martedì 30 maggio 2017

Troppa retorica nella celebrazione di Totti?

(Due opinioni a confronto Piero Montanari, editorialista di Globalist e tifoso della Roma dialoga con il 'non tifoso' Diego Minuti.)


Leggo oggi a firma di Diego Minuti un pezzo su Globalist dove, nella sostanza, viene riconosciuta la grandezza del calciatore Francesco Totti nel giorno tristissimo del suo addio alla Roma, ma non viene capito l'esibizionismo di chi lo saluta con piaggeria, adulazione, lodi senza freni, come se Totti non fosse solo un calciatore, ma “l'incarnazione di un supereroe, uno Spiderman senza calzamaglia, un Wolverine senza artigli, un Superman senza scudo giallo sul petto, desibirsi nello sport preferito dall'italica stirpe.”

Prosegue l'articolo stigmatizzando servizi, articoli, documentari e libri che si sono scritti e fatti su Totti, meritati nella sostanza – aggiunge Minuti - ma con toni che sono stati assolutamente fuori registro. “Ieri sera, nelle battute immediatamente precedenti al calcio di inizio di Roma-Genoa, così come nelle ore precedenti, è stato tutto un inseguire figure retoriche che profumavano d'incenso per definire la grandezza del Totti calciatore.”

Mi viene voglia di chiedere a Minuti non di che squadra sia, perché questo certo non farebbe la differenza, ma dove vive. Se non vive a Roma un po' lo posso capire (ma neanche tanto), perché vivendo nell'Eterna Città non si può non percepire quanto il pallone sia esageratamente importante per tutti. Decine di radio vivono di calcio parlato, e lo fanno monograficamente 24 ore su 24 per Roma e Lazio, con persone che seguono e si appassionano ascoltando i “sacerdoti conduttori” che dalle radio celebrano le cerimonie di calciatori e allenatori.

Insomma, un delirio certamente, ma anche un forte processo identificativo nei confronti dei campioni più amati. E Totti, manco a dirlo ancora, per la Roma è stato il più grande e il più amato. Ero allo stadio per il suo addio e posso testimoniare l'amore incredibile che gli è stato tributato. Il cinismo e il distacco del quale sono da tempo portatore sano, si sono sciolti in lacrime, ascoltando la curva e tutto lo stadio cantare per ore le lodi al suo Campione. Sarà pure stata una combinazione di tanti fattori,compresa la partecipazione emotiva collettiva, ma piangevamo tutti.


O forse Diego Minuti avrebbe immaginato che il più grande campione della Roma finisse la sua venticinquennale carriera con i i compagni che gli regalano l'orologino d'oro col bracciale di coccodrillo marrone, tra deliri di pasticcini, pastarelle, tramezzini e patatine, il tutto annaffiato con litri di vermut Martini dolce, mentre il capoufficio gli consegna la lettera d'addio scritta dalla segretaria?

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