di Piero Montanari
Ieri sera ho visto Ballarò dove, manco a dirlo, si parlava di Berlusconi con i soliti detrattori ed i soliti difensori, tra i quali spiccava il ministro per l’attuazione del programma, Gianfranco “Charlie Brown” Rotondi che, col suo bel faccione ed il suo accento avellinese, distribuiva panegirici al suo datore di lavoro. “Ecco – mi sono detto – un altro che almeno fisiognomicamente è coerente col suo cognome…”
Dopo questo pensierino minimo ho spento la tv ed è iniziata una notte non priva di incubi e di rimuginamenti televisivi, tra Ballarò, l’Infedele, Porta a Porta ed affini e la mattina mi ha consegnato, oltre a due belle borse sotto gli occhi, un convincimento che in questi giorni mi stavo già facendo: la drammatica, pietosa, disperata solitudine di Berlusconi.
La conferma me l’ha data un articolo apparso sul “Corriere della Sera” di oggi, che fa il resoconto di un’intervista data da Gabriella Buontempo Bocchino, moglie di Italo, al settimanale “A” di Maria Latella, e dove racconta testualmente:
«Osservo quello che succede e provo tristezza. Per un uomo solo, infelice, che sembra vivere cercando soltanto adulatori, soltanto persone capaci di dire sì. Sa, una volta Italo mi disse: “Berlusconi vive come un barbone di lusso”».
Continuando l’intervista la Buontempo sostiene che il Presidente del Consiglio è «un uomo in balia della solitudine, terrorizzato dall’idea di diventare vecchio, accecato da uno smisurato narcisismo. E incapace di pensare al Paese». Aggiunge poi la signora Bocchino: «Spero vivamente che Berlusconi si faccia da parte» e gli dà anche un suggerimento filosofico, dicendogli che: «Liberandosi dal clichet dell’uomo invincibile ne guadagnerà in umanità, in dolcezza: è così bello ammettere le proprie debolezze e riconoscere le proprie sconfitte».
Sembra una fine triste ed annunciata, quella di Silvio, che riesce anche a muovere nel mio animo umana tenerezza, se mai è possibile provare per lui questo "cristiano" sentimento. E’ la stessa tristezza che ho sentito, ovviamente mutatis mutandis, quando ho pensato ad altre fini ingloriose e drammatiche di potenti della Storia, da Mussolini a Ceaucescu, ai quali di certo non paragono Silvio Berlusconi.
Cui, però, auguro una lunga, serena, tranquilla vecchiaia lontano dalla politica italiana.