lunedì 30 ottobre 2017

L'essenza umana di Rino Gaetano nel nuovo libro di Matteo Persica


(di Piero Montanari da Globalist - Il Giornale dello Spettacolo - Il Quotidiano del Lazio)

Giovedì 2 novembre alle ore 18 presso La Feltrinelli di via Appia Nuova 427 a Roma, ci sarà la nutrita presentazione del libro: Rino Gaetano. Essenzialmente Tu, di Matteo Persica (Odoya Edizioni - 20 euro, 320 pagine), arricchito da fotografie inedite e un sedicesimo di immagini a colori.

Noi “gaetaniani” aspettavamo con ansia questo nuovo lavoro di Matteo Persica, dopo il brillante successo di critica e di lettori ottenuto col suo libro d'esordio nel 2016: Anna Magnani Biografia di una donna. L'ansia non era solo dovuta all'attesa di leggere quale profilo umano potesse scaturire dalle decine di racconti di noi amici e collaboratori del cantautore crotonese, raccolti con meticolosità dall'Autore, ma anche perché il libro ha avuto una difficile gestazione, avendolo Matteo preso e lasciato più volte, ma poi concluso, per fortuna.

Come dice lo stesso Autore, “Questo libro, nasce per essere una biografia soprattutto dell' ”uomo” Rino, finisce poi per essere, verso di lui, un vero atto d'amore.” Come in Anna Magnani, Matteo Persica riesce a resuscitare la voce narrante del protagonista senza farsi intimorire dalle lacune: quel che Gaetano non ha detto nelle numerose interviste, lo dicono gli amici, i colleghi, le fidanzate.

Il libro contiene la spiegazione di Gaetano dei suoi testi, che tramite la comicità e il “nonsense” (Jannacci tra i suoi punti di riferimento) trattano di tematiche esistenziali e sociali importantissime come la schiavitù dai prodotti legati al petrolio (“Spendi spandi effendi”) o la totale indifferenza dell’essere umano per il proprio simile (“Mio fratello è figlio unico”).

Ma tornando al ritratto di Rino, la sua personalità è racchiusa in fondo in queste quattro frasi: “Dalla vita uno dovrebbe avere l’essenziale con un pochino di superfluo.” Se insisti, e gli chiedi cosa è per lui l’essenziale e cosa il superfluo: “L’essenziale è mangiare, bere, dormire e fare l’amore” ti dice candidamente. “Il superfluo è passare davanti a un bar, vedere un flipper e buttarci dentro cento lire e, magari, pur sapendo che ti chiude il ristorante e non potrai più mangiare, te ne freghi perché il superfluo è più importante dell’essenziale.”

Dice Matteo Persica nella sua presentazione: “I protagonisti di questa storia, oltre a Rino, sono i suoi amici ed i suoi colleghi che, attraverso le loro testimonianze, i loro sguardi e le loro emozioni, mi hanno dato modo di dar vita a queste pagine. Qualche nome lo conoscerete, altri vi risulteranno anonimi ma non per me, che li porto tutti nel cuore.” Per me è un onore leggere il mio nome tra questi.

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mercoledì 18 ottobre 2017

La terribile storia di Asia Argento e dell'Orco di Hollywood


Il grido di Hollywood al femminile contro Harvey Weinstein non sembra placarsi. Ieri alla lista delle grandi star abusate s'è aggiunta l'attrice americana Rose McGowan, la quale accusa il grande produttore di averla stuprata. Ormai sono in pochi a difenderlo, tra questi il grande regista Oliver Stone, quando parla di linciaggio in piazza al posto di un regolare processo, che sicuramente farà seguito a questo increscioso scandalo.
Tutto nasce – come sappiamo - da un articolo del New York Times della scorsa settimana, che ha raccontato dei comportamenti sessuali di Weinstein, il quale avrebbe abusato della sua posizione dominante per ottenere favori sessuali dalle attrici scelte o da scegliere per i suoi film. La storia sembra essere la stessa squallida di sempre, “o me la dai o ti caccio dal cast”, e le richieste non erano nei confronti di sprovvedute donne in cerca di visibilità, ma di vere stelle del cinema. Si parla di Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow, Mira Sorvino Kate Beckinsale, Ashley Judd e molte altre, le quali sembravano non aspettare che un cenno per tirare fuori questo pesante macigno dalla loro anima.
Al coro si è unita Asia Argento, che ha accusato Weinstein di averla stuprata quando lei, appena 21enne, era approdata ad Hollywood col sogno di diventare una grande star. Il produttore–orco le chiese subito prestazioni sessuali alle quali Asia non poté opporsi. La cosa che però appare strana, è che questo stupro - come racconta la stessa attrice - si è protratto per i successivi cinque anni nei quali i due hanno continuato a vedersi e anche a “consumare”, secondo i racconti dell'attrice.
Ora risulta quantomeno strano che la bella, intelligente e disinibita Asia Argento non abbia più potuto sottrarsi negli anni alle grinfie dell'orco di Hollywood. Sappiamo che a pensar male si fa peccato, però un retropensiero è là che si insinua, e cioè che ci fosse stato almeno un piccolo consenso da parte sua, capendo, suo malgrado, quanto l'ignobile produttore potesse contare per la sua carriera.
E' una storia squallida che si ripete purtroppo ogni giorno, non solo nel rutilante mondo dello spettacolo, nello “star system” mondiale, ma anche più modestamente in qualunque posto di lavoro dove ci siano donne subalterne e uomini con posizioni dominanti. Il famoso divano del produttore, dove sono nate le più brave attrici del mondo, continua ad essere un luogo indesiderato per tante donne, ma molto ambito per altre, che farebbero a gara per farci qualche seduta.




martedì 3 ottobre 2017

Baglioni un tempo sfotteva il Festival, ora lo presenta.

Ho scritto questo pezzo alcuni giorni fa per il Giornale dello Spettacolo con il quale collaboro da alcuni anni, articolo ripreso da Il quotidiano del Lazio e da Globalist. 
Il contenuto non è stato gradito da Claudio, in aggiunta ad un post da me scritto (e poi prontamente eliminato) in una chat su FB, dove parlavo di una nostra conversazione privata su WhatsApp e dove lui mi raccontava i suoi dubbi se accettare o meno la direzione del Festival. Tra le cose piacevoli di questo incarico, certamente oneroso e complicato, metteva però in conto, non il cospicuo cachet, ma soprattutto il piacere di una nuova sfida, legata ad un ulteriore colpo di notorietà che - aggiungevo - è per gli artisti una "droga", parlando comunque in generale. Ebbene, pur scusandomi con lui più e più volte, non ho avuto nessun cenno da parte sua. Non mi sembrava, in tutta coscienza, di aver rivelato chissà quale fatto privato inenarrabile. Un'amicizia sporadica ma sincera la nostra, nata nel tour Alè ò ò e durata più di 35 anni, dispiace vederla finire in tarda età, e con l'aggravante dei futili motivi. Il pezzo è sicuramente satireggiante ma affettuoso, e rivela inequivocabilmente il bene e la stima che ho per Claudio.


Oggi la conferma ufficiale che Claudio Baglioni sarà il direttore artistico del 68° Festival di Sanremo, e che sarà anche presente sul palco come presentatore “aggiunto” di una squadra che ancora si sta delineando. La Rai - mi raccontava Claudio in una nostra conversazione privata - anzi, “i Rai” come li ha chiamati lui, hanno molto insistito per averlo al Festival, e lui alla fine ha ceduto. Sarà per il cospicuo cachet vicino ai 600mila euro, anche se mondato del 10% come richiesto “dai Rai”, sarà per l'ulteriore botta di popolarità che gli darà il Festival, una “nazional – popolarità” che lui non disdegna affatto, sarà perché in vecchiaia si revisionano molti pensieri che in gioventù erano più radicali, come quello di prendere grandi distanze dalla “pochezza” delle proposte musicali di Sanremo, e sentirsene, tutto sommato, al di sopra. Ma, come si dice, si nasce incendiari e si muore... pompieri.
Assisterò, quindi, con grande curiosità al festival di Claudio, amico e Artista che ha la mia stima totale, per il suo grande talento di scrittore di canzoni straordinarie, per il suo profilo umano, sempre basso e critico verso sé stesso, e poi quello professionale, dubbioso e perfezionista, tanto da restare anche dei mesi in “surplace” prima di decidere l'ok su una frase di una canzone o il cambio di un accordo.
La curiosità principale, però, me la motiva il fatto che Claudio il palco di Sanremo l’ha sempre un po' criticato e certamente snobbato, se togliamo quell’unica volta che andò a cantare dal vivo, da solo col pianoforte, Questo piccolo grande amore, nel brutto periodo dove a Sanremo i cantanti si esibivano in playback. Lo fece – e me lo disse – “per far vedere a quelli come si canta dal vivo”.
L'idiosincrasia per il Festival di Claudio arrivava al punto di organizzare serate a casa sua con noi amici e collaboratori dell'epoca (si parla di Alè ò ò), proprio per non assistere allo spettacolo da solo, e giocare insieme allo sfottò di questo o quel cantante o canzone. Ricordo una di quelle sere dove mise addirittura in palio un premio simbolico per chi avesse indovinato il vincitore (una bottiglia di vino fatta come la coppa dei mondiali di calcio, che peraltro quella volta vinsi per aver azzeccato il pronostico).
Ora evidentemente le cose sono cambiate, in Baglioni ci sarà stato sicuramente il desiderio non guardare il Festival da casa scherzandoci su, e avrà prevalso in lui la possibilità di poter incidere, con il suo gusto e la sua professionalità, sulla qualità dei brani e degli artisti interpreti.
Meglio essere dentro la “storia” che guardarla o criticarla mente accade. Solo che Claudio dovrà, per forza di cose, decidere velocemente a scegliere brani e cantanti, perché i tempi televisivi non gli permetteranno pause riflessive di settimane o mesi, come suo solito. E questo so bene che lo farà soffrire, e anche tanto. In bocca al lupo Claudio.