di Piero Montanari
Per primi su queste pagine abbiamo dato conto della drammatica chiusura del Fondo di Solidarietà della Siae, che elargiva un piccolo assegno mensile "di professionalità" agli autori, scrittori, compositori che avessero, col raggiungimento dei sessant'anni, ottenuto questo diritto. La fine di questa dazione, voluta dai commissari straordinari nel 2011, in ordine ad un risanamento della Società su indicazione del governo e preso troppo alla lettera dagli stessi, secondo noi, ha gettato panico tra gli ex soci e sul "lastrico" molti che con questo assegno ci campavano. la Siae chiuse l'erogazione del vitalizio (615 €) e non avvisò nessuno, se non con un sibillino trafiletto sul suo sito. Una vera iniquità che denunciammo subito.
Consideriamo le persone anziane che non sono più nel mercato del lavoro in questo difficile settore, mai protetto da nessun paracadute sociale, senza garanzie, punta estrema di un precariato che, al di là di grandi artisti che hanno fatto successo i cui nomi tutti sappiamo, colpisce la gran parte di loro che vive di pochi diritti d'autore e che su questo assegno faceva conto prima con una promessa, e poi con una certezza di percepimento.
Ora, a distanza di più di due anni, la Siae si è data un nuovo assetto sociale, con nuovi organi dirigenti, addirittura due: il Consiglio di Sorveglianza e il Consiglio di Gestione, senza contare il neo presidente eletto dall'assemblea, il Maestro Gino Paoli, che ha promesso di voler risolvere il problema degli autori anziani ma che auspica la costruzione di una Siae del terzo millennio, con uno sguardo volto anche ai giovani autori, per i quali si sta pensando di costituire una cassa di previdenza complementare che dovrà, di fatto, sostituire il vecchio e cancellato assegno di professionalità.
Paoli sente la sfida delle nuove società di collecting che si stanno affacciando sul mercato e sa benissimo che dovrà tenere insieme tutti gli Autori italiani per far si che la sfida venga vinta dalla vecchia e nobile Siae, quella di Verdi e Carducci, di Arrigo Boito e Giovanni Verga, che di certo quando la fondarono a Milano il 23 aprile 1882 a Palazzo Marino, non immaginavano di abbandonare i vecchi autori al loro destino.
Oggi raccontiamo sul video lo sfogo di Eugenio Finardi, grande "rocker" milanese che, ospite alla trasmissione di La7 Omnibus il 22 marzo scorso, ha avuto parole dure nei confronti della Siae e la storia della fine del piccolo "assegno di professionalità" e verso qualche collega, togliendosi anche dei sassolini dalle scarpe.
Consideriamo le persone anziane che non sono più nel mercato del lavoro in questo difficile settore, mai protetto da nessun paracadute sociale, senza garanzie, punta estrema di un precariato che, al di là di grandi artisti che hanno fatto successo i cui nomi tutti sappiamo, colpisce la gran parte di loro che vive di pochi diritti d'autore e che su questo assegno faceva conto prima con una promessa, e poi con una certezza di percepimento.
Ora, a distanza di più di due anni, la Siae si è data un nuovo assetto sociale, con nuovi organi dirigenti, addirittura due: il Consiglio di Sorveglianza e il Consiglio di Gestione, senza contare il neo presidente eletto dall'assemblea, il Maestro Gino Paoli, che ha promesso di voler risolvere il problema degli autori anziani ma che auspica la costruzione di una Siae del terzo millennio, con uno sguardo volto anche ai giovani autori, per i quali si sta pensando di costituire una cassa di previdenza complementare che dovrà, di fatto, sostituire il vecchio e cancellato assegno di professionalità.
Paoli sente la sfida delle nuove società di collecting che si stanno affacciando sul mercato e sa benissimo che dovrà tenere insieme tutti gli Autori italiani per far si che la sfida venga vinta dalla vecchia e nobile Siae, quella di Verdi e Carducci, di Arrigo Boito e Giovanni Verga, che di certo quando la fondarono a Milano il 23 aprile 1882 a Palazzo Marino, non immaginavano di abbandonare i vecchi autori al loro destino.
Oggi raccontiamo sul video lo sfogo di Eugenio Finardi, grande "rocker" milanese che, ospite alla trasmissione di La7 Omnibus il 22 marzo scorso, ha avuto parole dure nei confronti della Siae e la storia della fine del piccolo "assegno di professionalità" e verso qualche collega, togliendosi anche dei sassolini dalle scarpe.