di Piero Montanari
Sapevo bene che prima o poi sarebbe accaduto. Avevo temuto l’immaginabile, e già da tempo i prodromi di una fine ingloriosa la televisione li aveva mostrati. Avevo anche detto e scritto, in una facile profezia di dieci anni fa, che la Tv non sarebbe più stata la stessa dopo il Grande Fratello, e così è stato e le prove sono sotto gli occhi.
E’ accaduto sabato 14 maggio ad Italia’s got talent, il fortunato programma format (ha sbaragliato gli ascolti della serata alla sua seconda puntata) di Canale 5, condotto da Maria De Filippi Gerry Scotti e Rudy Zerbi, e cioè la Buona, il Brutto e il Cattivo. Ad un certo punto sul palco dei futuribili talenti, si è presentato tale Principe del Vento con tanto di vestito da principe azzurro e mascherina salva-privacy (ne aveva ben donde) il quale, munito di chitarra, armonica a bocca, base di un famoso brano di Benny Hill, si è messo a scorreggiare a tempo di musica aiutato da un microfono messo a bella posta ad altezza-culo (microfono poi buttato nella spazzatura immagino…). Tra lo stupore dei tre giudici che hanno iniziato a ridere, con il pubblico urlante e in delirio e io a casa col mal di pancia vero, sabato si è consumato l’ultimo atto di una televisione che ormai non sa più cosa fare per superare l’orrore di sé stessa, dopo Cogne, Avetrana, e compagnia morente. Lo scorreggione ci mancava ma, a sua piccola discolpa, si può dire che questa non è in assoluto una novità.
Agli inizi del novecento, in piena Belle Epoque, c’era un panettiere francese che si chiamava Joseph Pujol, soprannominato appunto "Il petomane" il quale, con i suoi quattro figli mise in piedi uno spettacolo (diciamo musicale) che aveva come punto di forza le sue flatulenze: attraverso l'aria che fuoriusciva dal retto era in grado di suonare qualsiasi melodia, imitare qualunque rumore e riprodurre marce, ballate e ogni tipo di musica. Ebbe un successo strepitoso e riempiva i teatri del paese, creando addirittura scandali e interrogazioni parlamentari, processi a suo carico e provocando dimissioni di ministri. Ricordo che di questa storia Pasquale Festa Campanile ne fece un famoso film con il grande Tognazzi, nel 1983.
Insomma, o tempora o mores!, sembrerebbe che Cicerone l’avesse coniata per i suoi tempi questa famosa locuzione, ma invece funziona in ogni epoca storica. Deve essere certamente colpa dell'Uomo, non ho dubbi.
Manco a dirlo, Il nostro scorreggione, il Principe del Vento, ha stravinto la serata, ha avuto migliaia di contatti sulla rete e, da ricercatore informatico di stanza a Bruxelles, si può sicuramente prevedere che diventerà uno dei personaggi più richiesti dello spettacolo e della televisione italiana che se lo meritano assolutamente.
Davvero una bella fortuna Principe anzi, un bel culo!