di Piero Montanari
Quest’anno non avevo ancora dato un’occhiata al programma di Bonolis “Il Senso della vita”, giunto ormai alla quarta edizione. E’ stata, come sostiene il suo creatore, una trasmissione sperimentale, che ha avuto negli anni il suo successo di pubblico e di critica. La collocazione in seconda serata di Canale 5, faceva di questo programma un approdo intelligente della rete, per chi salta a piedi pari il prime time e le sue proposte sbracate nella lotta agli ascolti, a favore di quella cosiddetta “tv intelligente” che spesso troviamo in ore tarde.
Bonolis, in questa edizione, si è voluto cimentare con la prima serata, rischiando non poco la caduta degli ascolti. Bisogna pur dire che il bravo Paolo non ha mai negato di fregarsene delloshare (sarà vero?), ma non credo gli faccia piacere sapere che, dall’ultima puntata della scorsa edizione andata in onda in prima serata tre anni fa con la perdita secca del 20%, il programma non si è più ripreso veramente, pur mantenendo lo 'zoccolo duro' degli affezionati. Forse una riflessione andava fatta.
L’ 8 maggio mi sono sintonizzato perché sapevo della visita di Claudio Baglioni che, per altro, non va molto in televisione, scegliendo sempre e comunque programmi di qualità. Claudio è mio amico dai tempi del tour “Alè ò–ò” nel quale suonavo come bassista, e in questi trent’anni passati da quella magnifica esperienza, la nostra amicizia è rimasta intatta, anche se con rare frequentazioni. Claudio ha una forte ritrosia nel parlare direttamente e apertis verbis dei suoi sentimenti più nascosti, che preferisce svelare nelle sue canzoni. Ma al Senso della Vita, forse incalzato dalla maieutica di Bonolis, ha raccontato un Baglioni fanciullo, con richiami alla sua terra di provenienza, l’Umbria, della sua piccola famiglia, allora composta da tre persone, e dei parenti che regalavano loro, alle visite, prodotti dell'orto e pollame che riportavano a Roma sul treno. “E’ così che ho incominciato a cantare – racconta Claudio – per superare i versi degli animali che non si potevano portare in treno, quando passava il controllore".
La nostalgia di quei tempi bambini in campagnia e i ricordi familiari pieni di tenerezza, hanno poi lasciato il posto ad una suggestiva interpretazione de “Il nostro concerto”, lo splendido brano di Bindi che Claudio ama cantare da qualche anno. Una piacevole performance.
Stamattina gli ho mandato un sms di complimenti e mi ha risposto: “Grazie Piero, non avevo più voglia di andare in tv, ma questa trasmissione non tanto fortunata meritava attenzione.” Carino, no?
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