Mark Iuliano ai tempi dei suoi trionfi juventini
di Piero Montanari
Juventus-Roma, supersfida non
solo calcistica di sabato sera, 29 settembre. Una partita di calcio che
si trascina dietro antichi dissapori tra il tecnico romanista, accusato
di parlare contro la squadra torinese per il supposto uso indiscriminato
di sostanze dopanti da parte dei suoi giocatori, e tutto lo staff della
Juvevntus e dei suoi tifosi.
La polemica non si è fermata neanche davanti alla partita di mercoledì scorso, all'Olimpico tra la Roma e la Sampdoria, e finita 1 a 1, con il suo tecnico Ciro Ferrara, ex stella juventina, che si è ben guardato dallo stringere la mano al C.T. giallorosso, per altro padrone di casa, reo di essere da sempre il grande accusatore della Juve.
Oggi ho ascoltato, in una radio romana la terribile testimonianza del padre di un calciatore. Ma non di un calciatore qualsiasi, bensì di Mark Iuliano, difensore della Juventus dal 1996 al 2005, quattro campionati vinti, tre Supercoppe italiane, una Supercoppa Uefa, una Coppa Intercontinentale e una Coppa Intertoto vinte, finalista agli europei con la Nazionale Italiana (persa contro la Francia col famigerato golden goal di Trezeguet) e persino Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana per meriti sportivi, che venne trovato positivo al test antidoping per benzoilecgonina, un metabolita della cocaina, e condannato a 2 anni di squalifica.
Racconta suo padre che il doping nel calcio è una pratica purtroppo diffusissima. "Non ce la fanno i calciatori a sopportare ore di allenamenti duri, due o anche tre partite a settimana, la tensione mediatica, i viaggi, lo stress. La "chimica sana" - sostiene Alfredo Iuliano - dovrebbe aiutare, con integratori mirati, a far si che i calciatori possano smettere di doparsi, come i ciclisti. Che ci si pensi per tempo, altrimenti piangeremo ancora dei morti per malattie provocate da questa ignobile pratica."
Alfredo Iuliano torna poi ad accusare Michele Padovano, l'attaccante ex-Juventus condannato a otto anni e otto mesi di carcere per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio. Il giocatore fu chiamato in causa proprio da lui come ex compagno bianconero di suo figlio con pesantissime accuse, compresa quella di un coinvolgimento nell'omicidio di Donato Bergamini calciatore del Cosenza, morto in circostanze mai chiarite nel 1989.
"Padovano è colpevole, riforniva anche i calciatori della Juventus tra cui mio figlio: altre vittime sicure Vialli e Bachini (squalificato a vita dopo una doppia positività, ndr), che a causa della droga ha visto troncata del tutto la sua carriera - scrive Alfredo Iuliano dalla sua pagina Facebook - Inoltre resta ancora aperta la sua responsabilità sul caso Bergamini".
Forse sarebbe il caso di non nascondersi dietro al "dito" del tifo, ma prendere coscienza di una realtà che con lo sport, come lo intendiamo noi amanti di quello pulito e del calcio pulito, poco c'entra. E Zeman, forse, col suo dito alzato che a tanti dà fastidio, potrebbe aver ragione.
La polemica non si è fermata neanche davanti alla partita di mercoledì scorso, all'Olimpico tra la Roma e la Sampdoria, e finita 1 a 1, con il suo tecnico Ciro Ferrara, ex stella juventina, che si è ben guardato dallo stringere la mano al C.T. giallorosso, per altro padrone di casa, reo di essere da sempre il grande accusatore della Juve.
Oggi ho ascoltato, in una radio romana la terribile testimonianza del padre di un calciatore. Ma non di un calciatore qualsiasi, bensì di Mark Iuliano, difensore della Juventus dal 1996 al 2005, quattro campionati vinti, tre Supercoppe italiane, una Supercoppa Uefa, una Coppa Intercontinentale e una Coppa Intertoto vinte, finalista agli europei con la Nazionale Italiana (persa contro la Francia col famigerato golden goal di Trezeguet) e persino Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana per meriti sportivi, che venne trovato positivo al test antidoping per benzoilecgonina, un metabolita della cocaina, e condannato a 2 anni di squalifica.
Racconta suo padre che il doping nel calcio è una pratica purtroppo diffusissima. "Non ce la fanno i calciatori a sopportare ore di allenamenti duri, due o anche tre partite a settimana, la tensione mediatica, i viaggi, lo stress. La "chimica sana" - sostiene Alfredo Iuliano - dovrebbe aiutare, con integratori mirati, a far si che i calciatori possano smettere di doparsi, come i ciclisti. Che ci si pensi per tempo, altrimenti piangeremo ancora dei morti per malattie provocate da questa ignobile pratica."
Alfredo Iuliano torna poi ad accusare Michele Padovano, l'attaccante ex-Juventus condannato a otto anni e otto mesi di carcere per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio. Il giocatore fu chiamato in causa proprio da lui come ex compagno bianconero di suo figlio con pesantissime accuse, compresa quella di un coinvolgimento nell'omicidio di Donato Bergamini calciatore del Cosenza, morto in circostanze mai chiarite nel 1989.
"Padovano è colpevole, riforniva anche i calciatori della Juventus tra cui mio figlio: altre vittime sicure Vialli e Bachini (squalificato a vita dopo una doppia positività, ndr), che a causa della droga ha visto troncata del tutto la sua carriera - scrive Alfredo Iuliano dalla sua pagina Facebook - Inoltre resta ancora aperta la sua responsabilità sul caso Bergamini".
Forse sarebbe il caso di non nascondersi dietro al "dito" del tifo, ma prendere coscienza di una realtà che con lo sport, come lo intendiamo noi amanti di quello pulito e del calcio pulito, poco c'entra. E Zeman, forse, col suo dito alzato che a tanti dà fastidio, potrebbe aver ragione.