domenica 21 febbraio 2016

Quale nesso tra Totti e Umberto Eco?

Fenomenologia di Francesco Totti: cosa direbbe Umberto Eco.



PIERO MONTANARI
domenica 21 febbraio 2016 16:48

Fenomenologia di Francesco Totti: cosa direbbe Umberto Eco

Fenomenologia di Francesco Totti: cosa direbbe Umberto Eco

di Piero Montanari

Tra le idiosincrasie manifestate da Umberto Eco nel corso della sua straordinaria vita, c'era di sicuro il mondo dei social networks. E' rimasta storica la sua sortita in occasione del conferimento della laurea honoris causa in "Comunicazione e Cultura dei media" a Torino, a giugno dello scorso anno, dove disse: "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli". E ancora: "La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità".

Ma il grande semiologo aveva parole dure anche per i tifosi e il mondo del calcio, sport che lui comunque guardava con grande interesse e, sembrerebbe, non solo da studioso dei segnali umani. Sosteneva che chi guardava il calcio (ma lo guardava anche lui) è un "depravato sessuale" e che "segnare un gol è come far sesso, e che "perfino il marchese De Sade, di fronte a tanta depravazione farebbe la figura di "un bambino innocente". Diceva che i tifosi sono tutti voyeristi e che "in alcune occasioni può anche essere interessante guardare gli altri che fanno l'amore, ma si converrà che è sicuramente meglio farlo piuttosto che stare lì ad osservare".

Siamo certi che sul suo Diario Minimo, il celebre saggio scritto nel 1961, contenente l'ancor più celebre saggio "Fenomenologia di Mike Bongiorno" sul famoso presentatore televisivo, avrebbe trovato posto anche una "Fenomenologia di Francesco Totti", magari con un sottotitolo del tipo "I sentimenti calpestati del Campione tradito" o qualcosa di simile.

Sarebbe curioso e di certo non fuori luogo immaginare cosa avrebbe detto il grande Umberto Eco su una vicenda come quella che sta accadendo al giocatore della Roma e al suo allenatore Spalletti, protagonisti di una storia "minima", ma di certo non meno interessante dal punto di vista di un semiologo, una storia che sta monopolizzando il mondo dei media, e non solo per il suo significato meramente sportivo.

Da una parte l'allenatore Luciano Spalletti, con incarichi da plenipotenziario della Roma che deve rimettere in sesto le sorti disastrate della squadra, ereditando i danni lasciati da Garcia, dall'altra il grande campione simbolo 'semantico' della Roma e suo più grande calciatore di tutti i tempi, che si sente "messo da parte e non più considerato come calciatore e come uomo", come ha affermato nell'ormai famosa intervista-scandalo rilasciata a Donatella Scarnati, e non ancora comprensibilmente incline ad accettare la sua parabola discendente.


Tutti noi saremmo illuminati dalle parole di Eco, maestro nel cogliere l'aspetto del fenomeno sociologico di questa storia tra Totti e Spalletti, che sarebbe un errore derubricare ad una semplice 'querelle' tra un grande calciatore al tramonto e il suo imbarazzato allenatore.

sabato 13 febbraio 2016

Sanremo 2016

Culture

Sanremo contro il campionato di calcio: chi la spunterà?

Tra anticipi e la supersfida Juventus - Napoli proprio nella serata finale del Festival, ci penserà il calcio a dare il colpo di grazia a Sanremo? [Piero Montanari]

PIERO MONTANARI
mercoledì 10 febbraio 2016 11:22


di Piero Montanari 


Mentre ascoltavo in macchina, tornando da una cena con amici e lontano dal televisore, la bella performance di Sir Elton John, dicevo a me stesso che quest'anno il mio sguardo verso il Festival di Sanremo sarà ampiamente distratto, vuoi per l'insopportabilità elevata alla 66a potenza (ricavata dagli anni della manifestazione) nel dover assistere alla celebrazione di un sancta sanctorum che non rappresenta più - se mai lo ha fatto - la musica italiana, vuoi perchè stavolta, come contro programmazione, la fortuna ha voluto che ci mettesse lo zampino il campionato di calcio, con l'anticipo di Lazio - Verona giovedì sera, Carpi - Roma venerdì e la supersfida Juventus - Napoli proprio nella serata finale del Festival: roba da far cadere gli ascolti di alcuni milioni, con inevitabili crisi isteriche e fumo dalle orecchie del direttore di Rai 1 Giancarlo Leone, Carlo Conti e compagnia cantante (stavolta la compagnia canta davvero...).

Ci ripetiamo stancamente, e da anni ormai: Sanremo, dal velleitario desiderio di voler essere il dispensatore dell'eccellenza della musica leggera, è solo un Gran Bazar, dove viene mostrato il meglio e il peggio del paese, tra canzoni diventate ormai inutile corollario ad una manifestazione che tutto è meno che musica, ma solo la celebrazione di uno degli ultimi fuochi della tv generalista. Al solito, non importa chi vinca ma l'importante è esserci. Pensiamo sempre che tutto questo lunghissimo, autoreferenziale spettacolo, in tre serate sarebbe meglio, anche se Rai, nella speranza sempre viva di fare ascolti alti, non ci pensa per niente di ridurlo. Quest'anno ci penserà il calcio di Sky, che potrebbe dare il colpo di grazia a Sanremo: vediamo chi la spunta.

Ed eccoli gli ascolti della prima serata: Sanremo 2016 ha registrato una media ponderata di 11.135.000 telespettatori, share del 49,5%. Nel dettaglio la prima parte (dalle 21.12 alle 23.56) ha registrato una media di 12.516.000 spettatori (share 49.15%), e nella seconda, dalla mezzanotte alle 00.45 circa, 5.903.000 spettatori (52,18%)

La seconda serata: nella prima parte Sanremo ha ottenuto 12 milioni 390 mila spettatori con il 49.19%, nella seconda 6 milioni 325 mila con il 53.89%. Un anno fa gli spettatori erano stati 11 milioni 13 mila con il 40.64% nella prima, 6 milioni 519 mila con il 50.01% .

Sanremo 2016

Culture

Noi, i sequestrati da Sanremo

Il Festival si conferma un prodotto televisivo di successo secondo i dati dello share, ma c'è una parte di popolo che non impazzisce per lo spettacolo dell'Ariston

PIERO MONTANARI
venerdì 12 febbraio 2016 21:31

Carlo Conti con le nuove proposte

Carlo Conti con le nuove proposte

di Piero Montanari

Va bene, anche se non ci arrendiamo del tutto, noi che siamo i critici della prima ora del Festival, rileviamo che Sanremo 2016 è di sicuro un buon successo, non possiamo che prenderne atto. Intanto la media Auditel delle prime tre serate andate in onda è del 49.07%, la più alta degli ultimi undici anni e un italiano su due lo guarda. Poi, come se non bastasse, non sentiamo volare una mosca contro il Festival, tutti allineati, tutti schierati a favore, tutti a salire sul carro infiorato dei vincitori. I detrattori che arricciano il naso come noi devono battere in ritirata anche quest'anno.

Noi che siamo quelli tacciati di essere un po' snob solo perchè magari preferiamo altra musica o semplicemente la Musica alle canzoni scialbe, o alle manifestazioni pompose e consuete che il Festival, anche il migliore di tutti, ci riserva sempre, col suo codazzo di luoghi comuni, sempre i soliti: il bravo conduttore che tutto ha sotto il suo controllo, la bella co-conduttrice, che piace perchè "sembra tanto la ragazza della porta accanto", il bel co-conduttore (quest'anno sono stati promossi di grado) che sprigiona volute di eros per giovani donne e soprattutto per signore attempate, gli ospiti importanti, i comici, le canzoni piuttosto inutili, come corollario ad uno spettacolo, ormai vero e proprio format, sempre lo stesso più o meno da 66 anni.

Sembra un esercizio sterile e inutile parlare male del Festival di Sanremo e un po' ci dispiace, visto il successo di ascolti e le scarse critiche blande che gli sono state rivolte. E' come ululare alla luna rischiando di essere fuori moda.

Ogni anno ripetiamo stancamente che il Festival è divenuto uno spettacolone di varietà con brani che difficilmente lasciano il segno, cerimoniale ormai inutile per canzoni-regine elette e quasi subito detronizzate che nessuno ricorderà il giorno dopo, tra la pochezza della proposta in termini di qualità oggettiva e l'enorme offerta mondiale di musica alla quale abbiamo accesso.

Senza contare poi quell'italiano su due che non vede il Festival e non ha interesse alcuno per questo, ma che ne viene inevitabilmente sequestrato, suo malgrado, per cinque giorni televisivi, quasi h24, della Rai dal canone imposto. E' inutile dire che chi scrive è tra questi ed è a quell'italiano su due che va il nostro pensiero carico di comprensione e di simpatia.

Totti scherza in panchina

Sport

Totti, dolcetti e scherzetti

Il capitano della Roma, con i suoi gesti 'normali', ripresi a bordo campo ieri, ha riportato in quel momento il calcio a dimensione umana, a ciò che dovrebbe essere, un gioco.

Desk2
mercoledì 3 febbraio 2016 12:37

Totti scherza con i compagni di squadra

Totti scherza con i compagni di squadra

di Piero Montanari

Lo sport è spesso metafora della vita, tante volte abbiamo sentito dire o scrivere questa frase, talmente tante da poterla ormai annoverare tra le banalità. Spesso dimentichiamo che è comunque una verità, come se lo sport fosse avulso dalle gesta umane, e fosse interpretato da alieni che con noi terrestri hanno poco a che fare.
Talvolta assistiamo a piccoli o grandi gesti che ci ricordano l'umanità degli eroi sportivi, i nostri campioni, amati, odiati, incensati o vilipesi, a seconda delle loro prestazioni negli agoni delle battaglie sui campi da gioco, e questi gesti ce li riconducono improvvisamente nell'umana dimensione, dimenticando per un attimo l'aura di divinità della quale sono circondati.
La partita è stata Sassuolo Roma, vinta da quest'ultima per 2 a 0, come sappiamo, una partita carica di significative attese per questa Roma spallettiana, rinnovata e stravolta dopo l'allontanamento di Garcia, e lo smantellamento della sua "chiesa al centro del villaggio".
Le inquadrature andavano spesso sulla panchina, dove parcheggiava il campione dei campioni della Roma e per i romanisti (ma non solo), Francesco Totti, il grande, unico e solo capitano, spesso "cappetano" per i tanti detrattori, il secondo marcatore della serie A di tutti i tempi, un giocatore arrivato alla soglia dei 40 anni massacrato di botte e con incidenti gravi, ma con una grande voglia di giocare e di essere utile alla sua unica squadra, la Roma, alla quale ha giurato fedeltà per la vita.
Queste inquadrature ci hanno mostrato insistentemente Totti che si scaldava i muscoli facendo stratching, che palleggiava con un ragazzino di pochi anni a bordo campo, che scherzava dando dei colpetti da dietro sulla fronte di Pjanic che si girava e che vedeva Francesco alzare lo sguardo sornione come dire: "Chi è stato?".
Nulla di che, ovviamente, un po' di goliardia, dei siparietti per far passare il tempo ad un giocatore che ora - purtroppo - le partite le vedrà soprattutto dalla panchina piuttosto che dal campo. Nulla di che dicevamo, se non fosse per quella storia banale della metafora. Totti, con quei piccoli gesti "normali" ha ricondotto in quel momento il calcio a dimensione umana, a ciò che dovrebbe essere, un gioco, una passione divertente, stare insieme in gruppo e scherzare, alla faccia di quelli che, per la passione sportiva di una maglia, dimenticano quel bambino dentro di sé e si macchiano dei peggiori gesti.
Anche per questo ringrazio Francesco e non faccio nessuna fatica a volergli un gran bene.

Festival di Sanremo 2016

Culture

A noi che di Sanremo ce ne importa poco

Il Festival, da popolare e un po' ingenuo delle prime edizioni, è diventato una 'macchina da guerra' televisiva e ha perduto il suo velenoso fascino. [Piero Montanari]

PIERO MONTANARI
lunedì 1 febbraio 2016 12:36

Carlo Conti durante Sanremo 2015


Carlo Conti durante Sanremo 2015

di Piero Montanari 


Siamo in attesa con serena pazienza e senso di cosciente ineluttabilità della 66^ edizione del Festival di Sanremo, che inizierà quindi martedì 9 febbraio per finire sabato 13. Apprendiamo ora che gli auspici della partenza della maratona canora di Rai 1 non sono neanche buonissimi, in quanto è occorso un grave incidente alla villa dove alloggiava uno dei conduttori delle cinque serate, il bel Gabriel Garko, e sembra che l'attore sia stato ricoverato in stato di shock. Speriamo bene per lui.

Da moltissimi anni, tolte alcune edizioni meno tediose per qualche buon brano e la sapienza e l'ironia di alcuni conduttori, Sanremo si è distinto per la sua pochezza e per la sua inutilità nel panorama della musica italiana di qualità, se si esclude il fatto che i discografici lo hanno sempre atteso come una manna celeste per vendere finalmente qualche disco (meglio oggi dire qualche brano su iTunes) cosa che riesce loro sempre più difficile, un po' per le crisi economiche e di idee, ma soprattutto per la rivoluzione tecnologica che ha fatto diventare il supporto fisico un pezzo da museo.

Il Festival, da strapaesano, popolare e un po' ingenuo delle prime edizioni, è diventato oggi una "gioiosa macchina da guerra" televisiva e con il suo affinarsi e raffinarsi, ha perduto anche il velenoso piacere, un po' snob, di scherzarci su, di prendere in giro i cantanti, i loro abiti, le canzoni, i conduttori e farci sopra battute e sfottò. Anni or sono lo si aspettava un pò come si aspetta il Natale, per riunirci in qualche casa di amici col solito malvezzo di sparlare e, comunque, celebrare l'evento degli eventi di Rai 1.

Non prometto di farmi legare alla poltrona del salotto come Vittorio Alfieri per guardare le cinque serate del 66° Sanremo, userò molto telecomando e ne parlerò come posso, per quello che riuscirò a vedere, perchè la costrizione potrebbe produrre sulla mia psiche effetti quantomeno nocivi, come sempre è stato gli ultimi decenni.

Chiudo dicendo, non senza una venuzza di rimpianto, che i Festival in bianco e nero mi intrigavano molto di più, le canzoni erano più belle, i cantanti più bravi e noi eravamo più giovani. Sarà per questo che di Sanremo ormai ce ne frega il giusto?