Sergio Leone ed Ennio Morricone, Roberto Benigni e Nicola Piovani, George Lucas John Williams; da sempre il connubio artistico tra registi e compositori per la scelta e lo sviluppo di una buona colonna sonora decreta, spesso, il successo di un film.
Per cercare di capire cosa accade quando regista e compositore si incontrano nel mondo di note dietro la celluloide, abbiamo parlato Piero Montanari, musicista e compositore che ha lavorato per il cinema, la televisione e il teatro al fianco di grandi artisti come Renato Rascel, Umeberto Lenzi, Claudio Baglioni, Antonello Venditti, Gigi Proietti e Wilma Goich.
Piero, quali è la differenza nel pensare e comporre musica per il grande e piccolo schermo?
"In realtà non ci dovrebbe essere differenza tra le due cose. Ho fatto musiche sia per sceneggiati per le prime serate di Rai1 e sia per i film per il cinema, come sai. L'unica cosa che ho sempre considerato è stata che il cinema per la televisione 'passa' una volta, magari viene replicato e finisce. Il film per le sale, anche se non di eccelsa qualità, ha una vita più lunga e poi, il più delle volte, finisce per essere pubblicato in Dvd ed essere riconsiderato a posteriori. Forse questo fatto un pò mi ha condizionato".
Tu hai lavorato con due registi diversissimi tra di loro, Umberto Lenzi e Joe D'Amato, il tuo lavoro di compositore ha risentito delle loro personalità?
"D'Amato e Lenzi sono due registi ognuno con la sua spiccata personalità, ma ambedue uniti da un modo fare cinema molto artigianale, con budget perlopiù bassi e l'intento di fare cassetta e non arte. La loro riscoperta postuma (Lenzi è ancora vivo e D'Amato è morto nel 1999) fa parte di una cultura in auge da qualche anno, che ha recuperato un cinema di serie B definendolo 'autorale', malgrado gli stessi intenti di chi lo realizzava, che tutto pensava meno di fare del cinema d'autore.
Debbo dire che le mie collaborazioni con loro sono state simili da un punto di vista artistico. Con Aristide (Massaccesi-D'Amato) c'era un forte rapporto d'amicizia e di simpatia e la collaborazione è stata più intensa (oltre 40 film) e più articolata".
Attori, musicisti, registi non è mancato nulla nella tua carriera. Con quale tipologia artistica ti sei trovato meglio?
"Con Aristide ho lavorato sempre piacevolmente. Per la televisione sicuramente Giancarlo Governi con il quale ho realizzato e realizzo ancora programmi di grande interesse culturale e spettacolare. Da un pò di tempo facciamo insieme 'Ritratti' per la Rai e la nostra collaborazione, diventata vera amicizia, dura da oltre trent'anni. Tra gli artisti con cui ho suonato, sicuramente Claudio Baglioni con il quale, pur senza più collaborare, sono ancora in amicizia. Ricordo con affetto anche Rino Gaetano a cui ho prodotto il primo disco insieme a Venditti. E poi Gigi Proietti e molti altri. C'è stato sicuramente qualcuno con cui sono stato male e con il quale il rapporto non ha funzionato, ma preferisco ricordare i...buoni".
Secondo te le musiche nei film vengono valutate abbastanza sia da critici e spettatori?
"Ricordo sempre una frase che mi disse un collega 'Ti accorgi che la musica in un film funziona quando non ti accorgi della musica'. In realtà è un paradosso che però ha la sua forte verità. La critica ha sempre parlato poco della musica da film, forse in virtù del paradosso che ti ho citato. Spesso, nelle premiazioni cinematografiche, viene dato un premio alla musica di un film come contentino.
Certo, vincere un Oscar come Piovani per 'La vita è bella' di Benigni deve esser stato un bel contentino, però, spesso, le giurie dei premi a la critica ragionano così. I grandi autori di colonne sonore come John Williams o Hans Zimmer, piuttosto che Morricone o Mancini hanno una parte importantissima nel successo di un film! E sono gli stessi spettatori, ormai cresciuti, a decretarlo".
Quale è stata la musica della quale sei più soddisfatto?
"La musica più 'mia' in realtà è una sigla scherzosa che ho realizzato per i programmi televisivi su Totò. Si chiama 'Totò Rap' e l'ho creata nel 1993, quando si iniziava da poco a parlare di questa nuova tendenza musicale che proveniva dai ghetti neri delle grandi città americane, il 'rap' appunto.
Come ti è venuta l'idea?
"Semplicemente pensando a Totò come ballerino di 'break dance', con i suoi movimenti disarticolati, da marionetta. Misi insieme in una sorta di 'patchwork' gli epiteti famosi di Totò e ci costruii sopra una ritmica cercando, con i primi campionatori e computer, di mandarli a tempo. Fu un'impresa lunga e difficoltosa, data la scarsità di tecnologia, ma il risultato fu sorprendente.
Quale musica, invece, avresti voluto comporre?"Sicuramente la colonna sonora di 'C'era una volta in America' di Ennio Morricone, il cui 'leit motive' è straordinariamente struggente e mi commuove".
In ultimo, un tuo giudizio sul cinema italiano:
"Grazie anche ad una schiera di nuovi autori, talenti veri che hanno avuto anche la forza delle loro idee, cercando contributi da ogni parte, il cinema italiano sta avendo una rinascita insperata. Si vedono sempre più piacevolmente sale piene di titoli italiani. Questo significa circolazione di idee e possibilità per più autori di affermarle. I produttori (sia le tv che i privati o le banche) hanno meno timore di perdere soldi e, confortati da una serie di successi, rischiano di più. E questa tendenza dovrà essere sempre al rialzo perchè la Cultura e quindi il Cinema rappresentano la vera civiltà di un paese".
(raccolta da Vito Tripi)
raccolta da Vito Tripi