lunedì 25 luglio 2011

Allevi, l'intoccabile "impostore"

di Piero Montanari

Il vespaio sollevato dall'articolo dell'esimio M° Biscione su questi 'file', riguardo il successo insiegabile di Giovanni Allevi, merita una riflessione più attenta ed approfondita, come solo le riflessioni sanno essere.

Sembra che Allevi muova grandi consensi in un discreto pubblico che lo segue, compra la sua musica e va ai suoi concerti, ma anche forti dissensi tra i musicisti di livello che cercano di spiegare e soprattutto spiegarsi quali elementi possano aver contribuito all'affermazione del "fenomeno" Allevi.

Basterebbe ricordare le imitazioni riuscitissime di cui parla Biscione (nomen omen pure per lui, a proposito di serpenti...) di Checco Zalone o dell'eccellente Bollani, per capire quanto ridicolo possa essere il personaggio in questione, ma anche quanto le imitazioni siano per l'imitato, un segno del suo successo. - Ma lui è così veramente - dicono. Appunto, dico io, proprio per questo.

Qualcuno ha tirato in ballo anche l'invidia che Allevi suscita in molti suoi colleghi. Forse c'è chi mastica "amaro", come dei fan del pianista affermano, anche se mi sembra un'emerita scemenza pensare che il grande Uto Ughi, possa essere invidioso di Allevi quando lo critica.  Sicuramente chi ha successo, soprattutto del genere non meritato, può provocare, nei colleghi meno fortunati, sentimenti d'invidia più o meno profonda, lo si è detto. Brutta cosa ma umana. L'invidia è di sicuro dannosa e soprattutto inutile, senza via d'uscita per chi la prova, il quale farebbe bene a darsi una calmata, per non mettere a rischio psiche e vie biliari. Ma è assolutamente umana e dato che viene annoverata tra i sette vizi capitali dalla Chiesa, qualcosa di "buono" dovrà pur contenere. 

Poi se uno si confessa dal prete per aver provato invidia verso Giovanni Allevi, se la cava con un paio di Ave Marie, se trovi quello proprio rigido rigido.

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