(da www.globalist.it del 1 nevembre 2011)
di Piero Montanari
Antonio Cassano sta male. Le
informazioni sulla sua salute rimbalzano in maniera vorticosa tra le
agenzie stampa, e le tv e le radio sono accampate in attesa di
aggiornamenti davanti al Policlinico di Milano, dove Antonio è stato
ricoverato subito dopo il suo ritorno dalla partita del Milan contro la
Roma, sabato scorso.
Si era sentito male sull'aereo; sembrava un po' di stanchezza, dopo aver
disputato uno scorcio di gara strepitoso nel quale non si era
risparmiato, creando anche seri guai all'undici giallorosso. Si sapeva
che avrebbe dato tutto, Cassano teneva molto a far bella figura con la
sua vecchia squadra e davanti ai suoi vecchi tifosi che, a giudicare
dai fischi appena entrato, non gli hanno mostrato molto affetto,
incongruenza folle del tifo calcistico. Ma questo conta di meno, conta
poco.
Conta, invece, che quella stanchezza che Antonio ha sùbito sentito
strana, la difficoltà di pronunciare parole e il giramento vorticoso
della testa non erano da attribuirsi alla partita da poco disputata, e
non promettevano certo nulla di buono.
Il referto non è stato ufficializzato, ma Cassano ha avuto un'ischemia cerebrale temporanea che, per un atleta di 29 anni potrebbe dire la fine dei giochi.
Il referto non è stato ufficializzato, ma Cassano ha avuto un'ischemia cerebrale temporanea che, per un atleta di 29 anni potrebbe dire la fine dei giochi.
Questa paura di vedere Cassano in condizioni gravi (e speriamo non così
gravi, ovviamente) mi riporta immediatamente alle orribili sensazioni
che provai quel 30 dicembre del 1989, mentre guardavo la partita Roma -
Bologna, e vidi Lionello Manfredonia, centrocampista e stopper
romanista, accasciarsi senza vita sul campo, vittima di un arresto
cardiaco. A Bologna, quel giorno, c'era un freddo polare (meno 5) e
Bruno Giordano, suo vecchio compagno nella Lazio, di sicuro gli salvò la
vita, producendosi immediatamente in un primo ed efficace soccorso.
L'immagine che si ha dell'atleta è un'immagine di forza, di
invincibilità, soprattutto per noi che li idolatriamo, quando vincono e
ci esaltano. Per questo che fa più male prendere coscienza che possono
ammalarsi come "comuni mortali", e talvolta spegnersi sul campo, cosa
alla quale, qualche volta, abbiamo tragicamente assistito.
Cassano è un guascone, simpatico e divertente, intemperante e
"pierinesco", un giocatore straordinario che, preso in dosi omeopatiche,
sa anche tenere alto il morale degli spogliatoi nelle squadre dove ha
giocato: il Bari, la Roma, Il Real Madrid, la Sampdoria, il Milan. La
Roma ne sa qualcosa di queste intemperanze, e molti allenatori hanno
subìto il suo carattere, non capendo il suo spirito cameratesco e la
goliardia che ne tratteggia la personalità. E' di Bari Vecchia, Antonio,
ha fatto si e no la scuola dell'obbligo ed è un talento naturale
calcistico come se ne vedono pochi.
La gioia di tutti sarà tornare a veder giocare questo straordinario
ragazzo e atleta di 29 anni che, chissà per quale tragico destino, si è
ammalato di una malattia da vecchi sedentari.
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