Scena da "Il Postino"
di Piero Montanari
Strana storia quella de "Il Postino", il magnifico film di Troisi del 1994, ispirato al romanzo di Antonio Skàrmeta "Il postino di Neruda", che vinse l'Oscar per la migliore colonna sonora con Luis Bacalov, compositore argentino da anni residente in Italia. Triste storia, anche perché Massimo morì subito dopo la fine delle riprese. E poi perché durante tutte le bellissime poetiche sequenze, tra la storia del film e la malattia di Troisi, aleggia un'aria di morte che ti casca addosso, dalla quale non riesci a liberarti per lungo tempo. Ho fatto sempre fatica a rivedere il Postino, e tutte le volte, come la prima, assalito una malinconia senza fine.
Il film torna prepotentemente a far parlare di sé in questi giorni perché il cantautore istriano Sergio Endrigo, morto nel 2005, aveva intentato causa - insieme con Riccardo De Turco (ricordate "Luglio col bene che ti voglio.?") - e a Paolo Margheri, contro Luis Bacalov, sostenendo che il malincono e struggente tema principale del film fosse di sua paternità, e che il compositore bonaerense lo avesse plagiato.
Bisogna dire che Endrigo e Bacalov hanno lavorato lungo tempo insieme, collaborando nella grande Rca di Roma dagli anni '60, periodo aureo per la musica, con vendite di milioni di dischi, nella quale Luis faceva l'arrangiatore a Rita Pavone, a Gianni Morandi a Neil Sedaka, ma anche ai primi cantautori come Umberto Bindi, Gino Paoli e soprattutto Endrigo, con cui lavorò a successi importanti: "Io che amo solo te", "Lontano dagli oocchi", "L'arca di Noè", "Canzone per te", solo per citarne alcuni.
In seguito litigarono proprio per la colonna sonora del Postino nel cui leitmotiv Endrigo riconobbe un suo brano inciso nel 1974, composto insieme al cognato Del Turco e a Paolo Margheri, un paroliere dilettante.
La causa, durata 18 anni e forte di due sentenze che davano ragione salomonicamente a tutti e due (la prima a Bacalov e la seconda ad Endrigo), oggi finisce con la Cassazione che non ha fatto in tempo a esprimere un verdetto, perché Bacalov ha deciso di fare una transazione, riconoscendo la paternità della colonna sonora anche ai ricorrenti, e quindi con un nuovo deposito alla Siae, dove da ora appariranno, oltre al suo, anche i nomi di Endrigo, Del Turco e Margheri.
Una fortuna, perché il bel film di Troisi ha incassato una montagna di soldi in tutto il mondo e molti diritti per le musiche, e la sua colonna sonora è diventata un classico, un evergreen, con il tema magnificamente esposto dal bandoneon, fisarmonica cara agli argentini.
Soltanto che purtroppo Sergio Endrigo è morto il 7 settembre del 2005 e non potrà mai godersi questa vittoria, dovuta soprattutto alla tenacia di sua figlia Claudia e degli altri due musicisti aventi diritto.
Ad Endrigo una parte del triste oscar postumo, diviso in quattro, per un film poetico e malinconico come la sua musica e le sue storie.
Il film torna prepotentemente a far parlare di sé in questi giorni perché il cantautore istriano Sergio Endrigo, morto nel 2005, aveva intentato causa - insieme con Riccardo De Turco (ricordate "Luglio col bene che ti voglio.?") - e a Paolo Margheri, contro Luis Bacalov, sostenendo che il malincono e struggente tema principale del film fosse di sua paternità, e che il compositore bonaerense lo avesse plagiato.
Bisogna dire che Endrigo e Bacalov hanno lavorato lungo tempo insieme, collaborando nella grande Rca di Roma dagli anni '60, periodo aureo per la musica, con vendite di milioni di dischi, nella quale Luis faceva l'arrangiatore a Rita Pavone, a Gianni Morandi a Neil Sedaka, ma anche ai primi cantautori come Umberto Bindi, Gino Paoli e soprattutto Endrigo, con cui lavorò a successi importanti: "Io che amo solo te", "Lontano dagli oocchi", "L'arca di Noè", "Canzone per te", solo per citarne alcuni.
In seguito litigarono proprio per la colonna sonora del Postino nel cui leitmotiv Endrigo riconobbe un suo brano inciso nel 1974, composto insieme al cognato Del Turco e a Paolo Margheri, un paroliere dilettante.
La causa, durata 18 anni e forte di due sentenze che davano ragione salomonicamente a tutti e due (la prima a Bacalov e la seconda ad Endrigo), oggi finisce con la Cassazione che non ha fatto in tempo a esprimere un verdetto, perché Bacalov ha deciso di fare una transazione, riconoscendo la paternità della colonna sonora anche ai ricorrenti, e quindi con un nuovo deposito alla Siae, dove da ora appariranno, oltre al suo, anche i nomi di Endrigo, Del Turco e Margheri.
Una fortuna, perché il bel film di Troisi ha incassato una montagna di soldi in tutto il mondo e molti diritti per le musiche, e la sua colonna sonora è diventata un classico, un evergreen, con il tema magnificamente esposto dal bandoneon, fisarmonica cara agli argentini.
Soltanto che purtroppo Sergio Endrigo è morto il 7 settembre del 2005 e non potrà mai godersi questa vittoria, dovuta soprattutto alla tenacia di sua figlia Claudia e degli altri due musicisti aventi diritto.
Ad Endrigo una parte del triste oscar postumo, diviso in quattro, per un film poetico e malinconico come la sua musica e le sue storie.
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