di Piero Montanari
Cantava bene, Jimmy Fontana, ed aveva molto swing. "Lo swing o ce l'hai o non ce l'hai" mi aveva detto una volta alla Rca, la grande casa discografica romana che da tempo non esiste più, ma che è stata la madre di tutti gli artisti venuti fuori nei favolosi anni '60: Morandi, Pavone, Vianello, Meccia, Fidenco, solo per ricordarne pochi. E Jimmy Fontana, che così preferì chiamarsi agli inizi, piuttosto che il meno fantasioso Enrico Sbriccoli da Camerino: Jimmy in omaggio a Jimmy Giuffe, grande sassofonista americano del quale Enrico era fan, e Fontana, cognome scelto a caso.
Cantava bene, Enrico, ma con il jazz si mangiava poco o nulla a quel tempo a Roma, città che lo vide giovane studente di economia. Il salto dai localini fumosi, dove suonava il contrabbasso e cantava gli standard jazzistici col suo complessino, e la Rca che lo mise sotto contratto dopo aver ascoltato la sua bella voce, fu fatale per il suo successo.
Fu in quegli studi che Jimmy incontrò il geniale produttore Lilli Greco, che lo prese sotto la sua ala protettiva e produttiva, divenendo anche suo grande amico. Lilli pensò subito di togliere a quel giovanotto con quella bella voce, la cadenza del cantante di jazz, per trasportarlo immantinente nella musica pop di quei tempi.
Ed ecco nascere canzoni come "Il cha cha cha dell'impiccato" con i Flippers, e il suo primo grande successo da solista, "Non te ne andare". Ma la bomba arriva nel 1965 con "Il mondo", scritta con Meccia e Carletto Pes, ed arrangiata dal Maestro Ennio Morricone, in forza a quei tempi alla Rca. Col successo arrivano i primi film cosiddetti "musicarelli" ed una vittoria al Cantagiro del 1967 con "La nostra favola".
Ma è del 1971 il brano che farà di Jimmy un autore internazionale: "Che sarà", soprattutto nella fantastica versione che ci regalò il grande Josè Feliciano, e che Jimmy curò personalmente in America. Il brano, che arrivò al 2° posto al festival di Sanremo di quell'anno, lo voleva cantare lui, ma il grande capo Rca Ennio Melis si impuntò per darlo ad un giovane gruppo vocale, I Ricchi e Poveri, che ne fecero un loro cavallo di battaglia.
Enrico soffrì molto l'esclusione, tanto da aver voglia di smettere e tornarsene a Macerata per fare altro. Ma stare troppo tempo lontani dalle scene per gli artisti è impossibile e fa male, e Jimmy tornò dopo qualche anno a regalarci, con quella bella voce limpida e tagliente, altre canzoni.
Nessuna di queste, però, seppe bissare i successi che aveva inanellato negli anni giovanili. Forte della presenza artistica dei suoi figli musicisti, riprese a scrivere e a cantare, persino con altre "vecchie glorie" degli anni '60, i Superquattro: Gianni Meccia, Nico Fidenco, Riccardo Del Turco e lui, che insieme riproponevano medley dei loro brani che li resero famosi.
Quel ragazzo con quella bella voce limpida e tagliente e piena di swing, oggi se n'è andato a quasi 79 anni, e "il mondo che non si è fermato mai un momento" stavolta si è fermato per tributare a Jimmy Fontana l'ultimo commosso applauso.
Cantava bene, Jimmy Fontana, ed aveva molto swing. "Lo swing o ce l'hai o non ce l'hai" mi aveva detto una volta alla Rca, la grande casa discografica romana che da tempo non esiste più, ma che è stata la madre di tutti gli artisti venuti fuori nei favolosi anni '60: Morandi, Pavone, Vianello, Meccia, Fidenco, solo per ricordarne pochi. E Jimmy Fontana, che così preferì chiamarsi agli inizi, piuttosto che il meno fantasioso Enrico Sbriccoli da Camerino: Jimmy in omaggio a Jimmy Giuffe, grande sassofonista americano del quale Enrico era fan, e Fontana, cognome scelto a caso.
Cantava bene, Enrico, ma con il jazz si mangiava poco o nulla a quel tempo a Roma, città che lo vide giovane studente di economia. Il salto dai localini fumosi, dove suonava il contrabbasso e cantava gli standard jazzistici col suo complessino, e la Rca che lo mise sotto contratto dopo aver ascoltato la sua bella voce, fu fatale per il suo successo.
Fu in quegli studi che Jimmy incontrò il geniale produttore Lilli Greco, che lo prese sotto la sua ala protettiva e produttiva, divenendo anche suo grande amico. Lilli pensò subito di togliere a quel giovanotto con quella bella voce, la cadenza del cantante di jazz, per trasportarlo immantinente nella musica pop di quei tempi.
Ed ecco nascere canzoni come "Il cha cha cha dell'impiccato" con i Flippers, e il suo primo grande successo da solista, "Non te ne andare". Ma la bomba arriva nel 1965 con "Il mondo", scritta con Meccia e Carletto Pes, ed arrangiata dal Maestro Ennio Morricone, in forza a quei tempi alla Rca. Col successo arrivano i primi film cosiddetti "musicarelli" ed una vittoria al Cantagiro del 1967 con "La nostra favola".
Ma è del 1971 il brano che farà di Jimmy un autore internazionale: "Che sarà", soprattutto nella fantastica versione che ci regalò il grande Josè Feliciano, e che Jimmy curò personalmente in America. Il brano, che arrivò al 2° posto al festival di Sanremo di quell'anno, lo voleva cantare lui, ma il grande capo Rca Ennio Melis si impuntò per darlo ad un giovane gruppo vocale, I Ricchi e Poveri, che ne fecero un loro cavallo di battaglia.
Enrico soffrì molto l'esclusione, tanto da aver voglia di smettere e tornarsene a Macerata per fare altro. Ma stare troppo tempo lontani dalle scene per gli artisti è impossibile e fa male, e Jimmy tornò dopo qualche anno a regalarci, con quella bella voce limpida e tagliente, altre canzoni.
Nessuna di queste, però, seppe bissare i successi che aveva inanellato negli anni giovanili. Forte della presenza artistica dei suoi figli musicisti, riprese a scrivere e a cantare, persino con altre "vecchie glorie" degli anni '60, i Superquattro: Gianni Meccia, Nico Fidenco, Riccardo Del Turco e lui, che insieme riproponevano medley dei loro brani che li resero famosi.
Quel ragazzo con quella bella voce limpida e tagliente e piena di swing, oggi se n'è andato a quasi 79 anni, e "il mondo che non si è fermato mai un momento" stavolta si è fermato per tributare a Jimmy Fontana l'ultimo commosso applauso.
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