Musicista, bassista, compositore, autore di musiche per il cinema e la televisione, produttore discografico ed editore con VIVAVOCE MUSIC. Ha suonato con i più grandi artisti della scena pop e jazz: LITTLE TONY, ZERO, BAGLIONI, DE GREGORI, GAETANO, DANIELE, ARBORE, CONTE, MINGHI, CAPUTO, GRAZIANI, MUSSOLINI, T.SCOTT e moltissimi altri. Un po' di storia di ieri e di oggi tra arte, musica e spettacolo.
La notizia della morte di Laura Antonelli, l'intensa e sensuale attrice di tanti film della commedia italiana, sta già iniziando a scatenare commenti di ogni natura. Ma di certo, tra le tante parole intrise di banalità, campeggerà il famoso titolo del film di Billy Wilder, Viale del tramonto, quel Sunset Boulevard dove Gloria Swanson interpretò magicamente la fine di una diva del muto.
Gloria era Norma Desmond, attrice prima osannata e venerata e poi dimenticata e abbandonata dallo star system perchè considerata finita e superata e costretta così, nella sua magnifica villa sul Sunset Boulevard di Hollywood, a vivere quel tramonto e a morirne tragicamente.
La storia di Laura Antonelli fu simile e altrettanto tragica, ma cambia la scenografia. Al Sunset Boulevard di Hollywood va sostituito il lungomare di Ladispoli, una cittadina balneare nei pressi di Roma cementificata con il volgare pensiero architettonico dei palazzinari romani del dopoguerra. Laura si rifugiò in quel delirio di cemento, probabilmente perchè era quello stesso delirio che le frullava nella testa, dopo che un'operazione mal riuscita di chirurgia estetica le strappò il bel viso dolce e sensuale, regalandole una maschera nella quale lei non si riconosceva più.
Iniziò così il suo calvario, fatto di alcol e cocaina, che la portò nel 1991, quando le trovarono in casa 36 grammi della sostanza, ad una condanna di tre anni e sei mesi di carcere che però non scontò, se non con un periodo di arresti domiciliari. Nel 2000 però la legge era cambiata e le venne riconosciuta la detenzione di cocaina solo per uso personale e Laura venne finalmente prosciolta.
L'assoluzione sembrò ridare linfa vitale all'attrice e fu così che proprio in quell'anno il produttore Silvio Clementelli la richiamò all'appello con il regista Salvatore Samperi, per proporre loro Malizia 2000, in un precario tentativo di bissare il successo strepitoso del primo Malizia del 1973.
Il fiasco che ne seguì, unitamente alle sue vicende giudiziarie e umane, produsse nella povera Laura un drammatico corto circuito, e la sua vita fu un veloce declino segnato da una terribile depressione, che la condusse, insieme all'assunzione massiccia di alcol e psicofarmaci, ad un degrado fisico e morale inenarrabile.
L'amico Lino Banfi che spesso andava a trovarla, si prodigò moltissimo per aiutarla. Va detto che tentò con alcuni personaggi del parlamento, di far avere a Laura Antonelli, che viveva di una miserabile pensione, l'assegno della legge Bacchelli per gli artisti in miseria, ma sembra che lei lo rifiutò chiedendo di essere lasciata in pace e soprattutto dimenticata.
Muore così, a 74 anni non ancora compiuti, quella che viene considera una delle più tenere, belle e sensuali attrici italiane di sempre, sogno erotico di tanti adolescenti dell'epoca, brava tanto da essere cercata da grandi registi, sfortunata da morire da sola, in miseria e dimenticata. Un Sunset Boulevard che a Ladispoli non ha neanche un nome.
Lo strano caso del Dott. Jekyll e Mr. Matteo Salvini
Salvini dona il sangue agli immigrati. E se dovesse capitarne una stilla ad un poveraccio appena sbarcato dal Ruanda Burundi? Assisteremmo ad una orribile mutazione
"Mala tempora currunt?" Verrebbe da dire "aliena tempora currunt", perchè, più che indicare questi come tempi difficili, sarebbe meglio definirli soprattutto alieni, strani appunto.
La notizia è che ieri il segretario federale della Lega Matteo Salvini, si è recato all'Avis di Milano per donare il sangue: "Donare il sangue è bello perché è anonimo e volontario - ha chiosato con i giornalisti per poi aggiungere: " Spero che il mio sangue vada a uno straniero in difficoltà".
Lo stile del segretario leghista lo conosciamo bene, come conosciamo bene il suo pensiero politico ed umano, al quale dobbiamo aggiungere una dose massiccia di alta ipocrisia: quello straniero in difficoltà a cui dice che vorrebbe che il suo sangue finisse, se potesse farlo, Salvini lo cannoneggerebbe subito prima di vederlo approdare sulle coste italiane, o lo vorrebbe vedere finire "fritto", attaccato a qualche rete di confine attraversata da corrente a 20 mila Volts.
L'operazione cannoneggiamento barconi però, restandogli difficile tecnicamente, la sublima con i suoi inarrestabili e reiterati interventi forcaioli nelle continue maratone radio-televisive alle quali si sottopone, per donarci le sue perle di saggezza. E il tutto condito con attacchi a chi qualcosa cerca di fare per dare una mano a questi poveracci di migranti, come la Caritas o, addirittura, Papa Francesco, colpevole secondo Salvini, di non prenderseli tutti in Vaticano.
Mentre ripete automaticamente il suo mantra "cancellare gli studi di settore, la legge Fornero, la prostituzione, il gioco d'azzardo", Salvini è andato a donare il sangue per gli emigrati...
Penso con terrore se dovesse capitare, per un caso certamente fortuito, una stilla del sangue di Matteo Salvini ad un poveraccio appena sbarcato dal Ruanda Burundi. Nel suo corpo si assisterebbe ad una mutazione genetico - antropologica che neanche Robert L. Stevenson con il famoso "Lo strano caso del dott. Jekyll" avrebbe potuto immaginare. In poco tempo il disgraziato comincerebbe a prendersela con i suoi simili e, al grido di "fuori gli immigrati clandestini, cancellare immediatamente la Fornero, cancellare gli studi di settore" si avventerebbe sul primo nero che passa per mangiarselo.
Quelli della notte trent'anni dopo: si ride sempre da morire
Sono passati trent'anni dalla fine di Quelli della notte ma il tempo non scalfisce la comicità intelligente. La rievocazione del famoso programma da Fazio con Arbore
Sabato sera di inizio estate, me ne sto a casa, e spero nell'offerta televisiva per distrarmi un po', ben sapendo che, in estate, tutti i programmi importanti vanno al mare (o in montagna) e i palinsesti diventano schizofrenici, perchè saltabeccano da una fiction di trent'anni fa a un Quark 'd'antan' dove Piero Angela sembra suo figlio Alberto e ci parla, con enfasi, di una recente scoperta del momento, oggi roba vecchia.
Rai Tre trasmette l'ultima puntata di Che fuori tempo che fa e mi fermo perchè vedo, oltre Fazio e Gramellini, Renzo Arbore e l'Orchestra Italiana, Nino Frassica e Maurizio Ferrini, per celebrare il trentennale di Quelli Della Notte, un programma che sarebbe entrato nella storia della tv, e poi del costume, e poi nella leggenda e nel linguaggio della gente, (un po' come avvenne per l'altro programma radiofonico di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, Alto Gradimento), anche se andarono in onda soltanto 33 puntate, dal 29 aprile al 14 giugno 1985, inventando anche il palinsesto notturno televisivo che allora non c'era ancora.
Non mi piacciono le celebrazioni, sanno di muffa e di lodi sperticate, di nostalgia e velata tristezza: fa male vedere i segni del tempo sulle cose che ti sono piaciute, poi sugli altri, spesso mutazioni antropologiche tragicomiche come la tintura dei capelli di Arbore che in natura non esiste, o quella di Nino Frassica (frate Antonino da Scasazza), un nero di seppia che arriva solo a metà della testa, e immagini le tue mutazioni con orrore. E poi, pensi: "Roba vecchia, allora si rideva per nulla, come i ragazzini a scuola, avevamo lo spirito giusto per il cazzeggio, oggi siamo tutti abbacchiati dalle mazzate che ci riserva la vita, figuriamoci se mi scuciono un baffo..."
Parte la rievocazione con i vecchi filmati di Quelli della Notte, dopo che Arbore, purtroppo entrando un po' a cavolo nel brano, ("A Renzo, che fai, ma ancora mi squadri?") aveva cantato la sigla "Ma la notte no" e Frassica ci aveva raccontato il programma della festa patronale di Scasazza, facendomi letteralmente star male dalle risate con i suoi strampalati calembour, e con Maurizio Ferrini che sembrava saltato fuori dalla Festa dell'Unità di Gabicce Monte del 1975, con ancora lo gnocchetto al sugo in bocca.
Ho ricominciato a ridere allo stesso modo, con il cazzeggio improvvisato di Quelli della Notte, ripartendo, come nulla fosse, dal quel 14 giugno 1985, cazzeggio che abbiamo sempre esercitato e nel quale ci siamo sempre riconosciuti. Ecco il motivo perchè ridiamo.
"Jam session di parole, come l'improvvisazione jazzistica", definisce Arbore questa sua tv, fatto è che il divertimento, a distanza di trent'anni , era lo stesso identico. Segno che la comicità vera, quella fatta con intelligenza, non viene scalfita dal passaggio del tempo, anzi, ne viene arricchita, perchè finisci inevitabilmente per confrontarla con il tragico vuoto generale dal quale siamo pericolosamente circondati.
RETTIFICA: La A.S. Roma è nata il 22 luglio del 1927
Il primo o.d.g. venne stilato il 22 luglio 1927 in via degli Uffici del Vicario 35 e per noi romanisti la data è quella
Memmo Montanari, super tifoso della Roma e papà di Piero, autore dell'articolo
A proposito della A.S. ROMA, in questi giorni sento parlare di una diatriba che mette in dubbio la data certa della nascita del Club capitolino: qualcuno vorrebbe che fosse nato il 7 giugno in via Forlì 16, giorno della ratifica dell'accordo tra la Fortitudo di Italo Foschi, meritevole promotore sportivo e federale fascista, (Fortitudo che prese il posto della... Lazio, che stava per essere fusa per far nascere la Roma), l'Alba Audace e il Roman Football Club. Però il primo o.d.g. venne stilato il 22 luglio del 1927 in via degli Uffici del Vicario 35, Roma e per noi romanisti è questa la data certa della nascita del Club. Solo un po' di memoria storica perché mio padre, Memmo Montanari, grande capo tifoso romanista dell'epoca e fondatore del settimanale "Il Giallorosso", collaboratore del Presidente della Roma, Renato Sacerdoti nel dopoguerra, finanziatore - ahimè - della squadra (era piuttosto danaroso ma tutti i soldi finivano per comprare i giocatori) me ne ha sempre parlato, e mi ha sempre detto che il 22 luglio del 1927 era nata la A.S. Roma. Ma poi, diciamocelo sinceramente, chi se ne importa, non ce lo mettiamo?
Memmo Montanari al centro con gli altri dirigenti della Roma - 1951
di Piero Montanari
A proposito della A.S. ROMA, in questi giorni sento parlare di una diatriba che mette in dubbio la data certa della nascita del Club capitolino: qualcuno vorrebbe che fosse nato il 7 giugno del 1927 in via Forlì 16 a Roma, giorno della ratifica dell'accordo tra la Fortitudo di Italo Foschi, meritevole promotore sportivo e federale fascista, (Fortitudo che la storia racconta, prese il posto della... Lazio, che stava per essere fusa per far nascere la Roma), l'Alba Audace e il Roman Football Club.
E' inoppugnabile che il primo o.d.g. venne stilato il 22 luglio del 1927 in via degli Uffici del Vicario 35, Roma e per noi romanisti è questa la data certa della nascita del Club capitolino.
Solo un po' di memoria storica perché mio padre, Memmo Montanari, grande capo tifoso romanista dell'epoca e fondatore del settimanale "Il Giallorosso", collaboratore del Presidente della Roma Renato Sacerdoti nel dopoguerra, finanziatore - ahimè - della squadra (mi raccontano fosse piuttosto danaroso, ma tutti i suoi soldi erano spesso destinati all'acquisto di giocatori) me ne ha sempre parlato, e mi ha sempre detto che il 22 luglio del 1927 era nata la A.S. Roma.
Ma poi, diciamocelo sinceramente, chi se ne importa di quando siamo nati non ce lo mettiamo? Il 7 giugno o 22 luglio, che differenza fa? Non è che ci manchi la Mamma, quella c'è sempre stata e ci sarà sempre e si chiama Roma.
ll 7 giugno Thomas Jones Woodard, in arte Tom Jones, compie 75 anni e continua ad essere, a cinquant'anni dal suo esordio, uno dei cantanti più famosi del mondo e trasversale a generi e generazioni.
Una storia la sua degna di un personaggio di Dickens. Nato il 7 giugno del 1940 a Pontypridd, un piccolo sperduto villaggio di minatori del sud del Galles e figlio, manco a dirlo, del minatore Thomas Jones, aveva iniziato anche lui a scavare nelle coal mines, nelle miniere di carbone che sono la più importante risorsa del paese, ma aveva scoperto che gli piaceva cantare e madre natura lo aveva dotato di una incredibile voce possente e con un'estenzione da far paura.
Divenne noto in zona per questa caratteristica e perchè cantava con un piccolo gruppo beat molto attivo nel sud ovest del Galles, ma la fortuna gli fece incontrare Gordon Mills, un cantautore gallese che, impressionato dalla potenza della voce di Tom, lo portò subito a Londra per fargli firmare un contratto discografico.
Dopo alcuni tentativi andati male, uscì il primo singolo Chills and Fever, che passò inosservato, ma il secondo fu un "botto" mondiale, Is not unusual, che in Italia cantò anche Little Tony col titolo di Non è normale.
Da quel momento la carriera di Tom, il minatore dalla voce d'acciaio, divenne una discesa senza ostacoli e i successi si susseguirono numerosi: Thundeball, colonna sonora dell'omonimo film di 007 James Bond, che gli fruttò anche un Grammy nel 1965, What's new Pussycat, splendido brano di Bacharach, ma anche Delilah, Help yourself, She's a Lady, fino ad arrivare ai giorni nostri con Sex Bomb, estratto dall'album Reloaded che vendette, nel 1999, oltre sei milioni di copie nel mondo.
Ottanta milioni sono invece i dischi venduti fino ad oggi da Tom Jones, e promette, anche in epoca di downloading, di continuare a fare grossi numeri perchè la sua carriera, in barba ai 75, non sembra conoscere pause.
Un piccolo ricordo personale: nel 1965 suonavo con Little Tony proprio nel periodo in cui lanciava in Italia il singolo di Jones, Non è normale, e Tom Jones era in assoluto il mio cantante preferito. Lo raccontai in una intervista a Ciao Amici, rivista musicale molto famosa all'epoca, e ricordo che Tony si arrabbiò molto: "Pensavo di essere io il tuo cantante preferito - mi disse tra il serio e il faceto - e invece è Tom Jones... bene bene. Stasera, per punizione, non prendi la paga!"
Ogni giorno assistiamo ad un massacro televisivo senza precedenti, attraverso trasmissioni studiate appositamente per fare leva sulla parte più intestinale della popolazione
Leggevo pochi giorni orsono il quadro davvero sconcertante che veniva fuori da un report americano riguardo i sentimenti delle popolazioni europee nei confronti delle minoranze in generale, l'Anti - Minority Sentiment, che ci dipinge come tra i più ostili degli europei nei confronti di musulmani ma addirittura i più fortemente intolleranti nei confronti dei rom e delle popolazioni legate a questa etnia.
Ogni giorno assistiamo ad un massacro televisivo senza precedenti, attraverso trasmissioni studiate appositamente per fare leva sulla parte più intestinale della popolazione, con la scusa della cronaca e del dibattito, con piazze italiane inferocite che neanche davanti alla ghigliottina, con ospiti generalmente urlanti, in un dibattito pericoloso e sterile che mai dibattito è, perchè ognuno dà sulla voce dell'altro, e si finisce sempre con il non essere d'accordo su nulla ed aver invece ingenerato ulteriore confusione nello spettatore, se non anche incitamento all'odio.
Trasmissioni ormai celebri come La Gabbia di Gianluigi Paragone, Quinta Colonna di Paolo Del Debbio, tra le più ostinatamente malpanciste, ma anche le più apparentemente 'politically correct' come Piazza Pulita di Corrado Formigli, Ballarò, Dimartedi e simili, indulgono facilmente a contrapposizioni ostili che da sempre vengono ricercate dagli autori e dai conduttori per fare ascolto.
Ritengo che un certo approfondimento politico televisivo abbia fatto ormai il suo tempo, dopo aver contribuito a plagiare le coscienze più fragili ed aver indotto inermi casalinghe, placidi pensionati, gente comune, troppo spesso a dover gestire una rabbia per loro inconsueta e magari anche pericolosa.
D'altro canto il filosofo Karl Popper nel suo saggio "Una patente per fare tv" descrive bene questa drammatica deriva televisiva promossa da personaggi non solo senza patente da conduttori, ma con un occhio solo al sensazionalismo più becero, a discapito di qualsiasi logica legata alla qualità, porolaccia da questi aborrita, e che può indurre i più deboli a comportamenti antisociali dei quali abbiamo spesso testimonianza.
Non aiuta sicuramente il nostro vivere civile lo sconvolgimento di questi ultimi tempi su brutte storie di corruzione, come quella di Roma con Mafia Capitale e dei suoi protagonisti, che lucravano a mani basse proprio sui campi rom, argomento principe degli scannatoi televisivi, sempre pronti ad indicare il dito e mai la luna.
Come si vede invece, il pesce puzza dalla testa e fa ritornare subito in mente il vecchio ossimoro che dice: " Non sono io ad essere razzista, sei tu che sei rom!"
Oggi Rino Gaetano, il mitico cantautore crotonese, se non avesse incontrato quel maledetto camion Fiat 650D sulla corsia opposta alla sua sulla via Nomentana di Roma, alle 4 del mattino del 2 giugno 1981, ma soprattutto, se non fosse stato rifiutato da ben cinque ospedali - seppur prontamente soccorso - sarebbe ancora con noi, a deliziarci con le sue magiche filastrocche apparentemente "non sense". Rino purtroppo non c'è più ma fortunatamente di lui vive il ricordo dentro di me, presente e lancinante. Ho avuto con lui una storia di amicizia e professionale, che racconto inserendola nell'ambiente nel quale la sua particolare personalità artistica si è formata ed è esplosa. La sua morte prematura ce lo ha consegnato - a distanza di oltre trent'anni - mito dei nostri tempi, immortale e trasversale per tutte le culture e per tutte le generazioni, riscoperto da una moltitudine di ammiratori che lo adorano letteralmente. Molte persone sui social mi scrivono chiedendomi notizie di Rino, della sua vita privata, delle sue passioni, delle sue emozioni. Spero che questo racconto in due parti (pubblicherò in seguito la seconda) soddisfi la curiosità che questo straordinario personaggio ha animato nel cuore di tante persone che lo amano.
Nei primi anni '70 ero un assiduo frequentatore del Folkstudio, quando da Via Garibaldi si spostò a Via Gaetano Sacchi, sempre nel rione Trastevere e quando Giancarlo Cesaroni lo rilevò dal fondatore Harold Bradley, artista pittore e musicista. Il locale era un cantinone con ampi spazi (probabilmente un ex magazzino o bottegone di artigiano) dove c'era un grande ingresso ed una bella sala piena di vecchie sedie con il palco per esibirsi. Un luogo assolutamente grezzo e spoglio, come si usava all'epoca, dove la sostanza della proposta artistica prevaleva su quella estetica, cui non fregava nulla a nessuno.
Pareti ricoperte di iuta, tavolacci di legno per bere e panche sconnesse per sedersi. Sedie impagliate, faretti, manifesti alle pareti di artisti di riferimento, compreso Bob Dylan che vi si esibì nel 1962 di passaggio a Roma per andare a trovare la sua ragazza a Perugia. Si racconta che c'erano non più di 15 persone, ma questa è storia conosciuta. C'era una programmazione che combinava Jazz e musica folk, cantautori esordienti, i festival di jazz&folk a millecinquecento lire consumazione compresa. Tutti eravamo spettatori e protagonisti di volta in volta. Là ho suonato con jazzisti famosi e con cantanti esordienti solo per il gusto ed il piacere di esserci anch'io, non certo per soldi. Non esisteva a Roma ma nemmeno in Italia un altro locale così, ricco di speranze artistiche e politiche, pieno di energie nuove e rivoluzionarie, proprie del momento storico che stavamo vivendo.
Il Folkstudio vide un lento declino col cambiare delle cose. Probabilmente vinse su tutti i cambiamenti epocali, il "pescivendolo" che abitava sopra al locale, personaggio e spauracchio mitico, forse inventato da Giancarlo Cesaroni per farci abbassare il volume della musica. Non lo sapremo mai.
Roma in quel momento sembrava essere diventata il centro della discografia italiana, brulicava di iniziative e di personaggi più o meno validi, folli e strampalati in cerca di fortuna e visibilità, studi di registrazione, e la grande mamma RCA pronta ad accogliere, sperimentare, lanciare o buttare via. Sempre nei primi anni '70 eravamo uno sparuto gruppo di musicisti esordienti che cercavano opportunità lavorative (Roberto Conrado, Luigi Lopez, Loredana Bertè e la sorella Mia Martini, Renatino Zero, Amedeo Minghi, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Mimmo Locasciulli etc).
Suonavo nei concerti con Romano Mussolini e Tony Scott, ma mi piaceva anche molto la musica pop ed avevo il pallino di diventare un turnista in sala di registrazione. L'opportunità ci venne data dall'apertura di una di queste, lo "Studio 38" a via Guido Banti, nel quartiere 'chic' di Vigna Clara, con annessi uffici di una nuova etichetta discografica, la Apollo Records di Vianello (con il quale mi esibivo in tour) e Califano. Fortuna volle che l'altra parte degli uffici venne occupata dalla IT di Vincenzo Micocci (...Vincenzo io t'ammazzerò/ perché sei troppo stupido per vivere/ gli cantava "gentilmente" Alberto Fortis, per essere stato da lui ignorato come artista. ).
Mi sentii "come un pisello in un baccello" perché incominciai ad essere chiamato a suonare da tutti. Infatti iniziai con De Gregori (Alice non lo sa) proseguendo con Minghi (album Amedeo Minghi), Edoardo De Angelis, Renato Zero (No mamma, no, però nei grandi studi dell'RCA, alla quale sia la It che la Apollo erano affiliate), Rino Gaetano (I love you Maryanna) che produssi anche. Ma anche tanti altri come: Edoardo e Stelio (Lella), Daniela Goggi, I Vianella (Semo gente de borgata) etc. Insomma, quel posto era il fulcro dell'attività di molti giovani esordienti musicisti.
Ovviamente, considerate le giovani età e l'inesperienza, le sedute di registrazione spesso erano totalmente disorganizzate. Ricordo il primo giorno che ci riunimmo per registrare Alice non lo sa, nella più assoluta ingenuità eravamo solo in tre: Francesco De Gregori, il fonico Aurelio Rossitto ed io. Dissi a Francesco che sarebbe stato meglio chiamare qualcun altro, un batterista ed un chitarrista. Feci un po' di telefonate e nel pomeriggio si presentarono Massimo Buzzi e Jimmy Tamborrelli, cosicchè potemmo iniziare a lavorare sui brani. Ovviamente non c'erano direttori o arrangiatori, quindi ognuno di noi si prodigava ad organizzare la seduta e a mettere a posto i brani musicali. Spesso scrivevo le parti per gli altri musicisti ed inventavo l'arrangiamento, senza che questo fosse generalmente riconosciuto economicamente o, magari, ricordato nei crediti del disco. Ma allora funzionava così...
Rino venne un giorno in questo "cenacolo" artistico in compagnia dell'allora mio caro amico Venditti. Tra di noi si era creata una certa stima e simpatia e ci frequentavamo spesso, in giro a far danni, o passando insieme le festività natalizie, tra casa mia al Colosseo e la sua a corso Trieste. Aveva appena fatto "Roma Capoccia" per la IT e Antonello iniziava ad avere molto successo.
Anch'io in quel momento mi affermavo come bassista e come arrangiatore, quindi venne automatico che, una volta avuto l'ok da Vincenzo Micocci per produrre il 45 giri di Rino, Antonello ed io entrassimo in sala di registrazione collaborando insieme alla sua realizzazione. Ci avvalemmo della consulenza di Aurelio Rossitto, il fonico dello "Studio 38" e proveniente dalla "scuola" dell'RCA e lo coinvolgemmo nella produzione dei due brani. Infatti I love you Maryanna/Jacqueline, 45 giri di Kammamuri's - Rino Gaetano, esce prodotto da RosVeMon, che poi sarebbe l'acronimo di Rossitto-Venditti e Montanari. Chiamammo a suonare alcuni musicisti, ed il coro delle Babayaga, un gruppo di promettenti ragazze della Rca che all'epoca si prestavano per cantare in molti Lp di artisti in scuderia. Feci l'arrangiamento dei brani, suonai il basso e le chitarre e Venditti il pianoforte. Antonello portò anche uno zampognaro che veniva per le feste di Natale sotto casa sua, e gli facemmo suonare la zampogna, peraltro stonatissima che, se ci fate caso, entra ed esce ogni tanto dall'arrangiamento (molti credono si tratti di un arcaico sintetizzatore).
C'era un'atmosfera divertita e surriscaldata. Si scherzava e si rideva molto e Rino era straordinariamente naïf e simpatico, come sempre. Sinceramente non sapevo perché si volesse chiamare Kammamuri's piuttosto che Rino Gaetano, ma doveva essere una delle sue tante piccole follie, molte delle quali poi si rivelarono a posteriori genialate musicali e lessicali, quasi fossero intuizioni e pensieri premonitori di quello che sarebbe stata la società civile nei futuri decenni. Ora lo possiamo affermare con forza, allora pensavamo ad un gioco simpatico di un folletto che inventava filastrocche da "castigat ridendo mores".
Rino stette fermo un po' di tempo per scrivere e riflettere dopo quel primo 45 giri che passò quasi inosservato. Non ebbe molto successo nemmeno il seguente Lp "Ingresso Libero" e dovette aspettare il grande colpo di "Ma il cielo è sempre più blu" del 1975 per affermarsi definitivamente. Nel 1978 andò in Messico con Giacomo Tosti, dove la RCA aveva inaugurato i nuovi studi e servivano personaggi noti per reclamizzarli, e ritornò con "Ahi Maria", ed il suo 33 giri mexican-mariachi molto divertente. Volle fare un tour estivo promozionale l'anno successivo (1979) e mi chiese di entrare nella band. Mi disse che desiderava lavorare con tutti musicisti che, in qualche modo, avessero contribuito al suo successo. Alla batteria c'era Massimo Buzzi, alle chitarre Nanni Civitenga, io al basso e Rino alla chitarra acustica. Riproponemmo praticamente tutti i brani che avevano reso unico Rino, da "Berta Filava" a "Gianna", "Ma Il Cielo è Sempre più Blu" a "Aida", da "Mio Fratello è Figlio Unico" a "Nuntereggae Più" a "Spendi Spandi Effendi". Il road manager era l'amico Franco Pontecorvi, che poi ho avuto modo di rivedere e con il quale si è riparlato dei bei tempi con Rino, perché abita vicino a me, sui Castelli Romani.
Rino era un personaggio semplice ed ironico, tenero e spontaneo con una gran voglia di essere in qualche modo diverso dagli altri cantautori, ed affermare questa diversità con la sua arte, nella quale credeva moltissimo, anche se a me sembrava di una semplicità, eccessiva, quasi disarmante. Poi capii che la sua ironia e il non-senso dei quali le sue canzoni erano intrise, fecero una mistura esplosiva la cui detonazione è arrivata fino a noi oggi, facendo innamorare della sua musica le generazioni successive che adorano Rino letteralmente.
Il ritratto tracciato dalla fiction della Rai fa di Rino un depresso e alcolista, cosa vera solo in parte. Gli piaceva bere, fare un po' il "ragazzaccio", ma non mi risulta ai livelli che ci hanno raccontato gli sceneggiatori della storia. Ho conosciuto il bravissimo attore che lo ha rappresentato così fedelmente, Claudio Santamaria, ed anche lui sostiene la stessa cosa, e cioè che Rino era godereccio ma non nella maniera distorta rappresentata nel film.
A luglio del 2009 c'è stata una serata celebrativa su di lui al Parco di S. Sebastiano, a Roma dove è intervenuta, oltre a Giancarlo Governi con il suo "Ritratto di Rino Gaetano", anche sua sorella Anna ed il gruppo di suo nipote, che fa le cover dei suoi brani. Per l'occasione ho cantato "I love you Maryanna" che, finalmente e grazie alla sorella Anna, ho saputo non fosse dedicata alla marijuana ma alla nonna Marianna alla quale Rino era molto affezionato.
(Trofeo di Cristallo e Medaglia d’oro del Presidente dell’Ass. Cult. “P. Raffaele Melis O.M.V.”)
Musicista Regista Maestro PIERO MONTANARI Roma
Premio “Francesco Di Lella”
“Per avere contribuito con la musica e la regia all’evoluzione ed all’affermazione di attori e cantanti di chiara fama nazionale ed internazionale, lasciando un segno vivo nel panorama cinematografico e musicale italiano, senza mai desistere anche in un periodo così difficile ed arduo come l’attuale.”
Firmato Augusto Giordano, Getulio Baldazzi, P.Ezio Bergamo, Rita Tolomeo, Maurizio Pallottí, Domenico Di Lella, Maria Fichera, Gianni Farina, Rita Pietrantoni, Paola Pietrantoni, Domenico Gilio.
Il premio sarà conferito il 13 giugno 2010 alle ore 16 al teatro S. Luca, in via Lorenzo da' Ceri 136 - Roma.
Esce il cofanetto della mitica trasmissione!
Finalmente nelle librerie "L&H:2 Teste senza cervello", libro e Dvd con la summa delle puntate migliori e, udite udite, dialoghi ANCHE IN ORIGINALE . Lo abbiamo presentato da MelBookStore il 30 giugno 09. C'era Italo Moscati, persona di straordinaria cultura e spessore umano. Con quella di Giancarlo le due 'memorie' si intersecavano a meraviglia! Due teste con parecchio cervello...SE TI INTERESSA COMPRARLO, CLICCA SULL'IMMAGINE!
Al Parco di S. Sebastiano
Con Guido De Maria e Giancarlo Governi, i padri di SUPERGULP!
Celebriamo SUPERGULP!
Talk Show con Giancalo e Guido al "Roma Vintage Festival", 16 giugno 2009 dedicato allo storico programma Rai
Celebriamo Gabriella Ferri
Con Giancarlo
...e Rino Gaetano
Con Giancarlo
...ancora Rino
Con sua sorella Anna Gaetano e Giancarlo
In omaggio a Rino, quella sera ho cantato "I love you Maryanna", primo disco di Rino, prodotto da me e da Antonello Venditti nel 1973. Con Rino feci un tour nel 1979. Alla batteria c'era Massimo Buzzi, alle chitarre Nanni Civitenga e Rino e io al basso. Il 'road manager' era Franco Pontecorvi che oggi vive come me sui Castelli Romani e vende occhiali.
Serata Supergulp
Venerdì 17 luglio '09 al Parco S. Sebastiano (Caracalla) all'interno di Roma Vintage, verrà ripetuta la serata dedicata alla genesi del mitico programma televivivo. Parteciperanno Giancarlo Governi, Guido De Maria e Piero Montanari (me stesso...). Appassionati intervenite!
Un giovane promettente...
Luca, il giorno che si è vestito bene per il suo saggio di pianoforte. Sarà pur vero che "ogni scarrafone è bello a mamma soia", ma ci saranno pure degli scarrafoni universalmente belli, o no?
Maggio 2008: un piacevole incontro
Dopo più di vent'anni ho rivisto l'amico Giorgio Ariani, grande attore e voce ufficiale Italiana di Oliver Hardy (Ollio). Nel 1985 realizzammo la sigla di "2 Teste senza cervello" e Giorgio, con Enzo Garinei (Stanlio) doppiò una marea di film della coppia per i quali realizzai le musiche.
Una gita al "Giardino dei Tarocchi"
A Capalbio (Gr.) c'è un posto magico da visitare, con opere d'arte tra ulivi e macchia mediterranea, opera dell'architetta Niky De St. Phalle che ha realizzato in 20 anni un percorso di magnifiche statue ispirate ai Tarocchi, le magiche carte che predicono il futuro...Dato il suo nome, è meta di "sole" e personaggi cosiddetti " taroccati". Wanna Marchi e sua figlia sono state spesso viste aggirarsi tra le magnifiche statue!
Diana Nemi 2007/2008
Da sx alto: Samuele, Emanuele, Federico R., Lorenzo, Matteo, Edoardo, il Mister Eugenio Elisei. Sotto:Simone, Luca, Daniele, Valerio, Riccardo, Federico C.
Luca e Pedro 'Piedone' Manfredini
Col mio "idolo" calcistico di ieri
Luca e Francesco Totti
Col suo "idolo" calcistico di oggi
Luca Montanari
Il calciatore. Questa stagione, la prima di campionato con i pulcini della "Diana Nemi", è capocannoniere. Ha messo a segno ben 43 reti e tutte senza rigori, ma ventidue su calci piazzati!
Luca Montanari
Nel momento della premiazione
Daniele Serafini
La premiazione
A S D Diana Nemi Pulcini '98. Anno 2006 -'07
Da sx della foto: Samuele, Matteo, Riccardo,Federico, Wulnet, Carlo, Luca, Daniele. Seduto con il pallone, una vera pestilenza, Federico Rosselli. Dobbiamo dire grazie alla pazienza infinita del Mister Eugenio Elisei, che più volte ha pensato di mollare la squadra e dedicarsi alle missioni in Angola - E' meno faticoso - mi ha detto, disperato, alla fine di un allenamento.
Allenamenti anno 2007-2008
Il mio secondo figlio unico...
Matteo Montanari
Il mio primo figlio unico...
Ado e Sania Montanari
The Peter's Sisters
La Roma tra la "B" e la "A" 1951-1952
Memmo Montanari (primo a dx nella foto) con i suoi tifosi in una trasferta della Roma. La foto è stata scattata al ritorno da Verona il 22 giugno 1951. Solo dopo quella partita la Roma ebbe la certezza di tornare in serie A
Memmo Montanari, capo dei tifosi, in azione nel suo poderoso incitamento alla squadra.
Mio padre, che si diceva fosse danaroso, quando morì era povero. Qualcuno nel nostro quartiere Celio racconta ancora che comprava i giocatori alla Roma...
Mio padre al centro dei vip della Roma
Ricordo questa foto da sempre. Quella che avevamo in casa aveva un ritocco fatto a mano da non so chi (forse mio padre stesso). Il "pittore" aveva dipinto a tutti pantaloncini da calcio e gambe nude! In quel periodo glorioso nasce il giornale "Il Giallorosso" che contribuì attivamente alla ricostruzione della Roma. Fu fondato da mio padre, Angelo Meschini (capi storici di allora del tifo romanista) e dai fratelli Mario e Peppino Catena (soci della Roma) con la collaborazione dell'avvocato Alberto Saccà, con cui mio padre, nei miei ricordi da piccolo, aveva rapporti conflittuali.
Il Giallorosso
Testata del giornale dei tifosi della Roma fondato da mio padre nel 1952. Ero piccolino e ricordo quel giorno che mi fece vedere le bozze...ricordo la finestra della mia camera sulla Piazza, al civico 4, ed il Colosseo davanti.
Pop & Jazz History
Sonorizzazione
1970 Pop Maniacs
Qui ci sono anche le musiche di Spyderman e i Fantastici Quattro che feci nel 1977 per Supergulp!
Il Pianeta Totò
Fotogramma della sigla di Mario Sasso per la prima trasmissione di Rai 2 sul grande attore. Gli occhi di Totò si muovevano a tempo con una mia tarantella che si trasformava via via in rock sulle note di Malafemmena.
Laurel & Hardy
Logo originale della trasmissione
Laurel & Hardy
Un fotogramma della sigla di "Due teste senza cervello". Ci lavorò a lungo il videoartista Mario Sasso, alla SBP di Roma, con Virginia Arati che dipingeva elettronicamente 'frame by frame', con un computer costosissimo della Quantel che si chiamava appunto Paintbox. Credo che questa sigla sia stata la prima in Tv ad essere realizzata con questa straordinaria tecnica.
Il mio recording studio
La regia
studio
La sala di ripresa
studio
la regia
studio
La regia
Il ritorno di Ribot 1991
Uno sceneggiato interpretato dal grande cantante e attore franco-armeno Charles Aznavour e Delia Boccardo, diretto da Pino Passalacqua per Rai1 e Antenne2 con la colonna sonora composta da me.
Processo di famiglia di Nanni Fabbri, 1992 per Rai1
Alessandra Martinez, protagonista del film in due puntate con la mia colonna sonora.
Le Gorille
Serie TV franco anglo italiana che riprende dei film del 1957-58 con Lino Ventura. Il personaggio è Geo Paquet, agente segreto francese, Di questa serie ho musicato 2 episodi, per la regia di Maurizio Lucidi e Duccio Tessari
Top model
Film con D'Amato
Top model
Stesso film uscito in Grecia
Top girl
Film sequel di D'Amato. Beh, dopo tutte ste top, non poteva mancare la girl!