di Piero Montanari
Nel clima di odio ottuso tra tifosi, che ieri è sfociato in un brutto episodio prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, si è levata la voce della mamma di Ciro Esposito, il trentenne napoletano che è stato gravemente ferito da un proiettile sparatogli dall'ultrà della Roma Daniele De Santis, detto "Gastone" e vecchia conoscenza della Digos cittadina.
La signora Antonella Leardi da Scampia parla della sua famiglia, quasi scusandosi per il famigerato luogo di provenienza. "Sono felice - dice tra le lacrime - di poter dire che siamo una famiglia onesta di Scampia" - e aggiunge - "Mio figlio è un bravo ragazzo, un gran lavoratore."
Ma è alla domanda fatidica ed immancabile del giornalista che le chiede se se vuole perdonare o meno chi ha quasi ucciso suo figlio, che riesce a dire le cose più toccanti, quelle che non ci si aspetta di sentire, quelle che chiunque avrebbe difficoltà a pronunciare in un momento così tragico: "Non ho parole, perchè per me è una mostruosità quella che ha fatto. Io nel mio cuore già l'ho perdonato ma non riesco a capire quello che ha fatto. Forse sono sbagliata ma io non lo odio. Siamo fratelli d'Italia che sono queste cose?"
Ricordiamo che il figlio Ciro, che fa il lavamacchine, è ricoverato in sala rianimazione al Gemelli e che il proiettile, estratto ieri all'ospedale Villa San Pietro, gli ha trapassato il polmone, spezzato la quinta vertebra e si è fermato alla colonna vertebrale.
L'ennesimo episodio orribile di violenza inutile tra tifoserie avversarie, anche se purtroppo ipotizzabile non ostante una certa casualità con la quale sembra essere avvenuto, segna una finale di calcio che poteva essere una "festa dello sport" come si dice, e non lo è stata. Facciamo male ad illuderci che sia possibile gestire in qualche modo questa situazione che si è ormai radicata nel calcio, sport popolarissimo ma che è diventato preda di alcuni delinquenti che purtroppo tengono spesso in scacco le tifoserie più accese, che generalmente albergano nelle curve degli stadi.
Si fa sempre della sociologia d'accatto in questi casi, molti soloni pontificano sui rimedi possibili a tutto questo scempio, ma la medicina dovrà essere finalmente drastica e la cura definitiva, altrimenti l'episodio di Roma sarà solo uno dei tanti dei quali la cronaca nera si dovrà occupare, da qui ai prossimi anni, per questo amato sport che sembra non trovare pace
La signora Antonella Leardi da Scampia parla della sua famiglia, quasi scusandosi per il famigerato luogo di provenienza. "Sono felice - dice tra le lacrime - di poter dire che siamo una famiglia onesta di Scampia" - e aggiunge - "Mio figlio è un bravo ragazzo, un gran lavoratore."
Ma è alla domanda fatidica ed immancabile del giornalista che le chiede se se vuole perdonare o meno chi ha quasi ucciso suo figlio, che riesce a dire le cose più toccanti, quelle che non ci si aspetta di sentire, quelle che chiunque avrebbe difficoltà a pronunciare in un momento così tragico: "Non ho parole, perchè per me è una mostruosità quella che ha fatto. Io nel mio cuore già l'ho perdonato ma non riesco a capire quello che ha fatto. Forse sono sbagliata ma io non lo odio. Siamo fratelli d'Italia che sono queste cose?"
Ricordiamo che il figlio Ciro, che fa il lavamacchine, è ricoverato in sala rianimazione al Gemelli e che il proiettile, estratto ieri all'ospedale Villa San Pietro, gli ha trapassato il polmone, spezzato la quinta vertebra e si è fermato alla colonna vertebrale.
L'ennesimo episodio orribile di violenza inutile tra tifoserie avversarie, anche se purtroppo ipotizzabile non ostante una certa casualità con la quale sembra essere avvenuto, segna una finale di calcio che poteva essere una "festa dello sport" come si dice, e non lo è stata. Facciamo male ad illuderci che sia possibile gestire in qualche modo questa situazione che si è ormai radicata nel calcio, sport popolarissimo ma che è diventato preda di alcuni delinquenti che purtroppo tengono spesso in scacco le tifoserie più accese, che generalmente albergano nelle curve degli stadi.
Si fa sempre della sociologia d'accatto in questi casi, molti soloni pontificano sui rimedi possibili a tutto questo scempio, ma la medicina dovrà essere finalmente drastica e la cura definitiva, altrimenti l'episodio di Roma sarà solo uno dei tanti dei quali la cronaca nera si dovrà occupare, da qui ai prossimi anni, per questo amato sport che sembra non trovare pace
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