di Piero Montanari
Campeggia su tutte le notizie di cronaca, quella dell'esautorazone di Emilio Fede da Mediaset. Non nascondo un certo piacere sottile nell'apprendere che il prono, schierato, innamorato perso, fazioso, testardo, incrollabile, fedele, pornografico, incazzoso, maschilista, gambler, e un po' "sola" Fede sia stato mandato via dal Tg4, sostituito da Giovanni Toti, direttore responsabile di Studio aperto.
Emilio, il fido amante di Berlusconi, beccato - tra le tante - con la valigetta piena di milioni in svizzera, davanti alla banca, come il peggiore degli spalloni, a nascondere al fisco italiano i suoi risparmiucci. Proprio lui, che a ottant'anni suonati, si aspettava onori dal suo "Padrone", la direzione artistica di Mediaset ed altri incarichi di valore, tanto per passare tranquillamente divertendosi, la sua pensioncina dorata.
Proprio lui, dopo anni di cieca dedizione, spesso sfociata nel ridicolo più cabarettistico che giornalistico, nascondendo le notizie contro il suo Silvio e mostrando solo quelle buone, esempio del peggior giornalismo di bandiera, da raccontare ai nostri nipotini davanti al caminetto, come le cose che non si debbono fare nella vita, col ditino indice che fa "no".
Ebbene, a quest'uomo criticabile per questo e tutte le tante altre cose (conosco persone che hanno avuto con lui pessimi momenti al gioco d'azzardo.) Aldo Grasso, oggi sul Corriere della Sera, concede l'onore delle armi, come fosse un grande e rispettabile "nemico" che perde la sua guerra, e lo rispetta, elogiandolo come giornalista, riconoscendogli vari scoop o conduzioni storiche, come quella della notte fra il 16 e il 17 gennaio 1991, quando scoppiò la guerra del Golfo e, collegato con New York e con Silvia Kramar, diede per primo in tv la notizia dei bombardamenti di Bagdad.
O come quando, sotto la sua direzione, il Tg1 raccontò la tragedia della morte di Alfredino Rampi, a Vermicino, cambiando di fatto l'uso della televisione. Grasso, a questo discutibile giornalista dedica un apologo, stranamente, quando sappiamo bene quanto sia difficile avere una parola di conforto dal caustico Aldo, che sui suoi corsivi corrosivi nella sua rubrica "A fil di Rete" non risparmia bordate a nessuno.
Quindi, in questa ghiotta occasione che avrebbe potuto diventare paradigma della cattiveria del Grande Spauracchio, Grasso stavolta è gentile con Emilio Fede, gli concede le armi e lo saluta con affetto. Chi ci capisce è bravo: o è Bastian Contrario militante o semplicemente patologicamente schizofrenico.
Emilio, il fido amante di Berlusconi, beccato - tra le tante - con la valigetta piena di milioni in svizzera, davanti alla banca, come il peggiore degli spalloni, a nascondere al fisco italiano i suoi risparmiucci. Proprio lui, che a ottant'anni suonati, si aspettava onori dal suo "Padrone", la direzione artistica di Mediaset ed altri incarichi di valore, tanto per passare tranquillamente divertendosi, la sua pensioncina dorata.
Proprio lui, dopo anni di cieca dedizione, spesso sfociata nel ridicolo più cabarettistico che giornalistico, nascondendo le notizie contro il suo Silvio e mostrando solo quelle buone, esempio del peggior giornalismo di bandiera, da raccontare ai nostri nipotini davanti al caminetto, come le cose che non si debbono fare nella vita, col ditino indice che fa "no".
Ebbene, a quest'uomo criticabile per questo e tutte le tante altre cose (conosco persone che hanno avuto con lui pessimi momenti al gioco d'azzardo.) Aldo Grasso, oggi sul Corriere della Sera, concede l'onore delle armi, come fosse un grande e rispettabile "nemico" che perde la sua guerra, e lo rispetta, elogiandolo come giornalista, riconoscendogli vari scoop o conduzioni storiche, come quella della notte fra il 16 e il 17 gennaio 1991, quando scoppiò la guerra del Golfo e, collegato con New York e con Silvia Kramar, diede per primo in tv la notizia dei bombardamenti di Bagdad.
O come quando, sotto la sua direzione, il Tg1 raccontò la tragedia della morte di Alfredino Rampi, a Vermicino, cambiando di fatto l'uso della televisione. Grasso, a questo discutibile giornalista dedica un apologo, stranamente, quando sappiamo bene quanto sia difficile avere una parola di conforto dal caustico Aldo, che sui suoi corsivi corrosivi nella sua rubrica "A fil di Rete" non risparmia bordate a nessuno.
Quindi, in questa ghiotta occasione che avrebbe potuto diventare paradigma della cattiveria del Grande Spauracchio, Grasso stavolta è gentile con Emilio Fede, gli concede le armi e lo saluta con affetto. Chi ci capisce è bravo: o è Bastian Contrario militante o semplicemente patologicamente schizofrenico.