W L'ITALIA
Nazionale Calcio: Potere operaio, ecco l'Italia che ci piace
Se la dovessimo accostare ad una canzone, la squadra di Conte che ha giocato lunedì sarebbe "Anema e Core"
Belgio 0 - 2 Italia, questo l'esordio della nazionale agli europei di Francia, con oltre 15 milioni e mezzo di telespettatori e lo share al 53%, per dire che, non ostante le critiche e l'apparente distacco verso gli Azzurri, siamo sempre pronti a sperare che ci regalino un'emozione. Questi i numeri che raccontano il riaccendersi di un amore sopito a lungo per la nostra nazionale, l' “Italia eterna”, come l'hanno chiamata i francesi, che di amore per noi ne hanno avuto sempre poco.
Se la dovessimo accostare ad una canzone, la squadra di Antonio Conte che abbiamo visto giocare lunedì, sarebbe "Anema e Core", lo splendido brano napoletano scritto da Tito Manlio e D'Esposito, e se la dovessimo collocare politicamente, anche se il paragone stride un po', potrebbe essere lo scomparso ed obsoleto Potere Operaio, movimento della sinistra extraparlamentare molto in auge tra il 1967 e il 1973.
Sì, perchè la nazionale vista a Lione, preceduta e appesantita da un fardello di pronostici negativi da far paura, è parsa una squadra di umili operai, di “braccianti” del calcio, metalmeccanici del pallone, ma forti delle loro idee e della loro forza fisica e soprattutto di quella morale, e dedita ad un sacrificio che da tempo non vedevamo sui campi verdi.
E tutto questo contro i Diavoli Rossi del Belgio, seconda squadra nel ranking europeo, in una gara che nessuno si aspettava di vedere, con l'umiltà, la pazienza e il bel gioco mostrati, un gioco fatto non di sterili individualità, ma di pragmatici schemi provati e riprovati lungamente, lanci di precisione, sgroppate sulle fasce (soprattutto la destra) e le solite, magiche e veloci ripartenze che, prima dei belgi esterrefatti, hanno preso di contropiede proprio noi tifosi.
Ma non facciamo i soliti italioti come sempre, quando si vince e ci si esalta, nessuna illusione eccessiva. E' lecito però sperare che se continuerà così, potremmo andare lontano, anche se prima o poi sbatteremo inevitabilmente contro ostacoli più difficili da superare, le squadre più forti di noi. Ma è qui che si “parrà la nostra nobilitate”. Bravo Antonio Conte, forza Italia e potere agli operai del calcio, avanti così.
Se la dovessimo accostare ad una canzone, la squadra di Antonio Conte che abbiamo visto giocare lunedì, sarebbe "Anema e Core", lo splendido brano napoletano scritto da Tito Manlio e D'Esposito, e se la dovessimo collocare politicamente, anche se il paragone stride un po', potrebbe essere lo scomparso ed obsoleto Potere Operaio, movimento della sinistra extraparlamentare molto in auge tra il 1967 e il 1973.
Sì, perchè la nazionale vista a Lione, preceduta e appesantita da un fardello di pronostici negativi da far paura, è parsa una squadra di umili operai, di “braccianti” del calcio, metalmeccanici del pallone, ma forti delle loro idee e della loro forza fisica e soprattutto di quella morale, e dedita ad un sacrificio che da tempo non vedevamo sui campi verdi.
E tutto questo contro i Diavoli Rossi del Belgio, seconda squadra nel ranking europeo, in una gara che nessuno si aspettava di vedere, con l'umiltà, la pazienza e il bel gioco mostrati, un gioco fatto non di sterili individualità, ma di pragmatici schemi provati e riprovati lungamente, lanci di precisione, sgroppate sulle fasce (soprattutto la destra) e le solite, magiche e veloci ripartenze che, prima dei belgi esterrefatti, hanno preso di contropiede proprio noi tifosi.
Ma non facciamo i soliti italioti come sempre, quando si vince e ci si esalta, nessuna illusione eccessiva. E' lecito però sperare che se continuerà così, potremmo andare lontano, anche se prima o poi sbatteremo inevitabilmente contro ostacoli più difficili da superare, le squadre più forti di noi. Ma è qui che si “parrà la nostra nobilitate”. Bravo Antonio Conte, forza Italia e potere agli operai del calcio, avanti così.
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