Manuel De Sica
di Piero Montanari
Anche Manuel se n'è andato, così, imporovvisamente a 65 anni per un attacco cardiaco. Era, con il fratello Christian, figlio di Vittorio De Sica e di Maria Mercader e fratello di Emi, che suo padre aveva concepito con l'attrice Giuditta Rissone.
Anche Manuel se n'è andato, così, imporovvisamente a 65 anni per un attacco cardiaco. Era, con il fratello Christian, figlio di Vittorio De Sica e di Maria Mercader e fratello di Emi, che suo padre aveva concepito con l'attrice Giuditta Rissone.
Manuel mi ha onorato da sempre della sua amicizia. Ci eravamo sentiti poche settimane fa per la storia della fine dell'assegno di professionalità che la Siae tre anni fa ci tolse con un colpo di mano, e io lo ragguagliavo sugli sviluppi della situazione. Ma spesso collaboravamo nel lavoro e, in tempi passati, partecipavo anche alle sedute di registrazione per suonare nelle musiche dei suoi film.
Era un musicista intelligente e colto, compositore di talento di tante colonne sonore, comprese quelle di suo padre Vittorio: da Amanti al bellissimo Il giardino dei Finzi Contini, che gli varrà anche una nomination all'Oscar, da Lo chiameremo Andrea, a Il Viaggio e Una breve vacanza.
Numerose sono state però le collaborazioni di Manuel con altri registi. Con Pasquale Squitieri scrisse la colonna di Io e Dio, con Steno Cose di cosa nostra, con Camerini Io non vedo, tu non parli, lui non sente. Ma ci furono anche Dino Risi, Marco Risi, e Verdone, collaborazione quest'ultima che gli valse il Nastro d'argento per la colonna sonora di Al lupo al lupo.
Fu nel 1996 che però ottenne il suo massimo riconoscimento, vincendo il David di Donatello per la colonna sonora di Celluloide di Carlo Lizzani.
Ho ricordi straordinariamente piacevoli delle mie frequentazioni con Manuel, come quando, da ragazzi, andavamo al cinema insieme o passavamo ore ed ore nella sua casa paterna di Via Aventina a Roma ascoltando jazz, nostra grande passione comune, a volume altissimo e fino alle cinque di mattina, con i vicini che ci urlavano dalle finestre di abbassare la musica, mentre i dischi di Thad Jones & Mel Lewis andavano a tutta birra e Manuel mimava davanti a me tutti gli arrangiamenti, contorcendosi dalla felicità. E, al colmo di questi momenti di estasi musicale, spalancava gli occhi e mi diceva : "Senti senti adesso qui che bella cosa fanno." Spesso, in queste lunghe kermesse, entrava discretamente nella stanza il papà Vittorio chiedendoci un po' di pace, mentre Christian si univa a noi cantando con maestria dietro all'orchestra.
Manuel mi mancherà moltissimo, e mancherà moltissimo a tanti che gli volevano bene come gliene volevo io, ed ammiravano il suo stile, la sua pacatezza, la sua immensa cultura non solo musicale, e la sua straordinaria gentilezza di uomo d'altri tempi che sorprendeva sempre, disabituati come siamo.
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