caduta di tre milioni di spettatori e quasi otto punti di share: un risultato che penalizza fortemente le aspettative di Fazio e soci. Proviamo a valutarne i motivi plausibili.
Il primo è che l'offerta televisiva è cambiata sensibilmente in questi ultimissimi tempi, e immaginare di incollare ancora tanti milioni di telespettatori per il Festival come un tempo accadeva, è pura follia. Non si tratta di controprogrammazione forte, ma di cambiamento sostanziale delle abitudini del telespettatore, che evidentemente non ritiene più Sanremo un evento imperdibile.
L'impianto del Festival è ben funzionante, Fazio è bravo, competente, misurato, spinge sulla Cultura e sulla Bellezza, cose per le quali fa continui spot. Luciana, piaccia o no, è un'irriverente Pierina sempre pronta a sparare una battuta, compresi i vaffanculo in primo piano televisivo. Le canzoni, quelle sono forse l'anello più debole di questa edizione, che per un festival di canzoni non è cosa da poco, ma forse neanche questo è il motivo del calo.
Non sarà che l'aver provato a trascinare pari pari la "nicchia colta" di Che tempo che fa sul palco dell'Ariston sia stato un esercizio di presunzione? Fazio sa benissimo che il popolo di Sanremo è molto variegato, ed è sempre stato in massima parte tutto l'opposto di quello che guarda Che tempo che fa, quindi cercare di far convivere i due "popoli" è forse è stato un tentativo ibrido che non ha pagato in termini di ascolto.
L'altra causa possibile del calo è il difficile momento storico che stiamo vivendo, politicamente ed economicamente, che di certo non aiuta un programma di evasione totale come da sempre è il Festival, con lo sfarzo delle sue scenografie e le spese ingenti, per altro più che ripagate dai rientri pubblicitari, ma forse per qualcuno altrettanto stridenti in ordine al periodo.
Ma diciamola tutta e fuor di denti: alla gente italiana di Sanremo gliene frega molto meno di prima, ma questo la Rai non lo dirà mai, stiamone certi.
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