Nei primi anni '70 facevo parte come bassista del quartetto jazz di
Romano Mussolini. Si girava il mondo, ma soprattutto l'Italia in lungo e
in largo per fare concerti: teatri, locali da ballo, night club, ma
anche alberghi.
Romano, ultimo figlio del duce Benito, non disdegnava il lavoro, anche perché era sempre senza il becco di un quattrino a causa di imprese sbagliate nel cinema, dove si era infilato per far soldi come produttore*
Una volta capitammo al Grand Hotel Del Mare di Bordighera il cui proprietario dell'epoca - tale Alfredo Teruzzi, faccendiere e imprenditore - aveva organizzato due nostri concerti nell'albergo, per fortuna con alloggio compreso, in questo splendido posto affacciato sul mare.
Sapevamo che Adriano Celentano ogni anno (non so se ancora oggi) passava lì le vacanze, con la sua famiglia e alcune persone del Clan che lo seguivano sempre, essendo egli stesso anche molto amico di Teruzzi.
Fu così che me lo ritrovavo il giorno in piscina a chiacchierare di tutto un po', ma soprattutto a guardarlo giocare a Poker-Telesina (o Teresina, sorta di poker a carte scoperte) da solo a solo contro Teruzzi. Ogni mano si giocavano alcuni milioni, e faccio presente che ad ogni concerto guadagnavo 30 mila lire. Ero un ragazzo ed ero affascinato dal gioco, tant'è che mi fecero fare anche il "cartaro" per due o tre di queste lunghissime e micidiali partite, ma ero anche molto infastidito dalla facilità con la quale Celentano e Teruzzi si giocassero tutti quei soldi, alla faccia delle mie misere 30 mila lire a sera.
Ho spesso ripensato - vedendo Adriano predicare nel corso di questi ultimi decenni moderazione, austerità, moralizzazione nei costumi - a quelle micidiali partite di poker a Bordighera.
"In fondo - mi sono sempre detto - si giocava i soldi suoi, guadagnati col suo talento".
Sarà pure vero, però rivedendolo farci la morale in televisione, non posso fare a meno di ricordarmelo biscazziere milionario, e storcere ancora di più la bocca nella smorfia amara che segna la mia fisionomia davanti a chi mi fa i predicozzi.
*(Per chi ne vuole sapere di più, rimando a tre miei pezzi sulla storia fantastica di questo straordinario jazzista).
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=388&typeb=0&24-05-2011--Romano-Mussolini-il-figlio-del-Duce-che-suonava-il-jazz-parte-1-
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=387&typeb=0&24-05-2011--Romano-Mussolini-il-figlio-del-Duce-che-suonava-il-Jazz-parte2-
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=386&typeb=0&24-05-2011--Romano-Mussolini-il-figlio-del-Duce-che-suonava-il-jazz-parte-3-
Romano, ultimo figlio del duce Benito, non disdegnava il lavoro, anche perché era sempre senza il becco di un quattrino a causa di imprese sbagliate nel cinema, dove si era infilato per far soldi come produttore*
Una volta capitammo al Grand Hotel Del Mare di Bordighera il cui proprietario dell'epoca - tale Alfredo Teruzzi, faccendiere e imprenditore - aveva organizzato due nostri concerti nell'albergo, per fortuna con alloggio compreso, in questo splendido posto affacciato sul mare.
Sapevamo che Adriano Celentano ogni anno (non so se ancora oggi) passava lì le vacanze, con la sua famiglia e alcune persone del Clan che lo seguivano sempre, essendo egli stesso anche molto amico di Teruzzi.
Fu così che me lo ritrovavo il giorno in piscina a chiacchierare di tutto un po', ma soprattutto a guardarlo giocare a Poker-Telesina (o Teresina, sorta di poker a carte scoperte) da solo a solo contro Teruzzi. Ogni mano si giocavano alcuni milioni, e faccio presente che ad ogni concerto guadagnavo 30 mila lire. Ero un ragazzo ed ero affascinato dal gioco, tant'è che mi fecero fare anche il "cartaro" per due o tre di queste lunghissime e micidiali partite, ma ero anche molto infastidito dalla facilità con la quale Celentano e Teruzzi si giocassero tutti quei soldi, alla faccia delle mie misere 30 mila lire a sera.
Ho spesso ripensato - vedendo Adriano predicare nel corso di questi ultimi decenni moderazione, austerità, moralizzazione nei costumi - a quelle micidiali partite di poker a Bordighera.
"In fondo - mi sono sempre detto - si giocava i soldi suoi, guadagnati col suo talento".
Sarà pure vero, però rivedendolo farci la morale in televisione, non posso fare a meno di ricordarmelo biscazziere milionario, e storcere ancora di più la bocca nella smorfia amara che segna la mia fisionomia davanti a chi mi fa i predicozzi.
*(Per chi ne vuole sapere di più, rimando a tre miei pezzi sulla storia fantastica di questo straordinario jazzista).
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=388&typeb=0&24-05-2011--Romano-Mussolini-il-figlio-del-Duce-che-suonava-il-jazz-parte-1-
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=387&typeb=0&24-05-2011--Romano-Mussolini-il-figlio-del-Duce-che-suonava-il-Jazz-parte2-
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=386&typeb=0&24-05-2011--Romano-Mussolini-il-figlio-del-Duce-che-suonava-il-jazz-parte-3-
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