giovedì 7 settembre 2017

Mille musicisti contro la Siae «Ridateci l’assegno mensile» (Corriere della Sera14 May 2017)



Giovedì il Consiglio di Stato deciderà sui 615 euro. «Per molti sono il pane»


Franco Cerri, virtuoso della chitarra, celebre per lo spot pubblicitario «l’uomo in ammollo», a 91 anni non se la passa benissimo. Come lui, si lamentano più di mille musicisti, compositori e autori di cinema e tv che, a una certa età, si sono ritrovati privi di una fonte di reddito.
Il cantautore napoletano Peppino Gagliardi è uno dei disagiati. Al pari del grande jazzista Enrico Intra. Tutti sofferenti a causa della Siae, la società di autori ed editori. La somma veniva erogata grazie a un fondo creato nel 1949 al quale attingere in età avanzata. Un deposito alimentato con il 4 per cento dei guadagni di ciascun autore e con un contributo del 2 per cento degli editori. Una specie di conto privato al quale i sottoscrittori affidavano la speranza di ottenere una piccola rendita negli anni del bisogno. Lo stop nel 2011.
Una trentina di anni fa, la Siae stabilì che l’assegno mensile prelevato da quel Fondo sarebbe stato uguale per chiunque ne aveva diritto, una piccola cifra che oggi corrisponde a 615 euro al mese. Sembra poco, ma per tanti era una manna dal cielo. Qualcuno con quella somma pagava una badante alla quale ora ha dovuto rinunciare.
Le storie più tragiche riguardano alcune vedove di artisti che utilizzavano quei soldi per pagare la retta di una casa di riposo, e adesso, prive di risorse, sono finite in mezzo a una strada. Il bassista Piero Montanari ha aperto una pagina Facebook chiamata «Comitato Millesoci» in cui elenca gli artisti colpiti dalla cancellazione dell’assegno mensile. Contempla i nomi di personaggi noti ai telespettatori come Ugo Gregoretti, Giancarlo Governi, Paolo Limiti.
Il modo in cui la Siae decise di interrompere l’erogazione dell’assegno è abbastanza singolare. Lo fece durante il periodo natalizio del dicembre 2011, quando la società era controllata dal commissario Gian Luigi Rondi. Senza darne comunicazione e senza giustificare.


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