Fabio C. è uno scrittore di sessant'anni compiuti. Aveva pubblicato, lavorato e sperato in questo assegno di 600 euro della Siae per tutta la sua vita lavorativa. A giugno lo ha avuto, ma è durata fino a dicembre, una caramella e poi la bastonata sulla nuca. Ora il commissario della Siae Gian Luigi Rondi, i sub commissari e il dg Gaetano Blandini lo hanno tolto, con un colpo di mano, a lui e a tutti i 1.085 soci che avevano maturato questo diritto.
L'altro giorno, ad una riunione di noi autori e compositori l'ho visto quasi piangere: "Ora non ho più nulla di che vivere - mi ha detto - se non ripristinano il fondo!" Questa è per te e Fabio, e per tutti noi.
Caro Fabio,
raccolgo il tuo sfogo e capisco profondamente ciò che provi. Lo so che l'assegno questo mese (e forse anche i futuri, ma ci batteremo perchè non sia così) non appare sul nostro conto, quell'assegno che per molti di noi rappresenta un aiuto fattivo per campare, soprattutto in tempi così difficili (la "perversione" di questo atto della Siae è assoluta ed evidente: tolti i pochi soci ricchissimi, vanno a colpire un segmento che è composto da anziani, poveri, fuori dal mercato del lavoro, con nessuna prospettiva davanti, se non un lento ed inesorabile decalage, un fade-out verso le Grandi Praterie). Lasciano solo la miseria di 150 euro mensili solo ai poverissimi, e cioè chi non raggiunge il tetto di 8 mila euro annui: bella solidarietà a chi ha servito la Cultura del paese!
E so anche che ci sentiamo depredati di un diritto sul quale avevamo fatto conto per tutta la nostra esistenza lavorativa (per 10 anni, ogni anno, facevo domanda per diventare "socio Siae", e il giorno che l'hanno accolta, è stato uno dei miei giorni felici, non solo per la pensione ai 60 anni, ma soprattutto per un senso reale di appartenenza al popolo dei 'lavoratori della cultura'.)
Avevo raggiunto lo scopo che tutti noi abbiamo anelato, iniziando le nostre attività culturali: vivere con il frutto della nostra creatività, e questo, con la qualifica di Socio, ci veniva riconosciuto, anche con un piccolo ma, per i meno ricchi, grande emolumento, fatto di nostre dazioni, e una polizza che si prendeva cura della nostra salute (la salute di un autore è importante, sapete? Se sta bene crea, se sta male no, altro che luoghi comuni beceri, che raccontano di come sia importante la sofferenza come alimento per la creazione: una vera cazzata sesquipedale!)
Tieni duro, Fabio caro.
Esimio Commissario Gian Luigi Rondi, non si faccia influenzare, Lei è un uomo di cultura, l'ho ammirata per tutta la vita, Lei è uno di noi, un Autore, anche e meritevolmente più fortunato di tanti di noi. La preghiamo di tornare sui Suoi passi, ci restituisca il nostro piccolo, grande senso di appartenenza alla Siae ed al mondo di chi fa, vive e muore per la Cultura del Paese!
L'altro giorno, ad una riunione di noi autori e compositori l'ho visto quasi piangere: "Ora non ho più nulla di che vivere - mi ha detto - se non ripristinano il fondo!" Questa è per te e Fabio, e per tutti noi.
Caro Fabio,
raccolgo il tuo sfogo e capisco profondamente ciò che provi. Lo so che l'assegno questo mese (e forse anche i futuri, ma ci batteremo perchè non sia così) non appare sul nostro conto, quell'assegno che per molti di noi rappresenta un aiuto fattivo per campare, soprattutto in tempi così difficili (la "perversione" di questo atto della Siae è assoluta ed evidente: tolti i pochi soci ricchissimi, vanno a colpire un segmento che è composto da anziani, poveri, fuori dal mercato del lavoro, con nessuna prospettiva davanti, se non un lento ed inesorabile decalage, un fade-out verso le Grandi Praterie). Lasciano solo la miseria di 150 euro mensili solo ai poverissimi, e cioè chi non raggiunge il tetto di 8 mila euro annui: bella solidarietà a chi ha servito la Cultura del paese!
E so anche che ci sentiamo depredati di un diritto sul quale avevamo fatto conto per tutta la nostra esistenza lavorativa (per 10 anni, ogni anno, facevo domanda per diventare "socio Siae", e il giorno che l'hanno accolta, è stato uno dei miei giorni felici, non solo per la pensione ai 60 anni, ma soprattutto per un senso reale di appartenenza al popolo dei 'lavoratori della cultura'.)
Avevo raggiunto lo scopo che tutti noi abbiamo anelato, iniziando le nostre attività culturali: vivere con il frutto della nostra creatività, e questo, con la qualifica di Socio, ci veniva riconosciuto, anche con un piccolo ma, per i meno ricchi, grande emolumento, fatto di nostre dazioni, e una polizza che si prendeva cura della nostra salute (la salute di un autore è importante, sapete? Se sta bene crea, se sta male no, altro che luoghi comuni beceri, che raccontano di come sia importante la sofferenza come alimento per la creazione: una vera cazzata sesquipedale!)
Tieni duro, Fabio caro.
Esimio Commissario Gian Luigi Rondi, non si faccia influenzare, Lei è un uomo di cultura, l'ho ammirata per tutta la vita, Lei è uno di noi, un Autore, anche e meritevolmente più fortunato di tanti di noi. La preghiamo di tornare sui Suoi passi, ci restituisca il nostro piccolo, grande senso di appartenenza alla Siae ed al mondo di chi fa, vive e muore per la Cultura del Paese!