50 anni fa, il 5 ottobre 1962, usciva il primo 45 giri dei Beatles, dal
titolo ''Love Me Do'' ("Love, love me do, You, know I love you, I'll
always be true, So please, love me do") una semplice canzoncina con un
ritmo binario marcato sul 'battere', e non sul 'levare' (come era uso
nello "swing" e fino a quel momento), che inizierà un' epocale
rivoluzione musicale e sociale.
Beatles in inglese vuol dire anche scarafaggi, ma il loro nome, in realtà, veniva da "beat" battere, il battere della musica, il tempo "forte" che cambierà la struttura musicale delle canzoni pop, fino a quel momento in voga.
"Amami, sai che ti amo, sarò sempre sincero con te, per favore, amami". Nel semplice testo una richiesta d'amore davvero poco rivoluzionaria, quasi banale, ma la forza dei Beatles è stata proprio quella di aver portato la semplicità e la normalità sulle vette più alte dell'Arte.
Rivoluzionario l'arrangiamento invece lo era, con l'armonica a bocca a punteggiare tutto il brano con un piccolo "riff" blueseggiante, la batteria di Ringo (in verità, non eccezionale per noi musicisti, ma con un sound personalissimo) a scandire fortemente il "beat" e i cori, che già si intrecciavano magicamente, a farci riconoscere le loro voci, nel tempo divenute familiari, e che ci accompagnano ancora oggi. Trasversali e buoni per tutte le generazioni di appassionati, che si contano a milioni in tutto il mondo, dopo la loro divisione, nel 1970, hanno continuato a vendere dischi come se nulla fosse accaduto.
Sui Beatles è stato detto tutto e scritto tutto: commercialmente, oltre ad essere gli artisti con il maggior numero di vendite nella storia della musica, con oltre un miliardo di dischi, sono diverse decine i record che i Beatles si sono aggiudicati negli anni, premi e riconoscimenti assegnati ai quattro, tra cui il conferimento della medaglia che li portò a diventare, poco più che vent'enni, Baronetti dell'Ordine dell'Impero Britannico nel 1965.
200 canzoni scritte fra il 1962 e il 1970, The Bealtles hanno avuto anche un ruolo fondamentale nello sperimentare nuove tecniche di registrazione all'avanguardia, sviluppate negli storici Abbey Road Studios di Londra.
Non dimenticherò mai il loro ultimo Lp "Abbey Road" (in realtà ''Let It Be'' è l'ultimo, ma fu pubblicato successivamente al loro scioglimento) perché questo è il loro vero testamento musicale e tecnolgico, e fu per me - bassista alle prime armi - una folgorazione di suoni ed atmosfere.
Provate a riascoltare "Come together" in un impianto acustico di oggi, 43 anni dopo, e ditemi che ne pensate del basso: attenzione al volume, però, che salta tutto!
Nessun suono così, fino a quel momento, si era mai sentito sulla terra!
Beatles in inglese vuol dire anche scarafaggi, ma il loro nome, in realtà, veniva da "beat" battere, il battere della musica, il tempo "forte" che cambierà la struttura musicale delle canzoni pop, fino a quel momento in voga.
"Amami, sai che ti amo, sarò sempre sincero con te, per favore, amami". Nel semplice testo una richiesta d'amore davvero poco rivoluzionaria, quasi banale, ma la forza dei Beatles è stata proprio quella di aver portato la semplicità e la normalità sulle vette più alte dell'Arte.
Rivoluzionario l'arrangiamento invece lo era, con l'armonica a bocca a punteggiare tutto il brano con un piccolo "riff" blueseggiante, la batteria di Ringo (in verità, non eccezionale per noi musicisti, ma con un sound personalissimo) a scandire fortemente il "beat" e i cori, che già si intrecciavano magicamente, a farci riconoscere le loro voci, nel tempo divenute familiari, e che ci accompagnano ancora oggi. Trasversali e buoni per tutte le generazioni di appassionati, che si contano a milioni in tutto il mondo, dopo la loro divisione, nel 1970, hanno continuato a vendere dischi come se nulla fosse accaduto.
Sui Beatles è stato detto tutto e scritto tutto: commercialmente, oltre ad essere gli artisti con il maggior numero di vendite nella storia della musica, con oltre un miliardo di dischi, sono diverse decine i record che i Beatles si sono aggiudicati negli anni, premi e riconoscimenti assegnati ai quattro, tra cui il conferimento della medaglia che li portò a diventare, poco più che vent'enni, Baronetti dell'Ordine dell'Impero Britannico nel 1965.
200 canzoni scritte fra il 1962 e il 1970, The Bealtles hanno avuto anche un ruolo fondamentale nello sperimentare nuove tecniche di registrazione all'avanguardia, sviluppate negli storici Abbey Road Studios di Londra.
Non dimenticherò mai il loro ultimo Lp "Abbey Road" (in realtà ''Let It Be'' è l'ultimo, ma fu pubblicato successivamente al loro scioglimento) perché questo è il loro vero testamento musicale e tecnolgico, e fu per me - bassista alle prime armi - una folgorazione di suoni ed atmosfere.
Provate a riascoltare "Come together" in un impianto acustico di oggi, 43 anni dopo, e ditemi che ne pensate del basso: attenzione al volume, però, che salta tutto!
Nessun suono così, fino a quel momento, si era mai sentito sulla terra!
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