(di Piero
Montanari)
Appena eletta sindaca di Roma a giugno,
Virginia fu salutata come una salvatrice della Città, con il suo
67,15% di voti, un plebiscito assoluto, come quelli che sono
storicamente serviti ai dittatori per insediarsi al potere. “Raggi
di sole” si diceva a Roma, e gli elettori del M5s gongolavano con
Grillo, per la loro candidata, la prima donna al seggio cittadino più
importante, una bella faccina sorridente, una giovane età ed energie
nuove da dedicare tutte al bene dei romani.
Virginia si presenta subito dando una
spallata alla candidatura per le Olimpiadi di Roma del 2024, che ci
avrebbero portato certo qualche disagio, forse un po' di consueta
implacabile corruzione ma 5 miliardi di euro e oltre 120 mila posti
di lavoro. No, No, e No, Virginia comincia a dire No a tutto, tanto
che la descrivemmo come il personaggio di una vecchia e famosissima
canzone di Michel Polnareff che i più grandi ricordano, Una
bambolina che fa no, no, no, anno 1966. No allo stadio della Roma, no
ad assessori capaci, no ad incontri in Vaticano con la CEI, e ricordo
anche un no alla pulizia dei tombini, che a Roma si riempiono di
foglie con conseguenti allagamenti.
Ma anche No alla denuncia delle
consulenze all'epoca in cui Raggi era consigliere comunale, due
consulenze legali (una prestata nel 2012 e l'altra nel 2014) relative
ad altrettante attività di recupero crediti da parte dell'Azienda
sanitaria locale di Civitavecchia. Ma anche il non dire di aver
collaborato come praticante nello studio dell'avvocato Cesare
Previti, ministro della difesa di Berlusconi, fatto nascosto nel suo
curriculum e nella sua biografia personale sul blog di Beppe Grillo,
e un altro inutile No, per non aver detto di aver lavorato nello
studio dell'avvocato Pieremilio Sammarco, anch'egli legato a Previti.
Dopo
pochi mesi dal suo insediamento e un nulla di fatto per la città
(traffico sempre in tilt, smog, buche mai tappate, per dire poche
cose), più una serie di scandali che hanno investito la sua giunta
(assessori transfughi e altri indagati come la Muraro), Virginia
Raggi (da Raggi di sole a Raggiro), incassa l'arresto del suo braccio
destro Raffaele Marra, avvenuto per opera del Nucleo investigativo
del comando provinciale di Roma con l' accusa di corruzione, per aver
ricevuto
una maxi tangente da 367 mila euro dal noto immobiliarista Sergio
Scarpellini (anche lui arrestato). Due assegni circolari da 117 e 250
mila euro per l'acquisto di una casa in via Prati Fiscali 258, a
Roma, intestata alla moglie di Marra, e uno sconto di 500 mila euro
su un altro appartamento nel 2009, fatto sempre dall'immobiliarista a
Marra, per evidenti servizi resi. All'epoca dei fatti Marra rivestiva
il ruolo delicato di direttore del dipartimento partecipazioni e
controllo gruppo Roma Capitale.
Si difende Virginia, scaricando
Marra e sostenendo che lui è solo un tecnico, quando sappiamo
benissimo che fu tra i primi dirigenti da lei nominati. Non è più
il suo braccio destro, il braccio destro di Virginia, a suo
dichiarare, sono i cittadini romani, quelli che l'hanno votata e che
invece dovrebbero essere da lei tutelati, altro che. Si difendono
imbarazzati i suoi sostenitori e i “capoccioni” del Movimento,
che hanno tutta l'aria di voler scaricare a loro volta Virginia e
lasciarla al suo destino.
Questa è per loro e per tutti noi
una lezione importante da cogliere: a questi appuntamenti per il
Paese bisogna andare preparati, con una classe dirigente che sia
all'altezza del compito, e non persone sconosciute e improvvisate. In
ballo c'è la nostra vita e quella dei nostri figli; non basta
scandire slogan triti e ritriti, non basta l'onestà o la
correttezza, doti per le quali neanche ci spendiamo perché
dovrebbero essere doti primarie in un politico. Certo è che stiamo
forse assistendo alla fine di una “cosa nuova” che però non è
mai cominciata, la nascita di una nuova classe dirigente, un triste
'ballon d'essai' nel quale tante persone avevano riposto fiducia ed
ora invece mestamente incassano il peggiore e frustrante dei
risultati.
Nessun commento:
Posta un commento